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Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos

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Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos

Pierre Ambroise François Choderlos de Laclos (1741 – 1803), scrittore, generale e inventore francese.

Citazioni di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos

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  • Il tempo porta sempre la verità. Peccato che non la porti sempre in tempo.[1]
  • Nessuno può prevedere fin dove arriverà un desiderio contrastato.[2]

Le relazioni pericolose

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Originale

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Lettre I

De Cécile Volanges à Sophie Carnay aux Ursulines de…

Tu vois, ma bonne amie, que je te tiens parole, & que les bonnets & les pompons ne prennent pas tout mon temps ; il m'en restera toujours pour toi. J'ai pourtant vu plus de parures dans cette seule journée que dans les quatre ans que nous avons passés ensemble ; & je crois que la superbe Tanville aura plus de chagrin à ma première visite, où je compte bien la demander, qu'elle n'a cru nous en faire toutes les fois qu'elle est venue nous voir dans son in fiocchi. Maman m'a consultée sur tout, & elle me traite beaucoup moins en pensionnaire que par le passé. J'ai une femme de chambre à moi ; j'ai une chambre & un cabinet dont je dispose, & je t'écris à un secrétaire très-joli, dont on m'a remis la clef & où je peux renfermer tout ce que je veux. Maman m'a dit que je la verrais tous les jours à son lever ; qu'il suffisait que je fusse coiffée pour dîner, parce que nous serions toujours seules, & qu'alors elle me dirait chaque jour l'heure où je devrais l'aller joindre l'après-midi. Le reste du temps est à ma disposition, & j'ai ma harpe, mon dessin, & des livres comme au couvent ; si ce n'est que la mère Perpétue n'est pas là pour me gronder, & qu'il ne tiendrait qu'à moi d'être toujours sans rien faire : mais comme je n'ai pas ma Sophie pour causer ou pour rire, j'aime autant m'occuper.

Piero Bianconi

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LETTERA I
CECILIA VOLANGES A SOFIA CARNAY,
PRESSO LE ORSOLINE DI*
Vedi cara amica, che mantengo la promessa: cuffie e gale non mi piglian tutto il tempo, ne avrò sempre un poco per te. Eppure, soltanto in questo giorno, ho visto più bei vestiti che in tutt'e quattro gli anni che abbiamo trascorso insieme; e credo che l'orgogliosa Tanville proverà più invidia alla mia prima visita, che voglio farle presto, di quella che ha voluto farci provare tutte le volte che è venuta a trovarci in fiocchi. Mamma m'ha domandato il mio parere su ogni cosa, mi tratta molto meno da collegiale di prima. Ho una cameriera mia; ho una camera e uno studiolo per me; ti scrivo su una gentile scrivania di cui m'han dato la chiave e dove posso rinchiudere ciò che mi pare. Mamma m'ha detto che la potrò vedere ogni giorno quando si alza; che basterà che per colazione io sia pettinata, siccome saremo sempre sole, e allora mi dirà l'ora in cui dovrò andare da lei nel pomeriggio. Posso disporre a modo mio del resto del tempo, ho l'arpa, il disegno e i libri come in convento; con questo, che non c'è suor Perpetua a sgridarmi, e non dipende che da me starmene senza far nulla: ma siccome non c'è la mia Sofia per chiaccherare e ridere, preferisco occuparmi a qualche cosa.

Adolfo Ruata

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LETTERA I
Cécile Volanges a Sophie Carnay,
presso le Orsoline di...
Come vedi, amica mia, mantengo la mia parola; cuffie e nastri non mi portano via tutto il tempo; per te per me ne rimarrà sempre. Tuttavia ho visto più vestiti in questasola giornata che nei quattr'anni che abbiamo passati insieme; e credo che la superba Tanville, alla mia prima visita, in cui ho ferma intenzione di farla chiamare, proverà più dispiacere di quanto ho creduto procurarne a noi, tutte le volte che venne a trovarci in fiocchi. La mamma ha chiesto il mio parere su tutto; mi tratta da collegiale molto meno che in passato. Ho una cameriera per me; ho una camera e uno studio a mia disposizione, e ti scrivo da una graziosissima scrivania, di cui mi hanno consegnato la chiave e dove posso chiudere tutto quello che voglio. La mamma mi ha detto che la vedrò ogni giorno appena sarà alzata; che mi sarà sufficiente essere in ordine per la colazione, perché saremo sempre sole, e che allora, ogni giorno, mi dirà quando dovrò andare da lei nel pomeriggio. Il resto del tempo è a mia disposizione, e ho la mia arpa, il mio disegno e dei libri, come in convento; Madre Perpetua non è qui a sgridarmi, e non dipenderebbe che da me lo star senza far nulla; ma siccome non ho la mia Sophie per chiacchierare e ridere, preferisco aver da fare.

