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Elezioni presidenziali in Russia del 2000

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Il presidente uscente Boris El'cin si congratula con Vladimir Putin per la sua vittoria elettorale, 27 marzo 2000.

Citazioni sulle elezioni presidenziali in Russia del 2000.

Citazioni

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  • Come mi spiegò Berezovskij anni dopo, l'immagine bellicosa di Putin era stata attivamente promossa dai direttori della sua campagna nel 1999. Era perfettamente in sintonia con la maggioranza dei russi. L'orgoglio nazionale ferito nel periodo immediatamente successivo alla guerra fredda, il desiderio di un «uomo forte» che portasse ordine e stabilità, l'ira per la disparità tra i pochi superricchi e le masse impoverite: erano tutti motivi per cui quell'uomo ascetico, introverso, duro come l'acciaio, il proletario che combatte e vince contro ogni previsione, fu accolto calorosamente dal popolo russo. Putin era l'uomo che ci voleva per liberarsi di tutte le frustrazioni di cui soffriva il Paese. (Aleksandr Goldfarb)
  • Nel 1999, quando Vladimir Putin salì al potere, molti lo trovarono fantastico: era giovane, a differenza di Eltsin non beveva e sembrava dire tutte le cose giuste. Questo non fece che consolidare la speranza che, finalmente, tutto sarebbe andato a posto. Tale narrazione mi irritava davvero tanto. Non mi piaceva affatto l'idea di Putin come «successore»: io volevo un'autentica elezione presidenziale, con candidati in competizione tra loro. Se Putin fosse stato un comunista che aveva fatto campagna elettorale e aveva vinto onestamente, mi sarei arrabbiato molto ma avrei accettato il risultato. Invece, Putin era stato imposto alla Russia per ricompensarlo della sua fedeltà e disponibilità a fornire immunità legale all'ex presidente e alla sua famiglia. (Aleksej Naval'nyj)
  • Non ci sono vere elezioni nel nostro Paese da molti anni – l'ultima volta che si è svolto qualcosa di simile a una competizione elettorale è stato negli anni 1999-2000 (non è la mia opinione, sono le conclusioni degli osservatori dell'Osce). Tutto ciò che è seguito è stato solo la preparazione per la "legittimazione" formale del regime con vari gradi di validazione esterna. (Vladimir Kara-Murza)
  • Quando Putin è arrivato al potere, i cittadini russi si sono semplicemente accontentati che non fosse né anziano, né alcolista. Le aspettative erano molto basse. Inoltre, non bisogna dimenticare che la propaganda putiniana investe risorse illimitate al fine di apoliticizzare la maggioranza della popolazione. Le votazioni e le elezioni in Russia si sono trasformate in una specie di rituale in cui si pone una crocetta, ma la realtà è che elezioni libere nel mio Paese non esistono più da molto tempo. (Elena Kostjučenko)
  • Il mio avversario n.1 è Putin e Zjuganov [...]. I due sono molto vicini, per lo meno io non vedo una qualche particolare differenza nelle loro politiche.
  • [«Ma lei pensa veramente di poter vincere?»] Le posso dire solo questo. Guardate come ci temono, come si sono spaventati di noi. Guardate cosa succede ogni sera alla tv: fiumi di menzogne contro di noi. Sì, io credo che se saremo in tanti potremo farci prendere in considerazione. E siccome questa volta tantissimi elettori di Zjuganov voteranno per Putin, noi abbiamo tutte le possibilità di lottare con lui al secondo turno.
  • Questa non è l'Urss, potete curiosare dove volete. Ma qui arrivano turisti politici. Gli osservatori occidentali dopo le 6 di sera andranno a bere birra. Secondo loro, se nei seggi non ci sono soldati con Kalashnikov puntati, è tutto in regola.
  • Vladimir Putin è oggi una specie di cavallo di Troia attraverso cui entreranno nel Cremlino tutti quanti, nazionalisti e comunisti di tutte le sfumature. Basta dare uno sguardo alla struttura dei fiduciari di questo candidato, allo stile con cui sta conducendo la campagna e su come si lasciano utilizzare i mass media. Io non ho nulla di personale contro il presidente facente funzioni. Semplicemente non approvo la politica che sta conducendo, una miscela fra Brezhnev e Andropov. Mentre si raccontano un sacco di fandonie, tutti a poco a poco vengono intimiditi: è questa politica che considero molto pericolosa per l'elettorato e per tutti.
  • Coloro che hanno tramato per un ritorno dell'autocrazia, spingendo sulla scena questa specie di Pinochet russo, sono riusciti nel loro intento.
