Mario Donnini

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Mario Donnini (1965 – vivente), giornalista e scrittore italiano.

Autosprint[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Il problema, se così si può chiamare, [...] sicuramente riguarda anche – ma non soprattutto – i piloti. [...] Quanti sono gli italiani che hanno la residenza all'estero? tanti; troppi. [...] Sportivi, manager, uomini di affari. Persone in vista. Soprattutto per il portafoglio. È duro da recepire ma non è detto che se un cittadino italiano non paga le tasse nel suo Paese, allora, non ha assolutamente diritto di cantare l'Inno di Mameli. E per converso che diritto accampa Michael Schumacher, tedesco di Germania con residenza in Svizzera, quando va a tempo con le dita [...] quando suona il nostro Inno nazionale? Chi può stabilire, in questo contesto, dei parametri? Come si fa a dire se è giusto o non è giusto? Chi si prende la briga di stabilirlo? Inutile cavillare. Davanti al tricolore si può piangere. E allora: non sono italiani? Difficile poter dare dei giudizi. Magari molto più semplice potrebbe essere l'istituzione, una volta per tutte, di un sitema fiscale diverso, più equo e meno vessatorio [...]. Senza la caccia alle streghe. [...] Con buona pace e tanti saluti ai nostri connazionali, che alla fine sono anche poco residenti a Montecarlo, San Marino o alle isole Cayman.[1]
  • [...] l'automobilismo da corsa resta un fenomeno diversificato, multiforme, assai complesso e da godersi ben oltre le estremizzazioni, le massificazioni, le spettacolarizzazioni finte, le paperonate e le peperonate su Netflix, in ossequio alla tradizione dei marchi e dei luoghi in cui essi stessi si sfidano.[2]
  • Una meraviglia. Sorta di capolavoro d'arte moderna, contemplata staticamente da una fiumana di spettatori al villaggio della 24 Ore di Le Mans, e puntualmente immortalata quasi fosse un capolavoro d'arte moderna, con i race fans che fanno la fila per farse anche solo uno scatto da tenere per ricordo, comunque vada. Al villaggio del circuito è la maquette più ammirata e amata dagli sportivi francesi e non solo da loro, se è vero che la 9X8 [...] per i transalpini è veramente una macchina da corsa affascinante, aggressiva visualmente, oltre che ambiziosa e complessa.[3]
  • [Sulla Peugeot 9X8] [...] questa è una Hypercar nata appositamente per Le Mans. Forse, anzi, con ogni probabilità quella studiata più per l'Hunaudieres, ovvero l'immenso rettilineo della matratona spezzato da due chicane. Di più: nata dichiaratamente più per la classica francese che non per puntare al campionato di riferimento, ossia il Wec. [...] deve il nome al fatto che il 9 caratterizza i modelli da competizione estremi del marchio, mentre la X rappresenta la tecnologia della trazione integrale e ibrida. Infine, l'8 corrisponde ai modelli contemporanei del marchio. Inoltre, moltiplicando 9 per 8, si ottiene 72, il numero del dipartimento della Sarthe, [...] dove è nato il marchio e anche la regione delle 24 Ore.[3]

Cuore da corsa – rubrica[modifica]

Formula 1: Amon Af101, brutta e impossibile

autosprint.corrieredellosport.it, 1º aprile 2020.

[Sulla Amon AF101]

