Rino Tommasi

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Salvatore Tommasi detto Rino (1934 – vivente), giornalista, conduttore televisivo e telecronista sportivo italiano

Citazioni di Rino Tommasi[modifica]

  • [Dopo gli US Open 2003] Andy Roddick vince il suo primo, ma non certo l'ultimo, torneo del Grande Slam.[1]
  • Barry MacKay è stato un campione che non si è mai preso sul serio. Da giocatore dilettante prima, da professionista della troupe Kramer poi, da commentatore per la NBC, da compagno di merende e di bevute fino agli ultimi giorni della sua vita non si è mai negato una battuta, un ricordo, una risata.[2]
  • Con tutta l'ammirazione e la simpatia che comunque Federer merita (non solo per i suoi risultati ma anche per il suo comportamento dentro e fuori dal campo) mi chiedo come si possa assegnare a Federer un primato "all time" quando non siamo nemmeno sicuri che sia il migliore in questo momento.[3]
  • È tutta una vita che dò i numeri.[4]
  • Forse Jimmy Connors anziché il tennista avrebbe dovuto fare il pugile.[5]
  • Guga ci voleva proprio. Con le gambe di Mats Wilander, la fantasia di Adriano Panatta e l'allegria di Yannick Noah é il personaggio che John McEnroe auspicava per il tennis: "Un soffio d'aria fresca. Una nuova personalità per creare nuove rivalità e fare la differenza in un calendario troppo fitto e confuso". Gustavo Guga Kuerten è l'emblema dello sport moderno.[6]
  • Il doping è diffuso ad ogni categoria, limitare i controlli solo all'attività di vertice serve a poco. Vorrei vincesse davvero il più forte, ma non sempre è così.[7]
  • Il suo colpo migliore è certamente il dritto che gioca con indifferenza da ogni parte del campo. Al colpo anomalo che dal centro gli permette di aprire il campo sulla destra e quasi sempre sul rovescio dell'avversario (mancini in giro ce ne sono pochi di valore) Federer unisce un lungolinea, anomalo a sua volta, perché spostandosi sulla sinistra gli consente di colpire l'angolo che quasi tutti i destri lasciano scoperto sulla loro destra.[8]
  • Il tennis avrebbe bisogno di un Nastase ad ogni generazione.[9]
  • In un libro che ho scritto per Longanesi molti anni fa (Il Grande Tennis) nel citare le persone con cui mi piaceva di più parlare di tennis il primo posto era stato il suo. Se leggete Gianni – avevo scritto – non saprete mai chi ha vinto ma lui vi spiegherà il perché. Gli era piaciuta e dopo centinaia di telecronache, di viaggi, di chiacchiere, di battute, non ho trovato un buon motivo per cambiare parere.[10]
  • [Su Federico Luzzi] Indipendentemente dalle sue qualità tennistiche, forse non sfruttate appieno, era un ragazzo simpatico e brillante e la sua improvvisa scomparsa ha lasciato increduli e sgomenti i suoi molti amici.[11]
  • La verità è che se Serena ne ha voglia ed è allenata è un'altra categoria rispetto a tutte le altre giocatrici.[12]
  • [Su Francesca Schiavone] Lei ha una dote fondamentale, che a tante altre manca. Riesce a far giocare male le sue avversarie.[13]
  • McEnroe è uno di quei giocatori che non possono essere trascurati quando si tratta di risolvere un quesito antico, stabilire cioè chi sia stato il più forte tennista di tutti i tempi. Premesso che la trasformazione del gioco e delle racchette rende impossibile una risposta credibile e convincente, credo che si possa indicare in McEnroe il tennista più geniale in tutta la storia di questo gioco. La sua magica mano sinistra sapeva ricavare traiettorie incredibili, rotazioni diaboliche, angoli che buttavano l'avversario fuori dal campo.[14]
