I grandi magazzini

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I grandi magazzini

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Assia Noris e Vittorio De Sica nel film

Titolo originale

I grandi magazzini

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1939
Genere commedia, sentimentale
Regia Mario Camerini
Soggetto Mario Camerini, Ivo Perilli
Sceneggiatura Mario Camerini, Ivo Perilli, Mario Pannunzio, Renato Castellani
Produttore Giuseppe Amato
Interpreti e personaggi

I grandi magazzini, film italiano del 1939 con Vittorio De Sica e Assia Noris, regia di Mario Camerini.

Frasi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Signorina Lauretta, non vi commuove la mia costanza? (Bruno)
  • Un grande amore si alimenta di piccoli sacrifici. (Bruno)
  • Sai, quando ho saputo che... che dovevo avere un bambino, tu non puoi capire... mi son sentito più grande, più alto. Mi son sentito un personaggio importante, come se tutti si voltassero a guardarmi. (Maurizio)

Citazioni su I grandi magazzini[modifica]

  • Camerini adotta ritmi e situazioni della commedia degli equivoci per tracciare uno spaccato della piccola borghesia italiana, con una punta di sentimentalismo e una di perfidia. Gli italiani vi si riconobbero e ne decretarono il successo. (Il Mereghetti)
  • I film di Camerini sono impeccabili, sempre. [...] Le sue sceneggiature non fanno una grinza; tutto scorre via limpido e chiaro e la vicenda convince come se la avessimo vissuta noi stessi [...]. Oseremmo [...] dire che se Camerini sbaglia, sbaglia proprio quando, [lui] il regista "in punta di piedi", [...] poggia in terra tutto il piede, con tutta la forza del corpo. [...] Quel Glori-Scarpia è bravo, ma forse stona nel "colore" del film. E non è colpa di Glori, ben inteso, ma di quell'istante di mano un po' troppo pesa. (Paola Ojetti)
  • Il quoziente di realtà è più ridotto che in Gli uomini, che mascalzoni... (1932), ma sulla scorta di una sceneggiatura perfettamente oliata cui contribuirono anche il giovane Renato Castellani e Mario Pannunzio, M. Camerini mette a punto la sua provetta ingegneria della commedia. (il Morandini)
  • Non siamo in molti a pensarlo, ma Grandi magazzini mi sembra, per ragioni opposte a quelle degli Uomini che mascalzoni..., un film di prim'ordine. Qui Camerini si muove in un contesto soffocante e artificioso, il grande emporio metropolitano. Anche la "storia" è debitamente falsa, troppo maligno il villain, troppo rassicurante il lieto fine. Da questi presupposti lacrimevoli, Camerini muove alla ricerca di una dimensione in cui riconoscersi, e la trova nell'affaccendarsi delle commesse, nelle schermaglie di spogliatoio, negli amari litigi coniugali e nei rosei e un po' stupidi idilli. Davanti alla sua camera instancabile, le riposte, quasi sepolte inezie del vivere quotidiano tornano agli onori del diario, od ai rossori della confidenza. (Francesco Savio)

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