I mariti (Tempesta d'anime)

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I mariti (Tempesta d'anime)

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Amedeo Nazzari e Mariella Lotti nel film

Titolo originale

I mariti (Tempesta d'anime)

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1941
Genere commedia
Regia Camillo Mastrocinque
Soggetto Achille Torelli (commedia)
Sceneggiatura Alessandro De Stefani
Interpreti e personaggi

I mariti (Tempesta d'anime), film italiano del 1941 con Amedeo Nazzari e Mariella Lotti, regia di Camillo Mastrocinque.

Frasi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Un marito che sospetta della propria moglie non è meno sciocco di quello che non la vigila mai. (Matilde)
  • Vedete, cara, voi non vi conoscete, io vi conosco. E, amandovi, ho pensato che valeva la pena togliervi a chi non vi conosceva e non vi meritava. (Fabio)

Dialoghi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Matilde: E Giulia ha scoperto che avete una macchia gialla nell'occhio sinistro.
    Teodoro: Una macchia gialla?
    Matilde: Già, un difetto. E quando si incominciano a trovare dei difetti nel proprio marito, è un gran brutto segno. Io non ho mai trovato nessuna macchia negli occhi di mio marito.
  • Emma: E soprattutto non mi esasperate con la vostra sicurezza.
    Fabio: Vedete, Emma, questa sicurezza mi viene dal fatto di avere sempre guardato diritto davanti a me. E dalla fede che ho nella vita, quella vera, quella che si svolge al di là e al di fuori di tutte le apparenze e di tutte le convenzioni.

Citazioni su I mariti (Tempesta d'anime)[modifica]

  • Realizzato con mano sicura e con una grande ricchezza di mezzi, si avvale del fior fiore degli attori dell'epoca con una galleria di tipi ben caratterizzati, di una cornice decorativa di calibrata eleganza e di un adattamento, curato dal regista col commediografo Alessandro De Stefani, di apprezzabile stringatezza. È, a ritroso, l'elogio della nuova borghesia postrisorgimentale, opposta alla fatua decadenza dell'aristocrazia. Notevoli contributi di Ottavio Scotti scenografo e Maria De Matteis costumista. (il Morandini)
  • Una commedia in costume nell'èra dei telefoni bianchi [...] dove la scarsissima moralità aristocratica viene messa in riga da un borghese tutto d'un pezzo, dotato di un'incrollabile fiducia in se stesso e nei suoi «nobili» principi di carriera&famiglia. Ma se il personaggio di Nazzari è fin troppo ideologico (e francamente noioso) nella sua eccessiva virtù, per buona parte del film si respira un'insolita atmosfera di disinvolta decadenza che rimanda quasi all'universo di Lubitsch. (Il Mereghetti)

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