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Rivolta

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Dipinto d'epoca raffigurante la ribellione dell'ex classe dei samurai contro il governo Meiji ad Hagi nel 1876

Citazioni sulla rivolta e sulla persona ribelle.

Citazioni

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  • Cos'è un uomo in rivolta? Un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia tuttavia: è anche un uomo che dice di sì, fin dal suo primo muoversi. Uno schiavo che in tutta la sua vita ha ricevuto ordini, giudica ad un tratto inaccettabile un nuovo comando. (Albert Camus)
  • Esiste una legge di natura che colloca ognuno al suo posto: i ribelli contro natura, da Lucifero sino ad oggi, tutti questi ribelli – spesso intelligentissimi, ma sempre privi di saggezza – sono caduti fulminati. (Corneliu Zelea Codreanu)
  • I figli si ribellano ai genitori; e i genitori se lo meritano. Tutto si ribella a tutto, ognuno genera il proprio nemico. Questa è la legge. (Emil Cioran)
  • In Vietnam, quando a un bambino scappa una parolaccia, lo si sgrida dicendogli che ha "perso la bellezza". Un francese magari non ci fa caso, ma la parola rebelle può essere letta come re-belle, ossia come un modo per essere belli di nuovo, per recuperare la bellezza perduta. Una forma di redenzione, se vuole. (Kim Thúy)
  • La rivolta consiste nell'amare un uomo che non esiste ancora. (Albert Camus)
  • La sorte di chi si è ribellato troppo è di non aver più energie se non per la delusione. (Emil Cioran)
  • Le rivolte, Bennet, non vengono mai dal basso... così, almeno, sono concordi nel dire gli storici più sereni; la ribellione procede sempre dall'alto verso il basso. (Robert Louis Stevenson)
  • Nello spirito della rivolta c'è un odio o disprezzo di principio per l'umanità. Temo che il ribelle non sarà mai capace di nutrire per coloro che ama un amore altrettanto grande dell'odio che nutre per coloro che odia. (Georges Bernanos)
  • Qualsiasi persona venga al mondo ha il diritto e il dovere di fare la sua opera di ribellione, perché altrimenti non ha senso che venga al mondo e si adegui a tutto quello che già esiste. (Claudio Baglioni)
  • Quando i paesi oltraggiati sono spinti alla rivolta, non si placano mai senza sangue o senza essersi vendicati. (Lope de Vega)
  • Questo è il motivo per cui bisogna ribellarsi quando si è giovani. Se non lo fai adesso non lo farai mai più. Uniforme, uniformità; conforme conformità; monogamia, monotonia. (Fast Food Nation)
  • Si, farò silenzio, ma mi ribello. (Il settimo sigillo)
  • Una rivolta, in fondo in fondo, è la lingua degli inascoltati. (Martin Luther King)
  • Chi partecipa alla rivolta va incontro a una rara esperienza: quel rifugio del tempo storico, che aveva cercato, si amplia d'un tratto in un rifugio condiviso. Nello spazio e nel tempo della rivolta trova scampo un'intera comunità.
  • Il "soggetto" della rivolta non si manifesta, né vuole manifestarsi come tale, perché si assimila, si unisce agli altri, in un'alleanza solidale di corpi, quasi uno stesso corpo opaco capace, però, di esprimersi chiaramente. I senza-parte, privati del diritto di apparire, esibiscono in forma paradossale la propria invisibilità: mentre se ne avvalgono come via di fuga, la spettacolarizzano, la ostentano. Portano quel torto nello spazio pubblico.
  • Laboratorio del riscatto, tempo di liberazione, che mentre affranca dai vecchi vincoli, lega in modo nuovo, che mentre estranea, accomuna, la rivolta non è evasione, rifugio dal tempo storico, né mezzo effimero in vista di un fine più alto. Piuttosto è passaggio anarchico a uno spazio di tempo dove il dopodomani non è evocato, ma già vissuto nell'affrancamento dal luogo, dall'identità, dall'appartenenza, nella violazione delle frontiere nazionali e dei confini statutali, nel disimpegno dall'architettura politica.
  • La resistenza va già al di là del mero sdegno, del semplice rifiuto; ha un cuore disobbediente, prelude alla rivolta.
  • La rivolta esprime un malessere impreciso, manifesta un disagio vago ma assillante, rivela tutte le aspettative deluse. Lo sviluppo promesso, il progresso decantato hanno lasciato indietro un mondo dove si consente e si asseconda l'abisso dell'ineguaglianza, la logica del profitto, il saccheggio dell'avvenire, l'arroganza spettacolarizzata di pochi di fronte all'impotenza di molti.
  • La rivolta giunge a mettere in questione lo Stato. Che sia democratico o dispotico, laico o religioso – ne porta alla luce la violenza, ne destituisce la sovranità.
  • La rivolta richiede una politica della rabbia.
  • Chiamiamo invece Ribelle chi nel corso degli eventi si è ritrovato isolato, senza patria, per vedersi infine consegnato all'annientamento. Ma questo potrebbe essere il destino di molti, forse di tutti – perciò dobbiamo aggiungere qualcosa alla definizione: il Ribelle è deciso ad opporre resistenza, il suo intento è dare battaglia, sia pure disperata. Ribelle è dunque colui che ha un profondo, nativo rapporto con la libertà, il che si esprime oggi nell'intenzione di contrapporsi all'automatismo e nel rifiuto di trarne la conseguenza etica, che è il fatalismo.
  • Il motto del Ribelle è: "Hic et nunc " – essendo il Ribelle uomo d'azione, azione libera ed indipendente. Abbiamo constatato che questa tipologia può comprendere solo una frazione delle masse, e tuttavia è qui che si forma la piccola élite capace di resistere all'automatismo e di far fallire l'esercizio della forza bruta. È l'antica libertà in veste moderna: la libertà sostanziale, elementare, che si ridesta nei popoli sani ogniqualvolta la tirannide dei partiti o dei conquistatori stranieri opprime il paese. Non è una libertà che si limita a protestare o emigrare: è una libertà decisa alla lotta.
  • Il Ribelle è il singolo, l'uomo concreto che agisce nel caso concreto. Per sapere che cosa sia giusto, non gli servono teorie, né leggi escogitate da qualche giurista di partito. Il Ribelle attinge alle fonti della moralità ancora non disperse nei canali delle istituzioni. Qui, purché in lui sopravviva qualche purezza, tutto diventa più semplice.

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