  • Anno 1966. Amon è a piedi e fa il collaudatore per la GoodYear [...]. Così, quando non corre, cioè spesso, da tester prova tutto il giorno decine, centinaia di gomme [...], dicendo la sua in modo sereno e chirurgicamente preciso. Fino a che, un bel giorno, ai box meccanici e ingegneri, annoiati, decidono di fargli uno scherzo, architettando la burla più atroce che si possa concepire [...] verso il più bravo tester di tutti i tempi. Sentite come. Amon rientra in pit-lane e si ferma, attendendo che montino un nuovo treno. Già che c'è, come sempre, dà al volo il feedback al tecnico, che prende appunti. Intanto i meccanici smontano le gomme, ma, ecco la carognata: le rimontano tali e quali, mentre Chris, ignaro, continua a parlare con l'ingegnere. Il neozelandese riparte, fa quattro giri e si riferma. Alza la visiera, con un cenno richiama il tecnico e dice a bassa voce: «Due possibilità: la prima è che siete coglioni perché vi siete confusi, rimontando la stessa mescola. Possibile. Oppure mi state facendo uno scherzo, allora siamo nella seconda ipotesi: non siete coglioni. Oh, no, siete molto coglioni».
  • Quando toglie i veli, la Amon Af101 è non solo nuova, ma innovativa dalla punta del muso all'alettone posteriore. Tanto per cominciare, il serbatoio del carburante è posizionato tra cockpit e motore, a scomparto unico. Cosa che poi farà scuola, in F.1, abbassando il baricentro e aiutando a rendere la macchina più neutra, nel comportamento. Okay. Ma poi la famo strana pure troppo. Le barre di torsione sono in titanio, quindi i freni posteriori a disco si presentano in board e questo, da subito, si rivela un terribile tallone d'Achille. Poi c'è l'aspetto aerodinamico, curato dal professor Tom Boyce, che prevede uno strano alettone a sbalzo sul muso, più un'avveniristica presa d'aria per il motore, squadratissima e rettangolare. Morale della favola, al primo test a Goodwood la Af101 vibra come un martello pneumatico, ha semiassi di burro, va piano e si rompe spesso. [...] tutta la storia della Dalton-Amon in fondo sarà così.
  • Il debutto iridato non è neanche orrendo. Il 7 aprile 1974 la Amon dovrebbe prendere il via nell'International Trophy a Silverstone, ma, con oltre trenta partenti, Chris è 28esimo in prova davanti solo a qualche F.5000 bolsa e messa lì per riempiticcio. La AF101 proprio non sta in strada e continua a rompersi, quindi meglio rinunciare al via. Gli va meglio il 28 aprile, nel Gp di Spagna 1974 a Jarama, 23esimo in griglia e regolarmente al via, tanto da percorrere 22 giri nelle retrovie, prima di ritirarsi per aver fatto fuori un semiasse. Che importa, Chris Amon è già nella storia. È riuscito a prendere il via in un Gp iridato con una monoposto che porta il suo nome!
  • A Monaco prosegue la tormentata evoluzione aerodinamica, presentando un musone e, soprattutto, piantandosela con i dischi freno in board. [...] più si va avanti, più la Amon si sforza di diventare una F.1 simile alle altre, per cercare disperatamente prestazioni a livello col gruppone. In qualifica i riscontri non son male, perché un 20esimo posto a Montecarlo per un team debuttante è roba da applausi, ma le vibrazioni alle ruote e al semiasse anteriore sono martorianti e per motivi di sicurezza Chris preferisce dare forfait per la gara della domenica. [...] I tormentati rimaneggiamenti aerodinamici continuano, le fiancate evolvono, il muso ricambia e pure il pilota. Per il Gp di Germania al Nurburgring viene concessa una chance anche al giovane [...] Larry Perkins, che si alterna col boss Chris sulla monoposto [...], ma i ragguagli cronometrici sulla terribile Nordschleife paiono da torpedone. Perkins si ritrova a oltre 14" dall'ultimo dei qualificati [...], invece il crono di Amon è da maratoneta etiope. A Monza, infine, uno sfiduciato Chris tenta la qualificazione ma ormai è in smobilitazione psicologica, con una monoposto sfinita e un motore sfiatato. Stavolta resta a un secondo e mezzo dall'ammissione in griglia e la cosa quasi lo consola, perché non ha nessuna voglia di salire a bordo della AF101, per la corsa. E non lo farà mai più, nel mondiale. Fine della storia.

Le leggendarie – rubrica[modifica]

Con la Rs01 la Renault aprì nel '77 l'era turbo

Autosprint nº 24, 15-21 giugno 1999, p. 14.

[Sulla Renault RS01]

