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John Frusciante

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
John Frusciante nel 2023

John Anthony Frusciante (1970 – vivente), cantautore e polistrumentista statunitense, membro dei Red Hot Chili Peppers.

Citazioni di John Frusciante

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  • [Riferendosi al suo secondo abbandono dai Red Hot Chili Peppers] Avevo sempre pensato di andarmene di nuovo, ma la band era così apprezzata che non ci ho riflettuto su in maniera seria finché un giorno Flea venne da me a dirmi che stava pensando di prendersi due anni di pausa dopo il tour [per Stadium Arcadium, 2007]. Quando me lo disse fui un po' scioccato, perché pensavo che fossimo inarrestabili, che non avessimo bisogno di pause, capisci? Ma appena me lo disse cominciai a pensare "Che farei se avessi due anni per fare solo quello che voglio?" [...] Circa quattro mesi dopo ero entusiasta all'idea di lasciare la band, non volevo nemmeno più considerare una pausa di soli due anni. Sapevo che non volevo stare in quella formazione e basta, capisci? Anche se poi ho effettivamente mollato alcuni mesi dopo, quando il tour era già finito, la decisione risale a molto prima. Ero molto determinato a farlo.[1]
  • [Sui motivi che lo hanno spinto ad abbandonare i Red Hot Chili Peppers nel 1992] Beh c'erano un sacco di ragioni. Per cominciare, un anno prima che li lasciassi, loro sapevano che me ne volevo andare. Dopo due mesi dall'inizio del tour americano, Flea ed io siamo andati a fare un giro in macchina al parco. Io mi sentivo veramente depresso, avevo rotto il codice della band, che vieta di portarsi dietro le fidanzate, perché non ce la facevo senza di lei. Ero felice ogni volta che ero sul palco e guardavo Flea, Chad, il mio amplificatore, o guardando le forme e suoni che riempivano l'aria. Ma per tutto il resto, non ero felice. Per cui Flea e io siamo andati a fare questo giro nel parco dopo quel tour e Flea mi chiese se c'era qualcosa che amassi del suonare con il gruppo. E io gli ho detto: "No, nulla". "Nulla?" Mi ha chiesto Flea. "Beh nulla eccetto il suonare con te. Ti voglio bene. È per questo che sono parte del gruppo, perché amo suonare con te. E lui mi rispose: "Beh, questo non è un motivo per essere nella band, se non sei felice". Lui disse così però poi fece finta di niente. E io continuai a suonare per un altro anno e poi si sorpresero del fatto che me ne volessi andare, quando sapevano che me ne volevo andare già da un po'. Eravamo così amici, così vicini. Come in un matrimonio, se l'altro ti dice che vuole lasciarti, non continui a pensarci tutto il tempo, cerchi di rimuoverlo. Quindi, ero felice quando ero con Flea, ma questo è tutto.[2]
  • [Su Rick Rubin] Ci fa ragionare sulle cose senza che ci siano problemi e non mi dispiace che risolva cose che ci riguardano. È bello lavorare con uno come lui. Tira fuori il meglio di te.[3]
  • [Riferendosi al 2022] Ci sentiamo freschi come una nuova band. Ci ho messo dentro molto meno ego rispetto al passato e penso che valga lo stesso anche per gli altri. Non si trattava tanto di competizione, quanto piuttosto di voler veramente dare una parte di noi stessi al prossimo e di ascoltare con entusiasmo ciò che gli altri proponevano. Talvolta in passato, come in By The Way per esempio, o in Mother's Milk, ciascuno di noi si sarebbe sentito soffocato dagli altri. Stavolta invece c’era la sensazione che ognuno si interessasse agli altri e fosse genuinamente eccitato al pensiero che tutti fossero la miglior versione di se stessi.[4]
  • [Nel 2015] Da un anno e mezzo a questa parte ho deciso di smettere di fare musica per chiunque e di pubblicare dischi, che è esattamente quello che ho fatto tra il 2008 e il 2012. Sento che venire considerato dal pubblico mi impedisce di crescere e di imparare. Essere un musicista elettronico singnifica chiudersi in una stanza a creare, e questo mi ha permesso di avere parecchio materiale risalente a quel periodo che non è mai stato pubblicato. A questo punto, non ho più pubblico. Faccio dei brani e non li finisco, e non li mando a nessuno, e quindi devo vivere, con questa musica. Potrei fare dell'ottima musica di ispirazione classica, o fare musica dove il tempo cambi in continuazione, o ancora musica che non abbia un vero baricentro ritmico o melodico.[5]
  • Dare musica in maniera gratuita online è diventata una cosa abbastanza comune in questo periodo e penso che sia diventato un promemoria per far capire che l'espressione artistica riguarda sempre il dare, non prendere o vendere. Vendere riguarda l'aspetto economico, mentre la parte artistica, la creazione è concentrata nel dare e condividere. Sono due cose molto distinte e la mia convinzione è che bisogna fare musica solo per passione, a dispetto dei programmi di vendita o meno.[6]
  • È come se fossi nella quarta dimensione e... qualcuno mi ha chiesto di descriverlo verbalmente e questo è ciò che riguarda la quarta dimensione. Non ci sono parole, simboli, immagini, solo energia pura, reale e vibrazioni. E se pensassi quanto è crudele questo mondo, probabilmente dopo un po' mi suiciderei e se spendessi la mia energia pensando (a tutte queste cose) sicuramente non avrei più forza di creare musica.[7]
  • [Parlando di Mother's Milk] È stato un album difficile da realizzare per me, non sapevo nulla del lavoro in studio di registrazione e gran parte del mio lavoro è consistito in me che suonavo con Michael Beinhorn seduto vicino ed io ero completamente all'oscuro di ciò che lui potesse considerare una buona registrazione o cosa non lo fosse. Sì, ho avuto un sacco di difficoltà a registrare quel disco per questa ragione, per quel periodo quella era una visione innovativa che influenzò molte persone in molti modi e lui aveva questa visione così chiara da farmi sentire che io non avessi alcuna voce in capitolo o uno spazio per adattarmi a ciò che lui voleva in un modo che mi risultasse confortevole. Lui aveva preso anche il controllo del processo di mixaggio e nessuno di noi era presente o ha avuto una versione finale del disco, non lo abbiamo nemmeno ascoltato. Le canzoni sono state ri-editate in modo totalmente differente da come le avevamo scritte e cose del genere... sì, è stata un'esperienza molto intensa.[8]
  • Flea ed io abbiamo creato un rapporto tra chitarra e basso. È un rapporto veramente stretto, è un legame molto più stretto di quanto non avrei mai immaginato di poter avere. Siamo musicalmente così vicini e trovo che sia veramente raro riuscire a provare queste emozioni con un'altra persona.[9]
  • Ho l'impressione che Jimi Hendrix, il suo stile di vita e le donne della sua vita hanno influenzato la sua musica più di qualunque altro musicista abbia fatto, perché era così libero di suonare come nella vita. Quando senti suonare Jimi Hendrix è la pura espressione del suo essere, quando è sul palco è un tutt'uno con la chitarra perché usa tutta la sua mente e ogni parte del suo corpo per suonare.[10]
  • Il bello di suonare con questa band è che noi davvero amiamo ascoltarci a vicenda. Amo il modo in cui loro mi fanno suonare. Abbiamo reazioni chimiche l'uno con l'altro. Portiamo fuori cose dall'altro che non riusciamo a fare su noi stessi. Il mio modo di suonare la chitarra con loro è uno stile che non ho quando suono da solo.[11]
  • [Parlando del disco Blood Sugar Sex Magik] Il disco non aveva obiettivi, né intellettuali né verbali. Ci svegliavamo al mattino e suonavamo come ci sentivamo di fare... componevamo musica con la stessa naturalezza con cui un fiore cresce. Eravamo in una dimensione tutta nostra. Il resto del mondo non esisteva e noi vivevamo in un universo d'immaginazione scatenata.[12]
  • [Parlando dell'album Stadium Arcadium] In questo disco ho inevitabilmente rigurgitato i miei miti, Hendrix, Jimmy Page, i Grand Funk, ma mai deliberatamente ho rubato una sola nota a uno di loro. Con gli anni abbiamo imparato a capitalizzare le energie e a neutralizzare le debolezze che hanno rischiato di ucciderci.[13]
  • [Riferito al suo rientro nei Red Hot nel 1998] In un certo senso è ancora più eccitante che in passato, perché dal mio punto di vista, quando abbiamo iniziato a suonare bene insieme e le cose hanno cominciato a funzionare avevamo dei problemi personali, mentre adesso siamo solo grati a Dio di avere la possibilità di suonare insieme.[14]
  • In un mondo ideale, farei almeno 10 ore di esercizi prima di salire sul palco. Ma realisticamente, se riesco a fare un paio d'ore di prima mattina ed altre quattro ore prima del concerto, sono ugualmente soddisfatto. Delle volte capita che devo affrettarmi con l'allenamento, a stento riesco a ritagliarmi un paio d'ore se ad esempio siamo in viaggio. Ma cerco di evitare quando posso perché è un qualcosa che detesto, se devo andare di fretta lo sento più come un lavoro che come un qualcosa di piacevole che mi fa stare bene.[15]
  • [Sui Red Hot Chili Peppers] La mia esperienza è che loro erano il mio gruppo preferito e ho passato ore ed ore ad esercitarmi alla chitarra in camera, e invece di ingaggiarmi e darmi uno stipendio mi hanno fatto entrare nel gruppo, mi hanno fatto diventare un membro del gruppo, dove tutti guadagnano le stesse somme di denaro, scriviamo le canzoni insieme e abbiamo uguali diritti e copyright.[3]
John Frusciante nel 2006
  • La musica che siamo stati in grado di fare, combinata con tutta la gente che si ritrova, crea un'energia intensa e succede tutte le sere.[16]
  • [Parlando di Kurt Cobain] La sua musica non mi piaceva, era terribile [...]. Semplicemente non penso che avesse molto coraggio. Non capisco come non abbia voluto vedere crescere la propria figlia, sai? Come non fosse eccitato abbastanza da quello per decidere di non pensare troppo a se stesso [...]. La gente comincia a pensare troppo a se stessa. Non è tanto il fatto che si diventi consapevoli del mondo dei video, del successo eccetera. Il fatto è che pensando solo a sé stessi, e non importa chi tu sia, una rockstar o un netturbino, se pensi tutto il tempo a te stesso non sarai mai molto bravo in quello che fai. E non sarai in grado di essere un "buon" niente. Come potresti?[17]
  • Non è che guadagni così tanto con la mia musica elettronica. Probabilmente spendo più soldi in strumentazione ed attrezzatura di quanto ne abbia mai guadagnati, ma per 12 anni non ho fatto altro che comporre musica elettronica; fino al 2019, anno in cui mi sono riunito con i Chili Peppers. Suonare con loro è decisamente un lavoro a tempo pieno, forse l'unico vero lavoro che io abbia mai avuto.[18]
  • Non farei nulla che non sia direttamente mirato ad aiutare a far emergere la mia creatività. Considero queste cose come se fossero un coltello puntato al cuore. Si dice sempre che il mondo non è altro che amici e nemici ed è importante capire quali cose intorno a te siano nemici e la maggior parte delle volte il peggior nemico è il tuo ego.[19]
  • [Ultime parole famose] Non mi interessa più suonare dal vivo. Non penso più a me stesso come a uno che si esibisce. Quella parte non mi è mai venuta naturale. Era qualcosa alla quale mi ero dovuto adattare, ma non è mai stata un'espressione di ciò che sentivo di essere... Non sono un performer. Non mi piace l'effetto che mi fa il pubblico, perché la musica per me arriva da dentro di me, e mi ci immergo completamente. Quando sono davanti a degli spettatori non posso ignorare ciò che mi circonda, il modo in cui mi fanno sentire. Mi fanno sentire bene, sai? Ma non sono più in grado di cercare la musica dentro me stesso in quei momenti, e piuttosto cerco di venire incontro alle loro aspettative. Cercando di fare qualcosa che è divertente per loro, ingaggiante, mento a me stesso.[1]
  • Non sono in grado di dire perché un disco venda, perché la gente lo compri o perché piaccia, so solo che se non fossi nella band, amerei i Red Hot per via dell'interazione tra i musicisti. Vedere gente che suona insieme e si coordina, come facciamo noi, è eccitante.[9]
  • [Sui motivi che lo hanno spinto a diventare dipendente dalla cocaina] Perché è fantastico. Perché mi fa sentire fantastico... e in più, ho sempre pensato che fosse cool. Ho sempre pensato che David Bowie fece le sue cose migliori quando si faceva un sacco di coca. E questa immagine e queste impressioni furono giusto le mie vere motivazioni che mi hanno avvicinato al Rock 'n Roll all'inizio. La bisessualità e la droga sono le due cose che legai subito al rock nella mia immagine di ragazzino che aveva 9 o 10 anni.[20]
  • Prima ancora di aver iniziato a suonare, le voci nella mia testa mi dicevano che sarei stato un chitarrista e che sarei stato una rockstar ancora prima di capire cosa fosse una rockstar.[3]
  • [Parlando dell'album Unlimited Love] Quando abbiamo iniziato a scrivere materiale, abbiamo iniziato suonando vecchi brani di artisti come Johnny "Guitar" Watson, The Kinks, The New York Dolls, Richard Barrett e altri. Così in modo graduale, abbiamo iniziato a portare nuove idee e trasformare le jam sessions in canzoni, e dopo un paio di mesi quello che stavamo suonando era il nuovo materiale. La sensazione di divertimento senza sforzo che provavamo quando suonavamo le canzoni di altre persone è rimasta con noi per tutto il tempo in cui scrivevamo. Per me, questo album rappresenta il nostro amore e la fiducia reciproca.
When we got together to start writing material, we began by playing old songs by people like Johnny "Guitar" Watson, The Kinks, The New York Dolls, Richard Barrett and others. Ever so gradually, we started bringing in new ideas, and turning jams into songs, and after a couple of months the new stuff was all we were playing. The feeling of effortless fun we had when we were playing songs by other people, stayed with us the whole time we were writing. For me, this record represents our love for, and faith in each other.[21]
  • [Riferendosi al periodo tra il 2006 e il 2007] Quando andai in tour, avevamo finito di masterizzare appena il giorno prima e avevo davvero bisogno di una pausa. Mentre il tour procedeva, mi addentrai profondamente nell'occulto, che divenne un modo per evadere dalla mentalità della vita da tour. L'occulto tende a ingrandire qualunque cosa tu sia, ed io ero un disastro squilibrato. Quando il tour finì, dovevo semplificare il mio rapporto con la vita e con la musica. Il mio ego era diventato una parte troppo grande di ciò che esprimevo come chitarrista.[11]
  • [Comunicando il suo secondo abbandono dai Red Hot Chili Peppers nel 2009] Quando ho lasciato la band, più di un anno fa, noi eravamo in una pausa a tempo indefinito. Non era presente nessun dramma o rabbia all'interno di ciò, e gli altri ragazzi del gruppo avevan capito le mie ragioni. Sono stati realmente solidali su qualsiasi cosa rendesse me contento ed era come se di riflesso lo fossero anche loro. Lo dichiaro nella forma più semplice, il mio interesse musicale mi ha portato in una strada diversa. Una volta tornato nel gruppo, e durante tutto il periodo che sono stato nella band, sono stato molto preso dall'esplorare le strade musicali che aveva da offrirmi l'essere in una rock band, e approfondendo ciò con le persone con cui interagivo. Diversi anni fa, ho iniziato ad essere mosso dalla medesima eccitazione, ma stavolta ero intriso di un desiderio di una concezione di musica diversa, più intima, divenire l'ideatore di me stesso. Amo realmente la band e ciò che abbiamo creato. Capisco e valuto quanto davvero il mio contributo sia stato significativo per tanta gente, ma devo seguire le mie ispirazioni. Per me, l'arte non deve mai essere qualcosa da creare sotto l'ispirazione del dovere. È qualcosa che compongo quando davvero mi diverto, mi affascino, e ne sono immerso. In questi 12 anni, sono cambiato, come persona quanto da artista, a tal punto da considerare che se avessi continuato con la band, sarei andato contro la mia stessa natura. Non c'è nient'altro dietro questa mia decisione. Semplicemente devo essere ciò che sono, e far ciò che devo fare.[22]
  • Quando sono entrato nella band era più la voglia di essere una rock star, di quanto non fosse l'impegno che mettevo nel fare musica che onestamente non era tanto. Cercavo solo di girare il più possibile e di farmi più donne possibile, tanto da arrivare a recare danno alla band.[14]
  • Quello che cerchiamo di comunicare al pubblico quando rilasciamo un'intervista o facciamo uscire un disco o parliamo con i discografici o giornalisti, è un messaggio positivo. E se vi arriva qualcosa di diverso è una cosa che il giornalista è andato a scovare apposta, oppure qualcosa che l'emittente televisiva vi vuole propinare. Non qualcosa che noi crediamo di trasmettere. Noi vorremmo dire solo cose positive del mondo e vorremmo che i giornalisti facessero lo stesso con noi. Ma non possiamo controllare tutto. Non vorremmo proiettare negatività sul pubblico. Possiamo solo sperare... Crediamo che ci debba essere un equilibrio, ma non c'è niente di più importante di un messaggio positivo per la gente. Vorremmo che la gente avesse un buon feeling con la musica.[23]
  • Se sei un musicista, o diventi una persona cool, o diventi, cioè puoi diventare un "buon" niente, oppure un pezzo di merda. Non c'è una via di mezzo se sei una rock star. Uno o l'altro.[24]
  • [Nel 2022, riferendosi al suo secondo ritorno nei Red Hot Chili Peppers] Sembrava che il ritorno fosse nell'aria [...]. Flea mi mise quest’idea in testa, ed ero seduto qui con la chitarra, a riflettere sul fatto che non scrivevo della musica rock da tanto tempo. Potevo ancora farlo?[4]
  • Suonare insieme sul palco è bellissimo. Quando suono con questa band sento di fare la cosa per cui sono nato. Sento che queste sono le persone con cui avrei voluto suonare, le persone di cui condividevo gli intenti. Sono persone diverse con diversi motivi per suonare, che messi insieme formano una forza più grande di ciascuno di noi.[23]
  • [Rick Rubin] Ti fa pensare che è sempre tutto ok, e questa è in assoluto la cosa che preferisco del lavorare con lui.[3]