  • La carriera di Borg è stata straordinaria perché costruita su qualità atletiche e mentali, che sono le più difficili da conservare. A trentacinque (o quasi) anni non si corre come a ventisei, inoltre si pensa molto di più. [...] Perdute queste armi, a Borg è rimasto soltanto il tennis, ed il suo è stato eccezionale per i risultati. Spogliato della corsa, della resistenza, della concentrazione, il tennis di Borg non va oltre i limiti di una modesta regolarità, che sparisce non appena il ritmo raggiunge livelli medi.[15]
  • La giornata non si può chiudere senza ricordare Jack Kramer, il campione che ha dominato il tennis nell'immediato dopoguerra come nessuno ha fatto prima e dopo di lui e che si è spento ad 88 anni. Nato a Las Vegas il 1° agosto 1921, Kramer è stato penalizzato in termini di risultati dalla guerra che gli ha sottratto i sei anni migliori della sua carriera.[16]
  • L'Australian Open ha una storia meno antica e meno nobile rispetto agli altri tornei dello Slam. Il libro d'oro si salva perché arricchito dai nomi dei grandi campioni australiani che per anni hanno fatto dell'Australia il primo paese del mondo. Quando la generazione di quel grande motivatore (più che maestro) di Geppetto Hopman si è esaurita lasciando i Sedgman, i Cooper, gli Hoad, i Rosewall, i Laver, i Newcombe ed i Roche senza eredi, gli australiani hanno reagito e hanno capito che senza i campioni di casa il loro torneo sarebbe morto senza la partecipazione dei migliori campioni stranieri. Per convincerli alla lunga trasferta hanno dovuto rinunciare all'erba e costruire un nuovo stadio.[17]
  • L'erba è una superficie che sarebbe già sparita dal tennis se non fosse stata tenuta in vita da Wimbledon, ma è anche la più onesta nei confronti del talento. Sulla terra si può vincere con la pazienza e con la corsa, sul cemento con la violenza, sui prati ci vuole molto di più.[18]
  • Nella sua migliore giornata il russo avrebbe potuto battere chiunque, solo che di buone giornate ne ha avute poche. Il talento, comprese le qualità atletiche, non si discute ma il tennis e lo sport richiedono altre doti ed altre priorità. Il tennis è sempre stata la più importante per Federer, Safin si è concesso altre distrazioni.[19]
  • Nessuno ha dominato il tennis come Kramer che, nel 1947, prima di passare al professionismo, ha vinto Wimbledon perdendo in 7 partite la miseria di 37 games (questa volta Sampras ne ha perduti 88).[20]
  • [Su Novak Đoković] Non è un giocatore che incanta, non ha il repertorio e la varietà di colpi di Federer, né la caparbia ferocia agonistica e l'esplosività di Nadal ma amministra con ordine e con ammirevole continuità le sue qualità.[21]
  • Penso che Nadal non sia l'avversario ideale per nessuno, perché trovarsi di fronte un giocatore che non accetta mai l'idea di perdere non è la cosa più semplice e più facile del mondo.[22]
  • Personalmente ritengo che sia giusto che la vincitrice di un grande torneo incassi quanto il vincitore (la questione che gli uomini giocano sui cinque set, le donne sui tre a mio parere è insignificante), semmai credo sia eccessivo che le donne abbiano tabelloni di 128 giocatrici, 64 sarebbero sufficienti e garantirebbero nei primi turni un maggiore equilibrio.[23]
  • Pur non essendo un mostro di regolarità Del Potro riesce a contenere in termini accettabili la percentuale degli errori cui è costretto dal suo tennis violento ed aggressivo. È bene ricordare che Del Potro ci aveva già fatto sapere, nel 2009, quando aveva appena compiuto 21 anni di poter diventare rapidamente un protagonista del grande tennis. Aveva le misure (un metro e 98 di altezza) ma anche sufficiente mobilità per potersi esprimere bene sia sulla terra battuta, la superficie sulla quale è nato, che sui terreni veloci.[24]
