Il compagno don Camillo

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Il compagno don Camillo

Immagine DonCamillo Breviario.jpg.
Titolo originale

Il compagno don Camillo

Lingua originale italiano e inglese
Paese Francia, Germania, Italia
Anno 1966
Genere commedia
Regia Luigi Comencini
Sceneggiatura Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi
Interpreti e personaggi
Note

Il compagno don Camillo, film italiano del 1965 con Gino Cervi e Fernandel, regia di Luigi Comencini.

Incipit[modifica]

C'era una volta un paesino chiamato Brescello. Vi raccontiamo ancora questa favola sempre uguale e sempre diversa, perché sempre diversi ma sempre uguali sono il parroco Don Camillo e il sindaco Peppone, i fieri capi delle due opposte fazioni. Brescello visto da destra è il paese di Don Camillo, visto da sinistra è il paese di Peppone, visto dall'alto è un paese dove gli avversari si battono duramente, ma senza diventare nemici, e la voce della coscienza ha sempre l'ultima parola. (Voce narrante)

Frasi[modifica]

  • Signor Sindaco, questo gemellaggio può solo proporlo con un particolare referendum democratico perché la cittadinanza possa dire se vuole essere gemellata con un nido infetto di vipere rosse! (Don Camillo) [Rivolto a Peppone durante la convocazione del popolo al municipio]
  • Se hanno creduto a Carlo Marx, qualunque balla gli racconti andrà bene! (Don Camillo) [mentre ricatta Peppone quando questi gli dice che non sa cosa dire ai suoi compagni per giustificare la presenza di don Camillo nel viaggio in Russia]
  • Come vedete reverendo il falsario siete voi, vedete, ci avete spacciato per fuggiaschi russi certo Coretti Adolfo di Busto Arsizio e Andreini Giuliana di Carate Brianza. (Peppone) [Rivolto a don Camillo dopo aver scoperto l'identità dei sedicenti fuggiaschi russi]
  • ... Ah, t'ho capito, te compagno non vuoi mica fare il gemelaggio, vuoi fare due gemelli. (Don Camillo) [A Scamoggia che tenta di convincere Nadia per farsi aprire ed entrare nella sua stanza, vanificando così il tentativo del giovane]
  • Compagno, chi ha avuto venti milioni di caduti in guerra non può preoccuparsi dei cinquanta o centomila morti che il nemico gli ha lasciato in casa. (Don Camillo) [Al Brusco dopo che hanno trovato il luogo in cui è stato sepolto il fratello morto in guerra di quest'ultimo]
  • È piena di grano, e il grano è il pane degli uomini, e il pane sono io! [...] Quando vengono a prendere il grano sono obbligati a pensar a me anche quelli che non c'entravano mai qui dentro, neanche prima. E mi parlano pur restando muti, perché questa è la chiesa del silenzio. (Gesù)

Dialoghi[modifica]