Dall'intervista di Robert Wilonsky per il New Times, novembre 1996; venicequeen.it, 4 giugno 2025

  • Non considero il me stesso dei primi due anni nei Chili Peppers un buon chitarrista, secondo i miei standard. Non sento di aver dato il 100 per cento nel prendere le emozioni e i colori che avevo nella mia testa per trasferirli adeguatamente alla chitarra e dentro al mondo a cui appartengono, dove diventano qualcosa di concreto invece di semplici emozioni che fluttuano nello spazio esterno. Ma poi sono diventato bravo quanto una persona normale potrebbe esserlo, e ogni sera quando avrei suonato, avrei suonato assoli diversi e diverse parti di chitarra. Ho solo avuto un buon rapporto con i fantasmi e i colori nello spazio esterno.
  • Una canzone è un qualcosa da cui gli spiriti possono assumere emozioni, ma è qualcosa che l'essere umano non è capace di comprendere – eccetto me. Così loro ne prendono e li danno a me sotto forma di colore e di vibrazione e di emozione e di eco artistico nella mia testa, e allora posso trasformare queste cose in musica.
  • Quando ero nella band, non avevo la possibilità di leggere libri, non potevo osservare l'arte, non potevo dipingere, non potevo suonare la chitarra, non potevo ascoltare musica, non potevo fare nulla, potevo solo stendermi sul divano depresso, così ho cominciato a drogarmi, potendo in questo modo tornare in vita, felice e cominciando a suonare ancora. Ma all'inizio non potevo esistere: ero così depresso che nemmeno parlavo alla gente. Ero solo la persona più speranzosa e miserabile che si fosse mai vista. Pensavo fossi un tramite per la musica e che sarei morto di depressione nel giro di un paio di settimane. Pensavo "sono nella testa di una persona che sta per morire!" Credevo che il mio corpo volesse abbandonarmi. Così decisi subito "diventerò un drogato" e il giorno seguente stavo meglio e mi sentivo più felice. Avevo semplicemente deciso. Senza l'eroina non sarei in grado di prendere il controllo di tutti i pensieri che scorrono nel mio cervello. Con essa ho il controllo totale, ho il controllo di tutto quello a cui penso e quando mi vengono in testa pensieri utili, lei non prende il sopravvento. Posso sbarazzarmene. Mi siederei qui, pensando a cosa sarebbe successo se non avessi agito in questo modo. Ma sono cose inutili a cui pensare, anche se è tutto quello a cui dovrei pensare, solo che devo dimenticarmene. Ho sempre avuto una buona disciplina, per come vada la mia testa. Ma questa cosa era troppo pesante. Con l'eroina avevo improvvisamente il potere di gestire tutte le cose che si insinuavano nella mia testa e pensare a qualcos'altro, ad esempio, se non fossi più stato in grado, improvvisamente, di avere il controllo del mio cervello.
  • L'eroina enfatizza qualunque cosa tu sia. Tipo, se vuoi registrare della musica, ti aiuta a concentrarti su quella cosa in maniera maggiore, ma se vuoi rimanere a letto e non far nulla, ti aiuterà a far meglio anche quello. Ti aiuta a fare meglio qualunque cosa tu voglia. Almeno per me, non per le altre persone. Un sacco di persone – amici stretti che sono puliti, e che sono felici siano così – sanno che quando sono pulito perdo lo scintillio che c'è nei miei occhi, perdo la mia personalità, non sono felice, sono vuoto, tipo. Un sacco di persone dicono che quando sei sballato percepiscono un muro, ma ho tre ragazze, che amo e considero mie fidanzate, ed una di loro mi è venuta a trovare quando ero pulito a febbraio, mi ha chiamato subito dopo, e mi ha detto di aver percepito un muro. La mia testa funziona differentemente da quella della maggior parte delle persone, consequenzialmente le droghe mi influenzano in modo diverso.
  • Hanno paura della morte, io no... non me ne frega un cazzo se vivo o muoio.