  • Purtroppo lo sport non riuscirà mai liberarsi dai dubbi che il doping, che probabilmente è sempre esistito ma che negli ultimi anni è diventato indesiderato protagonista di ogni vicenda sportiva, propone con dolorosa continuità.[25]
  • Roberto Lombardi, senza essere stato un campione, rimane una delle figure più importanti nella storia recente del tennis italiano. Ottimo giocatore (finalista ai campionati italiani nel 1976, battuto da Corrado Barazzutti), ha dato poi da tecnico, da giornalista e da commentatore televisivo un grande contributo allo sviluppo non solo didattico ma anche culturale del nostro tennis.[26]
  • Roddick è un campione incompleto. Avesse avuto un rovescio adeguato, la sua carriera e la stessa storia del tennis degli ultimi anni sarebbero state diverse. Il suo tennis si è sempre basato su un dritto devastante e una prima di servizio con la quale ha raggiunto velocità impossibili per i colleghi. Questi due colpi gli hanno impedito, o più probabilmente non gli hanno fatto ritenere necessario, di lavorare sul rovescio, sul quale sono intervenuti senza successo allenatori ed ex campioni (Connors).[27]
  • Se l'immagine di Agassi si è trasformata negli anni (spariti i capelli, più castigati gli abiti) sono rimaste identiche le sue caratteristiche di giocatore, che ha inventato un nuovo stile di gioco. Una volta gli attaccanti andavano a rete, i regolaristi stavano in fondo, Agassi è stato un attaccante da fondo, un tipo di gioco reso possibile dalla sua qualità primaria, uno straordinario, inimitabile senso dell'anticipo sostenuto da una eccezionale coordinazione. Arrivando prima sulla palla riusciva a trovare angoli e traiettorie che gli consentivano di dominare il gioco e dettare i tempi.[28]
  • [Durante una telecronaca nel 1991] Sampras non riesce a coniugare servizio e gioco a rete: sull'erba non credo che vincerà mai molto.[1]
  • [Nel 1983] Se Stefan Edberg non vince il torneo di Wimbledon entro cinque anni, smetto di scrivere di tennis.[29]
  • Sul campo e fuori, nelle interviste ufficiali e nelle conversazioni amichevoli, Chris non ha mai detto una parola fuori posto, non ha mai fatto un gesto poco elegante ed ha saputo controllare i suoi atteggiamenti con la stessa professionale sicurezza con cui è riuscita a controllare i suoi colpi.[30]
  • Tra le prove dello Slam l'Australian Open è la più difficile da prevedere. La sosta agonistica tra ottobre e gennaio (finale di Davis e i due Masters riguardano pochi tennisti) può determinare variazioni di forma che non tutti sanno assorbire nello stesso modo. In Australia c'è un atmosfera di ambizioni e propositi che può provocare conseguenze tecniche e psicologiche.[31]
  • [Sull'Open di Francia] Tra le quattro prove del Grande Slam, la tappa parigina è certamente quella che ci è più cara, per molte ragioni. Anche perché è l'unica che abbiamo vinto, due volte con Nicola Pietrangeli (1959 e 1960) ed una volta con Adriano Panatta (1976) e con Francesca Schiavone (2010). È anche il torneo culturalmente e territorialmente più vicino ed anche quello più gradito e più favorevole ai nostri giocatori perché è l'unico che si gioca sulla terra battuta.[32]
  • Wimbledon è un evento speciale per molte ragioni. È il più antico, il più prestigioso ed anche l'unico che si gioca sull'erba, la superficie sulla quale il tennis è nato ma sulla quale si giocano ormai pochi tornei al punto che, se non ci fosse Wimbledon, l'erba sarebbe stata dimenticata o cancellata. A Wimbledon si deve la difesa di alcuni valori tradizionali conservati malgrado qualche inevitabile concessione alle esigenze di uno sport inevitabilmente professionistico.[33]