Citazioni

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  • C'è nella sventura un termine oltre il quale la stessa amicizia aumenta le nostre pene, non le può guarire. Quando le ferite son mortali, ogni soccorso è inumano. (1976, p. 331)
  • Dunque non esiste davvero una donna che non abusi del potere che ha saputo conquistare! E anche voi, voi che chiamavo così spesso la mia indulgente amica, finite col non esserlo, e non temete di attaccarmi nell'oggetto dei miei affetti! (2013)
  • L'amore, l'odio, non avete che da scegliere, dormon tutti sotto lo stesso tetto; potete, sdoppiando la vostra vita, carezzare con una mano e con l'altra colpire. (1976, p. 158)
  • L'umanità non è perfetta in nessun caso, né nel male né nel bene. Lo scellerato ha le sue virtù, come l'uomo onesto ha le sue debolezze. (2013)
  • L'uomo gode della felicità che prova, la donna di quella che procura. (2010)
  • Dove ci conduce la vanità? Il savio ha mille ragioni quando afferma che la vanità è la nemica della felicità. (1976, p. 334)
  • La speranza della vendetta rasserena il mio animo. (1989, p. 13)
  • Quanto vi dico, me lo vedete praticare di continuo; e voi dubitate della mia prudenza? Ebbene, ricordatevi di quando cominciavate a farmi la corte; mai omaggio mi lusingò tanto: vi desideravo ancor prima di avervi visto. Sedotta dalla vostra reputazione, mi sembrava che mancavate alla mia gloria; ardevo dal desiderio di combattere con voi corpo a corpo. Siete il solo dei miei capricci che abbia mai preso per un attimo il sopravvento su di me. Eppure, se aveste voluto rovinarmi, quali mezzi avreste trovato? Dei vani discorsi che non lasciano nessuna traccia dietro di sé, che la vostra stessa reputazione avrebbe contribuito a rendere sospetti, e una serie di fatti inverosimili, il cui racconto sincero avrebbe avuto l'aria di un romanzo mal imbastito.
    A dire il vero vi ho rivelato poi tutti i miei segreti: ma sapete quali interessi ci uniscono, e se di noi due sono io che devo essere tacciata d'imprudenza. (lettera 81, La marchesa di Merteuil al visconte di Valmont; 2013)
  • Non vi ricordate più che l'amore è, come la medicina, soltanto l'arte di aiutare la natura?[3]
  • O godimento delizioso! t'imploro per la mia felicità e anzitutto per la mia pace. Qual fortuna per noi che le donne si difendano così male. Accanto a loro non saremmo che timidi schiavi. (1989, p. 17)
  • Per quel che serve un marito, uno vale sempre l'altro; e anche il più scomodo è sempre meno fastidioso di una madre. (2013)
  • Quale Dio osava invocare? Ce n'è forse uno abbastanza potente contro l'amore? (2013)
  • Quale rivale dovete combattere? un marito! Non vi sentite umiliato di fronte a questa sola parola? Che vergogna se fallite! e quanto poca gloria nel successo![3]
  • Quando una donna colpisce il cuore di un'altra, sbaglia raramente a cogliere il punto sensibile, e la ferita è incurabile. (2013)
  • Si possono citare dei brutti versi quando sono di un grande autore. (1999, p. 13)

Incipit di L'educazione delle donne

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Un antico definì l'uomo un animale bipede senza piume; la donna è la femmina di quest'animale, e non ci riferiamo qui alla donna guastata dalle istituzioni sociali, ma alla donna così come è uscita dalle mani della natura.[4]