Intervista di Valeria Rusconi, Rockol.it, 2001

  • Sono praticamente cresciuto nella mia stanza provando giorno e notte, fino a quando veniva il momento di andare a scuola. Arrivavo a scuola e mi mettevo a dormire per quelle quattro ore che dovevo stare in classe. Quando ho raggiunto i 17 anni mi sono trasferito a Hollywood e ho smesso di provare con la chitarra, iniziando invece a suonare con un bravo bassista che avevo appena incontrato. È stato allora che ho capito cosa significava suonare con un'altra persona. A 18 anni ho incontrato Flea e poco dopo mi sono unito ai Red Hot Chili Peppers. Ma non ho mai fatto parte di nessun gruppo prima di allora.
  • Ero un ragazzino nel 1977 e 1978 e ascoltavo cose tipo Van Halen e Jimmy Page; mi sembrava impossibile poter suonare la chitarra come loro. Io volevo suonare la chitarra, e sapevo che ce l'avrei fatta, anche se non avevo modo di capire come quei chitarristi potessero produrre certi suoni. Ma quando ho sentito il punk-rock, nel 1979 e 1980, insieme alla new wave, ho iniziato a capire come poter suonare il mio strumento. Anche se non avevo una chitarra elettrica, ne possedevo una acustica che se ne stava chiusa in un armadio. Così il giorno che ho iniziato a suonare sono stato ispirato dai Germs, dai Sex Pistols, dai Black Flag, dai Circle Jerks e dai Mad Society, un gruppo di teenagers ora dimenticati.
  • La sensazione che ho della mia musica è messa nella mia testa da spiriti; la vera e propria esecuzione dei suoni che sento, tradotti in musica, che sono anch'essi già presenti dentro di me, è mio compito. Credo che tutta la musica sia spiritualità e penso che le musiche più belle vengano create da artisti che non sono coscienti fino in fondo di quello che hanno scritto. Quando ascolto la musica sento i fantasmi che sono entrati in quella musica per crearla, e visto che sono cosciente di questa cosa, penso di avere qualcosa in comune con gli indiani d’America, anche se non è un'influenza diretta perché non conosco la loro musica.
  • Non seguo alcuna religione in particolare. So solo quali spiriti mi seguono e mi sento come se lavorassimo ogni giorno insieme. È una cosa di cui ho preso coscienza autonomamente e non grazie a libri o altre letture che ho fatto. Quando avevo 21 anni suonavo la chitarra e facevo un gioco. Mi dicevo "tu non sei qui, e non devi fare nulla con questa musica". Quando facevo questo, ogni mia esitazione spariva e suonavo molto meglio di prima. Ed ogni nota era buona, aveva un significato; ma non ero io, perché non volevo direttamente che succedesse quello. Da quel momento, ho sempre creduto che gli spiriti discendessero in una persona, aiutandola nella vita.
  • Il mio artista preferito è Marcel Duchamp e l'arte moderna in particolare, tra cui anche Andy Warhol. Per quanto riguarda Andy Warhol, mi piacciono molto i suoi film, dei quali ho una grossa collezione. Quando compongo musica, penso in termini "di visualizzazione". Provo ad avvicinarmi alla musica nel modo in cui quegli artisti si avvicinavano all'arte, forse anche perché negli ultimi otto anni ho letto avidamente i diari di Leonardo Da Vinci e Marcel Duchamp. Specialmente quando suono la chitarra, penso sempre ai punti, alle linee, ai tratti, alla prospettiva e alle superfici che stanno nella mia testa; un quadro immaginario che mi si svela pian piano. Sicuramente quando scrivo i testi delle canzoni, le mie influenze principali sono Leonardo Da Vinci e Marcel Duchamp. La musica per quanto mi riguarda è ricreare le immagini che sono dentro di me, i colori e le "onde mentali" che, in realtà, hanno una certa consistenza. Leonardo da Vinci teorizzava che l'uomo deve essere "maestro e possessore dei segreti della natura" per poterla rappresentare. Questo è un fondamento che io tengo sempre a mente.
  • Una voce nella mia testa mi ha suggerito di abbandonare la band dopo la realizzazione del disco "Blood sugar sex magik". Questa voce, in quel momento, mi sembrò sensata, perché ero al picco della mia creatività e del successo e volevo che la creatività non si fermasse, ma continuasse a scorrere liberamente. Ho sentito che continuare a vivere la vita che vivevo mentre ero in tour, potesse essere anti-creativa per me. Così, anche se in quel periodo tutti i componenti del gruppo andavano d'accordo ed era quindi difficile per me fare una scelta di quel tipo, mentre ero nel bel mezzo del tour e mi accorgevo che la mia vita si stava sfaldando, decisi di lasciare tutto. Ero arrivato ad un punto in cui non mi piaceva più nemmeno quello che suonavo, e soprattutto come lo suonavo. Avevo capito che la voce dentro di me che nove mesi prima mi aveva parlato aveva ragione e che mi ero spinto decisamente troppo in là. Ma essere in un gruppo oggigiorno è un sogno, più di quanto non lo sia stato all'inizio. Stiamo molto bene insieme e non potrebbe andare meglio.
  • Mi rendo conto che paragonandomi ad altri chitarristi forse ne esco meglio che non paragonandomi ai cantanti, però mi piace molto la mia voce e mi piace cantare. Sono due metodi di espressione diversi, ma vengono dallo stesso posto. Non potrei vivere senza cantare.

Intervista di Giuseppe Videtti, repubblica.it, 28 maggio 2002

  • [Riferendosi ai primi anni nei Red Hot Chili Peppers] Quegli anni con il gruppo furono disastrosi per me. Ero una persona squilibrata; costantemente a disagio. In realtà soltanto dopo Californication mi sono sentito in sintonia con gli altri. Né all'epoca gli altri sarebbero stati in grado di darmi una mano. Tutti erano chiusi nei loro problemi di droga. Tempi superati ormai.
  • Ho sperimentato molte cose. Ho rivoltato il mio cervello come un pedalino. Mi sono immerso nell'arte dipingendo forsennatamente. Ma, alla fine, la musica è arrivata di nuovo a salvarmi. La pittura mi ha dato un equilibrio che molto agevolmente ho trasferito in musica. La sofferenza, nella vita, è fonte di creatività. Nella mia chitarra ci sono dolore e strazio: la perdita degli amici, la distruzione della mia casa, della pelle delle mie braccia, stare male come un cane, in crisi di astinenza, senza un posto dove andare, senza niente da mangiare. Una volta che hai messo a fuoco tutto questo, è facile convogliarlo in una buona musica.
  • Avevo 18 anni e non fu facile seguire quei pazzi scriteriati. Secondo me, si enfatizzavano troppo queste caratteristiche esteriori e la musica inevitabilmente ne soffriva. Ma è anche vero che quei tagli di capelli stravaganti, quelle apparizioni col pube coperto solo da un calzino, diedero alla band una visibilità che forse diversamente non avrebbe mai avuto.
  • [By the Way] Un disco pieno di belle canzoni e belle melodie. La compattezza della band è arricchita da altri elementi: cori, inserimenti di elettronica, tastiere, orchestra. Diciamo che è un album più libero rispetto ai precedenti. Per quanto mi riguarda mi sono ispirato moltissimo ai Beatles di Sgt. Pepper. E per la prima volta mi sono divertito in sala di registrazione.
  • [...] è il disco più emozionante che ho realizzato in vita mia. Se m'immagino sessantenne a ripensare alla mia opera, questo è un album del quale andare fieri, il più perfetto. Il fatto che Anthony abbia attraversato un periodo piuttosto difficile durante la registrazione del disco, ha prodotto stupende canzoni d'amore. Cantarle con la certezza di non poter mai più rivedere la sua ragazza ha caricato le interpretazioni di un pathos unico.
  • Mi sento come quando ero bambino. Mi sembrava così folle allora, quando mi suggerivano che un giorno avrei fatto quello che facevano i Led Zeppelin. Così adesso sul palco cerco di scomparire. Insomma, cerco di uscire dal guscio di John Frusciante.

John Frusciante perso e ritrovato

Intervista di Jann Uhelszki, Mucchio Selvaggio, dal 16 al 22 marzo 2004, pp. 13-19

