Roberto D'Agostino

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Roberto D'Agostino

Roberto D'Agostino (1948 – vivente), giornalista italiano.

Citazioni di Roberto D'Agostino[modifica]

  • Attenti ai juke-box. Nascondono un tesoro. O un tesoretto. O, semplicemente, qualcosa che si avvicina all'"estasi artificiale". Questi scatoloni musicali hnno rovesciato, infatti, quella celebre massima che recita così: "La forma segue la funzione". Mettetela sottosopra e avrete il segreto del loro successo. La funzione di metter in moto dischi è completamente succube alla forma. Il design di un AMI, di un Rock-Ola, di un Wurlitzer – che una volta era classificato come il massimo del cattivo gusto, ripugnante Kitsch da McDonald – oggi, per effetto della civiltà post-moderna, corre sovente il rischio di diventare sinonimo di perfezione artistica. Sono oggetti "cordiali", d'uso quotidiano, che non mettono a disagio. Anzi stimolano la fantasia ludica del marmocchio che è in noi. Ecco un giocattolone che sembra aiutare l'uomo ad ancorarsi alla propria qualità di essere dilettante – nel senso che si diletta. Da qui la forte attrazione che l'"antiquariato precoce" ruotante attorno al juke-box esercita sull'immaginario di un numero crescente di persone.[1]
  • [Paolo Sorrentino] Aveva visto il mio libro sul Cafonal. Venne a trovarmi, disse che da quelle foto scattate da Pizzi poteva trarci un film. L'ho portato a tante feste, per fargli capire il clima. Non ci ha capito niente. La grande bellezza è una pippa intellettualoide: le giraffe, la depressione, pure la spogliarellista di 50 anni. Ma de che? A 50 anni non la farebbe spogliare nessuno.[2]
  • Dagospia non è un blog ma è "pensiero visivo" in tempo reale. Spesso sono le mie presunte vittime a fornirmi il materiale. La prima fu Valeria Marini, che mi consegnò le foto dei suoi baci con Vittorio Cecchi GoriDagospia è il racconto del nostro tempo. Che è il tempo dell'insostenibile pesantezza del narcisismo di massa.[3]
  • Guardi me. Grazie a Internet sono diventato un caso perfetto di eterogenesi dei fini.[4]
  • Il porno non esiste. Esiste il sesso e ce l'abbiamo tutti dentro. Siamo fatti di sangue e di sperma. Internet se n'è accorto subito. E scopri che quello che per te era una perversione per molti è una passione. E ti legittima.[4]
  • Internet ha svuotato la democrazia liberale, il mondo è controllato da una ventina di aziende, i barbari premono alle porte, il futuro è incerto. Ricordo una maledizione cinese: che tu possa vivere tempi interessanti. Non ci sono più certezze. Arriva la rivoluzione, e non sappiamo nemmeno come vestirci.[4]
  • In un mondo globalizzato, che non dà lavoro né assicura benessere, ai Millenials non resta che fare affidamento sull'effimero del proprio marchio. La loro identità raramente arriva in superficie, vive nei capillari di social media, reality e talent. Da Andy Warhol e "Saremo in futuro tutti famosi per 15 minuti"[5] siamo passati al ragazzino che vuole essere famoso per 15 amici.[6]
  • La grande bellezza racconta la vita di una persona, i sogni e gli incubi del regista. Niente a che fare con la Roma vera. Una città molto più complicata.[2]
  • Sono felice del successo che ha il film. Magari vince anche l'Oscar. Però è più La grande monnezza che La grande bellezza. Sorrentino si è convinto di capire Roma dopo due anni di frequentazione assidua, ma non è così facile. È una città unica: ti abitui così tanto a essere circondato d'arte e storia che capisci subito una differenza fondamentale.[2]
  • Sulla strada fu una folgorazione, a cominciare dalla prefazione di Fernanda Pivano. Saputo che era scesa all’hotel Hassler, andai con Zaccagnini a conoscerla. Ci vestimmo da “on the road”, quasi da zingari, con gilet e tutto: non ci fecero entrare. “Ma noi abbiamo un appuntamento con la signora Pivano!”. “Eccola”. La donna che aveva scoperto la Beat Generation era una sciura con caschetto, tailleur, borsetta Gucci e filo di perle. Diventammo molto amici. Suo marito Ettore Sottsass invece era un po’ ispido.[3]
  • [Su Vittorio Sgarbi] Quando, tanti anni fa, gli diedi uno schiaffo, la gente mi fermava la strada per farmi i complimenti.[7]
Citato in Eleonora Barberi, "Su Dagospia parlo male di tutti ma gli amici...", il Giornale.it, 4 maggio 2009
  • Ho avuto tante vite, e ho sempre cambiato senza problemi… mi annoiavo in fretta. Io sono multiplex, come il cinema.
  • Io non faccio i dieci comandamenti del giorno. Anche perché quello che oggi è dramma, domani è farsa.
  • Io sono un fallito… Avrei voluto diventare un musicista rock. Ma non avevo talento per la chitarra e neanche la voce.
  • Sono profondamente stregato dall'iconografia religiosa. [A Roma] Scendi di casa, giri l'angolo, entri in una chiesa e trovi un Caravaggio, due Bernini e un Guido Reni che ti aspettano. Per me San Pietro e le sue cerimonie sono un grandissimo show che ha preconizzato Las Vegas, Broadway, Les Folies Bergére.

Citazioni su Roberto D'Agostino[modifica]

  • Roberto D'Agostino dice sempre che io e lui siamo due 'froci' dalla vita in su. (Irene Ghergo)
  • Sei un volgare mascalzone! (Vittorio Sgarbi)
  • Tu sei un comico penoso e fallito e completamente dimenticato. (Vittorio Sgarbi)

Note[modifica]

  1. Citato in Paolo ed Elisabetta De Angelis, Juke Boxes, Suppplemento al N. 5 di Collezionare Oggi, Edizioni Center TV, Milano, p. 4.
  2. a b c Dall'intervista di Andrea Scanzi per Il Fatto Quotidiano; visibile su "Roma la città che tromba tutti", Dagospia.com, 29 dicembre 2013.
  3. a b Da un'intervista di Aldo Cazzullo, Roberto D'Agostino: «I miei incontri con Fellini in un centro anti calvizie», Corriere.it, 13 novembre 2017.
  4. a b c Da un'intervista di Alberto Mattioli, Roberto D'Agostino: "Il pettegolezzo è una medaglia: oggi il vero potere è in rete", Lastampa.it, 25 dicembre 2016.
  5. Cfr. Andy Warhol: «Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per 15 minuti.»
  6. Dall'intervista di Leonardo Filomeno, «Tv, politica e social: ho capito tutto», Libero, 30 ottobre 2017.
  7. Citato in D'Agostino: "Berlusconi ha finito la benzina", Blitzquotidiano.it, 24 maggio 2011.

Opere[modifica]

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