Citazioni su Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos

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  • Egoista, anarchico, solitario fino alla misantropia, l'ellenista Courier è della stessa generazione di Stendhal, ma senza tinte romantiche. Laclos, che morì generale a Taranto, gli somiglia forse di più. (Arrigo Cajumi, prefazione a Processo a un liberale, p. 7)
  • Il romanzo di Laclos è scrittura che si introietta frase per frase e il libro, pertanto, come il Tristram Shandy di Sterne, richiede di essere letto come un tutto già organico nella singola frase, poiché ogni frase è un romanzo. (Aldo Busi)
  • Laclos si spinge ancora più in là: rifiuta un fine anche nella parola stessa [...] il percorso dal pensiero all'azione e alla parola, dal desiderio alla sua realizzazione (il fine di Machiavelli) è già stato coperto in ogni sua prospettiva prima ancora che l'uomo compia o esterni un primo passo. (Aldo Busi)

Lettere da Taranto

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Taranto, lunedì 11 luglio 1803.

Cara amica,

Da due giorni, riceviamo come ospite nel nostro palazzo, il Generale Laclos. Vi vedo già sorridere, cara amica, alla notizia che l'autore delle "Relazioni pericolose" dimori nella nostra casa. Non vi dovete ingannare. Credo, difatti, che sia stato versato molto veleno su questo povero Laclos e non vedo in lui niente del truce Valmont. È un uomo di alta statura, di bell'aspetto, ma dagli occhi sognanti. È arrivato in questa casa con molta stanchezza e un po' malato. Gli abbiamo fatto trovare le pietanze più fresche e più delicate, ma non dimostra un grande appetito. È molto discreto e riservato. Torna la sera, cena leggermente e passa il resto del tempo a scrivere lunghe lettere alla sua amata sposa. Vedete, dolce amica, quanto la brutta fama di questo libro abbia potuto nuocere alla carriera di questa persona. Lo hanno accusato della stessa malizia di Monsieur De Sade. La regina Maria Antonietta non fece scrivere il suo nome, né il titolo del romanzo sulla copertina dell'esemplare che possedeva. Il Generale Laclos è stato sconfessato dalla nobiltà francese che si è rifiutata di riconoscersi sotto i tratti dei suoi personaggi. Ieri sera abbiamo avuto una lunga conversazione. Mio marito l'aveva accompagnato per fare alcune spese per la sua famiglia. È tornato apparentemente soddisfatto e ci ha ringraziati dei doni ricevuti. Per sua moglie abbiamo pensato a un paio di guanti di lana pinna. Il Generale Laclos mi ha detto che i dintorni di Taranto sono molto belli, ma che non riesce a capire perché la città stessa è così sporca e maleodorante. Giudicando dall'eccellente qualità e manodopera dei guanti, mi ha comunicato il suo stupore che non esista una fabbrica di bisso e che il lavoro sia fatto interamente a mano dalle donne dei pescatori. Peccato che un lavoro così perfetto non sia più conosciuto e meglio sfruttato. Ciò gli ha fatto pensare a se stesso, ha aggiunto. Il suo destino è stato sempre quello di lavorare sotto il nome di altri. L'ho trovato un poco melanconico: sua moglie e i suoi figli gli mancano, profondamente. Mi ha mostrato il ritratto di sua moglie, chiuso all'interno di un medaglione. È adorabilmente carina, bruna, lo sguardo scuro ma vivace, molto più giovane del Generale. Mi ha detto che si rallegrava ogni giorno di averla incontrata e che ella sola gli dava felicità. Vedete, cara amica, come è innamorato il Generale Laclos.

La vostra amica Baronessa Teresa de Sinno.

Taranto, lunedì 1 agosto 1803.

A Sua Eminenza Mons. Capecelatro, a Napoli.

Volevo comunicarvi la grande agitazione che regna nella città. La notte scorsa, i soldati francesi hanno intercettato una grossa quantità di polvere da sparo che dei marinai napoletani cercavano di introdurre nella città. Il Generale Saint-Cyr è furioso. Ha accusato direttamente Nostra Maestà e in particolare la Regina Maria Carolina. Ha affermato che non bastava loro di aver fatto uccidere in modo vigliacco i Repubblicani del 1799, ma che adesso ordiscono intrighi contro l'esercito francese. Sono andato a visitare il Generale Laclos che è ammalato da più di una settimana e senza forza, ma mi è sembrato fuori pericolo. È ben curato ed è anche riuscito a essere ironico, dicendomi che gli avevano promesso tanta fortuna e successo in terra di Napoli: ma, ha aggiunto, non è vero che nella terra promessa non si entra mai? Ha aggiunto che se la Francia fosse entrata in guerra contro il regno di Napoli, in quanto Generale sarebbe stato male attrezzato. Gli ho detto che l'unica fiducia che si deve avere è quella in Nostro Signore. Non mi ha risposto, ma mi ha salutato con la mano.

