Barzellette dai libri
Aspetto
Raccolta di barzellette tratte dai libri.
- Ai matematici piace sentirsi superiori. C'è una storiella, una barzelletta, diciamo, che lo descrive benissimo. [...] Ci sono un astronomo, un fisico e un matematico che stanno attraversando la Scozia in treno. A un certo punto vedono una pecora nera in un prato. L'astronomo esclama: «Interessante, dunque in Scozia le pecore sono nere!» Il fisico lo guarda con lieve disgusto: «Le solite generalizzazioni arbitrarie di voi astronomi. In realtà l'unica affermazione inconfutabile è che in Scozia c'è almeno una pecora nera». Il matematico li guarda entrambi sospira e conclude, didattico: «Non so come fare con voi due. Le sole cose che possiamo dire sono che in Scozia c'è almeno una pecora e almeno un lato di questa pecora è nero». (Gianrico Carofiglio)
- C'è al proposito una barzelletta tipica, sull'uomo la cui conversazione con le donne si svolgeva più o meno così: "Salve." "Salve." "Vieni a letto con me?"
Un amico gli consigliò di parlare un po', prima di porre simili domande. Così quando la volta successiva conobbe una ragazza, le disse: "Salve, sei mai stata in Etiopia?" "No." "Allora andiamo a letto." (Eric Berne) - Come si fa a scoprire se un rubino è autentico? […] Lo si mette sotto un rubinetto e se quest’ultimo dice «papà», allora è vero. (Niccolò Ammaniti)
- Il colmo dei sogni del pappagallo: ripetere se stesso. (Stanisław Jerzy Lec)
- Il colmo per un'eminenza grigia? Essere bionda. (Roberto Gervaso)
- La reductio ad absurdum della tesi cartesiana [Cogito ergo sum] è espressa dalla barzelletta su Cartesio che ordina una tazza di caffè; quando la cameriera gli chiede: «Desidera panna e zucchero nel caffè, Monsieur Descartes?», lui risponde: «Non penso», e svanisce. (Wendy Doniger)
- «La sa l'ultima?».
«Non la so.. e non la voglio sapere... odio le barzellet...»
E quello implacabile:
«Pierino, in piedi dall'ultimo banco, chiede alla maestra...».
Fantozzi intuì di essere in presenza di un temibilissimo esemplare: un insidiosissimo raccontatore di barzellette.
«"Signora maestra, lo sa perché le scorregge puzzano?"»
Fantozzi deglutì un po' di saliva, non sapeva se scappare o chiedere aiuto. Si limitò tragicamente a fare il solito gesto di diniego: non lo sapeva. E quello scoppiando in una risata: «"Per i sordi"». (Paolo Villaggio) - Lei l'ha mai sentita la barzelletta della perpetua giovane, dell'inchiesta del vescovo...? No? Gliela voglio raccontare: per una volta, sentirà una barzelletta sui preti raccontata da un prete... Dunque: al vescovo vanno a riferire che in un paese c'è un prete che non solo tiene una perpetua di età molto al di sotto, come dice Manzoni (lupus in fabula), della sinodale; ma che se la corica a lato, nello stesso letto. Il vescovo, naturalmente, corre: piomba in casa del prete, vede la perpetua, giovane e belloccia davvero, poi la camera da letto, il letto a due piazze e mezza. Contesta al prete l'accusa. Il prete non nega "È vero" dice "eccellenza che lei dorme da questo lato e io da quest'altro: ma, come vede, al muro, tra il mio lato e il suo, ci sono dei cardini; e a questi cardini io ogni sera, prima di andare a letto, attacco questa grande e robusta tavola, che è come un muro" e mostra la tavola. Il vescovo si addolcisce, è stupito da tanto candore: ricorda qualcuno di quei santi del medioevo che andavano a letto con una donna ma mettendo una croce o una spada nel mezzo; con dolcezza dice "Ma figliuolo mio, la tavola sì, non c'è dubbio, è una precauzione; ma la tentazione, se la tentazione ti assale furiosa, rabbiosa, infernale qual è? E tu che fai, quando la tentazione ti assale?". "Oh eccellenza" risponde il prete "non ci vuole poi tanto: levo la tavola". (Leonardo Sciascia)
- «Lo sapete, Capitano,» disse Campànula «che cosa disse il primo filo d'erba al secondo filo d'erba?»
Moscardo lo guardò brutto, ma Pungitopo l'incoraggiò: «Allora?».
«Gli disse: "Guarda là! un coniglio! siamo fritti!".» (Richard Adams) - «Qual è l'animale che tiene il becco sottoterra?» domandò Arturo Pecorilla dalla soglia.
[...] Quelli che più avevano dimestichezza col mondo animale, e cioè i cacciatori, nominarono la beccaccia, il formichiere; i più sprovveduti diedero invece nell'esotico con gru, cicogne, struzzi e condor.
Il giovane Pecorilla li lasciò cuocere un poco; poi trionfalmente rivelò «La vedova». (Leonardo Sciascia) - Quanti culturisti ci vogliono per avvitare una lampadina?
Quattro. Uno per avvitarla e altri tre per guardarlo e dire: "Caspita quanto sei definito!" (Chuck Palahniuk) - Quanti dorniani ci vogliono per ferrare un cavallo? Nove. Uno per mettere il ferro, gli altri otto per sollevare il cavallo. (George R. R. Martin)
- -Ragazzi, vi voglio raccontare una barzelletta, -dico mentre aspetto che il cioccolato si raffreddi.
