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Riformismo

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Filippo Turati, leader del socialismo riformista italiano

Citazioni sul riformismo, i riformisti e le riforme.

Citazioni

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  • Come Lombroso ed altri hanno acutamente dimostrato, la bramosia di riformare da capo a fondo le cose come si trovano è propria tanto degli uomini di genio quanto dei pazzi. È bensì vero che raramente si è nel primo caso; molto frequentemente invece si verifica il secondo. (Richard von Krafft-Ebing)
  • E poi ci sono elementi di radicalità che devono essere presenti nel riformismo. L'ambiente, l'uguaglianza, la pace: perché un riformista deve avere sempre il fucile in mano? Perché dovremmo accettare la più grande diseguaglianza dei redditi d'Europa? (Pier Luigi Bersani)
  • Fermo restando che gli italiani non credono più a "grandi" mutamenti istituzionali, si dovrebbe cominciare con riforme modeste; le quali, a loro volta, rendono poi indispensabili altri cambiamenti, che alla fine approdano ad un ordinamento complessivo abbastanza nuovo ed organico. (Gianfranco Miglio)
  • I riformatori dimenticano sempre che per far andare avanti la lancetta delle ore basta girare quella dei minuti, spesso addirittura quella dei secondi. (Jean Paul)
  • I riformatori italiani, quando si tratta di riformare ciò che non ha bisogno di essere riformato, sono instancabili. L'attività dell'Ucas, Ufficio complicazioni affari semplici, come ricordava un altro lettore esasperato, è frenetica. (Indro Montanelli)
  • Il concetto di «riformismo», più che a una posizione teorica, corrisponde a una posizione pratica. [...] Il riformismo, rifiutando l'idea della lotta di classe, rifiuta anche il sovvertimento rivoluzionario della società e la «dittatura del proletariato» e cerca invece di realizzare nello stesso ordine sociale esistente quel disegno che vi trova già abbozzato. Mentre per i marxisti rivoluzionari [...] la lotta per le riforme è un mezzo per preparare la lotta per il socialismo, il riformismo si limita a migliorare la società esistente. (Werner Hofmann)
  • Il riformista è ben consapevole di essere costantemente deriso da chi prospetta future palingenesi, soprattutto per il fatto che queste sono vaghe, dai contorni indefiniti e si riassumono, generalmente, in una formula che non si sa bene cosa voglia dire, ma che ha il pregio di un magico effetto di richiamo. (Federico Caffè)
  • Il voler tutto riformare è lo stesso che voler tutto distruggere. (Vincenzo Cuoco)
  • Non esistono riforme indolori: ogni vera riforma mette fine a un privilegio. (Carlo Cassola)
  • Quando i riformatori coincidono con i riformati, ogni riforma naviga sempre in alto mare. (Michele Ainis)
  • Il primo debito di un riformatore è di fermar sin dove le innovazioni si debbono stendere, secondo la qualità dei luoghi e dei tempi, e di ovviare ai rischi che porta seco nei popoli novizi ogni sorta di cambiamento.
  • Le riforme sono il modo ordinario e dialettico con cui il progresso graduato si effettua e si manifesta. Filosoficamente considerata, la riforma è l'esplicamento della parte intelligibile e spirituale delle instituzioni, mediante il quale decresce la parte materiale e sensibile; come il progresso in universale è il transito dal senso all'intelligenza. E però essa tiene il mezzo tra la creazione e la distruzione, nettando gli ordini sussistenti del vecchio, ricreandoli in un certo modo col ringiovanirli e prolungando la vita loro.
  • Ogni riforma importante suole constare di tre capi: ritirando l'instituzione a' suoi principi, accomodandola alle condizioni correnti, indirizzandola e abilitandola a ulteriori progressi.
  • Ora siccome negli ordini naturali l'individuo perisce ma la specie si perpetua colla generazione, così le instituzioni perennano mediante le riforme che son quasi la rinascita loro.
  • I riformisti cercano, mediante elemosine, di dividere e ingannare gli operai, di distoglierli dalla lotta di classe.
  • Il riformismo è l'inganno borghese degli operai che, nonostante i parziali miglioramenti, restano sempre schiavi salariati finché esiste il dominio del capitale.
  • La borghesia liberale, porgendo con una mano le riforme, con l'altra mano le ritira sempre, le riduce a nulla, se ne serve per asservire gli operai, per dividerli in gruppi isolati, per perpetuare la schiavitù salariata dei lavoratori. Il riformismo, perfino quando è del tutto sincero, si trasforma quindi di fatto in uno strumento di corruzione borghese e di indebolimento degli operai. L'esperienza di tutti i paesi dimostra che prestando fede ai riformisti gli operai hanno sempre finito con l'essere gabbati.
  • Quanto più forte è l'influenza dei riformisti sugli operai, tanto più impotenti questi sono, tanto più dipendono dalla borghesia, tanto più per questa è facile ridurre a nulla, con diversi sotterfugi, le riforme. Quanto più il movimento operaio è autonomo, profondo, largo di prospettive, quanto più esso è libero dalla grettezza del riformismo, tanto meglio gli operai riusciranno a consolidare e a utilizzare singoli miglioramenti.
  • Il riformismo adottò come metodo il parlamentarismo che è lo stesso metodo della mediazione borghese. Considerò a sua volta lo Stato come un Dio lontano da placare e da propiziare. Si tratta solo di mutare gli intercessori cattivi in buoni ed il responso del Dio sarà favorevole alle classi lavoratrici. Il Dio largirà le leggi sociali, elaborate dai deputati, i santi laici, gli anelli delle catene neoplatoniche, i rappresentanti dell'intellettualismo alessandrino.
  • Il riformismo, partendo dall'errore teorico dell'impersonalità dello Stato, stroncò i nervi alla azione diretta rivoluzionaria del proletariato, lo adagiò nel sistema presente, compiendo un'opera squisita di conservazione borghese e capitalistica.
  • Il riformismo si studiò di ridurre il proletariato in un gregge elettorale, di disamorarlo dallo studio diretto dei grandi problemi, di renderlo dipendente dalla gerarchia ufficiale della chiesa socialista, con la sua direzione del partito, i suoi apostoli viaggianti, i suoi frati questuanti, i suoi inquisitori, scaccini, bidelli, turibolanti, portaceri e necrofori. Ed il proletariato si adattò a scambiare l'esercizio assiduo della volontà nell'attesa pavida e mistica di un auxilium ex alto a commettere ai propri pretesi rappresentanti la tutela dei propri interessi, ad adagiarsi nella poltroneria del non pensiero, delegando tutta la catena dei mediatori a pensare ed agire in sua vece.
  • La mediazione ha disteso a mezzo del riformismo i suoi viscidi tentacoli sul proletariato, mirando ad irretirlo in un sistema, burocratizzarlo, disciplinarlo dall'alto, smorzargli l'impeto di furore di vita, di volontà, di potenza, di assalto furioso al potere capitalistico. E ciò con un'opera sottile, accanita, piccola, ringhiosa, inspirata ad una casuistica miserabilmente abile.

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