Gianrico Carofiglio

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Gianrico Carofiglio

Gianrico Carofiglio (1961 – vivente), magistrato e scrittore italiano.

Citazioni di Gianrico Carofiglio[modifica]

  • Io sono spaventato da chi fa qualcosa come se fosse una missione, da chi è convinto di essere portatore di una verità assoluta.[1]
  • La Sicilia per me è un luogo quasi leggendario, il centro di una mitologia personale che ruota attorno ai ricordi dei racconti ascoltati quando ero bambino da mia madre e da mia nonna. Erano tutte e due, secondo la definizione di mamma, "siciliane della diaspora" e custodivano gelosamente ricordi, storie, tradizioni e soprattutto la lingua che parlavano sempre, orgogliosamente fra loro.[2]
  • Non c'è problema? Ma come parli, Guerrieri? Sei impazzito? Dopo non c'è problema ti rimangono tre passaggi: un attimino, quant'altro e piuttosto che nell'immonda accezione disgiuntiva. A quel punto sei maturo per andare all'inferno, nel girone degli assassini della lingua italiana.[3]
  • Voglio dimostrare di avere fiducia nella scienza. Partecipare a una sperimentazione, certo, è una cosa che ha i suoi rischi, vado con un filo di inquietudine, ma consapevole della fiducia nei confronti degli scienziati. Vale per Reithera [vaccino anti COVID-19] ma farei subito Astrazeneca, anche. In questo caso, però, mi piace che si tratti di scienziati e soprattutto scienziate italiane, perché la maggior parte dell'equipe è composta da donne. E di farlo, partecipando a un progetto di ricerca in un ospedale del Sud [Ospedale di sant'Anna e San Sebastiano di Caserta].[4]

Ad occhi chiusi[modifica]

Incipit[modifica]

Non c'è nessuno che smetta di fumare.
Si sospende, al massimo. Per giorni. O per mesi; o per anni. Ma nessuno smette. La sigaretta è sempre lì, in agguato. Qualche volta salta fuori nel bel mezzo di un sogno, magari cinque, o dieci anni dopo aver «smesso».
Allora senti il contatto delle dita sulla carta; senti il leggero, sordo, rassicurante rumore che fa quando la batti sul piano della scrivania; senti il contatto delle labbra sul filtro ocra; senti lo scratch del fiammifero e vedi la fiamma gialla, con la base azzurra.
Senti addirittura la botta nei polmoni, e vedi il fumo che si diffonde fra le carte, i libri, la tazzina di caffè.

Citazioni[modifica]

  • Ovviamente bisogna intendersi su cosa significhi cedevolezza. Significa resistere fino ad un certo punto, e poi sapere esattamente in quale momento cedere, e sviare la forza dell'avversario, che alla fine si ritorce contro di lui. Il segreto dovrebbe essere nel saper trovare il punto di equilibrio fra resistenza e cedevolezza; cedevolezza e resistenza; debolezza e forza. Il principio della vittoria dovrebbe essere tutto qui. Fare esattamente il contrario di quello che l'avversario si aspetta, e che a te verrebbe naturale, o spontaneo. Qualunque cosa significhino queste due parole. (p. 142)
  • L'aria vibrava delle nostre possibilità infinite, in quelle sere di primavera. Vibrava nei nostri occhi un po' sfuocati dalla birra, sulle nostre pelli tese e abbronzate, sui nostri muscoli giovani.
    Sulla nostra voglia rabbiosa di tutto. (p. 145)

Il bordo vertiginoso delle cose[modifica]

