Michele Sovente

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Michele Sovente (1948 – 2011), poeta italiano.

Citazioni di Michele Sovente[modifica]

  • A Miseno c'è il mare | e il faro, una luce a Miseno | c'è, nebbiosa e lontana, | che per la montagna si spande, | perdendosi, e una voce poi | sale dal sottosuolo, la voce | delle statue smangiate dal vento | e dal tempo, e salgono | dal mare fantasmi di sale | che pungono gli occhi.[1]
  • Ardono in silenzio i carboni | nei vasti flutti dell'ansia | d'autunno e d'inverno | e vaghe ali randagie stridono | tra le finestre mentre | fervono nella memoria gli amori | che il silenzio trafigge | e dal carcere fuggono verso | altre facce o figure | crepitando i carboni.[2]
  • bocca e occhi legati | a sudari gualciti | percorro stradine fuori mano | ascoltando insetti che fuggono | rapaci bestiole | tra crepacci e vitigni | resto fermo | poi riprendo a diffondere | la mia ombra inquieta || sono andato tante volte | vicino a steccati di ruggine | masticando parole | e quelle finivano per avvolgermi | come un ragno | soprattutto al tramonto | quando la lingua | si fa crudele || i piedi dopo tanto camminare | mi fanno male c'è anche il fatto che il sangue | con gli anni ha strane impennate || e sul divano mi distendo | ricordando i nomi | mettendo in fila date | poi bocca e occhi viaggiano | come astri e maree[3]
  • Bruna ragazza che appari | un pomeriggio d'estate | semivestita in una | spiaggia affollata, nessuna | ha la tua scontrosa | bellezza, e se ridi qualcosa | vibra nell'aria, bruna | ragazza così luminosa.[4]
  • Custodisce Baia nel mare | il Palazzo Imperiale, liburne | anfore statue, si confonde | il marmo con l'acqua che | riscrive silenzi, beata | abrade i nomi di dominae | poeti viaggiatori. Fumo zolfo | vapori moltiplicano l'aria, | di vesti remote ruote i laghi | Fusaro Lucrino Averno risuonano, | sospeso nella randagia | voce di Plinio, di Virgilio è | Capo Miseno. Formiche vespe ragni | nel folto si muovono di foglie, | di mattoni, la memoria in nicchie | inciampa e colombari. Da segrete | muffe consunta, le viscere | gonfie di rovine, d'ossa, nulla, | null'altro che l'oblio | desidera Cappella?[5] Sogna il turismo | Bacoli, sogna Monte di Procida | l'America. D'altro parla il tempio | di Serapide a Pozzuoli con le sue | colonne inquiete. Abbondavano | una volta qui miele e mirtilli. | «Olim...», fluttuando prende un'ombra | a raccontare, mentre tutto | il fuoco in fondo nuove bocche | spalanca. Diletti miei phlegraei campi | infetti dove sine die l'immobilismo | si allea con il bradisismo![6]
  • È [...] nel silenzioso ascolto delle più profonde ragioni dell'anima che va scovata la poesia. Tutto il resto è spettacolarizzazione. La poesia traffica più con gli spectra, con i fantasmi, con gli specula, gli specchi, i riflessi, piuttosto che con lo spettaculum. Non vale l'argomentazione che in questo modo più persone si avvicineranno al culto delle Muse. Si avvicineranno, è vero, ma a cosa? C'è ancora qualcuno che crede che si possa scoprire Beethoven per averne ascoltato un frammento come ritornello di una marca di brandy?[7]
  • Ecco: pianificati | ciberneticamente programmati | riflessi condizionati. | Ecco: via gli stimoli aggressivi | i conflitti sempre e solo regressivi | uno il potere una la scienza: | gli Audiovisivi. | Ecco: sintetico funzionale | l'uomo al naturale.[8]
  • Hanno infinite | insidie e vite queste | napoletane strade piazze alture | in cui lunatico mi perdo | estatico, dai rumori disfatto | da una vischiosavida | nube.[9]
  • Luna in un cerchio fissa | che la sua luce gelida | emana per le fessure | del tempo è occhio zitto | la luna che guarda i deserti | campi e di cenere splende | e nel transito traspare | sola luna solissima | madre che crea l’anima | dalla sua sferica natura | discende ogni pittura | dove la terra freme | luna nel lago riflessa | luna sull’asse convessa | i sassi la luna cinge | gli amori la luna finge | dovunque i sogni stringe | crudele luna nudissima...[10]
  • Qui di fronte al mare | di fronte al mare | intreccio il mio dolore | con le onde... | Dolore assai crudele per un figlio | che crudelmente mi affidò alle onde: | cieche ombre adesso c'inseguiamo... | Il tufo in sé nasconde i miei sospiri | e nella lunga salsedine rinnova | la mia rovina... | Di fronte a me dilaga il racconto | delle onde: la mia voce | con l'acqua si confonde... | Mai tace il mio cruccio, la mia spina. | In sonno qualcuno | – Nerone? – mi supplica ghignando | Agrippina... Agrippina... | Da sempre questa | bieca eco mi accompagna mi attanaglia | e la dondola per chissà quanto ancora | il mare... il mare...[11]
  • [L'intervistatore chiede: È difficile essere poeti a Napoli?] Sappiamo tutti che qui non c'è industria culturale, che la vita per un intellettuale è più difficile. Io non debbo fare l'opinionista da Costanzo o tenere una rubrica su un settimanale illustrato, quindi questa condizione non mi pesa; ho pubblicato con importanti editori nazionali e non saprei vivere altrove. A Napoli mi legano i miei studi, l'insegnamento ormai ventennale presso l'Accademia di Belle Arti, il piccolo borgo dove vivo, Cappella[5], che non c'è su nessuna carta geografica, ma per me è importante come Cuma, Baia, Pozzuoli, con il loro fascino di tufo, terme, statue romane, spettri che salgono dai numerosi colombari di zolfo, di laghi, che mi esaltano e mi commuovono. Napoli ed il mondo flegreo sono uniti da una medesima condizione: il conservare, a dispetto della modernità, un'irriducibile anima arcaica e l'essere continuamente fatti oggetto di saccheggio, degrado, barbarie. Ma vivere qui, significa stare in contatto con stimoli creativi forti. Per me è come ascoltare improvvisi echi, farsi portare per mano dal sortilegio.[7]

