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Aeroplano

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Un aeroplano

Citazioni sull'aeroplano.

Citazioni

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  • AEROMOBILE – Termine usato dagli altoparlanti negli aeroporti italiani, quando l'aereo ritarda. Esprime tecnicità, efficienza, rinnovamento. (Giuseppe Pontiggia)
  • Cadendo da quell'aereo tu salisti in cielo. (Lucio Salis)
  • Da quando esiste l'aereo, neanche i parenti più lontani sono più quelli di una volta. (Helmut Qualtinger)
  • È altamente improbabile che un aeroplano, o una flotta di essi, possa mai affondare una flotta della Marina [Militare] in assetto da battaglia. (Franklin Delano Roosevelt)
  • – È la cosa più bella che abbia mai visto.
    – Già, mi ricorda una grande aquila che dispiega maestosamente le ali.
    – No, non è a una grande aquila che sto pensando, ma a un fragile uomo volante.
    – Sì, su questo ha ragione. Soltanto uno svitato volerebbe in quella specie di trappola. (Avventurieri dell'aria)
  • Gli aerei dei terrestri sono terribili. Un'ora di volo è peggio di un viaggio nello spazio, ma ogni sacrificio è giusto per il nostro progetto. (Distruggete Kong! La Terra è in pericolo!)
  • Il dottor Rudolf von Rudder ci spiega come un aereo riesce a volare: "È una teoria semplice. La faccenda è questa: vedete, i motori spingono il veicolo in avanti e creano una corrente, e questa colpisce il terreno e ritorna verso l'aereo; i motori vanno più veloci e tutto l'apparecchio vibra, quindi, quando c'è sufficiente corrente e un vuoto d'aria si è creato, l'aereo si solleva in cielo. Da qui in poi è un miracolo. Non ho mai capito cosa li tenga su". (Mel Brooks)
  • Io, sono un uomo, tutti mi chiamano 'Joe Temerario' | faccio mille acrobazie con il mio aeroplano | e diecimila volte ho già toccato il cielo. (Ron)
  • L'aereo, ah, l'aereo è invece alluminio lucente, l'aereo è davvero saltare il fosso, | l'aereo è sempre "The Spirit of Saint Louis", "Barone Rosso" | e allora ti prende quella voglia di volare che ti fa gridare in un giorno sfinito, | di quando vedi un jumbo decollare e sembra che s' innalzi all'infinito. (Francesco Guccini)
  • L'aereo è forse l'oggetto più bello che l'uomo ha inventato, io conosco ogni tipo di aereo, quando esce un nuovo modello vado subito a leggere quale velocità può raggiungere, e quale modifica è stata fatta al motore. (Virna Lisi)
  • L'aeroplano, il più bello degli uccelli bianchi, | vola nella distanza sopra un grigiore di nubi. | Ha l'ala di cavalletta. È audace come un'aquila. | E ha gli occhi e il cuore di un uomo. (Maria Pawlikowska-Jasnorzewska)
  • Prendere di notte un aeroplano | volare ed andare lontano | andare senza muovere niente. (Ron)
  • Quando saltano in aria sopra le nuvole, gli aerei cadono giù. All'inizio non se ne accorge nessuno, salvo qualche uomo radar che in qualche torre di controllo lontana vede un puntino di luce impazzire sul monitor. E qualcuno che poi vede l'aereo bucare le nuvole e spegnersi in terra con grande fragore e con tutti i passeggeri con sé. (Andrea Bajani)
  • Salvo incidenti meccanici, tempo turbolento e atti terroristici, affermò Tweedy, un aereo in volo alla velocità del suono può essere l'ultimo rifugio della vita confortevole e delle buone maniere rimasto. (Don DeLillo)
  • Se l'aereo che deve portarvi su un altro continente ha le ali incrostate di alghe, scendete. (Daniele Luttazzi)
  • Sono giocattoli interessanti, ma privi d'interesse militare. (Ferdinand Foch)
  • Ad un tratto, il rombo ritmico di un S 79, poi subito un altro e un altro ancora, ed ecco alla fine tutta la formazione; no, non tutta! Sono soltanto undici e ne erano partiti tredici. I velivoli vengono all'atterraggio uno alla volta, ma il ritmo degli atterraggi e dei giri è diverso da quello delle rituali esercitazioni di addestramento. Ora è più nervoso; qualche velivolo viene all'atterraggio in ritardo, qualche altro atterra in coda a quello che lo precede. Le norme di prudenza, ripetute mille volte alla scuola e dal comandante di addestramento, non vengono più rispettate. Corro incontro al primo velivolo; è quello di Graziani che mi fa segni dal posto di pilotaggio che non riesco a capire. Lo rincorro, mentre si dirige al proprio parcheggio; dal velivolo non ancora fermo Graziani scende precipitosamente e mi investe: «Fa' presto, arrivano dei velivoli con feriti a bordo; fa' venire le autoambulanze e i vigili del fuoco.» Mi precipito al comando con la camionetta del campo e subito l'autoambulanza e il carro dei vigili del fuoco si spostano verso il fondo pista.