  • [Dopo aver ripetutamente e invano tentato di riparare il trattore sovietico] Peppone: Ho provato a smontarlo pezzo per pezzo e a rimontarlo di nuovo, ma proprio non vuol saperne di partire.
    Don Camillo: Sei te il meccanico. Io faccio il curato.
    Peppone: Ecco appunto! Beneditelo!
    Don Camillo: Che cosa? Benedire quell’arnese? Io? Perché?
    Peppone: Perché deve avere nella pancia tutte le maledizioni del creato!
    Don Camillo: Non benedirei un trattore sovietico neanche se fosse in agonia.
    Peppone: Senta reverendo. Io adesso provo a rimetterlo in moto. Voi beneditelo, oppure benedite il pavimento, benedite... la porta, benedite me stesso, benedite... un accidente che vi spacchi... ma benedite qualche cosa se no mi viene un infarto!
  • [Lo Smilzo corre in comune in bicicletta per parlare con Peppone per un problema riguardo alle firme del gemellaggio]
    Smilzo: Capo! Capo!
    Peppone: ah, la prima raccolta di firme.
    Smilzo: Sì, ma non firmano.
    Peppone: Come non firmano?.
    Smilzo: Non si voglion gemellare.
    Peppone: Come non si vogliono gemellare? Cosa dici?
    Smilzo: Guardate qui. In tutta la mattinata 50 firme su 300, compresa quelle mia madre e di mia moglie... se no li pigliavo a legnate.
    Peppone: E il Bigio?
    Smilzo: Il Bigio? Idem con patate. Salvo che lui non ha nemmeno quella della moglie. L'ha preso a legnate lei. Ecco.
    Peppone: Ma perché non firmano? Porca miseria! Ma cosa dicono?
    Smilzo: Niente. Mi sbattono la porta in faccia. Capo, capo qui sotto c'è un mistero.
  • [Peppone intima a don Camillo di mostrare i due sedicenti fuggiaschi russi]
    Don Camillo: Ma a titolo di pura curiosità, cosa intendete fare di loro?
    Peppone: Portarli all'ambasciata russa per restituirli ai loro legittimi proprietari.
    Don Camillo: Ogni essere umano ha un solo e unico proprietario, se stesso.
    Peppone: Ma così...
    [Si arresta dubbioso]
    [...]
    [Di fronte ai fuggiaschi che rifiutano di tornare in Russia definendola un inferno]
    Peppone: Ma vergognatevi, la Russia non è un inferno, ma dico, la Russia è la vostra grande patria, ma come, dovete sentirvi orgogliosi di appartenere a questo faro di civiltà che illumina, che guida, che... eh? [Don Camillo gli intima di non fare comizi in canonica]
    [...]
    Peppone: [Ora disponibile a favorire la fuga dei fuggiaschi, respingendo i loro ringraziamenti]...Soprattutto non vi azzardate a raccontarmi un'altra delle vostre stramaledette calunnie sulla vostra Russia, io voglio continuare a credere alla mia!
  • Don Camillo: Non mi dite niente, Signore? [Dopo aver illustrato a Gesù i preparativi per il viaggio in Russia sotto le mentite spoglie di compagno Camillo Tarocci]
    Gesù: Che vuoi che ti dica? Buon viaggio compagno don Camillo.
  • Don Camillo: Avevi paura che perdessi il treno, capo?
    Peppone: No, ci speravo.
    Don Camillo: Eh, inutilmente.
    Peppone: Ma come vi siete conciato? Ma se sembrate sempre un prete!
    Don Camillo: Da compagno, compagno.
    Peppone: Ma piantala di fare il buffone, non viaggiamo soli.
    [...]
    Peppone: Ah, Scamoggia ti presento don... Donizetti, il compagno Gaetano Donizetti.
    Don Camillo: Donizetti, sì Leoncavallo, mi chiamo Tarocci.
    Peppone: Acc... eh... Io per i nomi proprio...
  • [In treno]
    Scamoggia: È vero, il prete ti frega e ti fregherà sempre.
    Peppone: Oh, deve ancora nascere il prete che fregherà me.
    Don Camillo (alias Tarocci): E il prete che ti ha battezzato?
    Peppone: Oh grazie, avevo un giorno.
    Don Camillo: E quello che ti ha sposato?
    Peppone: Eh?...
    Scamoggia: Ah, lascia perdere capo, guarda che Tarocci ha ragione, non c'è niente da fare... Tarocci mi piaci perché sei un mangiapreti quasi come me, bravo!
    [...]
    Scamoggia: Cosa leggi di bello, compagno?
    Don Camillo: Il mio breviario.
    Scamoggia: Eh? E che ti vuoi fare prete? [Don Camillo risponde mostrando la sovracopertina con il titolo "Pensieri di Lenin" apposta sul proprio breviario]
  • Don Camillo: Compagno, non ti chini a baciare il suolo sacro? [All'arrivo in Russia]
    Peppone: Ve ne ficco una manciata in quella maledetta bocca!
  • Peppone: ...Quindi, a questo punto, chiedo formalmente, a nome della missione italiana, perché siano stati tolti dalle pareti i ritratti di Nikita Serghiej Chruščëv! Traduca. [A Nadia che traduce al funzionario capo]
    Funzionario capo: [Risponde in russo]
    Nadia: Per spolverarli.