Note[modifica]

  1. A Miseno, citato in Michele Sovente, brooklyn.cuny.edu.
  2. Carboni, riportato in La Poesia di Michele Sovente, a cura di Gianna De Filippis e Salvatore Argenziano,vesuvioweb.com, p. 27.
  3. bocca e occhi, citato in Francesco Marotta, Dum fervent in memoria amores, rebstein.wordpress.com, 27 marzo 2011.
  4. Bruna ragazza che appari, in Carbones, Garzanti, Milano, 2002, p. 20 [1]. ISBN 88-11-63697-3
  5. a b Frazione al confine tra i comuni di Bacoli e Monte di Procida.
  6. Immobilismo e bradisismo, in Cumae. Citato in Giuseppe Andrea Liberti, Cumae di Michele Sovente Edizione critica e commento, p. 305, unina.it.
  7. a b Dall'intervista di Mario Franco, Poeti contro paroliberi la nostalgia è il verso, repubblica.it, 21 novembre 2004.
  8. L'uomo al naturale, riportato in Parola plurale: sessantaquattro poeti italiani fra due secoli, a cura di Giancarlo Alfano, Alessandro Baldacci, Cecilia Bello Minciacchi, Andrea Cortellessa, Massimiliano Manganelli, Raffaella Scarpa, Fabio Zinelli e Paolo Zublena, Sossella, Roma, 2005, [2] [3]. ISBN 88-87995-91-5
  9. Citato in Alida Airaghi, L'antropologia poetica di Michele Sovente, ilpickwick.it, 16 febbraio 2020.
  10. Luna in un cerchio fissa..., in Cumae. Citato in Giuseppe Andrea Liberti, Cumae di Michele Sovente Edizione critica e commento, p. 203, unina.it.
  11. Parla Agrippina, Carbones, 2002, citato in Per Michele Sovente, nazioneindiana.com, 28 marzo 2011.

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