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Christoph Schönborn

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Christoph Schönborn

Christoph Schönborn (1945 – vivente), cardinale e arcivescovo cattolico austriaco.

Citazioni di Christoph Schönborn

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  • Determinante per essere santi è la credibilità. La credibilità che nasce dalla coerenza tra fede professata e vita vissuta: il fatto che tra quello che "si crede" e la vita vissuta ci sia una vera identità. (da Radio Vaticana, 30 gennaio 2012)
  • È possibile diventare santi in politica. (da Radio Vaticana, 30 gennaio 2012)
  • L'evoluzione nel senso di una comune discendenza può essere vera, ma l'evoluzione nel senso neodarwiniano – un processo non guidato e non pianificato di variazioni casuali e di selezione naturale – non lo è. Ogni sistema di pensiero che nega o cerca di escludere la schiacciante evidenza di un disegno nella biologia è ideologia, non scienza. (da Finding Design in Nature, New York Times, 7 luglio 2005)[1]
  • Penso che la prima realtà che il Vangelo porta a una città è questa: ognuno ha un volto. L'annuncio è sempre trasmesso faccia a faccia. Non con la teoria. La persona è il dato su cui si costruisce la società, le reti di solidarietà e di convivenza. (da Il futuro della fede, Avvenire, 27 maggio 2003)
  • [Benedetto XVI] [...] non solo è stato insegnante di grande talento, di grande capacità, è un vero maestro nella scrittura e nella parola, nella parola viva e nei testi scritti. Io ho imparato tanto da lui. E penso che questa capacità dell'insegnamento della trasmissione della fede, la riflessione sulla fede, fanno di lui quasi un Padre della Chiesa. Rispetto a tutti i teologi del ventesimo secolo, a mio avviso, il papa Ratzinger è colui che più di tutti è simile ai padri della Chiesa. Con il suo ministero episcopale e poi pontificale, con la sua maniera di essere teologo io lo paragono a sant'Agostino che è stato suo maestro. Sant'Agostino e Joseph Ratzinger uso metterli vicini.[2]
Cristianesimo e Occidente, il fattore estraneità, in Vita e Pensiero, 6/2011
  • Questa Europa, e l'intero mondo occidentale, non sopravviverà senza quell'estraneità portata dal cristianesimo.
  • La più efficace invenzione della religione della Bibbia è la libertà: la possibilità di autodeterminarsi che Dio dona all'uomo.
  • Solo una persona che risponde di se stessa in libertà potrà amare Dio in modo sincero.
  • L'amore bandisce la coercizione.
  • Qui risiede la forza distintiva e inconfondibile del cristianesimo: esso conferisce una doppia cittadinanza, terrena e celeste.
  • Il cristiano è libero di fronte allo stato perché non è mai solo un cittadino dello Stato.
  • Il fermento della libertà è ciò che il cristianesimo può offrire all'Europa, una libertà dalle esigenze della corrente tradizionale, dal politicamente corretto, o semplicemente dalla pressione delle mode più recenti.

Abbiamo ottenuto misericordia

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  • A voler far luce sulla vita di Gesù e di Maria con la fioca lanterna della psicologia, si constata soprattutto che il rapporto tra madre e figlio è (psicologicamente) sano, perché fecondo.
  • La fede e la religione sono qualcosa di molto personale, ma non sono affare privato.
  • La misericordia è concreta. Non riguarda in qualche modo un po' tutti, ma colui che, qui ed ora, ha bisogno del mio aiuto.
  • La misericordia è senza dubbio, e a ragione, il tema centrale dell'annuncio di Gesù, il contrassegno della sua persona.
  • La misericordia non rende colui che la riceve un oggetto, essa tocca invece la persona nel suo nucleo, nella sua dignità.

