San Gennaro

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San Gennaro

San Gennaro (272 – 305), vescovo e martire cristiano.

Citazioni su San Gennaro[modifica]

  • È stato detto che San Gennaro è l'anima di Napoli. Si potrebbe dire qualcosa di più. San Gennaro è il sentimento di un popolo che, nonostante le sconfitte, le delusioni, le amarezze patite nella sua lunga e dolorosa storia, trova ancora la forza di sperare, di lottare, di vivere. (Vittorio Gleijeses)
  • Faccia gialluta, | accurr' e stuta | sta lampa de 'nfierno. | Ora pro nobis. || San Gennaro mio putente, | tu scioscia chesta cènnera | e sarv' a tanta gente | d' 'a morte 'e lav' ardente. | Ora pro nobis. || Miserere miserere! | Songo 'e peccate | pro me pate, | san Gennaro, miserere! | Tu si' 'o prutettore nuosto: | san Gennaro miserere. | Ora pro nobis. || Dill'a Dio, a Crist' e i Sante . | ca pentute simmo tutte quante, | ca peccà' chiù nu' bulimmo, | eccu cà pentute simmo. | 'Razia 'razia, san Gennaro, | a fùrmena, tempestate, | a scuritata magna, libera nos Dòmene. | San Gennaro, ora pro nobis, | San Gennaro, miserere, | chistu populo è fedele, san Gennaro miserere. (preghiera napoletana)
  • Hor chi non , chi non vede le maraviglie di questo gran Martire nel suo Sangue, che vive, che bolle, che saltella fra' suoi Napoletani, incorrotto, vermiglio, e festante dopò mille, e trecento anni, non altrimenti, che se allhora dal Sacro Capo scatorisse, à confusione, et eterna infamia de gli Heretici, e miscredenti; Sangue dopò tanti secoli non pur vivo, et intiero, ma fervente, e spumante, quasi sfavillante di perle, e di rubini, ch'ingemmano, et innostrano l'anime de' Fedeli: Sangue, tesoro già della vita frale, e caduca; hora dell'eterna, e gloriosa. Il qual miracolo visibile, palpabile, e perpetuo non si è giàmai veduto, né si vede in altra parte del Mondo. (Francesco De Pietri)
  • II miracolo di San Gennaro fu sempre e sarà per molto tempo, un affare maggiore per la grande famiglia del popolo napoletano.
    Lo sanno tutti i Governi che hanno regnato su quella terra, dove è più facile tiranneggiare gli uomini che emanciparli. (Franco Mistrali)
  • Il napoletano è fuori dalla storia; o meglio vi è stato così addentro e così maltrattato, deriso e beffato che ha finito per uscire dal tempo, creandosi un suo ambiente eterno dominato, è ovvio, da San Gennaro e dalla cabala
    Che cosa poteva fare di diverso con i suoi problemi in sospeso e procrastinati all'infinito? (Domenico Rea)
  • In cima a tutti i santi a Napoli c'è lui, santo Gennaro del sangue. Se Napoli è una «città dei sangui», una «ir haddammìm» come si legge nelle storie sacre a proposito di Ninive e di Gerusalemme, lo si deve a lui. [...] Lui, santo Gennaro del sangue, detto nella stenografia del dialetto solo «sangennà», lui è la fertilità del sacro in mezzo al golfo, il mestruo del cielo che deve scorrere e dare potenza alle donne, al suolo, al mare, al sugo rosso di pomodori e pesci di cui è fatta la zuppa del nostro stesso sangue. (Erri De Luca)
  • Scartati i re, i loro delfini, parenti, congiunti e amici, ai napoletani rimase il patrono, proprio nel significato di padre da cui solo sperare non miracoli, ma il pane allo stato brado. Da questo legittimo desiderio a «un culto di sangue di stampo barbarico[1]» ce ne passa. San Gennaro largamente manovrato dai chierici per tener buoni gli sprovveduti si trasformò in un'arma di ricatto nelle mani di questi ultimi nell'immarcescibile speranza di addomesticare chi aveva e poteva. (Domenico Rea)
  • So che il sentire religioso della nostra gente viene spesso, e a torto, etichettato come colorito folclore, nel quale leggenda e magia, sacro e profano, si fondono nella nostra storia millenaria che, all’occhio del freddo secolarismo, appare incapace di distinguere la superstizione dalla fede. È vero che tanta superstizione s’insinua ancora nell’autentico messaggio cristiano, ma credo che non bisogna confondere la superstizione con la pietà popolare. Questo popolo che, sin dalla prima liquefazione del sangue, ha assunto San Gennaro come protettore della sua città, sa cogliere, nella manifestazione del prodigio, il significato profondo della fede: la speranza della resurrezione. È un mistero inesprimibile che, per essere pensato, necessita di simboli capaci di rappresentare il legame tra il dolore e il riscatto. Il sangue prodigiosamente tornato in vita è un segno che rimanda all'immortalità dell'anima, alla vita oltre la morte, alla risurrezione della carne. (Crescenzio Sepe)
  • Stà quel benedetto Sangue tutto l'anno congelato e duro, come se fusse di pietra, e poi facendosi ogni primo sabbatto di Maggio processionalmente scontrar con la Testa, si liquefà, e divien rosso in modo, che pare allora allora essere uscito di vena, e s'ha per mal segno in Napoli ogni volta, che non segua così mirabil'effetto, essendosi osservato, che sempre glie ne avviene qualche sorte di male, quasi che quel santo presas'in protezzione la città di Napoli, ed antivedendo le sue sciagure, glie le significhi con sì fatto mezo. (Tommaso Costo)
  • Un altro simbolo che riconosco in Napoli è l'uovo. L'uovo primordiale si vive a Napoli. Una forma indistinta in cui l'uomo non si distingue dal ventre materno. Lo stesso sangue di S. Gennaro che si scioglie ogni sei mesi, fa pensare al sangue femminile: sono ciò che ho chiamato i semestrui di San Gennaro. La civiltà napoletana è un uovo da cui tutti si possono nutrire. (Jean Noel Schifano)

Note[modifica]

  1. La citazione è tratta dalla voce San Gennaro nell'Enciclopedia delle religioni, edita da Vallecchi. Cfr. Domenico Rea, San Gennaro, Opere, Mondadori, 2005, p. 1520.

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