  • A volte una monoposto può passare alla storia non tanto per le vittorie ottenute in pista, quanto per essere portatrice di soluzioni tecniche che solo in seguito troveranno compiuta attuazione [...]. Tra le vetture «rompighiaccio» che hanno aperto un'epoca, un posto privilegiato spetta alla Renault Rs01, che portò al debutto il turbocompressore e i pneumatici radiali nel Mondiale di F.1. La casa francese utilizzò per questo programma un motore V6 [...] con le bancate cilindri a 90 gradi, sviluppato dalla Renault-Gordini a Viry Chatillon, nei pressi di Parigi, sotto la direzione tecnica dell'ingegnere Francois Castaign. La scelta della cilindrata di 1,5 litri fu imposta da regolamento che ammetteva il turbo, ma con un rapporto di cilindrata di 1 a 2 rispetto agli aspirati di 3000cc. Si trattava di una derivazione del propulsore atmosferico che aveva visto la luce nel '73, montato sulla biposto Alpine A440 e in seguito in F.2 sulla Elf Renault che conquistò il titolo europeo nel '76, con Jean-Pierre Jabouille, e nel '77, con Renè Arnoux su telaio Martini.
  • Dopo un lungo periodo di sviluppo, la Rs01 debuttò nelle mani di Jabouille in occasione del Gp d'Inghilterra 1977, disputato sul circuito di Silverstone. Fu quella la prima volta in assoluto, almeno per quanto riguarda la F.1, di un motore azionato da un turbocompressore a gas di scarico. Il V6 sviluppava una potenza di 500 cavalli a 11.000 giri. In virtù della sua potenza, la Rs01 era una delle monoposto più veloce sui rettifili, ma soffriva di una cronica mancanza di risposta in fase di accelerazione e di un'altrettanto cronica carenza di affidabilità, oltre che pagare un peso eccessivo. Nei quattro Gp disputati nel '77, le colonne di fumo sprigionate dalla Rs01 di Jabouille, col V6 «arrostito», divennero proverbiali.
  • [...] l'anno successivo le cose cominciarono a cambiare. A Montecarlo per la prima volta la Rs01 giunse al traguardo di una gara iridata, seppure con 4 giri di distacco dal vincitore e nel Gp Usa East, a Watkins Glen, Jabouille colse i primi punti iridati per un turbo, con un buon quarto posto. La carriera della gloriosa Rs01, ormai dotata di un motore vincente, di gomme performanti (i pneumatici a carcassa radiale si dimostrarono spesso più competitivi di quelli tradizionali a tele incrociate) e condotta da piloti esperti, si concluse al termine del Gp del Belgio 1979, per lasciare il posto alla Rs10. Vettura che nel Gp di Francia a Digione, avrebbe colto una vittoria storica con Jabouille. In quella gara, in pratica, si aprì l'era del turbo [...]

Sterzi a parte – rubrica[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Il successo di Le Mans 2023 è forse il conseguimento più inatteso ed entusiasmante in tutta la storia moderna delle attività sportive della Ferrari. Ed è anche la vittoria più complessivamente italiana nello sport del motore, unendo amministratori, dirigenti, tecnici, piloti e meccanici e perfino racing partner e aziende di supporto. In una vittoria ottenuta sul tracciato di quella che è considerata la gara più prestigiosa, bella e difficile del mondo, sconfiggendo una concorrenza di rilevanza planetaria [...][4]
  • Nelle corse di durata il vero mondiale è Le Mans. La maratona della Sarthe non solo da sola vale un titolo, ma la verità è che conta molto più dell'iride, perché secca, rifulgente prestigio, capricciosa, imprevedibile e ben più probante e priva d'appello di qualsiasi sfida o cimento a tappe.[4]
  • La pressione dell'opinione pubblica è sempre a favore della Ferrari e mai a vantaggio dei piloti italiani. Quando, nel Gp di San Marino 1983 [...], Riccardo Patrese su Brabham uscì di pista scivolando sul breccino alle Acque Minerali aprendo la strada alla passerella trionfale del francese Tambay su Ferrari, quasi tutti i centomila italici ruggirono felici e tantissimi italioti in tribuna mostrarono a Riccardo il segno dell'ombrello.[5]
  • Qualsiasi pilota italiano post-Ascari che ha provato o proverà a rivincere il mondiale lo ha fatto e lo farà non grazie alla Ferrari, ma malgrado la Ferrari. È stato così per Alboreto, dalle ali tarpate per virus tecnici aziendali, è andata in questo modo per Patrese, prima corteggiato e poi non preso dalla Rossa, e sarà così per chiunque altro che riuscirà a farsi strada, di certo non potendo contare, almeno a corto raggio, sull'aiuto concreto del Cavallino. Ed è tabù parlarne, perche farlo vuol dire toccare concetti scomodini. Pertanto, piano quando si parla di Nazionale Rossa.[5]
  • [...] il Fuji resta a tutti gli effetti location e sinonimo della sconfitta più amara in tutta la storia del Cavallino Rampante. Ovvero l'esito dello shootout del mondiale 1976 datato 24 ottobre [...] tra Niki Lauda con la Ferrari 312 T2, reduce dai traumi del rogo del Nurburgring [...], e il britannico James Hunt, al volante della McLaren M23. Il resto è noto [...], con Niki Lauda che si ferma e rinuncia a proseguire la gara, disorientato dall'uragano iniziale, mentre il biondo rivale britannico non vince la battaglia ma si aggiudica la guerra, ghermendo i punti necessari per fare suo l'agognato titolo mondiale per un'incollatura. Lasciando il Drake e l'Italisportiva tutta nello sgomento. La corsa era partita alle cinque di mattina ora italiana, trasmessa dalla Rai in diretta [...]. Con uno share del 100%, milioni di sportivi tricolori vissero la più cocente delle delusioni, con un rovescio foriero, da lì a poco, di infinite polemiche sulla legittimità del cosiddetto coraggio d'avere paura mostrato dallo stesso Lauda. Una storiaccia che, alimentata e dilatata, porterà come esito finale al divorzio ricco di polemiche e recriminazioni tra il Drake e l'austriaco, il quale, dopo aver rivinto il mondiale e saldato il conto, a fine 1977 saluterà la compagnia, sbattendo la porta. [...] Di fatto segnando la fine dell'epoca felice della rinascita Rossa, inaugurata nel 1974, con l'arrivo del giovane Montezemolo artefice del rilancio e del lancio di Clay Regazzoni e dello stesso Lauda.[6]