A Sua immagine e somiglianza

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  • Dove è Cristo, là c'è anche la bellezza. Dove i cuori, le menti, le vite si aprono a Cristo, là si aprono le dighe della bellezza, le cui acque si riversano in flutti vivificanti su un mondo avvilito dal peccato, sfigurato dalla bruttezza del male. (citazione in copertina)
  • Se in alcuni testi l'esaltazione della dignità dell'uomo può sembrare eccessiva, non bisogna mai perdere di vista il fatto che l'elogio riguarda una creatura, e quindi il suo Creatore. Abbiamo il compito di mostrare solo come la coscienza della propria condizione di creatura possa salvaguardare l'uomo sia da un'esaltazione inappropriata, sia da uno sviluppo pessimista della propria dignità.
  • Mentre studiavo la letteratura della controversia iconoclasta dell'VIII e XIX secolo, la lotta pro o contro le immagini sacre nel cristianesimo, in tutta quella letteratura non ho trovato nessuna traccia di un dibattito estetico. [...] Gli iconoclasti, così come nell'Islam, ammettevano l'arte, ma essa doveva limitarsi strettamente all'ambito profano. L'iconoclastia era, in un certo senso, una secolarizzazione radicale dell'arte, una desacralizzazione dell'attività artistica. [...] I Padri del Concilio di Nicea (787) ne erano ben coscienti. Per loro, la legittimazione dell'icona di Cristo era come il sigillo apposto alla sua divinità stabilita dal primo Concilio di Nicea (325) e dalla sua divino-umanità affermata dal Concilio di Calcedonia (451). La Chiesa Ortodossa festeggia la vittoria definitiva dei difensori delle immagini nell'843 come il "trionfo dell'Ortodossia", celebrato liturgicamente ogni anno la prima domenica di Quaresima. (pp. 12-13)
  • Se Cristo venne a rinnovare l'uomo nella sua interezza, a formarlo secondo la sua immagine, allora anche lo sguardo, la sensibilità, la forza creativa dell'artista sono coinvolti in questa nuova costituzione. Se si considera la controversia iconoclasta in questa prospettiva, allora il tentativo di confinare l'arte nell'ambito profano, appare come una profonda crisi nella considerazione teandrica del mondo e dell'uomo. [...] Quello che, per la fede giudeo-cristiana, è un assunto profondamente radicato nel mistero dell'Incarnazione, cioè che l'uomo sia veramente ad imaginem et similitudinem del suo Creatore, viene fermamente respinto dall'Islam. Dio è unico e non ha eguali: la Sura "Al-Ikhlas" ("Il pruno monoteismo"-Corano CXII"), che ogni musulmano recita ogni giorno, dice quanto segue: «Di': "Egli Allah è Unico, Allah è l'Assoluto. Egli ha generato, non è stato generato e nessuno è uguale a Lui"». Non vi è quindi nessuna rappresentazione di Dio nel mondo. Il fatto che l'Islam sia un culto aniconico non deriva da una teoria estetica. È la conseguenza della fede islamica in un Dio che niente può rappresentare. Solo la luce, nella moschea, sarebbe, secondo alcuni, un'evocazione metaforica del divino. E la luce è infatti senza forma né figura. (pp. 15-16)
  • La proibizione dell'immagine nell'Antica Alleanza ha un senso più pedagogico che ontologico. Poichè il cuore dell'uomo è una fabbrica di idoli, bisognava estirparne qualsiasi tentazione di idolatria. Ma fondamentalmente Dio si fa conoscere attraverso le sue opere. È questa la chiave d'accesso all'arte sacra. (p. 17)
  • Conosciamo l'insegnamento classico sui «trascendentali», il vero, il buono, il bello. Tutti questi attributi non sono esteriori a Dio. Essi sono Dio stesso. Egli è la Verità e il Bene, Egli è Amore, ed è Bellezza. Verità e Bontà, Amore e Bellezza sono, come dicono gli scolastici, convertibili e coincidono con l'Essere stesso di Dio. [...] Cristo può dire di se stesso ciò che Dio solo può dire: «Io sono». L'Essere, il Vero, il Bene, sono, secondo il termine scolastico, convertibili. Se Cristo è la Verità e la Bontà, egli è anche quello che costituisce il loro splendore, la Bellezza: Splendor Veritatis, Splendor Boni.[...] «Tu sei il più bello degli uomini». Queste parole del salmo reale, lette come annuncio del Cristo, non vogliono dire che Gesù sia, secondo criteri stabiliti da un'estetica mondana, il più perfetto modello di bellezza. «Sei la fonte di ogni bellezza umana». In Te ci è rivelato che cosa è la bellezza, e da Te riceviamo lo sguardo per vederla, i criteri per discernerla e la forza per imitarla e trasmetterla. (pp. 19-20)

