Nancy Sandars

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Sandars nel 2015

Nancy Katharine Sandars (1914 – 2015), storica e archeologa britannica.

Citazioni[modifica]

Dall'introduzione dell'Epopea di Gilgamesh

L'epopea di Gilgameš, a cura di N. K. Sandars, traduzione di Alessandro Passi, Adelphi, 1989. ISBN 8845902110

  • Questi poemi hanno un posto di diritto nella letteratura mondiale: non solo perché precedono l'epica omerica di almeno un millennio e mezzo, ma anche e soprattutto per la qualità e la natura della vicenda che narrano, miscuglio di avventura allo stato puro, di morale e di tragedia.
  • Anche se Gilgameš non è il primo eroe umano, è il primo eroe tragico di cui si sappia qualcosa. È il più affine a noi e al tempo stesso il più rappresentativo dell'individuo alla ricerca della vita e della conoscenza, e la conclusione di una simile ricerca è inevitabilmente tragica.
  • Il racconto è incompleto e forse destinato a rimanere tale; ciò nonostante costituisce a tutt'oggi il più bel poema epico che il passato ci abbia ma tramandato fino alla comparsa dell'Iliade omerica – ed è immensamente più antico.
  • Vi sono state molte controversie sulla questione del rapporto fra il Diluvio del Genesi e quello degli autori assiri, babilonesi e sumeri. L'opinione, ampiamente sostenuta in passato, secondo cui il resoconto del Genesi sarebbe un tardo perfezionamento di una storia un tempo nota in tutte le città della Babilonia non è oggi così diffusa; al contrario, trova molti sostenitori l'idea che derivi direttamente da una tradizione molto antica e indipendente.
  • La trama del racconto ha molti fili, ma la tragedia è sostanzialmente questa: il conflitto fra i desideri del dio e il destino dell'uomo.
  • Nel personaggio di Gilgameš avvertiamo fin dal principio l'assillo preponderante della fama, della reputazione e della ribellione del mortale contro le leggi della separazione e della morte.
  • [Su Ea] La sua dimora era Eridu, allora nel Golfo Persico, e si presentava come essere benevolo e come paciere. Non sempre però era un amico su cui si potesse contare, dal momento che – come molti altri rappresentanti della saggezza primitiva – amava le beffe e gli inganni e all'occasione non mancava di malvagità.
  • I poemi non attribuiscono a Gilgameš né una nascita prodigiosa né leggende sulla sua infanzia, come quelle degli eroi folklorici. All'esordio della storia è già un uomo nella piena maturità, a tutti superiore per bellezza e forza, e per le brame insoddisfatte della sua natura semidivina a cagione delle quali non trova chi gli stia a pari né in amore né in guerra; frattanto, il demone della sua attività frenetica sta consumando i sudditi, che si trovano costretti a invocare l'aiuto degli dèi.
  • [Su Enkidu] Alla fine giungerà alla grande e civile città di Uruk e non si darà più pensiero per l'antica vita in libertà fin quando non sarà sul letto di morte: allora, in un impeto di rammarico, maledirà tutti i suoi educatori. È una «Caduta» a rovescio, una felix culpa priva di sviluppi tragici; è anche un'allegoria degli stadi attraverso cui l'umanità arriva alla civiltà: dallo stato selvaggio a quello pastorale, per concludere infine con la vita urbana.
  • Gilgameš è stato riconosciuto nell'Alessandro medioevale, e alcune sue avventure sono state forse trasposte nei cicli cavallereschi. [...] Benché l'eroe sumerico non sia un più antico Odisseo, né un Eracle o un Sansone, un Dermot o un Gawain, è tuttavia possibile che se la storia di Gilgameš non fosse mai stata raccontata nessuno di questi eroi sarebbe stato ricordato allo stesso modo.

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