Il Vicario Tanza.

Taranto, martedì 23 agosto 1803.

Caro amico,

Voi sapete che il Generale Laclos si è ammalato da circa un mese. Facciamo tutto il possibile per dargli le cure necessarie, ma non c'è niente da fare. Il suo stato peggiora. Soffre a causa di forti dolori e mangia solo piccole quantità di cibo. Il nostro medico dice che non può fare nient'altro. Mia moglie è desolata, e lo sono anch'io, perché non avrei mai pensato che la situazione potesse peggiorare. Ho speso una fortuna in cure e medicine e non so come potrò essere rimborsato di tutte queste spese. Mi dovrò forse rivolgere al Generale Saint-Cyr, nel caso la situazione divenisse più grave. Per fortuna, amico mio, il danaro non mi manca, e posso permettermi di affrontare le necessità del Generale. Penso, tuttavia, che sarebbe meglio trovare un alloggio più consono nel caso di una grave complicazione. Sarà mio dovere rimettermi alle cure dell'esercito francese d'occupazione che dovrebbe prendersi cura anche dei suoi militari.

Il Barone Giuseppe de Sinno.

Taranto, martedì 30 agosto 1803.

L'oppio fa l'effetto che mi aspettavo. Ha calmato i dolori al Generale Laclos. Tuttavia, ha difficoltà nel respirare. Il caldo umido, che c'è di nuovo, è soffocante. Ho detto al Generale che rimarrò vicino a lui e che lo accompagnerò in caserma giovedì mattina. Quest'uomo sofferente trova ancora la forza di sorridere e di alzarsi. Quest'amicizia che si è creata fra di noi mi è diventata cara. Sono disperato per non essere riuscito a curare il Generale Laclos, e lo sono ancora di più di fronte al suo smarrimento morale. Non si agita, ma nel suo sguardo posso leggere un'immensa tristezza. Mi ha detto di non angosciarmi e che è stato molto felice di aver fatto la mia conoscenza. Sorridendo, ha aggiunto che i miei progressi nel francese sono notevoli e che devo continuare a coltivare la lingua. Inoltre mi ha detto che ormai aveva tutto il tempo disponibile per apprendere l'italiano. Ha affermato che ciò che ha sempre cercato nella vita è di "non provare riconoscenza per chi agisce solo per aumentare il proprio merito ai suoi propri occhi e a quelli degli altri. La nostra amicizia è stata breve, ma fraterna e sincera e", ha concluso, "ricordatevi questa frase di Marmontel: Il cielo, l'inferno sono nel cuore dell'uomo?".

Dottor Vincenzo Ressa.

Note

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  1. Da Choderlos de Laclos, Lettres inédites, Société du Mercure de France, 1904 – Traduzione italiana.
  2. Citato in L'amore è tutto di Dino Basili, p. 29, Tascabili economici newton, Febbraio 1996.
  3. a b Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  4. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • Pierre Choderlos de Laclos, I legami pericolosi (Les liaisons dangereuses), traduzione di Piero Bianconi, BUR, 1976.
  • Pierre Choderlos de Laclos, I legami pericolosi (Les liaisons dangereuses), traduzione di Adolfo Ruata, CDE, Milano, 1989.
  • Pierre Choderlos de Laclos, Le relazioni pericolose, traduzione di Maria Teresa Nessi, Garzanti, 1999.
  • Pierre Choderlos de Laclos, Le relazioni pericolose, traduzione di Bruno Nacci, Giunti, 2010.
  • Pierre Choderlos de Laclos, Le relazioni pericolose, traduzione di Vincenzo Papa, Mondadori, Milano, 2013. ISBN 9788852036675
  • Hélène Claude Frances, Il Fantasma di Laclos – Lettere da Taranto, Editrice Edit@, Taranto, 2006.

Voci correlate

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Altri progetti

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Opere

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