I Circoletti Rossi di Rino Tommasi[modifica]

  • Il tennis può essere veramente lo sport di tutta una vita. Lo è stato certamente per me che l'ho praticato con modesti risultati, ma amato e studiato sempre con l'entusiasmo del primo giorno.
  • [Sul Ranking ATP] Il computer sa far di conto ma non conosce il tennis.
  • I pronostici non li sbaglia solo chi non li fa.
  • Chiamato a toccare di fino rivelava le umili origini. [riferito ai giocatori con tocco di palla poco delicati]
  • [Sul suo mestiere di telecronista sportivo] Ci pagano per svolgere un lavoro per il quale pagheremmo noi. Forse è meglio che non lo sapessero!
  • Boris Becker non vincerà mai un torneo sulla terra battuta giocando da fondocampo.
  • [Sulla formula delle ATP Finals] Il girone all'italiana non va bene per il tennis. Chi perde una partita deve andare a casa! Non può vincere il torneo com'è successo spesso al Masters.
  • Il Masters si dovrebbe giocare ad eliminazione diretta, con tutte le partite 3 set su 5 e un giorno di riposo tra un match e un altro. Nel giorno di buco dovrebbero giocare le donne.
  • È possibile essere obiettivi, impossibile essere neutrali.
  • Il doppio ha perduto interesse da quando non lo giocano più i grandi giocatori. Ormai il doppio è un malato terminale.
  • [Su Rod Laver] Passeranno gli anni prima di rivedere uno come lui... e gli anni continuano a passare.
  • Negli Stati Uniti hanno costruito Flushing Meadows in 8 mesi, in Italia nello stesso tempo una pratica non passa da una scrivania all'altra.
  • [Su Jim Courier] Giocatore di baseball prestato al tennis.
  • Una partita di Coppa Davis a risultato acquisito, è come baciare tua sorella!
  • La vita dei giocatori modesti è piena di sconfitte.
  • Ho sempre detto che se dovessi scegliere tra la finale di Wimbledon e il mondiale dei pesi massimi andrei a Wimbledon.
  • È andato a rete senza elmetto! [quando un tennista va a rete in modo scriteriato]
  • La classe è la capacità di giocar bene i punti importanti, non ha nulla a che vedere con lo stile.
  • La superficie di Flushing Meadows è la più onesta.
  • Lo sport è il ritratto della vita, ti insegna a vincere e perdere.
  • [Sul tie break] Se due giocatori arrivano sul 6-6 del 5°set, chiunque vinca non sarà una ingiustizia. È giusto che ci sia il tie break anche nel set decisivo.
  • Lindsay Davenport sarebbe l'indiscussa regina del tennis, se si giocasse solo su metà campo.
  • Il tennis 2 [set] su 3 e 3 su 5 sono due sport diversi.
  • Siamo in stazione. [quando un match è vicino alla conclusione]
  • Alle volte il piacere di possedere un libro è superiore al piacere di leggerlo.
  • Ecco che entrano i meccanici della Ferrari [quando il fisioterapista entra in campo]
  • Non puoi giocare da fondo campo contro Aaron Krickstein, lui sbaglia solo dopo 120 scambi.
  • Nel 1986 a New York mi fecero vedere le immagini di uno sconosciuto peso massimo. Mi è bastato qualche minuto: ho comprato la videocassetta e i diritti tv dei successivi incontri di quel pugile. Era Mike Tyson.
  • [Ultimi secondi della sconfitta di Mike Tyson contro James "Buster" Douglas nel 1991 a Tokyo] Tyson al tappeto! Una scelta che non ci potevamo lontanamente immaginare! In difficoltà Tyson, non credo che ce la faccia a rialzarsi! Non ce la fa! Non ce la fa! Non ce la fa, è KO! È KO Mike Tyson! Incredibile! Sul ring di Tokyo Buster Douglas protagonista di una delle più clamorose, se non la più clamorosa, sorpresa nella storia del pugilato!
  • Commentare la boxe è molto più difficile, ma commentare il tennis è molto più divertente.
  • Io farei le Olimpiadi per dopati e per non dopati, solo che quelle per "non dopati" andrebbero deserte.
  • Non è vero che il pugilato è pericoloso e fa vittime. Il pugilato è uno sport, è disciplina: specie negli Stati Uniti ha tolto tantissimi ragazzi dalla strada che avrebbero fatto ben presto una brutta fine.
  • Il Natale non si festeggia, si subisce!
  • Natale andrebbe celebrato come le Olimpiadi: ogni 4 anni!
  • Il campione lo manda il Padre Eterno, il buon giocatore si può costruire.
  • Non sempre nel tennis chi fa più punti vince la partita perché non tutti i punti sono uguali.
  • Gli arbitri della boxe hanno due possibilità: essere d'accordo con me o avere torto.
  • Lo sport è come un armadio, e io ho le chiavi!

Maledette classifiche[modifica]

Incipit[modifica]

Questo mio lavoro nasce dal desiderio di unire in un unico prodotto due mie passioni (il tennis e il pugilato) e due esigenze giornalistiche, il racconto e l'opinione. La professione che mi sono scelto mi ha consentito di attraversare da un osservatorio privilegiato molti avvenimenti sportivi e la possibilità, negli anni più fortunati della mia carriera, di poter scegliere quelli più interessanti e di poterli raccontare, molte volte anche con l'aiuto delle immagini e della parola.