  • Mentre stavamo terminando le registrazioni di Blood Sugar Ser Magik ho cominciato a sentire voci nella testa che mi dicevano "Non ce la farai durante i tour, devi andartene adesso: Non sfidare il destino costringendo la tua vita a prendere una direzione in cui non hai bisogno di andare". Nella vita spesso le scelte più importanti riguardano cose che non hai alcun bisogno di fare, ma che contengono una qualche sensazione concernente il futuro. Sono scelte che pero richiedono un certo coraggio, perché tutto - da un punto di vista economico o perché è quello che hai sempre voluto fare nella tua vita - ti spinge contro quelle decisioni.
  • Ho aspettato parecchio prima di andarmene. Sono andato in tournée anche se non avevo idea di che cosa significasse essere un musicista in tour con una rock band. A casa avevo sviluppato uno stile di vita molto creativo. Il mio mondo era fatto di Captain Beefheart, coloni, pennelli, pastelli e niente libri. Mi rilassavo, fumavo erba e bevevo vino. La mia vita era questo mondo semi-immaginario che mi ero costruito. Quando vai in tour invece devi affrontare una realtà brutale e devi accettarla per forza: Puoi essere creativo, ma non ventiquattr'ore al giorno come a casa. Devi passare la maggior parte del tempo a riposare e ascoltare musica. In tour lo scrivo molte canzoni, ma ciò mi prende solo un paio d'ore a settimana.
  • Quando avevo diciotto/diciannove anni stavo bene, sono cresciuto leggendo interviste di artisti che detestavano andare in tour. Per esempio a Frank Zappa non piaceva viaggiare: perciò io non mi aspettavo un giardino fiorito, è stato addirittura più facile di quanto pensassi. Ma nel periodo di Blood Sugar, a parte il fatto che facevo parte di una band che cominciava ad avere un buon successo, quello di cui avevo più bisogno era la possibilità di mettere bene in chiaro quello che ero stato e ciò che avevo appena scoperto quasi per caso: essere un songwriter e un chitarrista. Avevo bisogno di prendere una direzione, ma quando alla fine me ne sono andato mi sembrava che la mia vita fosse finita, anche se aveva solo ventidue anni. Può sembrare molto stupido adesso, ma allora mi sembrava di non poter più scrivere musica né suonare la chitarra. Non avrei mai pensato di poterlo fare di nuovo in futuro.
  • C'erano cose che non capivo, una sensazione che mi galleggiava nella testa, che mi ordinava che cosa suonare con la chitarra. Sentivo come ondate nel cervello. Alla fine ho capito che erano ondate di pensiero subconscio. Ci è voluto molto tempo, ma poi mi sono reso conto di come la musica influenzasse queste cose. Ho capito anche che ogni volta che in un film c'era qualcosa che riguardava la morte o qualcosa che la simboleggiava, la stessa cosa succedeva nella mia mente. Se sentivo una musica bellissima e la suonavo ripetutamente, la mia mente cominciava a fare la stessa cosa nello stesso ordine.
  • Ho cercato di usare le contraddizioni per mettere insieme idee contrapposte, forze di energia divergenti e segmenti di realtà che apparentemente non potrebbero mai conciliarsi. Ho usato un mucchio di bugie per dimostrare la verità attraverso la musica: tutto ciò che ci appare come una cosa sola in realtà ha anche il suo contrario, lo credo che ogni evento che si realizza da qualche altra parte ha il suo esatto contrario che lo compensa.
  • A me piace molto ballare. Ho cominciato a ritrovare me stesso grazie al ballo. Quando ho smesso di drogarmi, la cosa più difficile è stata ricominciare a funzionare come una persona normale senza le droghe. Il corpo e la mente si abituano e quando smetti ti senti noioso, scialbo, inutile. Per nove mesi mi sembrava addirittura di non essere degno di farmi chiamare John Frusciante. Quando alla fine ho cominciato a sentirmi di nuovo me stesso, mi sono trovato in una prospettiva assai migliore, perché adesso sento la responsabilità di essere chi sono. Invece in quel periodo se qualcuno mi diceva "mi piace i vostro disco", a me sembrava di non essere il John Frusciante che l'aveva fatto e di ricevere credito per qualcosa che non mi spettava. La mia vita passata sembrava essere stata vissuta da un altro e questo significa che ero spiritualmente vuoto. Non mi facevo neanche aiutare perché non riuscivo a fare niente.
  • Quando sono tornato nel mondo reale dopo l'ospedale, ho provato quello che provano tutti quelli che smettono di drogarsi. Le cose di tutti i giorni sono molto noiose. Ero tornato a essere me stesso, ma passavo le giornate a guardare film con la mia amica Toni, tre o quattro al giorno. Non avevo niente da fare, cercavo qualcosa che mi facesse ripartire [...]. Già mentre ero in ospedale sentivo che sarei tornato con i RHCP.
  • Non ho paura di morire, di conseguenza tutto ciò che nella vita rappresenta la morte non mi fa paura. Il pensiero che qualcuno possa spararmi, l'idea di essere niente, di perdere qualcuno che mi è vicino. Comunque vadano le cose, per me va sempre bene.
  • Non mi arrabbio spesso. Non mi piacciono quelli che ti passano avanti per fare prima, ma non posso dire che ciò mi dia veramente fastidio. Mi limito a guardarli scandalizzato [...]. Una delle cose che ho imparato è che se qualcuno è fatto in un certo modo significa che deve essere così. Non si può fare niente per farlo cambiare. Bisognerebbe cambiare il passato, ma questo è impossibile [...]. Perciò è difficile che mi arrabbi con qualcuno, perché capisco che ha subito del male da parte di persone a loro volta maltrattate.
  • [Dove andiamo quando moriamo?] Ognuno in un posto diverso. C'è un rapporto tra l'immagine di se che uno ha nel momento in cui muore e ciò che ne é di lui dopo la morte. Se si diventa l'immagine di sé, questa potrebbe essere tremendamente distorta e potrebbe essere qualsiasi cosa: qualcuno con delle enormi orecchie da elefante, un mostro, un robot. Riguardo al luogo dove si va, dipende da quanto progresso si è compiuto in questa vita, cioè l'uso che si è fatto del proprio tempo per cambiare, crescere, imparare. Chi vive la sua vita senza fare nessuno sforzo per imparare si ritroverà in un posto dove riceverà una lezione molto dura. Si riceve una lezione dura anche se la morte arriva mentre stai ancora fuggendo da qualcosa anziché affrontarla. Puoi finire in un posto molto brutto. Bisogna essere onesti con se stessi e sapersi affrontare. lo credo in quello che ha detto Leonardo Da Vinci: "Come una giornata spesa bene porta una notte di riposo sereno, così una vita spesa bene porta una morte serena".
  • Voglio fare cose sempre diverse da quelle che ho fatto prima. Solo in questo modo vale la pena di suonare, secondo me. Lo faccio solo per il piacere che mi dà. Non mi piace ripetermi, chi si ripete non ama l'avventura e suona solo per mestiere.

Intervista di Sandra Cesarale, Corriere della Sera, 8 agosto 2004, p.32

  • Non bisogna forzare la musica, ma lasciarla arrivare quando vuole, soltanto così è vitale. E gli errori sono benvenuti, modellano le canzoni.
  • Lou Reed e Nico hanno scritto tante canzoni oscure, per questo mi piacciono, anche nei miei pezzi è sempre presente la morte: non vuol dire raccontare la fine di qualcosa, ma un altro modo di vivere, che non riguarda la nostra realtà.
  • La musica è energia. Senza, non ci sarebbe nemmeno la vita. L'unica differenza fra un morto e un vivo è l'elettricità che scorre nel corpo. Di questa stessa forza è fatta la musica. C'è stato un periodo in cui quell'energia non scorreva più dentro di me. Sapevo tecnicamente come mettere insieme le note e suonare gli accordi. Ma non bastava.
  • [Riferendosi al suo periodo da tossicodipendente] Ero fuori di testa e non c'era nessuno che potesse aiutarmi. La musica mi ha riportato in vita. Quei fantasmi non ci sono più.

Intervista di Ezra Marcus, vice.com, 23 luglio 2014

  • La musica per me è un tempio sacro… Essere facile non è di certo una dote, in quest'ambito. Il mio unico pensiero è studiare continuamente tutti i generi musicali possibili, altrimenti mi ammazzerei.
  • Circa un anno prima di essermi ricongiunto con i Red Hot Chili Peppers potevo figurarmi nitidamente nella testa che il mio stile compositivo e gli strumenti elettronici (sintetizzatori, drum machine e altre cose, ero in fissa con il breakbeat) avrebbero potuto lavorare perfettamente insieme. Tutto ciò non è successo finché nel 2006 ho iniziato ad interessarmi dei macchinari che avrebbero potuto interessare una persona come me. Così è iniziata la mia scoperta di tutti gli strumenti Roland degli anni Ottanta, il tipo di strumenti che si addicono perfettamente a chi ragiona come me.
  • Il campionamento mi dà l'opportunità di studiare la musica dal punto di vista fisico, oltre che i dettagli relazionali dei ritmi nota per nota. Inizialmente mi intimidiva un po' perché ero fossilizzato sulla concezione della registrazione di altra musica come qualcosa che avrei rovinato. Ascoltavo gente come gli Autechre o Venetian Snares, ma non avevo la minima idea di come poter traslare un pezzo in un altro. Con il campionamento la tua anima trova la strada per trasformarsi in qualcos'altro. A volte le persone si immergono a tal punto nella concezione della piacevolezza della musica che ci si può dimenticare del fatto che, per ogni strumento, è come una guerra. Un aspetto che, nel mio rapporto con la chitarra, non si è mai affievolito: se non sento di lottare contro qualcosa è come se non stessi facendo niente. Con i campioni è assolutamente la stessa cosa: è come una battaglia. L'unica soluzione è unirsi nell'adorazione della forza musicale, e qui c'è da dire che pensare alla musica come a una proprietà sia una maniera totalmente errata di interpretare la sua portata e la sua storia.
  • [...] credo che la gente non dovrebbe pensare alle proprie opere musicali come una forma di proprietà. Mentre credo che non ci sia nulla di male se gli uomini di affari vedano la musica come un oggetto esclusivo, ritengo che un approccio avido su qualcosa così astratto come la musica abbia un effetto terribile sul modo di pensare di un musicista. Il folk è stato tramandato da persona a persona lungo le generazioni: non vedo con quale interesse economico il music business abbia spinto le persone a considerare i propri prodotti come un mucchio di proprietà. La musica non è un semplice oggetto da scambiare in cambio di denaro, è una forza superiore e dovremmo adottare tutti un approccio più religioso, meno parziale, nei suoi confronti.
  • Quando produco è come se fossi in una chiesa o qualcosa del genere perché sembra che una presenza scenda dal cielo e si riveli a me. È come l'arte. Il mio lavoro è bilanciare la parte impulsiva e la parte pratica, e lasciare che il lato più mistico, ineffabile mi penetri come qualcosa che non posso controllare, divento uno studente di questa forza [...]
  • Negli ultimi vent'anni ho sperato che ci fossero più campionamenti nell'hip hop. Adoro quando RZA fa hip hop. È senza dubbio il mio produttore preferito. I primi due album di Eminem prodotti da Dr. Dre sono stati, a mio avviso, l'esempio più ambizioso di preservazione dell'essenza dell'hip hop tramite l'impiego gratuito di campioni da parte di un artista. In generale, mi piace la musica old school. Quando ascolti qualcosa di nuovo non sai come si evolverà, ma sai da dove proviene. Vorrei precisare che non faccio hip hop perché mi piace più di ogni altro genere. Trovo semplicemente che sia un genere davvero malleabile, che assorbe ogni tipo di musica: può essere synth pop, può essere classica o persino jazz. Se il beat è cattivo la melodia può essere qualsiasi cosa.
  • Quando suoni in una band rock il cantante ascolta un determinato tipo di musica e il mood dipende solo da lui. Gli altri membri della band ascoltano il cantante e, seguendolo, cercano di suonare a tempo in modo che lui possa seguire loro a sua volta. È una contorta combinazione di gerarchie che nell'hip hop non esiste, perché la musica è totalmente slegata dal rapper. Se quest'ultimo rappa fuori tempo, i musicisti non hanno bisogno di adeguarsi al cambio di velocità, perché il beat è immutabile finché il rapper sputa rime su rime. Mentre si rappa la base sta per conto proprio.
  • [...] apprezzo molto l'indipendenza che ho dai rapper con cui collaboro, perché mi sono sempre fidato della mia visione creativa. Trovo esasperante il dover discutere di musica con le altre persone. Come ho già detto, la musica è come un tempio sacro in cui trovo me stesso, e non deve in nessuna maniera costituire una fonte di frustrazione o una ragione per offendere qualcuno. Ho sempre avuto a che fare con questa merda, per cui è davvero un piacere sentirsi parte di un "facciamolo tutti assieme", senza alcun tipo di discussione inutile. È una vera e propria celebrazione. Finché stiamo lontani da pianificazioni e da lotte per posti di lavoro possiamo continuare ad interpretare la musica come la diretta composizione sonora dell'ingegno umano. I conflitti personali non dovrebbero mai avere a che fare con il fare musica e impartire ordini alle persone non necessariamente significa comporre. Ho sempre pensato che lo fosse, ma col tempo è emerso che non lo è affatto.
  • La musica può realmente essere un mero atto produttivo; non ha bisogno di essere una questione di "no, non mi piace" o "questa parte non funziona per me," anche se, alla fin fine, è proprio quello che accade negli studi di registrazione. Stai costantemente a dire "sì" o "no" a qualsiasi cosa. Ma non si sta parlando di vera musica, sai? Non ti stai minimamente avvicinando alla comprensione della musica, se ti approcci così. A cosa punta una pop band, ad essere accattivante? A farsi piacere da tutti? Non è un'abilità che puoi sviluppare… Sai quanto denaro viene sprecato dagli artisti pop per raggiungere obiettivi tutt'altro che nobili, per piacere all'ascoltatore medio? Non è mai stato l'obiettivo dei compositori classici o dei musicisti jazz. Se stai pensando in un modo completamente estraneo alla musica, le stai mancando di rispetto. La stai trattando come un oggetto da sfruttare a tuo piacimento, anziché un qualcosa di superiore per cui ti dovresti ritenere fortunato.
  • Adoro ascoltare musica religiosa, tipo Bach. Quando Bach scrisse le sue composizioni corali lo fece con spirito di devozione nei confronti di qualcosa di superiore, di sconosciuto, che ti rende fortunato di poterlo lontanamente capire. Lotterai per tutta la vita senza mai capire tutto ciò, ma avrai composto moltissima musica e questo ti avrà fatto crescere, sai? Il senso critico non è affatto sufficiente per far crescere la musica in sé, semplicemente perché [...] sfrutta la musica per piegarsi alla volontà umana. Tutti hanno un desiderio profondamente radicato di ascoltare musica, ma più si desidera di ricevere attenzione dalle persone con la propria musica e più si userà tale attenzione per incrementare il guadagno derivante da essa: io rifiuto semplicemente questo modo di pensare. Sono contento di essermi concentrato sul ragionare in questi termini quando ero nella band, anziché mirare ad una felicità terrena, sai? Perché altrimenti mi sarei ammazzato.
  • Quando avevo solo vent'anni, nei primi due anni nella band, l'impatto del successo mi ha separato dal modo che avevo di vedere le cose. Diventai insoddisfatto della mia composizione, del mio modo di suonare la chitarra, del far parte della band: tutto risultava avvilente. Da quell'orribile esperienza ho capito che non ho affatto il privilegio di servirmi di questa nobile arte. Se avessi pensato "Voglio che la gente mi veda in questo modo. Devo adempiere a questo compito nella musica", mi sarei ucciso o roba del genere. Era terribile pensarlo, così ho iniziato a smettere di considerare Flea e Anthony come dei modelli da seguire perché erano semplicemente diversi da me. Loro sono due grandi uomini di spettacolo e, per loro fortuna, non hanno bisogno di così tanto impegno nella musica quanto ne necessito io. Per arrivare lontanamente a ritenermi degno, io ho dovuto studiare le forme di musica pop, jazz, classica, elettronica e rock. Ecco come devo fare per vivere in sincronia con me stesso, capisci? Così, a circa 21 anni ho iniziato a concentrarmi seriamente sul mio futuro da musicista, smettendola di pensare a voler essere di successo. Ero finalmente convinto del mio futuro da musicista. Poi, però ci fu il tour di Blood, Sugar, Sex, Magik, e ricaddi nuovamente nello stesso errore, perché avevo smesso di pensare come avrei dovuto. Mentre quando sono tornato nella band, nel '98, ho fatto in modo di non separarmi mai dalle mie cuffie, dal lettore CD o dal mio modo di sedermi nella stanza sopra alla mia sedia speciale per suonare la chitarra. Ciò che non avevo capito la prima volta era che se non mantengo vivo il mio rapporto con la musica, semplicemente mi sgretolo in mille pezzi.
  • All'epoca non sapevo proprio cosa mi stesse succedendo, ma quando stavamo scrivendo e registrando Blood, Sugar, Sex, Magik sapevo soltanto che la mia vita era un posto magico in cui ero in grado di vivere. Tuttavia, dopo qualche mese di tour mi sentivo già un uomo il cui successo era ormai passato, tipo "È stato bello finché è durato, ma ora è finito tutto". È da pazzi pensare che un ventiduenne possa pensare qualcosa del genere, però lo pensavo per davvero. Mi ero semplicemente arreso. Non pensavo proprio che il tornare a casa e darmi da fare per concentrarmi di nuovo sulla musica fosse un'opzione. Ero davvero depresso, ero destabilizzato perché avevo smarrito ogni fonte di gioia. Ma dal 1998 ho fatto in modo di essere sempre immerso nella musica e questa strategia non ha mai fallito: quello è stato decisamente un periodo di crescita e maturità.
  • Ogni volta che si terminava un album mi sentivo come se avessi appena perso un caro amico, mi spiego? Non mi va proprio giù l'idea di impiegare un album per promuoversi come se la musica fosse un mezzo per assicurarti il massimo profitto possibile. Mi sentirei come se stessi tradendo mia moglie. Siamo così fortunati ad avere qualcosa come la musica, per questo motivo trovo irrispettoso trattarla come una schiava o qualcosa di simile. Se non vivessi e non pensassi in costante devozione alla musica come un qualcosa di superiore, mi lascerei pian piano andare fino ad annullarmi del tutto.

