Bettino Ricasoli
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Bettino Ricasoli, soprannominato il Barone di ferro (1809 – 1880), politico italiano.
Citazioni di Bettino Ricasoli
[modifica]- Prima condizione di un governo libero nei casi di disordine è la repressione, non la prevenzione. (da Atti del Parl. Ital., sessione 1861, Discussioni della Camera dei deputati, pag. 1380)
- Siamo onesti: non chiedo altro. (citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 446)
Citazioni su Bettino Ricasoli
[modifica]- Aveva domato il corpo come un anacoreta, tanto da disporne a sua volontà. Ridotti al minimo i suoi bisogni, non pativa né fame, né freddo, né sonno, e credeva che così potessero far tutti. Ad un suo segretario che dopo aver lavorato con lui dodici ore continue, chiedeva di ristorarsi, fece portare un bicchier d'acqua. Quando cominciò ad ammalarsi di cuore, domandato se aveva sofferenze: No, rispose, soltanto ora mi accorgo di avere il corpo. (Marco Tabarrini)
- Bettino Ricasoli era l'uomo delle grandi occasioni. Nel Parlamento al quale sempre appartenne deputato per Firenze, la sua parola severa, sobria e solenne risuonò rade volte, o per sostenere un grande principio o per iscongiurare un grave pericolo. (Gaspare Finali)
- Il barone Bettino Ricasoli, poco noto fuori di Toscana quando nel 1859 fu assunto a capo del Governo provvisorio del paese, diventò per la fermezza del carattere e l'altezza dei propositi in quel tempo e in quell'ufficio dimostrate uno degli uomini, ai quali si rivolse con maggior fiducia la Nazione. (Gaspare Finali)
- La figura del fiero Barone è nel risorgimento italiano una delle più elevate e delle più simpatiche. (Giuseppe Gadda)
- La morte del Cavour portò nella camera dei deputati conseguenze imprevedute. I migliori uomini della destra, che lo aveano seguito con fiducia, quasi avessero riconosciuta in lui una incontestata superiorità, non furono concordi verso il [successore] Ricasoli: ciascuno si stimava poco meno che suo pari, ed aspirava a scalzarlo. (Gaetano Arangio-Ruiz (1857-1936))
- Morto Cavour, fu chiamato a succedergli a capo del governo d'Italia Bettino Ricasoli, di grande famiglia toscana.
Saliva così alle responsabilità di governo la più bella tradizione di aristocrazia intellettuale, di classe dirigente conscia che il potere è onere e dovere, responsabilità di fronte a Dio e agli uomini; e un degno rappresentante della corrente di pensiero, di preoccupazioni culturali, di esaltazione dell'intelligenza, che la Toscana – la terra di Dante, la culla del Rinascimento artistico e letterario, e, con Galileo, del Rinascimento scientifico – alimentava da secoli. (Arturo Carlo Jemolo)
- Nel 4 aprile 1867, Ricasoli, dopo un voto di fiducia della Camera, avuto da una grandissima maggioranza, annunziò di aver dato le sue dimissioni, senza che vi fosse un fatto parlamentare qualsiasi che lo avesse spinto a tanta grave decisione. Si disse, a spiegazione di quella decisione di Ricasoli, come egli fosse malveduto e minato a Corte. Non piaceva la sua austerità e franchezza, né egli si trovava spesso di accordo con Vittorio Emanuele in molte quistioni, specialmente di politica estera. (Vincenzo Riccio)
- Ricasoli era un moralista che aveva fede in valori troppo elevati per l'aspro mondo della politica. (Denis Mack Smith)
- Se dovessimo esprimere in pochi tratti il nostro giudizio sopra quest'uomo illustre, diremmo, che come gentiluomo, egli era uno di quei tipi di onestà generosa e di fierezza signorile, che ora scompaiono nel mare magno della democrazia; e che, come uomo di Stato, le qualità che mancavano a lui possono trovarsi in molti, ma quelle che gli erano proprie, non le ha nessuno. Auguriamo di gran cuore alla nostra Patria che non vengano giorni nei quali s'abbia a dire: Perché non c'è più il barone Ricasoli! (Marco Tabarrini)
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