  • Mi spiace, ha perso il segno.
    Non mi piace mettere il segno. Mi piace ritrovare il punto in cui ero arrivata ricordandomi la pagina e rileggendo magari qualche paragrafo prima. Ho sempre fatto così. (2014, p. 10)
  • Il revisionismo è una corrente del marxismo che sostiene la necessità di una attenuazione della lotta di classe fra borghesia e proletariato. Gramsci è stato il più importante revisionista italiano ed è soprattutto per colpa sua se oggi il PCI è un partito reazionario senza nessuna vera differenza rispetto alla Democrazia cristiana. (Salvatore Scarrone, 2013, p. 12)
  • Com'era quella frase di Fitzgerald? Nella vera notte buia dell'anima sono sempre le tre del mattino.
  • Il silenzio si depositò sulla classe come una polvere leggera e persistente. La reazione che si riserva ai fenomeni davvero inusuali. Quando succede una cosa e ti accorgi che sta succedendo e non hai bisogno che ti venga detto dopo.
  • I sofisti sono i fondatori della retorica. Questa è una parola con una cattiva reputazione, oggi. La si associa all'idea di fare discorsi vuoti, ingannevoli e pomposi. Quando oggi si pensa alla retorica si evoca un'idea di menzogna e doppiezza ma, nella corretta accezione del termine, la retorica è la tecnica di concepire discorsi persuasivi e di perseguire la verità con il mezzo dell'argomentazione. (2014, p. 42)
  • L'idea è che la cosiddetta realtà oggettiva appare diversa a seconda dei singoli individui che la percepiscono, la interpretano e poi la raccontano.
  • Protagora, cui si deve la celebre massima: l'uomo è misura di tutte le cose.
  • Il sofisma è per definizione il discorso ingannevole basato sulla forza di suggestione del discorso retorico. Un nemico della verità.
  • Kant, sosteneva che mentire non è mai lecito e che la menzogna, ogni menzogna, è un'ingiustizia contro i diritti dell'umanità intera.
  • Quando fui nel supermercato provai una sensazione molto strana, che mi è capitata pochissime altre volte nella vita. La percezione di essere a uno snodo del tempo, superato il quale niente sarebbe stato lo stesso.
  • La percezione del cambiamento nell'attimo in cui il cambiamento stava per avvenire.
  • Ora è o vecchio o morto, ti ripeti prima di rimetterti a leggere, decidendo che non vuoi inseguire i tuoi pensieri in questa direzione. Si va in territori che proprio non hai voglia di esplorare.
  • Come quando ti avvicini a un arazzo, lo osservi da dietro e ti accorgi di come i puntini colorati che formano il disegno risultino da fili dello stesso colore che compaiono, scompaiono e ricompaiono ancora, dopo un cammino sotterraneo, in qualche punto lontano. Adesso provi qualcosa di simile. Ti sembra d'un tratto che le migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia di frammenti di vita che hai disseminato nei tuoi quarantotto anni, gli svariati punti di vista degli altri su di te, i te stessi moltiplicati nella visione di tutti gli altri, non siano altro che i puntini di un arazzo che emergono inattesi da fili nascosti, fili che hanno fatto lunghi e nascosti percorsi.
  • Qualcuno si chiede per quale motivo si studi la filosofia, cioè una disciplina che in apparenza non ha alcuna utilità pratica. Ebbene la filosofia serve a non dare per scontato. Nulla. La filosofia è uno strumento per capire quello che ci sta attorno – per capire quello che ci sta dentro probabilmente è più efficace la letteratura –, ma capiamo davvero quello che ci sta attorno se non diamo per scontate le verità che qualcun altro ha pensato di allestire per noi. Fare filosofia – cioè pensare – significa imparare a fare e a farsi domande. Significa non avere paura delle idee nuove. Significa non fermarsi alle apparenze. Significa essere capaci di dire di no a chi vorrebbe imporci il suo modo di pensare e di vedere il mondo. Cioè a chi vorrebbe pensare per noi. (2014, p. 194)
  • [ Bartleby lo scrivano] [...] ve ne sto parlando perché è un grande racconto sulla capacità di dire no, che è una delle manifestazioni fondamentali del pensiero e della libertà. (2014, p. 195)
  • Non guardate indietro, ci siete già stati.
  • Cosa facevi tu, prima di un esame all'università? Non te lo ricordi e ti senti invadere da un panico leggero. Lo conosci questo panico, è quello che compare quando ti accorgi di avere smarrito la memoria di interi pezzi della tua vita. Non ti ricordi quando studiavi, non ti ricordi cosa provavi prima degli esami, non ti ricordi nemmeno quello che provavi dopo averli superati. (2014, p. 219)

Il passato è una terra straniera[modifica]