Citazioni[modifica]

  • I record si possono costruire e vanno interpretati ma le immagini non possono mentire: quelle che ci mostrano Robinson nelle sue condizioni ottimali ci assicurano che Sugar Ray è stato il miglior interprete del pugilato moderno. (p. 17)
  • Armstrong era un'autentica macchina da pugni che sapeva imporre ai suoi incontri ritmi asfissianti. (p. 18)
  • Louis era meno potente e meno solido di Marciano, meno veloce e soprattutto meno personaggio di Ali, ma è stato a mio parere, il più completo peso massimo in tutta la storia del pugilato. Non aveva una mascella di granito e numerosi pugili sono riusciti a metterlo al tappeto: [...]. (p. 21)
  • Ci sono certamente stati pugili più potenti di Ali (lo stesso Frazier, certamente Foreman, probabilmente Louis) ma nessuno con la sua stessa velocità e con la stessa capacità di entrare e uscire dalla traiettoria dei colpi dei suoi avversari. (p. 22)
  • Sicuramente Ali sarebbe passato alla storia con un'immagine migliore se avesse avuto il coraggio di uscire di scena prima, e se non avesse disputato gli ultimi incontri. Per contro c'è da chiedersi quale sarebbe stata la sua carriera se non fosse stato costretto a interromperla nel momento anagraficamente più importante. (p. 23)
  • Il giudizio è sommario, ingeneroso e riduttivo ma il problema è che Rocky Marciano è stato un mostro di solidità, di coraggio e di resistenza fisica ma le sue qualità tecniche erano modeste, il suo stile approssimativo. In sintesi Marciano affrontava i suoi avversari senza preoccuparsi troppo della difesa. Secondo la descrizione di un giornalista di Boston, Marciano poteva permettersi di incassare due o tre colpi pur di metterne a segno uno che però era spesso definitivo. (p. 28)
  • [Su Archie Moore] Ha stabilito un primato di longevità che tra l'altro non è certo perché non lo è la data della sua nascita. Come molti altri campioni dei mediomassimi non ha saputo resistere alla tentazione di sconfinare, più per ragioni economiche che di prestigio, nella superiore categoria di peso, ma non ha avuto fortuna (anche se nella sfida con Marciano si è preso la soddisfazione di mettere al tappeto il campione). (pp. 32-33)
  • Non ho la pretesa che il mio giudizio su Bruno Arcari, che ritengo il miglior pugile italiano di ogni tempo, sia considerato obiettivo, anche perché non lo è. Senza mettere in dubbio la maggiore importanza storica di Nino Benvenuti e quella popolare di Duilio Loi, c'è da dire che Arcari è l'unico pugile italiano che non sia mai stato battuto. Le due sconfitte che macchiano il suo record sono state determinate da due ferite. (p. 75)
  • [Su Bruno Arcari] La guardia destra gli ha un po' nuociuto sul piano della popolarità. Gli è mancata una grande rivalità nazionale perché Steve Klaus, il manager di Sandro Lopopolo, non ha mai accettato quella sfida. (p. 76)
  • [Su Rod Laver] Tra le molte qualità che gli hanno consentito di essere considerato forse il miglior tennista di ogni epoca penso che la velocità di esecuzione sia stata la più importante. È probabile che essere mancino lo abbia aiutato nel rendere micidiale il suo servizio da sinistra, quasi sempre seguito a rete. (p. 97)
  • Forse Borg è stato il più grande atleta che abbia mai giocato a tennis. Ci sono stati, prima e dopo di lui, molti tennisti che servivano meglio e che potevano giocare la volée con maggiore disinvoltura ed efficacia ma che contro Borg andavano in campo con pochissime probabilità di vittoria. (p. 98)
  • [Su Björn Borg] Praticamente imbattibile sulla terra battuta, Borg ha sorpreso tutti vincendo per cinque anni di fila il torneo di Wimbledon. Ha potuto farlo sfruttando due intelligenti adattamenti tecnici. Il più importante è stato il nuovo modo di usare il rovescio anticipato e tagliato che gli ha permesso di prendere la rete senza perdere equilibrio. Inoltre Borg è diventato devastante a rete perché sull'erba non c'è bisogno di giocare una volèe tradizionale ma è sufficiente mettere la palla oltre la rete per fare il punto. (pp. 98-99)
