Serie A 1987-1988
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Citazioni sul campionato italiano di Serie A 1987-1988.
- Finisce uno dei campionati più ambigui e folli della storia calcistica nazionale! [...] Il Milan ha trionfato del Napoli concludendo la sua lunga volata senza disdicevoli scatti, bensì con un progressivo pieno di maestosa foga e mirabile continuità. Pochi si degnavano di accreditargli tanta prodezza. Il Napoli pareva procedesse come certi panfili veloci al vento fresco. La bravura del suo tecnico sapeva celare le magagne psicofisiche, le fughe edonistiche e perfino le colpe tecnico-tattiche. Di certo, egli ha avuto coscienza del calo di condizione e qualche volta vi ha posto riparo con un coraggio che, stranamente, non ha avuto quando sarebbe stato più necessario. [...] Chiaro che lo avevano frastornato le critiche dei più esigenti ed ingenui napoletani, oltre che la cocciuta e discutibile tendenza di Maradona a dimenticare come Bilardo abbia vinto il mondiale 1986. [...] Nel contempo ha seguitato a fare punti pieni il Milan, finchè non è stato celebrato il clamoroso sorpasso. A questo punto, gran parte della critica è accorsa in aiuto del vincitore. Quasi tutti si sono proclamati partecipi di un verbo nuovo, in realtà "deja' vu" se non proprio vecchio come il cucco. [...] Sacchi ha [...] trionfato [...] su tutte le colonne e in tutti i microfoni. Nessuno ha mai voluto ricordargli che senza l'intervento deciso e ispirato di capitan Silvio Berlusconi egli si sarebbe rovinosamente disfatto di Virdis, Colombo, Massaro e Tassotti! (Gianni Brera)
- [Nel 1994] La squadra non si reggeva più, c'era stato un crollo atletico e l'allenatore aveva contribuito a creare del malumore stilando una lista di buoni e cattivi. Anche noi sapevamo di poter contare alla fine solo su Diego, perdemmo il campionato perché non ce la facevamo più, altro che storie di droga e di camorra. (Salvatore Bagni)
- Molteplici chiavi di lettura sono state offerte all'undicesimo scudetto rossonero. Quella tattica sta riscuotendo un vistoso successo di popolarità; e in effetti sarebbe ingeneroso verso Arrigo Sacchi disconoscere quale profonda trasformazione egli abbia saputo operare in tempi relativamente brevi sul gioco del Milan. Non ne farei, tuttavia, un mito. [...] Sicuramente il Milan di questa stagione ha applicato – con grande rigore e con abilità persino stupefacente in alcune figure difficili, come la trappola del fuorigioco – il sistema di gioco più adatto ai suoi uomini. Ma Franco Baresi, Tassotti, Maldini, Ancelotti, Donadoni, Virdis si comportano in modo eccellente nelle varie rappresentative azzurre [...] tutte schierate a uomo. E Gullit è giocatore talmente universale da potersi inserire in ogni modulo, e anzi condizionarlo al suo straripante talento. Sostenere che il Milan ha vinto perché ha giocato a zona mi appare riduttivo. [...] Più determinanti, ai fini della positiva rincorsa al Napoli, mi sono apparse la compattezza morale, la serenità, la convinzione in se stessa, che hanno animato la squadra anche nei momenti in cui sarebbe stato logico lo scoramento [...]. Qui, Sacchi è stato veramente grande. [...] L'arma vincente del Milan è stata quella di costituire, sempre e comunque, anche a rispettosa distanza, una minacciosa alternativa. Il Napoli, lo scorso anno, si era potuto permettere di mollare sul rettilineo d'arrivo perché alle sue spalle la concorrenza si era già liquefatta. Il Milan, con la sua indistruttibile convinzione, l'ha costretto a correre sempre, senza un momento di requie, senza la possibilità di rifiatare. E, non appena ha intravisto una piccola crepa aprirsi nella corazza del rivale, ha impietosamente affondato la lama. (Adalberto Bortolotti)
- [Nel 1995] Sussurri se ne sentivano da anni, adesso sono diventati grida. Napoli drogato, in mano alla camorra, scudetto venduto: parola di pentiti. S'intrecciano scenari sconvolgenti, da voltastomaco. Ma che credito dare ai pentiti, a questi pentiti che non sono gentiluomini e forse sono anche millantatori? [...] al Napoli che per la coca si vende alla camorra, ne subisce gli ordini, cede al Milan lo scudetto, io non ci sto. Ad alti livelli, dove sono in gioco l'immagine, il guadagno, la carriera, certe bassezze sono impensabili. Vai in campo e, se ce la fai, giochi per vincere. [...] Quel Napoli, nell'88, crollò perché non aveva più forza nelle gambe e perché era finita la solidarietà del gruppo, minato dai capricci del drogato Maradona e dalle licenziosità di alcuni giovanotti, soggiogati dal capo e dalla bella vita. [...] Non sono però così ingenuo dal pensare che la camorra non ci abbia provato e che tutti i calciatori siano verginelle. In quel Napoli c'era qualche mela marcia. C'era Maradona, campione pieno di macchie e di paure. E c'era qualche giovanotto sconsiderato, qualche imbecille in cerca di emozioni e figli di papà amanti dei brividi. Attorno, i camorristi per i quali l'amicizia con i campioni era un segno di distinzione. Il Napoli in mano alla camorra? Propendo per una storia più semplice di quella che i pentiti vorrebbero farci credere e che molti, con l'ambizione di scrittorelli di gialli, stanno disegnando. (Domenico Morace)
- Un Diavolo contro cui gli esorcisti del luogo comune e i bigotti della diffidenza a buon mercato non hanno potuto assolutamente nulla. Quello appena conquistato [...] è stato non soltanto lo scudetto della simpatia e del sorriso, ma anche lo scudetto del lavoro, della programmazione e della cultura. A dimostrazione che il calcio non è più una zona franca pronta ad offrire gratuita cittadinanza soltanto alla genialità naïf e ai suoi surrogati più o meno estemporanei: ma un sempre più attendibile spaccato di vita, nel quale cinque più cinque può fare serenamente – e «meritatamente» – dieci: piegando i capricci dell'imprevisto alle ragioni di una gestione sana e intelligente. (Marino Bartoletti)
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