venicequeen.it, 9 aprile 2022

  • [Riferendosi al suo secondo ritorno nei Red Hot Chili Peppers] Volevo davvero la sfida di provare a lavorare in una band democratica, con persone che rispetto e con cui ho una chimica. Sentivo che per progredire come anima e come essere umano dovevo accettare quella sfida, che sarebbe stata una buona cosa per me provare a lavorare con loro in maniera armoniosa, senza lasciarmi guidare dal mio ego, ma avendo amore e rispetto per loro. Questo era il punto: cercare di essere una parte del tutto.
  • Ho riflettuto così tanto sulle cause della mia ultima uscita dalla band che non credo di aver avuto, al tempo, lo spazio mentale per esserne consapevole. Ero tipo "non voglio vivere in questo mondo di fama e pubblicità, voglio solo concentrarmi sul fare musica elettronica e farlo per il semplice gusto di fare musica, non per fare felici le persone, non per avere successo". E questo è ciò di cui avevo bisogno a quel tempo. Ma guardandomi indietro ho compreso molti degli stress personali fra me e gli altri membri della band, e ho visto la mia parte in essi più di quanta ne avessi vista nel 2009. E anche se credo che non sia colpa di nessuno quando qualcuno lascia una band, come persona sono cresciuto abbastanza da vedere la mia parte in questa situazione, al contrario del comportarmi semplicemente come vittima.
  • Non volevo sentire nessuna pressione sullo scrivere nuova roba, perché sarebbe stato opprimente. Quindi per un mese o due abbiamo suonato solo canzoni di altri artisti o dei primi Chili Peppers. Ci siamo divertiti un sacco. E fortunatamente quello spirito di divertimento è rimasto con noi per tutto il processo di scrittura, anche dopo aver scartato e sostituito quelle canzoni, andando lì ogni giorno eccitati per le novità che stavamo inserendo o per le jam che stavamo trasformando in canzoni.
  • Sviluppai una relazione da vero fan con le diverse forme della musica rock, senza che ciò avesse nulla a che fare con la mia identità. Così, quando tornai a suonare con la band, sapevo che ciò avrebbe avuto un effetto su ciò che scrivevo [...]. Volevo veramente focalizzarmi su quello che percepivo come l'inizio della musica rock nella storia – il rock 'n' roll di fine anni '50 ed il blues elettrico che si diffuse tra gli anni '40 e '50. Volevo immaginarmi come un ragazzo che arrivava negli anni dei Beatles, dei Creem o di Jimi Hendrix, per chiedermi: "cosa avrei fatto per abbellire queste fondamenta?". Mi sembrava che, siccome stavo tornando a fare musica rock, tanto valeva ripartire dalle radici. Avevo trascorso molto tempo, per altri album, a concentrarmi specificatamente su Jimmy Page, Jimi Hendrix o i Cream. Invece di rifare lo stesso, pensai "concentriamoci su Elvis, Clarence Gatemouth Brown, Freddie King, Albert King, Buddy Holly, Gene Vincent, Ricky Nelson – e poi, in che modo potrei provare a fare qualcosa che vada oltre?"
  • Amo i chitarristi come Eddie Van Halen e Randy Rodes per la capacità che avevano di far esplodere lo strumento con le mani e la leva della chitarra ma apprezzo molto persone come Greg Ginn e Kurt Cobain che suonano senza dare troppa importanza alla tecnica, nonostante facciano anche uso di tecniche non convenzionali, ma hanno un approccio più viscerale. Nel momento in cui stavamo registrando il mio obiettivo era trovare un ponte tra queste due concezioni dello strumento: l'idea di esplodere con l'elettricità dell'energia umana che passa attraverso le corde della chitarra. E, inoltre, usando tutte quelle tecniche sviluppate da Van Halen e Randy Rhoads che mi sembra derivino più o meno da quello che faceva Jeff Beck in Blow By Blow e Wired.
  • È davvero bello suonare di nuovo le vecchie canzoni per tutti noi, tornare a quel materiale è stata un'emozione speciale. E, sai, amo improvvisare sul palco [...]. Si crea quella dinamica di reciprocità con il pubblico, laddove la sua energia e la pressione di stare suonando di fronte ad esso senza poter riavvolgere il nastro e tornare indietro, tira fuori qualcosa da dentro il musicista che sei, qualcosa che non c'è modo che quel musicista ritrovi stando seduto in studio a registrare la propria musica da solo, come ho fatto in passato.
  • [...] non so se alla fine del mio ultimo periodo con la band riuscissi ad apprezzare la nostra chimica quanto faccio in questo momento, apprezzare davvero quello di cui siamo capaci – quando ti abitui a qualcosa, a volte tendi a dare le cose per scontate. Ho passato moltissimo tempo facendo musica in cui facevo qualsiasi cosa volessi. Ed è stato grande. E continuo a farlo. Però mi sembrava che tornare a suonare in una band potesse essere una buona cosa per me come persona. Ma soprattutto, mi diverto troppo a suonare con quei ragazzi.
  • Nei primi due anni con i Peppers non avevo ancora trovato la mia strada. Pensavo che avrei potuto essere come Flea che, a quei tempi, si esercitava mezz'ora al giorno o, alcuni giorni, non si esercitava per nulla. E ogni volta che prendeva in mano il suo basso, veniva fuori qualcosa di meraviglioso. Così, quando mi unii al gruppo pensai: "Potrei essere così anch'io!". Venne fuori che per me non poteva andare così – se lo avessi fatto, non sarebbe venuto fuori da me nulla di originale, non sarei stato a mio agio con ciò che avrei fatto, non mi sarei divertito sul palco, non sarei stato in grado di scrivere canzoni e raggiungere il suo livello di creatività. Per essere come Flea devo darci dentro venti volte di più: ho bisogno di far musica con altra gente tutto il tempo, di buttar giù molte più idee di quante ne mostro agli altri, di sforzarmi nel capire cose che non comprendo, e che mai potrei comprendere.
  • Tra i 18 e i 19 anni cercavo di impressionare gli altri, o suonando robe ricercate o mettendoci intensità. Tutto questo c'è ancora, ma ho subito realizzato che non potevo ripiegarmi sull'intensità o sulla tecnica – per la gente la musica non ha valore finché non ci metti dentro qualcosa di tuo e tiri fuori ciò che hai dentro in maniera da renderti vulnerabile. Non ostentando "Hey, guardami, sono bravo", ma donando un pezzo del tuo cuore. È stato un passaggio che mi è stato chiaro dopo aver terminato il tour di Mother's Milk nel 1989. Così realizzai: se continuo come sto facendo, non sarò mai felice in ciò che faccio, quindi [...] devo lasciarmi alle spalle il concetto di ciò che è buono ed essere me stesso, scoprire quello che significa e smetterla di essere ciò che le persone si aspettano che io sia, o ciò che penso che i Peppers dovrebbero essere. Devo provarci solo per scoprire chi sono.
  • Quando misi da parte questi concetti di cercare di "essere bravo", o di impressionare gli altri, dalla mia anima venne fuori qualcosa che non so spiegare, che giungeva quando suonavo – e la gente, a quel punto, cominciò ad apprezzarmi molto di più; comincia a significare qualcosa per gli altri. Fu un bizzarro paradosso, poiché non era più mia intenzione prestare attenzione a tutto ciò a quel punto: sarei stato me stesso, costi quel che costi, non cercherò più di impressionare qualcuno. E poi questo portò la gente ad interessarsi a ciò che facevo.
  • Quando iniziai a mettere da parte tutte queste idee adolescenziali e cominciai a suonare più col cuore che per colpire gli altri, Flea cominciò a suonare molto meglio. Lo capii durante le prove, facendo giusto del feedback o mantenendo una nota per molto tempo, invece di suonare propriamente. Notai che Flea veniva fuori meravigliosamente. Mi resi conto di come questo influenzò anche l'alchimia con la band. Fece suonare tutti meglio, poiché stavo fornendo loro una tela su cui dipingerci sopra, diversamente dal mostrare alla gente pitture solo mie. Ero tipo "lascerò a loro dipingere e darò loro solo un'atmosfera in cui muoversi", e vidi che questo aveva davvero un buon effetto su tutti.
  • Troppo spesso si pensa che il valore di un chitarrista derivi dall'abilità di canalizzare l'attenzione su di sé. E ci sono molti chitarristi che sono ottimi in questo [...]. Per me, non importa assolutamente quanta tecnica possiedi; la vera abilità di un chitarrista risiede nel far suonare bene il resto della band. Quindi, per alcuni è importante solo come sei a livello di anima. Per altri questo si traduce nell'essere ingombranti così come creare parti di chitarra prettamente per la canzone. Per alcuni non fare per nulla assoli, per altri assoli molto semplici. Per me è così che si misura l'abilità di un chitarrista: nel modo in cui si connette alla band creando assieme un solo sound. E l'abilità di ogni individuo può essere giudicata in base a quel sound ottenuto – non su ciò che fanno individualmente o su come appaiono e neppure se è fisicamente difficile o meno da riprodurre da parte di un musicista emergente.
  • Per un chitarrista saper utilizzare gli accenti penso sia la cosa più importante in termini di espressività. È la cosa su cui non hai controllo quando inizi a suonare e ti chiedi: "cos'è che fa suonare queste persone su questi dischi così molto meglio se sto suonando le stesse cose?". È il modo di utilizzare gli accenti, e poi tutto quello che c'è nel mezzo. I miei esercizi di routine hanno molto a che fare con suonare scale in modi diversi, che passano dall'utilizzo degli accenti. Sono sempre consapevole di questo aspetto – sono molto attento sul concetto di volume che viene dal colpire note più velocemente e duramente o più lentamente e delicatamente.
  • È decisamente meglio spegnere il cervello mentre ascolti e percepisci ogni sensazione che l'altro ti sta mandando. Senza dubbio è importante essere in ascolto dell'altro, ma dovresti anche divertirti nel vedere ciò che viene fuori dal tuo strumento. Questa è un'altra cosa che mi piace del feedback: non sai mai cosa succederà dopo. Ascolti ciò che viene fuori dall'amplificatore e dopo suoni su esso. Alle volte con i chitarristi, soprattutto quelli attenti nel valutare la qualità di ciò che producono, succede che tendano a mettere loro stessi prima delle note che vengono fuori. E so che è qualcosa di naturale, è il modo in cui le nostre menti si legano al presente. Ma se sai lasciarti andare ed ascoltare ciò che avviene, proprio come avviene, e rispondi ad esso, senza pensare a quanto dovrai rallentarti per poterci riuscire, troverai l'angolo decisamente più divertente da cui essere in ascolto. Poiché se sei preoccupato di cosa accadrà prima che accada potreste perdere il treno giusto tutti assieme, ma se ascolti che avviene e il modo in cui si collega al resto, diviene un processo rigenerativo. Così come il feedback è qualcosa che passa attraverso te, tornando verso te, penso che possa essere lo stesso con ogni tipo di suonata: suona un paio di note e aspetta cinque secondi prima di suonarne altre.