  • Dal punto di vista stilistico e dell'eleganza, Federer costituisce un modello che spiega perché conti tra gli appassionati il maggior numero di tifosi. (p. 102)
  • Se avessi avuto la possibilità di scegliere un modello e di realizzare il sogno di giocare come lui, non avrei avuto esitazioni: avrei voluto giocare come Ken Rosewall. (p. 104)
  • Agassi ha determinato una rivoluzione nella terminologia ma anche nel modo di interpretare il tennis. Prima di lui i giocatori si dividevano tra attaccanti e regolaristi. Gli attaccanti cercavano la rete e la conclusione al volo, i regolaristi stavano a fondo campo e aspettavano l'errore dell'avversario. Agassi ha inventato un nuovo tipo di giocatore, l'attaccante da fondo campo, sfruttando due grandi qualità, l'anticipo e la capacità di arrivare in equilibrio sulla palla. Riusciva in tal modo a trovare angoli che erano impossibili agli altri giocatori. (pp. 106-107)
  • [Su Jimmy Connors] Il tennista più simile, negli atteggiamenti gladiatori e nella determinazione agonistica, a un pugile. Pur essendo stato sconfitto con scoraggiante con Borg, è andato ogni volta in campo convinto di vincere. (p. 108)
  • [Su Ivan Lendl] Questo campione ha compensato con il rigore e la determinazione quel pizzico di talento in meno che una natura, comunque generosa, gli ha messo a disposizione. (p. 111)
  • Molti tennisti in ogni parte del mondo hanno indossato le magliette con la coroncina di alloro senza sapere che, prima di essere una marca, Fred Perry era stato un campione. (p. 113)
  • Da dilettante Sedgman ha avuto una carriera troppo breve per poter vincere tutto quello che era nelle sue possibilità. Pochi tennisti hanno saputo giocare meglio di lui nei punti più difficili del campo. (p. 113)
  • [Su Stefan Edberg] È stato il più elegante interprete del tennis serve and volley. La sua correttezza e il suo comportamento in campo hanno indotto qualche critico a ritenerlo incapace di lottare. (p. 116)
  • Quando nel 1985, a 17 anni, Becker ha vinto il suo primo Wimbledon, ha praticamente messo fine al fascino e al valore dei tornei juniores. Sostenuto da una struttura fisica superiore alla sua età, Becker è stato capace di sviluppare un gioco offensivo unendo potenza e acrobazia. (p. 117)
  • Sono convinto che nessuno abbia giocato a tennis come Hoad ha fatto nei suoi anni migliori. Purtroppo cronici problemi alla schiena gli hanno accorciato la carriera e gli hanno impedito di vincere ciò che avrebbe potuto. (p. 118)
  • Per scoprire il segreto di Hoad era sufficiente stringergli la mano, e rendersi conto dell'incredibile forza che aveva nel polso. (p. 118)
  • Roy Emerson non avrebbe mai potuto vincere 12 tornei dello Slam, un numero che fino a poco tempo fa gli ha consentito di figurare al primo posto tra i vincitori dei grandi tornei, se non avesse fortuna di essere il primo tennista «dilettante» quando, nel 1968, è nato il tennis Open. (p. 119)
  • Senza voler togliere nulla al valore dei titoli di Emerson, è interessante notare come in cinque occasioni abbia battuto in finale il suo compagno di doppio, Fred Stolle. (p. 120)
  • [Su Tony Trabert] Un grande atleta prestato al tennis ma anche un grande agonista. (p. 121)
  • [Su Manuel Santana] Tecnicamente è stato il primo a giocare, con grande sicurezza e disinvoltura, il lob liftato che oggi viene giocato anche dai terza categoria ma che cinquant'anni fa era una novità. (p. 123)
  • Probabilmente una delle migliori volée di dritto, Patty è passato alla storia per una delle più incredibili sconfitte nella storia del grande tennis. Nel 1958, nel quarto turno del Roland Garros, Patty era in vantaggio per 5 a 0, 40-0 nel quarto set nei confronti del francese Robert Haillet. Ha mancato quattro match point, finendo per perdere per 7-5. (p. 135)
