Bernard Guetta
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Bernard Guetta, (1951 – vivente), giornalista francese.
Citazioni di Bernard Guetta
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Non ci sono più differenze con la nuova estrema destra. Nell'ultimo giorno del loro congresso, il 5 ottobre a Birmingham, i conservatori britannici si sono completamente allineati alle formazioni xenofobe ed euroscettiche che si stanno affermando in tutta Europa.[1]
- Donald Trump è più che mai un motivo di imbarazzo per la maggioranza repubblicana al congresso, che teoricamente dovrebbe essere dalla sua parte. I deputati repubblicani non sanno cosa scegliere tra il pericolo di restargli fedeli e il pericolo di lasciarlo cadere, con conseguenze negative per il loro partito e per i loro seggi. A Washington cresce la paralisi politica, tanto più grave se consideriamo che alla Casa Bianca i collaboratori più stretti del presidente sono sbalorditi davanti alla sua incapacità di tenere conto dei loro avvertimenti. Trump appare come un megalomane irresponsabile, sordo e cieco a ogni campanello d’allarme. Diciamolo, un folle occupa lo studio ovale, e questo eclissa di fatto la prima potenza economica e militare del mondo, quegli Stati Uniti dai quali gli alleati europei, mediorientali, asiatici e latinoamericani prendono le distanze così come i repubblicani, perplessi, prendono le distanze da Trump.[2]
- [...] in Arabia Saudita la corruzione è un'industria nazionale in cui la famiglia reale è la principale azionista mentre ministri e alti funzionari sono i piccoli proprietari.[3]
- Il putinismo non durerà perché non include nessuna di quelle false promesse che all'epoca [sovietica] avevano saputo sedurre centinaia di milioni di persone nel mondo. Questo regime, un semplice aggregato di criminalità e saccheggio, non è altro che uno di quegli istanti di caos che fanno seguito a qualsiasi rivoluzione. Non è altro che un'atroce virgola della Storia da cui la Russia uscirà presto, perché nessuno è immortale e, precipitando il suo Paese in un'avventura senza via d'uscita, quell'uomo ha accelerato la sua stessa fine.[4]
Tradotto da Anna Bissanti, Espresso.Repubblica.it, 14 ottobre 2016.
- Sotto il suo governo in Russia sono scomparse le libertà di espressione e di associazione sbocciate ai tempi di Gorbaciov. Vladimir Putin ha fatto del suo paese una "democratura", una dittatura con le parvenze e perfino i fronzoli elettorali della democrazia, ma che bombarda a tappeto con i suoi aerei – non con quelli di Bashar al-Assad – perfino gli ospedali di Aleppo. Annulla il suo incontro con François Hollande e crea nel proprio paese un clima di guerra. Tutti sanno queste cose. Nessuno osa confutarle. Nonostante tutto, però, Putin piace. Perché? È una questione di immagine: questa attrazione politica ha prima di ogni altra cosa una dimensione fisica. Vladimir Putin non è James Dean né Marcello Mastroianni: le sue fattezze e i suoi lineamenti sono del tutto ordinari, eppure quest'uomo asciutto e muscoloso sprigiona un'impressione di forza bruta che egli sa usare in modo quasi scenico. Quando si fa riprendere a torso nudo, sempre a torso nudo, mentre cavalca stalloni o lotta da solo contro animali selvaggi, non fa perdere la testa soltanto agli appassionati di pornografia omosessuale. In Russia come in Occidente questa sublimazione della virilità serve a metterlo in netta contrapposizione con gli altri dirigenti del mondo, europei e americani in primis, perché bisogna ammettere che la qualità principale di Angela Merkel non è essere un'amazzone, così come François Hollande non è proprio Superman. E sebbene Barack Obama abbia sicuramente classe, ha più l'aspetto di un professore universitario che quello di un campione di lotta libera.
- Gli occidentali si credono con le spalle al muro, in guerra aperta con l'Islam, in conflitto strisciante con Africa e Asia. Il più delle volte inconsapevolmente, in qualche caso consapevolmente, gli occidentali hanno dunque voglia di un vero capo, di qualcuno che li guidi in battaglia, di un generale che non biascichi le parole e non sia smidollato, ed è in questo ruolo che Vladimir Putin si offre loro, inebriando le nuove estreme destre e seducendo al di là di esse. In virtù di uno straordinario paradosso storico, Mosca diventa la Mecca delle destre nazionaliste dopo essere stata la Mecca del Comunismo, e il presidente russo, le sue delegazioni, i suoi deputati e la sua televisione coltivano una connivenza attiva con queste forze riemerse dal periodo prebellico fascista. Come i partiti comunisti di ieri, le nuove estreme destre sono diventate gli intermediari del Cremlino in territorio occidentale, e questa offensiva ideologica centra il bersaglio, riscuote successo perché il terreno le è favorevole.
- A eccezione dell'Italia – e si dovrebbe rendere onore all'Italia – l'Europa non ne vuol più sapere di barconi interi carichi di famiglie in fuga dal Daesh e da Bashar al-Assad che naufragano nel Mediterraneo.
- Nelle democrazie occidentali il rispetto delle libertà e della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo sta compiendo drammatici passi indietro e dunque non c'è da stupirsi se la democratura di Vladimir Putin non sconvolge più tante persone, proprio come il sostegno militare che egli assicura al macellaio di Damasco aiutandolo a far fuori il suo stesso popolo.
Note
[modifica]- ↑ Tradotto da Andrea Sparacino, La premier britannica apre le porte al populismo, Internazionale.it, 6 ottobre 2016.
- ↑ Tradotto da Andrea Sparacino, Il presidente che imbarazza la Casa Bianca, Internazionale.it, 19 maggio 2017.
- ↑ Da Il principe ereditario saudita cerca di frenare l’egemonia iraniana, Internazionale.it, 7 novembre 2017.
- ↑ Da La Russia sana di domani, Repubblica.it, 11 aprile 2023, traduzione di Anna Bissanti.
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