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Io speriamo che me la cavo (film)

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Io speriamo che me la cavo

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Titolo originale

Io speriamo che me la cavo

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1992
Genere commedia
Regia Lina Wertmüller
Soggetto Io speriamo che me la cavo di Marcello D'Orta
Sceneggiatura Alessandro Bencivenni, Leo Benvenuti, Andrej Longo, Domenico Saverni
Produttore Mario Cecchi Gori, Vittorio Cecchi Gori, Ciro Ippolito
Interpreti e personaggi

Io speriamo che me la cavo, film italiano del 1992 con Paolo Villaggio, regia di Lina Wertmüller.

Frasi

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  • La vita è comme 'a scaletta du pollaio: corta e chiena 'e merda. (Prete)
  • Vi è piaciuto, eh? Quello che ho fatto? Il signor maestro si è fatto rispettare! Ma come? Picchiando un vostro compagno. Vedete. Voi ora mi ammirate per una cosa per la quale, in realtà, mi dovreste disprezzare, perché il rispetto che si ottiene con la prepotenza, oggi con uno schiaffo, domani con una minaccia, una revolverata o con un colpo di mitra, non è rispetto. È vergogna! Ed è forse la ragione principale di tanti guai di questo paese. La violenza indegna di un essere civile, tanto più per un maestro! Vado a casa. Non mi sento bene. Tanto sono qui provvisorio. Ah. Penso che non starò bene fino al giorno del mio trasferimento. Buona fortuna. Scusate. (Sperelli) [Si rivolge alla classe]
  • Tommasina Ruocco. Tema: Una malattia. Svolgimento. Quando io cado malata è un guaio per tutta la casa. Il medico che mi viene a visitare non è tanto buono. "Speriamo ca stavota stu strunz capisce qualcosa", dice papà, ma quello non capisce e mi dà i medicinali. Un sacco di volte prende una malattia per un'altra e cinque o sei giorni sto male tale e quale a prima, oppure ancora peggio. "All'anema e chi t'è muort e chi t'è stramuort! Pozza passà nu uaie! Cacch'e vota e chest i o sputo in faccia o dottor Nicolella!" [Il padre di Tommasina]. Il primo medico si chiama dottor Nicolella. Il secondo medico si chiama dottor Arnone e si piglia centomila lire! Mio padre i soldi per il secondo medico non ce li avrebbe e certe volte deve fare i debiti. Quando arriva il secondo medico non è come il primo che subito fa e non capisce niente. Tutta la famiglia trema. Giuseppe va a fare la pipì. Il dottore non dice una parola. Lui mi visita zitto zitto. Lui è altissimo! Mi sembra un morto e quando parla ci fa fare sotto dalla paura, però indovina semp'a malattia. Quando esce dalla porta, mio padre bestemmia alla Madonna e rompe tutto e io nel letto piango, perché è stata colpa mia! (Tema di Tommasina)