venicequeen.it, 9 aprile 2022

  • Ho attraversato molte fasi, crescendo come chitarrista, ogni anno mi sentivo una persona diversa, perché mentre continuavo a migliorare, i miei gusti cambiavano sempre in qualcosa di un po' più difficile da suonare.
  • [Parlando dei Red Hot Chili Peppers] Erano la mia band preferita. Li andavo a vedere ogni volta che potevo. Andavi a uno dei loro concerti, e c'era questa energia magica che si sprigionava. Era come trovarsi in un sogno
  • Ci furono delle difficoltà per me per tipo il primo anno nella band. Devo dire qualcosa che penso possa essere utile per i chitarristi. Penso che all'inizio del mio periodo nella band, ero troppo focalizzato sull'impressionare la gente, e non avevo abbastanza fiducia in me stesso. Pensavo tutte queste cose – "voglio essere unico", "voglio dimostrare qualcosa", "voglio mettermi in luce" – e tutto ciò che facevo sembrava forzato. Non mi sentivo libero e non sentivo di stare comunicando quello che volevo comunicare. Non credevo di stare andando in profondità dentro me stesso.
  • [Riferendosi al periodo di Mother's Milk] Nella parte finale di quel tour, raggiunsi un livello di infelicità tale da farmi dire "Butterò via tutte queste canzoni che sto provando a comporre. Smetterò di cercare di attirare l'attenzione delle persone. Tirerò fuori interamente il mio ego". Decisi che avrei usato la mia chitarra per supportare gli altri membri della mia band. Così ho semplificato ciò che facevo. Allo stesso tempo, ci mettevo cento volte di più la quantità di espressione personale e anima che ci avevo messo fino ad allora. Questo cambiamento è stato il passo che, all'improvviso, ha portato le persone ad accorgersi davvero di quello che facevo. Non stavo provando ad essere un Red Hot Chili Pepper nel modo in cui ritenevo che la gente immaginasse che doveva essere – ho solo cominciato ad essere me stesso. E quella versione onesta di me stesso è ciò che avete conosciuto da allora.
  • [Riferendosi al suo secondo rientro nel gruppo] Quando ho cominciato a parlare con Flea per la prima volta, ci siamo detti "se ricominciamo a suonare insieme, dobbiamo fare qualcosa di completamente diverso da ciò che abbiamo fatto prima" [..]. Circa nello stesso periodo incontrai Chad da qualche parte, e lui mi disse che gli sarebbe piaciuto jammare con me. E così c'era una roba tipo "chi chiameremo per suonare il basso? Io non conosco molti bassisti!", ma io e Flea avevamo appena fatto quella fantastica jam, quindi gli dissi: "Chad ha accennato che gli piacerebbe suonare insieme qualche volta, tu ci saresti?", e Flea rispose "certo, sarebbe figo". Ricordo anche che si fermò per circa 10 secondi, per poi dire "pensi mai alla possibilità di tornare nei Red Hot Chili Peppers?" Quindi dissi a Flea "sì, ci ho pensato". Ne parlammo per un po'. Poi Flea andò a parlarne con Anthony, e Anthony disse che era entusiasta all'idea.
  • [Riferendosi al suo periodo di lontananza dalla band] Facevo musica elettronica, ma ho anche passato un periodo, non molto tempo fa, in cui suonavo su molta della roba di Charlie Christian. La mia routine prevedeva il fare musica elettronica per 6 giorni a settimana, e in un solo giorno passare 15 o 16 ore ad apprendere gli assoli di Charlie Christian. Entro la fine di quell'anno avevo imparato tutti gli assoli che aveva fatto con Benny Goodman e Lionel Hampton – li avevo memorizzati tutti.
  • Essere in una band con altre persone può essere davvero difficile quando sei in una posizione vulnerabile a mettere il tuo cuore e la tua anima in ogni cosa che fai. E direi che il problema più grande che abbiamo mai avuto fu la mancanza di comunicazione in un momento in cui comunicare sarebbe stato molto produttivo. Volevo mettere le cose in chiaro e assicurarmi che nessuno si fosse creato delle false speranze [...]. Provai davvero in tutti i modi a rendere loro chiaro perché avrebbero potuto non rivolermi più nella band. Feci addirittura delle note, perché volevo elencare il maggior numero possibile di ragioni per cui avrebbero potuto pentirsi della decisione, sai? [...] nulla di ciò che dissi li fece desistere.
  • Abbiamo un rapporto speciale perché siamo passati dall'essere una band da club a una band da arena insieme. Ad esempio, quando ero agli inizi nella band, abbiamo fatto degli spettacoli pessimi. Non sempre, ma c'erano spettacoli in cui non si presentava nessuno, o spettacoli in cui sentivamo che il pubblico non era così entusiasta come lo era prima che io entrassi nel gruppo. Così abbiamo dovuto costruire la nostra energia insieme per creare qualcosa di nuovo nella band. E questo lo abbiamo tirato fuori l'uno dall'altro. È una connessione che condividiamo e che nessun altro può condividere con noi, poiché solo noi quattro abbiamo vissuto quell’esperienza.
  • [Riferendosi ai Red Hot degli esordi] Quei ragazzi si conoscevano dalle scuole medie e superiori, e sono passati dall'essere dei tipi goffi che dormivano sul pavimento della gente a realizzare d'un tratto, "Wow, quando saliamo sul palco, abbiamo questa energia che fa ballare un intero club di persone". Per me, niente di quello che abbiamo fatto intacca quella formazione in termini di energia che ho sentito ai loro spettacoli.
  • Volevo solo continuare a suonare nello stile che avevano creato con Jack e Hillel. Pensavo che avrei suonato come Hillel, ma in maniera più appariscente. Dopo circa nove mesi mi sono reso conto che la mia esuberanza non stava impressionando nessuno, e non c'era davvero posto per questo nella chimica della band, così per un po' ho fatto affidamento solo sulla mia energia. In quei primi nove mesi, ho avuto l'impressione che a gran parte del loro pubblico non piacessi, ma quando abbiamo pubblicato Mother's Milk, mi sono sentito abbastanza accettato.
  • Sono molto fortunato ad aver sostituito un così grande stilista. La sfida di tentare di attrarre il suo pubblico è stata costruttiva per il mio personaggio, e anche quando è apparso il mio stile personale, stavo ancora usando il suo come base per quello che facevo. E fortunatamente per me, c'era una strana confluenza di anime, dove più rimanevo all'interno dei parametri stabiliti da Hillel, più suonavo come me stesso. Volevo che il gruppo suonasse bene, così ho smesso di preoccuparmi di come avrei potuto presentarmi. Mi accontentai di fare da spalla agli altri ragazzi del gruppo e, inaspettatamente, questo mi fece risaltare di più, piuttosto che di meno. Ancora oggi vedo lo stile di Hillel come il centro del mio, per quanto riguarda la band. Era un giocatore di squadra, e aggiungeva colore e significato ai contributi dei suoi compagni, e questo è quello che cerco di fare anch'io.
  • Solo quando li ho visti dal vivo sono diventati la mia band preferita. Questo è successo quando la band originale, con Jack e Hillel, era tornata insieme, non avevo mai visto niente del genere. L'energia era incredibile. Ho saltato per tutto lo spettacolo, e tutto sembrava una sfocatura psichedelica. Tutti erano davvero felici, e non sembrava che la band e il pubblico fossero separati. Quindi, se mi chiedi cosa ho amato di loro, è questo: quell'energia magica.