  • Manipolare le carte, manipolare gli oggetti, sono cose che vanno molto al di là del semplice gesto di destrezza. La vera abilità del prestigiatore consiste nella capacità di influenzare le menti. E fare un gioco di prestigio riuscito significa creare una realtà. Una realtà alternativa dove sei tu a stabilire le regole. La vera differenza non è fra manipolare e non manipolare. La differenza è fra manipolare consapevolmente e manipolare inconsapevolmente.
  • I giochi di prestigio, o il barare alle carte, sono una metafora della realtà quotidiana, dei rapporti fra le persone. C'è qualcuno che dice delle cose e contemporaneamente agisce. Quello che succede davvero è nascosto tra le pieghe delle parole e soprattutto dei gesti. Ed è diverso da quello che appare. Solo che l'attore ne è consapevole e controlla il processo.
  • Io personalmente mi sento vincolato a non violare solo le norme giuridiche che coincidono con i miei principi etici.
  • E alla fine lo colpii anch'io. Gli diedi uno schiaffo per far cessare quel parossismo. Gli diedi uno schiaffo per cattiveria. E per rabbia. Quella rabbia che ti prende quando sei di fronte alla debolezza, alla vigliaccheria di qualcuno e riconosci, o hai paura di riconoscere, la tua debolezza, la tua vigliaccheria. Quando sei di fronte al fallimento di qualcuno e cerchi di distruggere la paura, che quello stesso fallimento prima o poi tocchi a te.
  • La gente manipola e viene manipolata, imbroglia e viene imbrogliata in continuazione, senza rendersene conto. Fanno del male e ne ricevono senza rendersene conto. Rifiutano di rendersene conto perché non potrebbero sopportarlo. Il gioco di prestigio è una cosa onesta perché è chiaro in anticipo che la realtà è diversa da quella che appare.

Il silenzio dell'onda[modifica]

Incipit[modifica]

Per la terza volta la incrociò davanti al portone del dottore, sempre di lunedì e sempre alla stessa ora. Era certo di averla già vista, prima di quegli incontri, ma non avrebbe saputo dire dove né quando.
Forse era anche lei una paziente e aveva l'appuntamento alle quattro, si disse salendo le scale verso lo studio.

Citazioni[modifica]

  • Capì perché era meglio non domandare: se una cosa importante hai bisogno che ti venga spiegata, probabilmente non la capirai mai. (pag. 76)
  • Un conto è aspettare l'onda, un conto è alzarsi sulla tavola quando arriva. (pag. 109)
  • E quando sei su certe onde, montagne di acqua, vere montagne, non ti importa di nulla. Vuoi solo scoprire di che pasta sei fatto. Non ti importa di niente a parte essere lì sopra. E c'è un armonia perfetta, in quei secondi che sei lì in equilibrio fra il mare e il cielo, quasi fermo mentre scivoli velocissimo tra l'acqua e l'aria, e il fragore. Passi nel mezzo dell'onda, nel punto esatto, equidistante tra questi opposti. (pag. 109)
  • Pascal diceva che conviene scommettere sull'esistenza di Dio. In sintesi l'idea è che se scommettiamo sull'esistenza di Dio e Dio esiste vinciamo la scommessa con un guadagno infinito. Se dio non esiste, non perdiamo nulla e almeno abbiamo trascorso un esistenza resa più lieta dalla fede. (pag. 110)
  • L'amore è inventare l'altro con tutta la nostra fantasia e con tutte le nostre forze, senza cedere di un millimetro alla realtà. (pag. 173)

Le tre del mattino[modifica]

Incipit[modifica]

Non so dire quando cominciò. Forse avevo sette anni, forse qualcosa di più, non ricordo con precisione. Da bambino non ti è chiaro cosa è normale e cosa non lo è.
In realtà non ti è chiaro nemmeno quando sei adulto, a pensarci bene. Ma questa è una digressione e, nei limiti del possibile, vorrei evitare le digressioni.
Insomma, più o meno una volta al mese, mi capitava una cosa strana e anche piuttosto angosciante. Senza preavviso e senza che fosse accaduto nulla, avvertivo un'impressione di assenza, di distacco da ciò che mi circondava e al tempo stesso un'amplificazione dei sensi.