  • Faggioni atterra. È il mio momento. «Fammi vedere cosa hai imparato a Gorizia.» Decollo veloce e come lui mi tengo basso per acquistare velocità. In fondo al campo cerco di virare stretto, ma la terra così vicina mi consiglia di restituire i comandi: eppure era così facile vederlo fare a lui! Gli cedo la guida, arrendevole. Forza maestro! Ripete il looping d'ala partendo da rasoterra: una manovra elegante, scorrevole, emozionante. Quando il velivolo, tratto in verticale, arriva in cima alla parabola e si sente che i motori non ce la fanno più a tenerlo su, Faggioni con un tocco leggero come quello di un pianista toglie la manetta al sinistro, affonda lo stesso pedale, e il velivolo fa perno sull'ala puntando poi il muso verso terra. Subito toglie tutti e tre i motori: la velocità aumenta rapidamente; egli aziona il trim a cabrare e tira contemporaneamente il volantino. Con naturale dolcezza il velivolo assume a poco a poco l'assetto orizzontale e passiamo sul limite sfiorando le cime degli eucalipti.
  • I due velivoli di Faggioni e di Spezzaferri si presentano all'orizzonte in sezione ala contro ala: l'S 79 era un velivolo trimotore con eccezionale sensibilità ai comandi: quando un pilota l'aveva preso bene alla mano riusciva a fare pattuglia inserendo la propria ala tra l'ala e la coda del capopattuglia. Questa formazione serrata faceva parte dell'addestramento degli aerosiluranti per la difesa della caccia nemica, come il volo a pelo d'acqua: in tal modo l'assalitore si trovava di fronte più mitragliatrici dorsali anziché una sola e correva il rischio di infilarsi in mare se non interrompeva tempestivamente la picchiata di attacco. La manovra era impressionante le prime volte ma quando si erano vinti i primi timori, si trovava una buona sincronizzazione dei tre motori e si aveva una grande fiducia nel capopattuglia, diventava un'esercitazione divertente. Era necessaria una costante vigilanza sul piede e sulla manetta per mantenere l'esatta distanza dal capopattuglia (il pericolo era di avvicinarsi troppo e mangiargli o farsi mangiare l'estremità alare con l'elica laterale).
  • L'Etna è diverso dalle mie splendide Dolomiti frastagliate e fantastiche, è un grosso cono schiacciato come una grande focaccia sul corno orientale dell'isola con i fianchi che scendono con pendenza regolare: mi tenta un lunga planata quasi senza motore ma veloce, dato l'assetto in cui devo tenere il velivolo; mi metto sopra un largo solco tracciato dalla lava di un'unica eruzione e scendo come in uno slalom entusiasmante.
  • La previsione non era esatta, il velivolo non "piastrellava" perché non c'era il rapporto peso-velocità e perché non aveva il movimento rotatorio della "piastrella". Si era come invischiato nell'acqua con un contraccolpo che ci aveva sbattuti violentemente in avanti, e ora sprofondava. L'acqua passò spumeggiando sul parabrezza; eravamo sommersi, come in un sommergibile; soltanto che non c'era tenuta stagna e tra qualche secondo l'acqua avrebbe invaso tutto. In quegli attimi il pensiero va a Dio e alla mamma. È un pensiero velocissimo, di passata, non so se varrebbe per la salvezza dell'anima. Ma ecco ad un tratto l'acqua rifluire dal parabrezza e torniamo fuori nel sole caldo e amico; il velivolo "delfina" dolcemente alcune volte sulla superficie e poi si ferma come un gabbiamo stanco per il lungo volo. [...] C'era una gara per chi riusciva a volare più basso sull'acqua e sulla terra e bisognava fornire le prove: Faggioni qualche tempo prima era rientrato con una coda bagnata; Pfister gli aveva risposto portando a casa delle spighe di frumento tra gli sportellini del ruotino posteriore. Era evidente che io li avevo battuti tutti e due.