  • Lleyton Hewitt ha sfruttato al meglio, vincendo due prove importanti del Grande Slam, la fase di passaggio dal dominio di Pete Sampras a quello di Roger Federer. Ha compensato con grandi qualità agonistiche e di corsa alcuni limiti tecnici, anche perché la grande tradizione del tennis australiano aveva già iniziato prima di lui un declino nella produzione di campioni e di talenti difficile da spiegare senza uno studio più ampio della società australiana. (p. 135)
  • Pur conoscendo Nicola Pietrangeli da sempre, non gli ho mai chiesto se per caso non rimpiangesse di non aver dato al tennis tutta la sua attenzione e le sue energie. Non gliel'ho chiesto perché conosco la sua risposta. Nicola non avrebbe potuto vivere in un modo diverso, non avrebbe mai rinunciato a una cena, a una festa, a una donna per poter giocare meglio una partita. (p. 137)
  • Mi è capitato più volte di scrivere che se Marat Safin avesse sempre giocato il suo miglior tennis sarebbe stato imbattibile. (p. 139)
  • [Su Vic Seixas] Resistendo alle lusinghe e ai dollari del professionismo Seixas ha rappresentato la continuità del tennis tradizionale. (p. 140)
  • Ted Schroeder è stato probabilmente il più forte dilettante che abbia mai giocato a tennis. Per dilettante intendo un signore che ha sempre svolto un altro lavoro e che utilizzava le sue vacanze per giocare qualche torneo. Curiosamente lo si vedeva solo in Australia, da dove inviava i suoi commenti a una radio americana che gli aveva affidato quell'incarico fin dai tempi in cui non erano molti i giornalisti che seguivano regolarmente il circuito. (p. 141)
  • In tutta la sua carriera von Cramm è sempre stato un modello di eleganza, di stile e di fair play. (p. 142)
  • Senza rifarsi ad Adamo ed Eva si può affermare che il tennis femminile rappresenti una costola importante del movimento tennistico. Prima ancora di conquistare la stessa visibilità nelle presenze televisive, nell'ampiezza dei tabelloni ma soprattutto nella distribuzione dei premi, il tennis delle donne si era conquistato una propria credibilità tecnica e spettacolare in grado di garantire un'adeguata autonomia giornalistica. (p. 147)
  • Suzanne è stata la prima atleta professionista dello sport moderno. L'unica tennista che a Wimbledon abbia solo e sempre giocato sul campo centrale, abbia regolato la presenza in tribuna della Famiglia Reale, sposando due antiche passioni della società britannica, quella per la monarchia e quella per il tennis. (p. 147)
  • Forse Martina ha vinto meno di quanto avrebbe potuto se a fianco di eccezionali qualità atletiche e tennistiche non ci fosse stata una fragilità psicologica che l'ha tormentata negli anni più delicati della sua vita personale. (p. 149)
  • [Su Steffi Graf] Grandissima atleta prima ancora che straordinaria tennista, direi le migliori gambe da tennis, che le consentivano di mantenere il controllo del dritto, il colpo sul quale ha costruito il suo gioco e le sue vittorie. (p. 149)
  • [Su Suzanne Lenglen] Non è esagerato affermare che nessuna abbia dominato il tennis come lei, mi trattiene dal definirla la più grande di ogni tempo la limitata diffusione del tennis nella sua epoca. (p. 149)
  • Compostezza stilistica e impareggiabile capacità di concentrazione hanno trasformato la Evert in una formidabile macchina da tennis. (p. 150)
  • [Su Evonne Goolagong] Talmente gentile ed elegante da dare l'impressione che le dispiacesse, vincendo, procurare un dolore alla sua avversaria. (p. 153)
  • Pochi tennisti, uomini e donne, hanno interpretato il tennis con la varietà e la perfezione stilistica di Hana Mandlikova che, se avesse avuto un carattere più solido e meno emotivo, avrebbe potuto vincere qualche titolo in più dello Slam. (p. 156)