venicequeen.it, 3 luglio 2022

  • La prima volta in cui mi ricordo di aver sentito il nome della band riguarda il fatto che avevo un insegnante di chitarra che si chiamava Mark Nine, l'unico insegnante di chitarra che davvero mi piaceva e dal quale ritengo di aver appreso delle buone cose [...]. Un giorno venne e mi disse che aveva un'audizione con una band chiamata Red Hot Chili Peppers in cui sperava di entrare, e siccome lui suonava sia chitarra che basso, a me era rimasto impresso che lui andasse a fare l'audizione come bassista.
  • [...] i Red Hot Chili Peppers erano solo una band interessante, divertente da guardare e di cui avevo qualcosa sulle cassette. Ho comprato il loro primo disco quando vivevo in Florida [...]. Tutto ciò che sapevo su di loro, tutto ciò che avevo ascoltato non mi avevano preparato per l'intensità di quello spettacolo, era psichedelico, loro erano ricoperti di pittura fluorescente sul corpo in modo che tu potessi vederli con le luci nere ed era così fuori dal mondo, eravamo circa un migliaio di persone a vederli quella sera e sembrava di essere tutti in un sogno collettivo o roba del genere, sembrava di non essere nella realtà. Io sono stato a due spettacoli in cui si sono dipinti, e non ho mai assistito ad un altro spettacolo in cui il pubblico e l'artista sono così connessi, in cui siamo tutti una cosa sola ed il resto del mondo non sembra esistere...
  • Prima ascoltavo ciò che era di moda tra tutti i ragazzi di Santa Monica, ci piacevano gli Aerosmith, Alice Cooper, Van Halen, i Kiss, tutto quel tipo di musica che piaceva ai ragazzi che facevano skateboard, a tutti i ragazzi del quartiere. Poi mi sono trasferito da Santa Monica a Mar Vista e lì ho scoperto la stazione radio KROQ e nello show di Rodney Bingenheimer ho sentito il punk per la prima volta, mi ricordo che è stata una cosa graduale, per un po' ho ascoltato i DEVO, i B-52 e gruppi simili, poi ho scoperto i Germs e per un paio di mesi una ragazza che era fan dei Sex Pistols ha vissuto accanto a casa mia e mi faceva ascoltare i suoi dischi, io andavo da lei ed ho registrato "Nevermind the Bollocks" dei Sex Pistols, "More songs about Buildings and Food" dei Talking Heads... quindi mi piacevano la new wave ed il punk-rock e poi sono passato ad appassionarmi più nello specifico all'hardcore punk. Ho passato varie piccole fasi. Diciamo che il punk è stato ciò che mi ha spinto a tirare fuori dall'armadio la chitarra acustica ed imparare le canzoni, io avrei già da tempo voluto una chitarra elettrica, ma nessuno era disposto a comprarmela, ed ovviamente il suono di un'acustica è differente, allora mi sono detto: «Magari se imparo un po' di canzoni punk si rendono conto che faccio sul serio con la chitarra e mio padre me ne compra una elettrica».
  • [Riferito al punk] C'era questa violenza ed era ciò che mi piaceva, perché era la stessa rabbia violenta che io sentivo dentro di me e mi spaventava in un certo senso percepire di avere questa parte rabbiosa dentro di me, cercavo di tenerla in qualche modo a bada, non riuscivo a capire quali fossero i miei limiti e più volte mi sono sentito.. come dire.. un po' matto? E sì, per un po' mi sono dilettato con la parte violenta del punk per nutrire quella parte violenta che percepivo in me stesso [...].
  • I Red Hot Chili Peppers ed i Bestie Boys facevano parte di questa musica più divertente che mi facevano conoscere i miei compagni di scuola, e poi quando mi sono trasferito ad Hollywood a 17 anni ho capito che avevo bisogno di un cambiamento, ero appassionato di questa musica che pensavo potesse rendermi un chitarrista migliore, ma ho deciso di dedicarmi ad ascoltare solo cose che mi facessero stare bene e mi dessero sensazioni forti e positive, senza badare troppo agli aspetti tecnici.
  • È stato molto importante per me una volta entrato nel gruppo cercare di mantenere quel tipo di energia che ricordavo di aver provato ai loro concerti, ed una cosa che mi piaceva di loro è che li percepivo autentici, che poi è uno dei motivi che mi ha fatto mettere da parte i miei dischi dei Kiss per quelli dei Germs, dei Black Flag ed altri come loro, tu eri importante per loro... per i Kiss verso i 9 anni mi sono reso conto che certo mi piacevano, ma mi chiedevo se loro si piacessero o che tipo di connessione potessero provare verso una persona come me.
  • Con queste altre persone sentivo di respirare la stessa aria, guardavamo alla musica dalla stessa angolazione e non da angoli opposti, non c'era quella distinzione tra venditore e consumatore, c'era questo senso di appigliarsi a qualcosa che ci salvava dalla confusione della vita. Quindi, io percepivo che anche in quel gruppo ci fosse questa convinzione, che la musica davvero gli importasse. Da quando sono entrato nei RHCP, ho sempre voluto che la cosa più importante fossero la musica e la connessione tra di noi.

venicequeen.it, 21 dicembre 2022

  • [...] andando sul palco, ci sono volte in cui vado al microfono per cantare e cantare, e contatto gli occhi con le persone, e vedo due persone chiaramente innamorate e davvero felici di essere lì, o un ragazzino molto felice, o una ragazza che salta su e giù, o un gruppo di ragazzi che salta in cerchio perché sono contentissimi che abbiamo suonato una canzone particolare che a loro piace molto. A volte in quei momenti mi viene da piangere. Oppure mi sento soffocare e non riesco a cantare, devo chiudere gli occhi e fissare il suolo per riprendermi.
  • [...] ogni pubblico è differente e ogni location si percepisce diversamente, e anche noi stessi abbiamo un animo differente ogni sera. Perciò, improvvisando proprio all'inizio, ci connettiamo con quello che è lo spirito del momento, e spesso è questo approccio a guidare il resto dello show. Sai, nel concerto in generale c'è moltissima spontaneità. Ogni volta che c'è un assolo, che sia in una canzone che non suoniamo spesso o in una che suoniamo ogni sera, mi sento molto creativo in quei momenti. Ogni attimo sul palco è gratificante.
  • Per come sono andate le cose, sento Return Of The Dream Canteen come un disco più divertente, e credo che tocchi vette più estreme. Quest'ultimo ha qualcosa di più colorato, in un certo senso luminoso. Non che non abbia sezioni oscure. Però, a me sembra più oscuro Unlimited Love. Il nuovo album ha forse anche più elementi sorprendenti. Ce ne sono un po' anche nel primo, ma soprattutto nella seconda metà del secondo, ci sono probabilmente più sintetizzatori e drum machine e cose del genere di quanto le persone potevano aspettarsi da noi. E sembra anche più estemporaneo e spontaneo. C'è una certa qual sensazione di rilassatezza e distensione che distingue Return Of The Dream Canteen da Unlimited Love.
  • Quando siamo in studio, in mezzo alle registrazioni, sono sempre lì che faccio cose, tipo il tapping a due mani. I tecnici sentono questa roba tutto il tempo; suono robe molto veloci durante le pause. Ma quando si torna alle registrazioni, faccio quello che credo sia giusto per la canzone, e nella maggior parte dei casi ciò non implica suonare molto veloce. Ma è comunque qualcosa che mi piace fare.
  • Molte delle basi del mio modo di suonare la chitarra risiedono, stilisticamente, nella musica che ho amato da bambino e che ho sempre continuato ad amare. C'è tanto post-punk, o quello che oggi chiamiamo post-punk. Allora la chiamavamo new wave. Ma si tratta di gente come Ricky Wilson dei B-52 e Matthew Ashman dei Bow Wow Wow. Di band come i Cure, Scritti Politti e i Minutemen. I Pop Group erano parecchio strani, ma penso che fossero dei veri ideatori e il loro stile di chitarra è davvero buono. Tutte queste persone e queste band hanno fatto cose molto potenti con i toni puliti. Ascolti D. Boon suonare nei Minutemen e capisci veramente di cosa sto parlando. Farà un assolo e il tono sarà il più pulito possibile. Ma ha più potere di un chitarrista heavy metal, semplicemente perché ci tiene tanto e ci mette davvero l'anima e il sentimento. E riguardo a Ricky Wilson, il primo concerto a cui io abbia mai assistito era in un gran posto, di tipo 5000 posti a sedere, ed era dei B-52. Era il 1983. E il suo modo di suonare la chitarra era semplicemente incredibile. Rendeva felici le persone. E a me interessa molto la reazione emotiva. Per me è più importante raggiungere le persone piuttosto che voler dire "guarda quanto sono grosso, duro e macho".
  • [...] io penso che molte volte le persone vogliano sembrare sicure coi loro strumenti. Per me, invece, la vulnerabilità è una delle cose più accattivanti che si possano ascoltare in un pezzo musicale. E ho realizzato di sentirmi come se stessi dando una parte maggiore di me stesso quando ero vulnerabile con lo strumento. Ciò si collega all'uso di toni puliti, al fare cose sottovalutate, a tutte queste cose. E credo che sia universale. Pur ammirando la fiducia in una persona, nel profondo sappiamo tutti che la vulnerabilità è una delle cose più difficili da raggiungere. Ed ogni piccolo grado di cui puoi permetterti di essere più vulnerabile, con i tuoi amici, con il tuo partner o col tuo modo di suonare, è una delle cose più forti che puoi fare
  • Riguardo ai miei pensieri di quando ero bambino su cosa dovevo dire alle persone attraverso il mio modo di suonare la chitarra, sento che molto di quanto ho finito per dire abbia a che fare con la vulnerabilità. Ha a che fare col supportare gli altri e anche col mettersi in gioco in una maniera che talvolta fa paura. Ti sembra di avere il cuore troppo esposto e che le persone potrebbero calpestarlo, ma ti sembra anche che la cosa ti stia bene [...].