  • La manovra con cui Putin è stato messo sulla poltrona presidenziale [...] era perfetta. Se infatti Eltsin non si fosse dimesso, e le elezioni avessero avuto luogo come previsto a giugno, non so proprio come sarebbero finite. La guerra rischia infatti di mettersi molto male per il nostro esercito. Ai tempi in cui Tolstoj combatteva anche lui da quelle parti, i vecchi capi ceceni dicevano: "Quando sugli alberi le foglie arrivano ad avere la grandezza d' un soldo, la vita del soldato russo non vale più di due soldi". Intendendo che la primavera favorisce la tattica della guerriglia, rende più facili gli agguati e le incursioni dietro le linee russe. Così, da marzo a giugno, le nostre perdite avrebbero potuto essere tanto pesanti da rendere assai più problematica la vittoria del signor Putin...
  • Un presidente si elegge perché gli elettori pensano che possa rispondere a varie aspettative, politiche, economiche, sociali. Mentre Putin verrà eletto soltanto perché ha promesso di sbaragliare i ceceni. Qui sta il consenso dei russi attorno al suo nome. E più il nostro esercito impiega contro piccoli villaggi, contro gruppi di guerriglieri, armi da grande guerra campale, missili o bombe dagli effetti disastrosi, più cresce il consenso. Per non parlare poi delle tre tappe che hanno portato Putin alle soglie della presidenza: prima i misteriosi attentati terroristici con centinaia di morti, quindi la guerra, infine le dimissioni di Eltsin. Ebbene, chi può credere che dietro a tutto questo non ci siano dei burattinai?
  • Lei parla di candidarsi alla presidenza come se si trattasse di lavarsi i denti. In realtà, nel paese è in corso una guerra che supererà per dimensioni la campagna cecena del '94-96. Sarebbe più logico che mi chiedesse se intendo diventare comandante di campo.
  • Per partecipare alle elezioni, c'è bisogno innanzitutto che queste elezioni si tengano, mentre a me pare che siano in dubbio.
  • Quando scoppiano interi palazzi e la potenza dello scoppio raggiunge 5-600 chili di tritolo e centinaia di persone muoiono, e migliaia vengono ferite, e milioni subiscono traumi psicologici; quando c'è il terrore di massa, con la gente tesa e angosciata, e in una regione come il Caucaso, dove le teste calde abbondano, si svolgono operazioni militari su vasta scala, in questa situazione le scadenze elettorali, sia politiche che presidenziali, vanno messe sotto un grosso punto interrogativo.
  • Zhirinovskij non sarà mai presidente, perché è un protettore politico di banditi. Javlinskij è un uomo molto intelligente, sa da dieci anni di che cosa ha bisogno la Russia, ma non lo dice a nessuno. Zjuganov sta perdendo i voti avuti nel '96. Luzhkov può essere eletto a Mosca, ma non nel paese, perché Mosca ha derubato tutto il paese.
  • Io vivo da molti anni in Russia e ormai non temo più niente. Semplicemente trovo folle votare per una persona che non si sa cosa voglia fare della Russia. Penso che bisognerebbe scegliere il proprio futuro in modo cosciente.
  • La destra ha commesso molti errori. Non possiamo considerare Javlinskij come il candidato della destra. I nostri elettori ormai lo sanno. Qualunque cosa faccia, qualsiasi somma investa nella campagna elettorale, il suo risultato sarà sempre intorno al 5-7 per cento. Piuttosto avremmo noi dovuto trovare un candidato comune, come per esempio Cjubais. Sì, lo so, a prima vista la scelta sembra esotica. Ma io sono stato eletto a Nizhnij Novgorod, so come la pensa la gente nel paese. E posso dire che all'inizio davanti a una proposta del genere i leader politici ed economici provano una certa sorpresa, ma poi ammettono che è ragionevole. Ma noi non abbiamo avuto la forza di promuovere un nostro candidato e questo ha in un certo senso pre definito l'esito delle elezioni.
  • Niente è chiaro sul programma di Putin e ancor meno si sa dei quadri dirigenti, la squadra che vuol mettere in piedi. Io vedo davanti al nuovo presidente troppe biforcazioni per poter stabilire quale direzione prenderà. Da un lato vedo che su di lui si sono fatte più pesanti le pressioni degli "oligarchi". Dall'altro c'è un gruppo di economisti liberali nell'attesa. Quindi la scelta è: o il capitalismo banditesco, coperto di una retorica patriottica, o, nonostante tutto, il mercato europeo.

Voci correlate

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