Dio inviò suo figlio: cristologia

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  • Al contrario delle filosofie orientali, che dissolvono la coscienza nel cosmo e si sforzano di spersonalizzare uomo e Dio, l'idea cristiana del mondo deriva da un Dio che è così fondamentalmente personale, che personalizza tutta la creazione attraverso l'uomo.
  • La teologia dei santi è una teologia dell'esperienza e ciò vale anche per santa Teresa del Bambino Gesù. Comunicando i suoi più profondi sentimenti essa rende testimonianza a Cristo, il suo cuore parla a tutti i cuori.
  • Nella morte l'intimo è denudato.
  • Nella resurrezione [Gesù] lascia dietro di sé tutto quello che appartiene alla morte.

Gesù Maestro: scuola di vita

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  • Questa è la prima e più importante cosa alla scuola di vita di Gesù: conoscerlo personalmente. Gli insegnamenti di Gesù sono importanti, ma prima ancora conta frequentarlo, divenirgli famigliare, costruire con lui un'amicizia. Alla scuola di vita di Gesù non conta in primo luogo accumulare quanto più sapere possibile, anche se ciò è importante. Quel che conta non è qualcosa, bensì qualcuno. Conoscerlo e amarlo: è questo il maggior successo didattico. (pp. 67-68)
  • La gioia di Dio per il nostro ritorno a casa è il motivo della chiamata di Dio alla conversione. La tristezza e la rabbia di Dio, se ci è concesso usare queste immagini bibliche, sono espressioni del dramma del peccato (p. 110).
  • Raramente sono le parole a suscitare la curiosità per Gesù, anche se esse -in quanto Parola di Dio- non restano senza effetto. Ciò che convince è soprattutto la vita. (p. 111)
  • Noi abbiamo solo i quattro Vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamento. Solo così possiamo avvicinarci a Gesù. Ma dietro agli autori del Nuovo Testamento arriviamo veramente a Gesù? Oppure abbiamo solamente ciò che i testimoni, nel loro modo di vedere le cose, ci hanno riportato? Sono queste le questioni che affronta chiunque si occupi di teologia e che presentano diversi problemi. Giovanni non ha tracciato un'immagine di Gesù diversa da quella di Matteo? E Marco poi non appare molto diverso da Luca? Ognuno ha il suo punto focale, i suoi propri accenti. Il Discorso della Montagna, così come lo tramanda Matteo, è davvero l'insegnamento di Gesù cui dobbiamo attenerci? Le parabole che troviamo solo in Luca, sono davvero insegnamenti di Gesù o sono interpretazioni di Luca? E i molti discorsi di Gesù che il Vangelo di Giovanni tramanda, sono veramente i discorsi di Gesù o sono un'interpretazione del teologo Giovanni? In breve: troviamo lo stesso Gesù nel Nuovo Testamento? (p. 147)
  • Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI, ci ha fatto dono di tre volumi su "Gesù di Nazareth". Egli si è confrontato intensamente con tale questione dando così adito ad un'ampia discussione in tutto il mondo: possiamo fidarci dei Vangeli? L'immagine che i Vangeli ci danno di Gesù è davvero di Gesù o non è piuttosto una sovrapposizione, una rappresentazione, così come ci sono tante immagini di Gesù, tante raffigurazioni di Cristo di diversa natura? Papa Benedetto non ha trascurato la moderna scienza biblica, la conosce come pochi dei grandi teologi del nostro tempo. (p. 148)
  • Egli stesso dice di volere, senza trascurare l'esegesi moderna, «fare il tentativo di presentare il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale, come il "Gesù storico" in senso vero e proprio». E afferma: «Io ritengo che proprio questo Gesù –quello dei Vangeli – sia una figura storicamente sensata e convincente». (p. 149)

L'unità nella fede

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  • La visione teologica di Tommaso d'Aquino è allo stesso tempo contrassegnata da un'ovvia ecclesialità e da una sovrana apertura e libertà: ambedue vanno certamente assieme, ed è cosa tipica della cristianità medioevale.
  • Libertà, e perciò vita davvero umana, c'è nella misura in cui tutto quello che compiamo lo facciamo alla luce del nostro fine ultimo.
  • Senza una conoscenza del nostro fine ultimo c'è il pericolo che noi perdiamo il senso della misura e guardiamo oramai soltanto a ciò che è fattibile, e non più a ciò che è ricco di significato.
  • Unità è la grande parola sotto il cui segno il Cristianesimo «fece il suo ingresso».