-Un signore al ristorante: «Cameriere, un uovo all’ostrica». Il cameriere torna e dice: «L’ostrica ringrazia».
Si sganasciano. Sarwar con le lacrime agli occhi racconta una barzelletta indiana.
-Lo sapete perché il bue vuole sempre sfasciarsi le corna contro i muri? - ci chiede.
Rispondiamo che non ne abbiamo la più pallida idea.
-Perché così si fa la bua.
Agghiacciante! (Niccolò Ammaniti) - Un giovane gay, figlio di operai, si è appena fidanzato e decide che è venuto il momento di dirlo ai genitori. Prima di parlare con la mamma, temendo di ferire i suoi sentimenti, si consulta col padre e gli dice: "Pa', devo confessarti una cosa". "Ti ascolto", risponde il padre. "Sono gay." "Ah", fa il padre senza scomporsi. "E come lo hai scoperto?" Incoraggiato dall'atteggiamento conciliante dell'uomo, il ragazzo prende coraggio e dice: "Ho un fidanzato". "Davvero? E cosa fa? Il manager d'una multinazionale?" "No", risponde il ragazzo. "Lo chef di un grande ristorante?" "No." "Lo stilista?" "No." "Il direttore d'orchestra?" "No." "Il pittore, il ballerino?" "No." "Insomma, con chi ti sei fidanzato, con un calciatore?" domanda infine l'uomo, sul punto di spazientirsi. Allora il figlio spiega: "È un mio collega di lavoro: fa l'operaio". Il padre scuote la testa e replica deluso: "Ma allora non sei gay, figlio mio, sei un buliccio!". (Bruno Morchio)
- Un bambino arriva tardi a scuola. Il maestro gli fa: "Perché sei in ritardo?". E il bambino: "M'è toccato portare la mucca dal toro per montarla". E il maestro: "Perché non l'ha fatto tuo padre?". E il bambino: "Il toro lo fa meglio". (John Steinbeck)
- Un letterato, un fisico e un matematico stanno viaggiando in treno in Scozia e ad un certo punto vedono su un prato una pecora rossa. Il letterato la guarda e dice: «Però. Interessante. In Scozia le pecore sono rosse». Il fisico scuote la testa e risponde: «No. In Scozia esistono anche pecore rosse». Il matematico li guarda con commiserazione, e conclude: «Esiste almeno un prato, in Scozia, su cui esiste una pecora almeno un lato della quale è rosso». (Marco Malvaldi)
- Una volta Churchill, Hitler e Mussolini si riunirono a colloquio. Dissero: «C'è una grande vasca con dentro un solo pesce; a turno secondo la sorte cercheremo di prenderlo, chi vi riuscirà sarà il vincitore di questa guerra». Per primo fu tratto a sorte Mussolini per la prova. Egli si levò la giacca, rimboccò le maniche, cacciò la testa nell'acqua, sbuffò bolle e spruzzi, gridò roboanti minacce, bestemmiò anche finché, sfinito, fu portato a braccia lontano dalla vasca.
Secondo fu a provare Hitler: egli radunò il suo Stato maggiore, si fece portare la pianta precisa della vasca, prese misure di lunghezza, larghezza e profondità, chiese il volume dell'acqua e il peso specifico del pesce... poi decretò con matematica, teutonica precisione: «Alla tale ore, al tale minuto il pesce dovrà passare di qui». Attese, tuffò la mano, e la ritrasse col pesce, ma subito questo, con improvviso guizzo, sparì di nuovo sott'acqua.
«Siete stato a un pelo dalla vittoria» sorrise allora Churchill che stava bevendo il suo tè. «Ora tocca a me». Egli terminò di sorbire la bevanda e col suo cucchiaino incominciò a vuotare la vasca pazientemente... «Che fate?» gli chiese Hitler. «Quando la vasca sarà vuota potrò prendere il pesce tranquillamente!» (Maria Griffo Gallo)
- Due camminando di notte per dubbiosa via, quello dinanzi fece grande strepito col culo; e disse l'altro compagno: — or veggo io ch'i' son da te amato. — Come? disse l'altro. — Quel rispose: — tu mi porgi la coreggia, perch'io non caggia, né mi perda da te. —
- Una lavava i panni, e pel freddo avea i piedi molto rossi; e passandole appresso uno prete, domandò, con ammirazione, donde tale rossezza derivassi; al quale la femmina subito rispose che tale effetto accadeva, perché ella avea sotto il foco. Allora il prete mise mano a quello membro, che lo fece essere più prete che monaca, e, a quella accostandosi, con dolce e sommessiva voce, pregò quella che 'n cortesia li dovessi un poco accendere quella candela.
- Uno, andando a Modana, ebbe a pagare 5 soldi di Lira di gabella della sua persona. Alla qual cosa cominciato a fare gran romore e ammirazione, attrasse a sé molti circustanti; i quali domandando donde veniva tanta maraviglia, ai quali Maso rispose: — oh! non mi debbo io maravigliare? conciossia che tutto un omo non paghi altro che 5 soldi di Lira, e a Firenze io, solo a metter dentro il c..., ebbi a pagare 10 ducati d'oro, e qui metto il c..., i c... e tutto il resto per sì piccol dazio. Dio salvi e mantenga tal città, e chi la governa! —
- Uno vedendo una femmina parata a tener tavola in giostra, guardò il tavolaccio, e gridò vedendo la sua lancia: — ohimè! questo è troppo picciol lavorante a sì gran bottega! —