Citazioni[modifica]

  • Insomma tornai a mimetizzarmi fra i miei coetanei, desiderando al tempo stesso di essere molto diverso da loro. Una schizofrenia che in realtà è di tutti gli adolescenti. Agire per essere uguali e sognare di essere diversi. (p. 27)
  • Mi voltai verso di lui. – Osservando voi adulti, penso spesso che siate intrappolati da cose di cui non vi importa niente. Come succede? Quando succede? [...]
    – Stabilire quando è impossibile. Non è il risultato di una discontinuità improvvisa, succede un giorno dopo l'altro, come per effetto di uno smottamento che a volte è impercettibile. Te ne accorgi dopo anni. Ti carichi di cose superflue, intendo oggetti, impegni, relazioni personali e tutte queste cose diventano altrettanti fili invisibili che ti avviluppano sempre di più, appunto un giorno dopo l'altro, come una ragnatela. (pp. 53-54)
  • Quando ci incontravamo si sforzava di essere naturale e spontaneo. Com'è ovvio non ci riusciva, perché è impossibile essere spontanei a comando. «Sii spontaneo» è la più paradossale e ineseguibile delle ingiunzioni, sia che ce la rivolgano gli altri, sia che l'ordine provenga da noi stessi. (p. 57)
  • Ai matematici piace sentirsi superiori. C'è una storiella, una barzelletta, diciamo, che lo descrive benissimo. [...] Ci sono un astronomo, un fisico e un matematico che stanno attraversando la Scozia in treno. A un certo punto vedono una pecora nera in un prato. L'astronomo esclama: «Interessante, dunque in Scozia le pecore sono nere!» Il fisico lo guarda con lieve disgusto: «Le solite generalizzazioni arbitrarie di voi astronomi. In realtà l'unica affermazione inconfutabile è che in Scozia c'è almeno una pecora nera». Il matematico li guarda entrambi sospira e conclude, didattico: «Non so come fare con voi due. Le sole cose che possiamo dire sono che in Scozia c'è almeno una pecora e almeno un lato di questa pecora è nero». (padre, pp. 78-79)
  • Dovevo morire giovane. Non fisicamente: dovevo morire come matematico. Cambiare lavoro, lasciare appena cominciavo a rendermi conto di avere esaurito le forze. Per quanto uno sia bravo – io ero abbastanza bravo – c'è un momento in cui scopre la propria mediocrità rispetto al talento superiore o ancor più rispetto al genio. Uno dovrebbe essere capace di fermarsi, ai confini delle sue possibilità, ma non succede quasi mai. (padre, p. 81)
  • – Perché non ti sei portato via il pianoforte?
    – Non lo so. Forse lasciare un oggetto al quale si tiene in un posto da cui non si vorrebbe andare via, è un modo per rimanere legati a quel posto. Per sperare di tornarci. (p. 90)
  • Il bello del jazz è nell'imperfezione. Imperfezione nel senso etimologico del termine. [...] Perfetto viene dal latino perficere, cioè compiere. Imperfetto, in senso etimologico, è ciò che non è compiuto. L'incompiutezza distingue il jazz da ogni altro genere musicale. Nella musica classica, per esempio, lo spartito contiene tutte le note da suonare. L'interprete lo legge e suona le note scritte, nessuna di meno ma anche nessuna di più. L'interpretazione sta tutta nei modi, diversissimi fra loro, di suonare esattamente le note del compositore. Nel jazz lo spartito è solo il punto di partenza. [...] Si parte dallo standard, cioè dalle note scritte sullo spartito, per andare alla ricerca di altre cose. Altre cose che non sai, prima di iniziare. L'esecutore è anche il compositore del pezzo che sta eseguendo. (padre, p. 103)
  • Io credo che la libertà non esista al di fuori di una certa dimensione di rischio, di insicurezza. Libertà è equilibrio precario, è essere un po' fuori posto. (padre, p. 105)
  • Bisogna dilapidare la gioia, è l'unico modo per non sprecarla. Tanto dopo sparisce lo stesso. (Marianne, p. 154)
  • Ci sono occasioni in cui occorre parlare e non bisogna dare nulla per scontato. Poi ci sono occasioni in cui, invece, devi rimanere in silenzio perché nell'aria c'è qualcosa d'impalpabile e prezioso, e le tue parole potrebbero disperderlo in un istante.
    Sono due concetti semplici. La parte difficile è decidere quando applicare una regola e quando l'altra. (p. 159)