Red Hot Chili Peppers Live

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John Frusciante nel 2006
  • Spesso, mentre suono la chitarra o lavoro su qualche pezzo, mi viene un'erezione così forte che devo subito masturbarmi. Certe volte però mi trattengo, perché ho paura che l'orgasmo possa danneggiare la mia creatività.
  • Ho sofferto di psicosi da coca: sentivo i muri sussurrarmi qualcosa che non capivo, credevo che quel tizio che incontravo per strada volesse uccidermi, ma questi sono solo gli esempi meno angoscianti... Una volta ho chiamato Perry Farrell alle 7 del mattino, mi sentivo le orbite degli occhi piene di serpenti, e gli ho chiesto se poteva aiutarmi a farli uscire da lì; lui mi ha risposto che avevo troppo Yin, e che dovevo ritrovare l'equilibrio con un po più di Yang... o qualcosa del genere...
  • Per 6 anni mi sono scavato dentro... Son riuscito a fare quello che volevo, cioè starmene senza fare niente, senza obblighi per niente e per nessuno.
  • Il mio miglior modo di meditare è quello di pensare a qualche rockstar che mi piace. Così di solito, quando faccio yoga, mi capita di pensare a David Gahan e Martin Gore.
  • Mi chiama la mia amica Denise e mi fa: "Ciao John, guarda che ho conosciuto un tipo di Chicago che mangia batteria a colazione". Non ho resistito alla curiosità e le ho risposto: "Allora digli di chiamarci, e vediamo cosa sa fare"... Era Chad Smith.
  • Con Anthony non riusciamo a parlare senza incazzarci. Tra noi ci sono troppe vibrazioni negative, e a volte lui è veramente uno stronzo arrogante.
  • I primi tempi facevo una fatica tremenda a mettermi nei panni che erano stati di Hillel Slovak; poi ho cominciato a trovare un percorso tutto mio, e a quel punto ho incominciato a apprezzare la semplicità del suo approccio musicale e ho imparato molto dal suo stile. Suono in maniera diversa da Hillel, ma gli devo molto.
  • Il punk era la tua guerra contro quegli idioti della provincia bianca media del cazzo che stavano distruggendo il mondo. Ecco perché la rabbia del punk era la mia stessa rabbia.
  • Odio i nostri fan: se ne stanno lì a cantare in coro le canzoni lente, perché è l'unica cazzo di cosa che sanno fare.
  • Quando sono entrato nei Chili Peppers, per un paio di anni ho fatto lo stronzo a tempo pieno. Pensavo solo al sesso, a ubriacarmi, a vestire in maniera vistosa per fare il gradasso...
  • Quando avevo 9 anni fantasticavo in maniera romantica su come sarebbe stato essere bisessuale. Insomma, mi dicevo che ero diverso, ma il fatto è che non mi sono mai sentito del tutto diverso. (Intervista a Spin, dicembre 1991)

Citazioni su John Frusciante

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John Frusciante, ottobre 2006.
  • Come paragonare il mio modo di suonare a quello di John? Penso che lui sia molto più e prima di tutto un chitarrista di quanto non lo sia io. Ha iniziato a suonare la chitarra quand'era ragazzino e si è votato a questo strumento. Fin dagli inizi si è familiarizzato con il comporre canzoni, con la cultura musicale e con la teoria attraverso la chitarra. Io no. All'inizio ero un batterista. Quando sono passato alla chitarra, non ero affatto interessato ad avere il ruolo leader. Quindi John è più immerso in quella tradizione e più a suo agio nel metterla in pratica. Io non mi ero mai interessato ad essere la prima chitarra o ad eseguire gli assoli e cose del genere. (Josh Klinghoffer)
  • [Riferito al suo secondo ritorno nel 2019] Frusciante è rientrato nel gruppo e tutto va bene. Personaggio notevolissimo, peraltro: conosciuto dal vivo, mi ha dato l'impressione di avere il fuoco dentro pur restando un tipo tranquillo e piacevole, uno di quegli uomini con cui è piacevole andarsi a bere una birra, consapevoli che non si resterà a corto di argomenti. (Enrico Brizzi)
  • John Frusciante non mi trasmette niente con il suo modo di suonare. Diciamo che se si può dire che Mark Knopfler è uno dei chitarristi più sottovalutati del mondo, John Frusciante è uno dei più sopravvalutati [...]. Tutti dicono che ha uno stile volutamente minimale. Forse è come uno di quei pittori affermati che ad un certo punto decidono di dipingere come dei bambini. Forse sta attraversando questa fase, ma non mi piace. (Justin Hawkins)
  • Per il contante vai fuori come Frusciante | E cresce il marcio sull'atlante. (Club Dogo)
  • Per la band avere di nuovo John Frusciante è stata una gran cosa. Lui è un musicista eccezionale e averlo a fianco è uno stimolo straordinario. (Chad Smith)


Citazioni in ordine temporale.

  • [Nel 2011] Una cosa in particolare mi preme dire. Sono profondamente grato a John Frusciante, che ha dato tantissimo alla band. Tanto come amico, quanto come chitarrista della band, sarà una figura insostituibile.
  • John Frusciante è il miglior musicista con cui abbia mai suonato. È visibile ovunque, dai piccoli dettagli al quadro completo. Il suo rapporto con la musica è così puro, ha così tanta integrità, conoscenza, lavoro e pratica. Ogni nota che suona nasce da questo cuore immenso. È così bello. (Flea)
  • [Riferito al suo rientro nel gruppo nel 2019] L'impatto è stato enorme e profondo. Nel corso degli anni ci ha lasciato ed è ritornato più volte, ma quello che è sempre rimasto è stato quel linguaggio che abbiamo costruito insieme e che sappiamo parlare soltanto con lui. La band esisteva molto prima dell’arrivo di John, ma quello che abbiamo fatto con lui è davvero entusiasmante per me [...]. Il suo ritorno è stato un vero e proprio vortice di energia, lo amo tantissimo.

Citazioni in ordine temporale.

  • Flea, John e Chad sono il mio ponte verso Dio e non cambierei con nulla al mondo le esperienze che ho vissuto con loro. Ognuno di loro mi ha dato amore, musica e i momenti migliori che avrei mai potuto sperare di vivere.
  • [Sul suo abbandono ai Red Hot nel 2009] Io non ne sono stato per niente sorpreso. Quando è finito il tour [2007] ho capito che stava per cambiare qualcosa: vedi, mese dopo mese avevo sentito delle voci, a proposito di John, e alla fine sapevo perfettamente che era solo questione di tempo. Però non ho mai avuto la sensazione che la band fosse finita, ma solo che John stava per uscirne e anche in punta di piedi, come ha fatto. Si è comportato molto bene, ed è stata anche la soluzione migliore per tutti.
  • [Nel 2016] Per me si tratta di una delle persone più belle e più semplici con la quale fare musica. Bastava sedersi per terra, io gli facevo vedere qualche parola che avevo scritto e lui cominciava a suonare qualcosa. Nel giro di pochi minuti era pronta una canzone. Non ho mai incontrato qualcuno con cui fosse così facile scrivere canzoni e soprattutto belle canzoni. È una persona speciale e mi manca. Accetto il fatto che si facciano percorsi diversi, ma mi manca.
  • Mi ricordo di essere rimasto rapito dalla personalità di John, si esibiva con queste persone più grandi di lui e con più esperienza ed era la forza dominante, pieno di energia. Era giovane e nessuno aveva intaccato il suo entusiasmo ed il suo amore per la musica o gli aveva messo in testa idee sul come doversi esibire, ed era anche una persona piacevole da frequentare e divertente. Sapeva suonare ed imparava i brani molto velocemente e mi piaceva come persona [...].

Note

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  1. a b Da un'intervista rilasciata alla rivista musicale Billboard; citato in John Frusciante si aliena i fan dei Red Hot Chili Peppers, Rollingstonemagazine.it, 22 agosto 2013.
  2. Dall'intervista rilasciata per il documentario VPRO94, video disponibile su youtube.com, min. 1:28
  3. a b c d Dal programma televisivo MTV Essential, MTV; video disponibile su YouTube.com.
  4. a b Dall'intervista rilasciata a NME.com, citato in Kiedis a NME.com: «Il più grande evento è stato il ritorno di John Frusciante», venicequeen.it, 5 febbraio 2022.
  5. Da un'intervista rilasciata ad Electronic Beats; citato in John Frusciante (ex Red Hot Chili Peppers) è uscito dal mercato: 'Smetto di pubblicare musica', Rockol.it, 26 maggio 2015.
  6. Citato in John Frusciante: album gratuito per i fan, Virginradio.com, 2016.
  7. Dal documentario Funky Monks, 1991; video disponibile su youtube.com, min. 0:04
  8. Dall'intervista rilasciata a Rick Rubin per il podcast Borken Record; citato in Broken Record: John Frusciante intervistato da Rick Rubin (Aprile 2022) – 2a PARTE, venicequeen.it, 11 settembre 2022.
  9. a b Dal programma televisivo MTV Essential, MTV; video disponibile su YouTube.com.
  10. Dall'intervista rilasciata ad un documentario olandese, 1990; video disponibile su youtube.com, min. 0:50
  11. a b Dall'intervista rilasciata a Classic Rock, citato in John Frusciante: «I nostri cuori sono dentro questo disco», venicequeen.it, 2 marzo 2022
  12. Da Funky Monks, Classic Rock Lifestyle, maggio 2017, p. 34.
  13. Dall'intervista di Giuseppe Videtti, Da Hollywood-Babilonia ecco i Red Hot Chili Peppers, Repubblica.it, 29 aprile 2006.
  14. a b Video disponibile su YouTube.com.
  15. Dall'intervista rilasciata Guitar Player (Holiday 2022); citato in Guitar Player (Holiday 2022) parte 2 di 3: l’allenamento di John Frusciante e i suoi rituali pre-concerto, venicequeen.it, 12 dicembre 2022.
  16. Dal programma televisivo MTV Essential, MTV; Video disponibile su YouTube.com.
  17. Dall'intervista rilasciata per il documentario VPRO94, video disponibile su youtube.com, min. 1:22
  18. Dall'intervista a MixMag, citato in John Frusciante a MixMag: «La Jungle è il mio genere musicale preferito di sempre», venicequeen.it, 22 ottobre 2022.
  19. Dal documentario Funky Monks, 1991, min 14:04video disponibile su YouTube.com, min. 11:47
  20. Dall'intervista rilasciata per il documentario VPRO94, video disponibile su youtube.com, min. 5:14
  21. (EN) Da un post pubblicato sulla pagina ufficiale dei Red Hot Chili Peppers, instagram.com, 4 febbraio 2022
  22. Da un comunicato pubblicato sul suo sito ufficiale e sul suo profilo MySpace, dicembre 2009; citato in Adesso è ufficiale: John Frusciante ha lasciato la band, Venicequeen.it, 17 dicembre 2009.
  23. a b Dal programma televisivo Sashimi, MTV Italia, 14 giugno 1999; video disponibile su YouTube.com.
  24. Dall'intervista rilasciata per il documentario VPRO94, video disponibile su youtube.com, min. 0:49

Bibliografia

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Altri progetti

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Red Hot Chili Peppers
Membri attuali: Anthony Kiedis · Flea · John Frusciante · Chad Smith
Ex-membri: Hillel Slovak · Dave Navarro · Josh Klinghoffer · Jack Irons · Jack Sherman · Cliff Martinez