  • Aeroplano, puoi farcela ancora? Ti sto chiedendo molto oggi, e non ho nemmeno controllato i tuoi longheroni e tutto il resto. Posso farcela, se puoi farcela tu, pilota. Le parole mi rintronano nel cervello come se fosse stata la mazza a spingercele. Il mio aeroplano è di nuovo con me! È un momento strano e meraviglioso. Un momento fantastico. Non combatto più da solo, combatto con il mio aeroplano. E lui, nel bel mezzo della battaglia, mi dà ancora una lezione. Fino a che il pilota crede nella sua battaglia, e continua a combattere, il suo aeroplano combatterà con lui. Quando il pilota crede che il suo aeroplano lo abbia abbandonato, o stia per abbandonarlo, allora cominciano i guai. Se non credi nel tuo aeroplano, non sarai mai un pilota.
  • Come l'astronomia senza un telescopio può essere priva d'interesse, così lo è il cielo senza un aeroplano.
  • Con un aeroplano, si può imparare a conoscere il cielo come un vecchio amico, e a sorridere quando lo si vede.
  • Ma ogni volta, ogni singola volta, l'avviamento del motore segna l'inizio del viaggio. Se volete farvi un'idea dell'avventura del volo, aspettate il momento in cui i motori cominciano a girare. In qualunque pagina della storia dell'aviazione, per qualsiasi tipo di aeroplano, in quell'istante c'è un frammento o un grosso blocco di avventura, di epopea e di fascino. Il pilota, nell'abitacolo, prepara se stesso e il suo aeroplano. In tutte le lingue, con un centinaio di termini diversi, viene il momento in cui una parola o un segnale hanno un unico significato: Vai. «Libero!»
  • Mi chiedo se gli aeroplani non ci considerino come noi consideriamo i cani o i gatti: per ogni anno che loro invecchiano, noi invecchiamo di quindici o venti anni.
  • Perché il cielo è l'unico mondo, letteralmente l'unico mondo che ci sia per un aeroplano e per l'uomo che lo conduce.
  • Un aeroplano, specie un vecchio aeroplano, non può avere fretta.
  • L'ultima posizione certa era Abeam Boa, un punto mitico sulla carta una decina di miglia a est di Bologna sulla verticale di piccoli agglomerati di case tutti uguali, poteva essere Budrio o Medicina o San Lazzaro di Savena, sui tetti non ci sono i nomi dei paesi, nessuno ha esaudito il desiderio di Rodčenko per il quale i tetti avrebbero dovuto essere la facciata delle case rivolte verso il cielo, affinché le case offrissero agli aeroplani qualcosa di meglio della monotonia delle tegole; questo accadeva negli anni Trenta, da allora il tetto come facciata non si è realizzato, i tetti sono tutti uguali, uguali i paesi senza nome sui tetti, ed è così che ti sei perso, mentendo all'Ente su un riporto.
  • La corsa di decollo è una metamorfosi, ecco una quantità di metallo che si trasforma in aeroplano per mezzo dell'aria, ogni corsa di decollo è la nascita di un aeroplano, anche questa volta l'avevi sentita così, con lo stupore di ogni metamorfosi; verso la fine della trasformazione e della pista senti che l'aeroplano prorompe, non è più terrestre, troppi sobbalzi, troppe imbardate di qua e di là, a terra non lo tieni più, meglio volare che correre così, aspetti solo che diventi definitivamente un aeroplano, vorresti che lo fosse già, a quel punto talvolta viene su da solo, e appena viene su s'acquieta, altre volte basta una leggera, leggerissima chiamata con il volantino.
  • Non c'è un momento preciso né un giorno fissato, non ti sarà preannunciato da alcun segno esteriore, nulla nei comportamenti e nel paesaggio sarà diverso dall'abituale, il sole a filo della pista, la pista che finisce nel mare, niente comunque ti farà presagire che è giunto il momento, per te, di trovarti su un aeroplano senza passeggeri, senza piloti, senz'altri che non sia tu stesso, come nel peggiore dei sogni. Puoi parlare ad alta voce, non v'è divieto, puoi cantare o sudare, non v'è chi se ne accorga, puoi girarti verso destra e guardare al posto vuoto dove abitualmente siede il tuo maestro, considerare quel vuoto come la più sconsolata rappresentazione del vuoto assoluto, la più struggente sensazione d'abbandono. Puoi tirare indietro le manette, fermare l'elica, aprire il portello, sganciare le cinture e scendere sollevando le braccia: qualcuno venga a prendere l'aeroplano che stai lasciando lì, allineato all'inizio della pista per il tuo primo decollo da solo. Una decisione di grande saggezza, una decisione onorevole. Ma con quale coraggio?

Voci correlate

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