Explicit[modifica]

La lettera finiva con una frase di John von Neumann, un grande matematico: «Se la gente crede che la matematica non sia semplice, è soltanto perché non si rende conto di quanto complicata sia la vita».
L'ho copiata sul muro del mio studio all'università.
Forse è tutto quello che c'è da sapere.

Né qui né altrove. Una notte a Bari[modifica]

  • L'attenzione è una virtù morale. Essere attenti significa essere giusti con se stessi e con gli altri. Le persone attente sono curiose e attive; studiano e lavorano con entusiasmo, coinvolgimento e passione; scrutano i bisogni degli altri e sono capaci di aiutare.
  • Secondo me le superstizioni sui fantasmi vengono proprio da esperienze di questo genere. Sei così abituato alla presenze di qualcuno che quando questo qualcuno se ne va ti capita di continuare a sentire il suo passo, il suo modo di bussare, qualsiasi cosa. È così che se hai voglia, o bisogno, di credere, ti convinci che esistono i fantasmi.
  • Mentre passava la Storia non eravamo davvero qui. Né altrove.
  • Come tutti i narcisisti tu non hai mai vissuto per davvero. Hai sempre e soltanto interpretato un personaggio. E visto che è il TUo personaggio, gli hai dato tutte le qualità, altruismo incluso. Ma è tutta una recita, è tutta una dannata bugia.
  • In quei momenti pensi che il tuo amore non esiste, perché non c'è nessuno dall'altra parte a riceverlo.
  • Quante volte per altri è vita quello che per noi è un minuto.[Guccini]
  • Allora sai cos'è l'angoscia? Bizzarro, vuol dire che anche tu invecchi?
    Pare che sia l'unico modo per evitare di morire giovani.
  • Lei era la perfezione e per questo intuivo che mi sarebbe stata negata, irrimediabilmente.
  • "Ecco, vorrei rivivere quel pomeriggio. E sai perché?"
    "Perché?"
    "Perché quella è stata una delle poche volte della mia vita in cui sono stato perfettamente felice, e me ne sono accorto mentre succedeva."
  • "Far passare il tempo.."
    "Frase idiota, hai ragione. Ci pensa da solo il tempo a passare. Non ha nessun bisogno di aiuto."
  • E tutto si era svolto in quella trama di strade squadrate e regolari nelle quali, in certi pomeriggi deserti d'estate, quando c'era il maestrale, e l'aria era nitida, ogni angolo sembrava il punto di fuga verso un infinito pieno di promesse.

Incipit di alcune opere[modifica]

Ragionevoli dubbi[modifica]

Quando Margherita disse che doveva parlarmi, pensai che aspettasse un bambino.
Era un tardo pomeriggio di settembre. Con tutta la luce drammatica dell'estate che finisce, che preannuncia la penombra e i misteri dell'autunno. Un buon momento per sapere che diventerai padre, pensai distintamente mentre ci sedevamo in terrazza, il sole basso alle nostre spalle.

Testimone inconsapevole[modifica]

Ricordo molto bene il giorno prima – anzi il pomeriggio prima – che tutto cominciasse.[5]

Note[modifica]

  1. Citato in CAMBIO REGISTRO evento 142, festivaletteratura.it, p. 104.
  2. Dall'intervista di Salvo Fallica, Gianrico Carofiglio "La Sicilia isola mitologica nei racconti della mia famiglia", repubblica.it, 18 marzo 2018.
  3. Da Le perfezioni provvisorie, pronunciata dal personaggio Guido Guerrieri.
  4. Dall'intervista di Giuliano Foschini, Lo scrittore Carofiglio testerà ReiThera "Ho fiducia nella scienza", repubblica.it, 18 marzo 2021.
  5. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]