Raffaele Calzini

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Raffaele Calzini

Raffaele Calzini (1885 – 1953), scrittore e critico d'arte italiano.

Citazioni di Raffaele Calzini[modifica]

  • [Su La bella addormentata] "Avventura colorata" definì questa sua commedia Rosso di San Secondo; egli voleva riunire a un soggetto terriero foscamente dipinto [...] qualche accenno surrealistico derivato dal Verga, dal De Roberto, dal Capuana. [E Chiarini,] pittore meticoloso, raffinato, di ambienti, accortissimo conoscitore delle più recenti espressioni pittoriche, [...] ha puntato l'obbiettivo su due poli opposti: il villaggio siciliano [...] e la donna dalla treccia nera e dall'incedere di coefora. [...] Senza mostrarci una siepe di fichi d'India o un aranceto (aborrendo cioè dal [...] pittoresco), ha composto un "clima" siciliano perfetto: cattolico e geloso, arroventato e assoluto, nutrito di cibi pepati e di vini densi, di coralli e di cristalli. Dentro questo clima la "bella addormentata" passa come l'angelo dantesco sullo Stige "con le piante asciutte". Sotto la direzione di Chiarini la Ferida [...] è perfetta nei gesti, nell'impostazione della figura, negli sguardi, nella voce.[1]
  • [Su Noi vivi] Di fronte ad altre interpretazioni isteriche ed epilettoidi della rivoluzione russa (come la videro il regista di Ottobre [S. M. Ejzenštejn] e di La fine di Pietroburgo [V. I. Pudovkin]) il film di Alessandrini apparirà civilizzato e latinizzato: gli mancano i bagliori e gli spasimi della convulsione popolare di origine asiatica e di sadismo orientale. Prevale la psicologia romantica con la quale, presso di noi, si è sempre teatralizzata anche la rivoluzione francese, auspici Forzano del "Bréchard" o Illica del "Chénier". Da Alessandrini ci attendevamo una modernità interpretativa più vibrante [...]. Il film è, detto questo, armoniosamente diretto [...]: durante tutta la lunghissima azione Alessandrini non ha perduto di vista la curva parabolica dell'azione, che incomincia al principio di Noi vivi tra un cadere di foglie morte e si chiude al finire di Addio Kira [...] tra un lento fioccare di neve. A questa coscienza e a questa arte si deve il successo dell'opera [...]: un dramma d'amore, espresso intimisticamente. [...] Alida Valli, anche se fotografata con eccesso di luci radenti [...], tiene bene il centro del film: è complessa e triste, sensuale e tragica come l'eroina che essa interpreta. Fosco Giachetti [...] ha fatto del personaggio di Andrei un'incarnazione superba [...].[2]

Note[modifica]

  1. Da Film quotidiano, 7 settembre 1942; Savio, p. 42.
  2. Da Film quotidiano, 16 settembre 1942; Savio, p. 232.

Bibliografia[modifica]

  • Francesco Savio, Ma l'amore no: realismo, formalismo, propaganda e telefoni bianchi nel cinema italiano di regime (1930-1943), Sonzogno, Milano, 1975.

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