Citazioni su Rino Tommasi[modifica]

  • E giusto per rimpiangere il tempo che fu, spiace che la finale degli Internazionali di Roma di tennis, trasmessa domenica da SkySport, non sia stata commentata da Gianni Clerici e Rino Tommasi, i padri fondatori della moderna telecronaca a due. Le trasmissioni sportive devono molto ai due (i telecronisti di Sky sono tutti figli loro), inopinatamente spariti, e forse Roma avrebbe potuto rappresentare l'occasione per un grazie, per un congedo con l'onore delle armi. (Aldo Grasso)

Note[modifica]

  1. a b Citato in Ubaldo Scanagatta, Meglio star zitti che spararle così!, Ubitennis.com, 20 aprile 2011.
  2. Da Sirola, MacKay e il miracolo di Perth, Ubitennis.com, 16 giugno 2012.
  3. Da Federer: non il più grande, Ubitennis.com, 7 luglio 2009.
  4. Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 92. ISBN 88-8598-826-2
  5. Da Storia del tennis; citato in Alessandro Mastroluca, I migliori anni della nostra vita... e poi?, Ubitennis.com, 25 aprile 2012.
  6. Da Kuerten balla con la palla, La Gazzetta dello Sport, 10 giugno 1997.
  7. Da Una guerra che non si vince, Ubitennis.com, 14 luglio 2009.
  8. Da Federer l'extraterrestre, Gazzetta dello Sport, 14 settembre 2004.
  9. Citato in Pietro Farro, Il tennis è un grattacielo: storie in punta di racchetta, Effepi Libri, 2005, p. 30. ISBN 88-6002-001-8
  10. Da Clerici, 80 anni di tennis, poesia e giornalismo, La Gazzetta dello Sport, 24 luglio 2010.
  11. Da Addio a una promessa, Ubitennis.com, 25 ottobre 2008.
  12. Da Serena è di un'altra categoria, Ubitennis.com, 3 agosto 2012.
  13. Citato in «Schiavone è un osso duro. Può vincere facendo giocar male l'avversaria», IlSole24Ore.com, 4 giugno 2010.
  14. Da Omaggio a Kramer, Ubitennis.com, 13 settembre 2009.
  15. Citato in Pietro Farro, Il tennis è un grattacielo: storie in punta di racchetta, Effepi Libri, 2005, p. 93. ISBN 88-6002-001-8
  16. Da I 50 anni di Mac, Ubitennis.com, 15 febbraio 2009.
  17. Da È lo Slam più moderno, Gazzetta dello Sport, 19 gennaio 2010.
  18. Da Talento batte tattica, Gazzetta dello Sport, 2 luglio 2005.
  19. Da Troppo Federer per Safin, Gazzetta dello Sport, 24 gennaio 2009.
  20. Da Troppo Sampras per il tennis, Gazzetta dello Sport, 8 luglio 1997.
  21. Da Non incanta ma è mostro di solidità, Gazzetta dello Sport, 31 gennaio 2011.
  22. Visibile in I grandi del tennis, DVD n. 9, Gazzetta dello Sport, min. 28:40.
  23. Da Tennis - "Novità a Wimbledon", Mymag.it, 22 febbraio 2007.
  24. Da Con Del Potro la matematica è un'opinione, Ubitennis.com, 10 novembre 2012.
  25. Da Serve davvero l'antidoping?, Ubitennis.com, 7 agosto 2012.
  26. Da Tennis italiano in lutto per Roberto Lombardi, Gazzetta dello Sport, 19 marzo 2010.
  27. Da Roddick il testardo ci riprova, Gazzetta dello Sport, 26 giugno 2010.
  28. Da Tennis - "U.S. Open: Agassi è stato il primo attaccante da fondo", Rinotommasi.com.
  29. Citato in Matteo Cirelli, Il mito di Edberg, Tennis.it, 19 gennaio 2011.
  30. Citato in Pietro Farro, Il tennis è un grattacielo: storie in punta di racchetta, Effepi Libri, 2005, p. 73. ISBN 88-6002-001-8
  31. Da Wozniacki leader solo al computer, Gazzetta dello Sport, 17 gennaio 2011.
  32. Da Roland Garros, lo slam più amato dagli italiani, Ubitennis.com, 25 maggio 2013.
  33. Da L'erba e il numero uno Per Djokovic doppio esame, Gazzetta dello Sport, 20 giugno 2011.

Bibliografia[modifica]

  • Rino Tommasi, Maledette classifiche. Tra boxe e tennis, vita e imprese di 100 campioni, Lìmina, Milano, 2012. ISBN 88-6041-134-1

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