Byrne, l'arma segreta della Rossa compie 80 anni

autosprint.corrieredellosport.it, 9 gennaio 2024.

  • Uno capace di attraversare tutte le stagioni del Circus moderno, dalle minigonne scorrevoli ai fondi scalinati, passando per turbo, correttori d'assetto e chissà quante altre diavolerie. Lui c'era e non dormiva. Mai. E spesso vinceva. Sempre più spesso, per la verità. In F.1 ci sono i geni visibili e quelli invisibili. I primi appaiono istrionici, teatrali e fluviali sulla scena. Colin Chapman, Mauro Forghieri e Gordon Murray sono tra questi. Invece, tra color che nella civiltà della megainformazione iperconnessa manco lasciano traccia apparente, v'è Rory Byrne [...]
  • Rory Byrne non è un rivoluzionario, ma un evoluzionista. Mai s'atteggia a massimalista ma sempre a riformista. [...] Se gli altri geni della F.1 hanno la scintilla dell'invenzione, il bagliore gnoseologico agostiniano, il cortocircuito, la folgorazione dopo la quale nulla è più come prima, Byrne no. Insomma, Forghieri mette l'ala in F.1, perfeziona a modo suo il 12 cilindri piatto, sublima il cambio trasversale, ne studia più di mille, Chapman introduce la monoscocca, la guida sdraiata, il motore portante, l'effetto Venturi, Murray s'esercita con la sezione trapezoidale, i radiatori a sfioramento, il ventilatore, la sogliola e Dio sa cosa, Barnard crea la F.1 tutta in carbonio e mette il cambio al volante. Byrne invece non innova apparentemente un bel niente. Eppure è con lui che Senna rischia di vincere il suo primo Gp, è con lui che Schumi li vincerà tutti, i suoi, ed è con lui che la Ferrari cambierà pelle, mentalità, approccio [...]. Solita storia. Byrne non inventa niente, ma sublima tutto. È puro postmoderno racing.
  • Arriva a fine stagione la Tg183 per la quale, per la prima volta in vita sua, Byrne tenta una soluzione ardita: il doppio alettone posteriore disassato. E [...] qui c'è un aneddoto meraviglioso. Rory chiama il manager Hawkridge e a matita gli spiega il sistema. Alla fine gli fa: «Domande?» Alex risponde: «Una. E il motore dove lo mettiamo?». Byrne, costernato, replica: «Ah, già...».

Note[modifica]

  1. Inno di Mameli solo con la residenza, dalla rubrica Fermo posta; Autosprint nº 24, 15-21 giugno 1999, p. 8.
  2. Da La Ferrari 499P vale anche in quanto simbolo, autosprint.corrieredellosport.it, 16 aprile 2023.
  3. a b Da I francesi tifano per la Peugeot 9X8, nata per Le Mans, autosprint.corrieredellosport.it, 7 giugno 2023.
  4. a b Da Che i Cavallini diventino Cavalieri!, autosprint.corrieredellosport.it, 25 giugno 2023.
  5. a b Da Il peggior digiuno dello Sport italiano è quello dal mondiale F.1, autosprint.corrieredellosport.it, 7 agosto 2023.
  6. Da Per favore, lavate la macchia del Fuji, autosprint.corrieredellosport.it, 4 settembre 2023.

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