Dialoghi

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  • Direttrice: E, che, volete aggiustare tutti i guai del sud in qualche settimana? A cominciare dalla "De Àmicis"!?
    Marco Tullio Sperelli: Signora, mi scusi, ma almeno lei non potrebbe dire "De Amìcis"?
    Direttrice: [...] Ah, e no, Spere', qua tutti diciamo "De Àmicis"! Eh, adeguatevi, professo', mettetevi in sintonia: voi qua volete cambiare troppe cose!
  • Marco Tullio Sperelli: Io non so neppure come sia potuto succedere, ma mi ha aggredito [Raffaele Aiello] con una faccia, con un odio, ma come un adulto, sa, come un volgare delinquente, come...
    Direttrice: Come un camorrista! Eh, eh, eh. Embè, certo, quello l'ambiente, questo è, Sperè! Qua mica siamo in Svizzera! Eh. I paccheri ve li tirano dalle mani.
    Marco Tullio Sperelli: Io sono un insegnante e ho speso tutta la mia vita ad insegnare la filosofia della non violenza e ho picchiato un bambino di otto anni. Quindi lei mi deve aiutare. Lei mi deve deferire. No, Lei mi deve far espellere o, comunque, mi deve dare un esempio.
    Direttrice: Eeeh, allora dovremmo denunciare a tutte le maestre, i maestri, le madri, i padri, i nonni, gli zii, a tutti quanti. Eh, io quando ero giovane, Sperè, quando andavo a scuola, il maestro mi dava ancora bacchettate, mio padre mi dava le cinghiate e mia madre, eravamo in otto, eh, c'abbuffav'e pacchere a tutte quante, santa donna, eppure sono venuta benissimo!
    Marco Tullio Sperelli: Lei sarebbe venuta benissimo, eh? Lei è venuta malissimo! Lei non mi piace assolutamente! E sa perché? Perché questa sua filosofia che è la colpa di tutto quello che avviene qua dentro.
    Direttrice: Ah, io non vi piaccio?
    Marco Tullio Sperelli: No!
    Direttrice: E voi a me mi piacete ancora meno! Impotente, presuntuoso, raccomandato e razzista!
    Marco Tullio Sperelli: Ah, io sarei razzista?!
    Direttrice: Razzista! Razzista! Perché sotto sotto siete pure razzista! Comunque, Sperè, cca nun'è cosa pe vuje. Questa è una trincea, è una guerra! Cca e ccriature tenene e' ppalle quadrate sotto e anche i maestri le devono tenere! O vulite sapé? Lo schiaffo è la meglia cosa che avete fatto da quando siete venuto qua. Mo sì che la classe vi apprezzerà!
  • Marco Tullio Sperelli: Signora [La mamma di Raffaele Aiello], mi creda. Sono veramente desolato per quello che è successo stamattina.
    Mamma di Raffaele: Io tengo 45 anni. Mio marito è invalidato per un conflitto a fuoco con i finanzieri. E 4 figli. Il più grande si chiama Rosario. Lo sapete dove stava fino alla settimana passata? Al Filangieri.
    Marco Tullio Sperelli: È il carcere minorile?
    Mamma di Raffaele: Eh! Ma io ero più contenta, perché almeno sapevo che non me lo potevano sparare. Raffaele è il secondo, e sta prendendo la stessa strada. Quando ho saputo che andavate prendendo i bambini casa per casa ho ringraziato la Madonna. E adesso ho sentito dire che volete abbandonare la scuola.
    Marco Tullio Sperelli: No! No! Assolutamente no!
    Mamma di Raffaele: Voi per me siete l'ultima speranza. Questo è un cesto di uova.
  • Marco Tullio Sperelli: Io sono un uomo onesto, e sono anche sposato.
    Nicola: Oh, lo vedete? È sposato!
    Gennarino: E la moglie dove la tiene?
    Marco Tullio Sperelli: No, io...mia moglie non ce l'ho più...
    Vincenzino: Eh, pecché è ricchione!
    Marco Tullio Sperelli: No, perché siamo divorziati. Era come la madre di Giustino, voleva avere sempre ragione lei!

[Ultimo tema letto dal protagonista, sul treno per il Nord] Quale parabola preferisci? Svolgimento. Io, la parabola che preferisco è la fine del mondo, perché non ho paura, in quanto che sarò già morto da un secolo. Dio separerà le capre dai pastori, una a destra e una a sinistra. Al centro quelli che andranno in purgatorio, saranno più di mille migliardi! Più dei cinesi! E Dio avrà tre porte: una grandissima, che è l'inferno; una media, che è il purgatorio; e una strettissima, che è il paradiso. Poi Dio dirà: "Fate silenzio tutti quanti!". E poi li dividerà. A uno qua e a un altro là. Qualcuno che vuole fare il furbo vuole mettersi di qua, ma Dio lo vede e gli dice: "Uè, addò vai!". Il mondo scoppierà, le stelle scoppieranno, il cielo scoppierà, Corzano si farà in mille pezzi, i buoni rideranno e i cattivi piangeranno. Quelli del purgatorio un po' ridono e un po' piangono, i bambini del limbo diventeranno farfalle. Io, speriamo che me la cavo.

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