Citazioni su L'unità nella fede

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  • L'Autore ha il dono di presentare questioni scottanti della fede cristiana con grande chiarezza e allo stesso tempo con decisione, per specialisti come per profani. (Hans Urs von Balthasar)

Sfide per la Chiesa

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  • Come possono i vecchi o le persone handicappate, sotto la pressione sociale per la possibile eutanasia, non avere consciamente o inconsciamente paura dell'uomo e della donna in camice bianco, come a suo tempo si aveva paura del prete in sottana nera che veniva a portare l'estrema unzione al moribondo?
  • Così ci si presenta l'uomo europeo e così troviamo la sua identità in una tensione fra creatività e distruttività, fra una capacità di buon orientamento in campo materiale ed una mancanza di orientamento in campo spirituale.
  • Di fronte alla morte il solo comportamento moralmente accettabile è quello di lasciare che sia essa a disporre di noi, di accettarla senza volerla.
  • I pericoli dell'egoismo interessato dell'oppressione dei più deboli da parte dei più forti, l'idolatria della potenza e della violenza accompagnano come ombre sinistre tutte le imprese umane.
  • Il paziente deve avere soprattutto la ferma certezza che il medico non vorrà mai ucciderlo e che mai lo farà.
  • L'uomo abbandonato a se stesso nelle aree decisionali della democrazia e del secolarismo perde l'orientamento e la motivazione se non ha a disposizione altra bussola che il proprio interesse.
  • La comunicazione multimediale mette in mutuo contatto molti uomini di tutto il mondo. Essa tuttavia non crea ciò che è essenziale per la comunicazione fra gli uomini: l'impegno reciproco.
  • La società digitale non allenterà sempre più i legami fra le generazioni?
  • Solo chi ha imparato a vivere in un rapporto di comunicazione personale ed a comportarsi in modo responsabile sarà capace di usare in maniera saggia i nuovi mezzi di comunicazione.
  • Solo il rispetto, rivelandoci il «sacro», quanto cioè non può essere per nessun motivo oltraggiato, ci preserverà dal profanare il presente, incuranti del futuro.

Bibliografia

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  • Christoph Schönborn, A Sua immagine e somiglianza ("L'homme et le Christ, à l'image de Dieu"), traduzione di Silvia Mondino, Lindau, 2008. ISBN 978-88-7180-754-6
  • Christoph Schönborn, Abbiamo ottenuto misericordia. Il mistero della divina misericordia, traduzione di M. C. Ascher Corsetti, Edizioni Studio Domenicano, 2011.
  • Christoph Schönborn, Dio inviò suo figlio: cristologia, traduzione di M. L. Milazzo, Editoriale Jaca Book, 2002.
  • Christoph Schönborn, Gesù Maestro. Scuola di vita, traduzione di M. C. Ascher Corsetti, Edizioni Studio Domenicano, 2014. ISBN 978-88-7094-883-7
  • Christoph Schönborn, L'unità nella fede, traduzione di E. Babini, Edizioni Studio Domenicano, 2007.
  • Christoph Schönborn, Sfide per la Chiesa, traduzione di M. C. Ascher Corsetti, Edizioni Studio Domenicano, 2007.

Note

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  1. Scoprire un disegno nella natura, traduzione in Sandro Magister, Creazione od evoluzione? La Chiesa di Roma risponde così, Chiesa.espresso.it, 11 agosto 2006.
  2. Dall'intervista di Stefania Falasca, Schönborn: lo paragono a sant'Agostino, va considerato un padre della Chiesa, avvenire.it, 3 gennaio 2023.

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