  • [Il giorno seguente vedendo appesi i ritratti di Aleksej Nikolaevič Kosygin]
    Don Camillo: Per me, se volete sapere la mia opinione spassionata, in confronto a questo, Stalin era un bignè.
    [...]
    Brusco: Eh eh, cala la cortina di ferro un'altra volta come ai bei tempi.
    Scamoggia: Solo che adesso ci siamo dentro anche noi.
  • [Dopo aver sentito, da un finestra, una mamma cullare il proprio bebè]
    Don Camillo: Eh, ti dirò, che di fronte a certe cose, Peppone, io comincio a capire perfino il tuo gemellaggio.
    Peppone: Bravo compagno fai progressi.
    Don Camillo: No, solamente mi sono accorto che il padrone di casa, anche qui, è sempre lo stesso.
    Peppone: Sì, sì però da qui è stato sfratato eh, dunque...
    Don Camillo: Dal pian terreno, ma a slogiarlo dai piani superiori non ce l'hanno fatta.
  • Peppone: Libertà di culto!
    Don Camillo: Così da qui uno che vuole andare alla messa si deve fare diciotto chilometri a piedi!
    Peppone: Libertà di culto con l'obbligo di fare un po' di sport.
  • [Don Camillo e Brusco cercando la tomba del fratello di quest'ultimo, scoprono che al suo posto vi è un campo di grano]
    Brusco: Ma perché hanno fatto questo?!? Hanno diciotto milioni di chilometri quadrati di terra, e proprio di questo pezzettino qui avevano bisogno per seminarci il grano?!?!
    Don Camillo: Compagno, chi ha avuto venti milioni di caduti in guerra non può preoccuparsi dei cinquanta o centomila morti che il nemico gli ha lasciato in casa.
    Brusco: Ma questo non posso mica andarglielo a raccontare a mia madre!
    Don Camillo: E non dirglielo... lascia che pensi alla croce di legno della fotografia. Dille che hai acceso il lumino sulla tomba di tuo fratello. E seminando il grano di questa spiga, sarà un po' come tenessi in vita lui.
  • Don Camillo: Ma cos'ha? [Vedendo Peppone soccorso da i compagni]
    Brusco: Ha vinto la gara della vodka.
    Don Camillo: Oh, m'ero scordato.
    [...]
    Don Camillo: Peppone, guardami, rispondimi sono io don... Donizetti.
    Peppone: C'at vègna un cancher.
    Don Camillo: Ah, m'ha riconosciuto, buon segno.
  • [Al commiato ricevendo i saluti del compagno Ivan tradotti da Nadia]
    Nadia: Potremo mai ricambiare? No, noi lo speriamo ma non è previsto e nemmeno programmato, e quindi non ci vedremo mai più. [Nadia inserisce chiaramente un messaggio rivolto al solo Scamoggia, il quale, sorprendendola, dopo essere salito sull'aereo scende e decide di restare]
    Don Camillo: ...Comunque è una bella prova d'amore.
    Peppone: Quale?
    Don Camillo: Ma restare qui, chissà per quanto, sperduto in questo paese di selvaggi.
    Peppone: Al solito, parole indegne, parole sporche di un reazionario che negherebbe anche la luce del sole.
    Don Camillo: Ma sono parole tue, le hai pronunciate solennemente in punto di morte: tenetemi la manina reverendo, giuratemi che mi farete partire.
    Peppone: Ooh, ero ubriaco, non potete dar credito ai vaneggiamenti di un ubriaco che non hanno nulla a che vedere con i miei veri sentimenti, ah. [Ma subito si impaurisce quando gli viene chiesto di scendere e vede un'ambulanza pronta per lui]
  • Medico: Compagno Buottazzi, partito molto preoccupato tua salute, offre te sue attrezzature cliniche, non vuoglio responsabilità, io.
    Peppone: No, grazie, io sto benissimo, creda... Veramente...
    Medico: No, qui dice che no.
    Peppone: Come dice no?
    Medico: No, questa tua firma? [Mostrando un documento che era stato firmato da Peppone mentre era ubriaco dopo la gara della vodka]
    Peppone: No.
    Don Camillo: Sì.
    [...]
    Peppone: [Mentre viene caricato sull'ambulanza] ...Se dovessi tardare avvertite la Croce Rossa, anzi l'ONU e il Vaticano voi che potete, eh, ricordatevi don Camillooo.
    Don Camillo: See, [Poi si rivolge al funzionario capo] cercate di fare qualcosa per lui, sì e quando capisce questo.
    Funzionario capo: Sempre reverendo, nostro servizio informazioni è migliore di tutto il mondo, sapevamo chi eri prima ancora che tu partissi, ma non abbiamo segreti per nessuno, dillo al papa, digli che non è tanto così terribile qui da noi, digli di farci visita, buon viaggio. [Don Camillo si precipita impaurito sull'aereo]
  • [In partenza per gli Stati Uniti con la comitiva di preti]
    Don Camillo: Signore! Avete visto Peppone, senza baffi, che faccia da prete che ha? È vero che l'abito non fa il monaco... Ma chi lo sa?
    Gesù: E chi lo sa.

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