Sof'ja Petrovna Sojmonova
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Sof'ja Petrovna Sojmonova, coniugata Svečina, nota anche come Sofia Swetchine o Anne-Sophie Soymonoff Swetchine o Madame Swetchine (1782 – 1857), scrittrice e religiosa franco-russa.
Citazioni di Sof'ja Petrovna Sojmonova
[modifica]- Da giovani ci sentiamo più ricchi per ogni illusione; nella maturità per ogni illusione che perdiamo. (citato in Selezione dal Reader's Digest, marzo 1973)
Citato in Della pietà del Cristianesimo
[modifica]- Quanto più m'addentro in questo paese tanto maggiormente rimpiango di non averlo visto dieci anni fa. Non l'avrei osservato meglio; ma certo ne avrei goduto di più. L'Italia ha tutto lo splendore, l'ingenuità, l'ispirazione della gioventù; e sento che, col giudicarla freddamente, non è possibile imparare a conoscerla. (dall'Introduzione, p. 49)
- [Roma] Le epoche della storia son tutte qui... Sembra che ciascuna ai suoi monumenti superstiti abbia voluto imprimere un carattere, preparar un orizzonte e, per così dire, un'atmosfera particolare. Qui si sente un bisogno di vivere nel passato, che stranamente contrasta con la nostra naturale tendenza a buttarci nell'avvenire. L'uomo è in lotta con queste due eternità; e il presente, cui peraltro non può sfuggire, più che mai gli appare fugace e miserando. (dall'Introduzione, p. 49)
- [Roma] Qui si ingrandiscono le idee, si fanno più religiosi i sentimenti, si acquieta il cuore. Si ardisce appena soffrire dinanzi a luoghi che ricordano tante sofferenze, o mancare di forza là dove tanta forza si è rivelata. (dall'Introduzione, pp. 49-50)
Della pietà del cristianesimo
[modifica]- Roma è la grande parrocchia del mondo cattolico; le chiese delle nazioni sono come altari nell'edifizio che li riunisce tutti. (da Il Mercoledì Santo a Roma, p. 185)
- [L'Ufficio delle Tenebre] Dopo i salmi cantati o salmeggiati e le candele successivamente spente, ogni luce sparisce, tutti gli oggetti la cui pompa religiosa o mondana era stata illuminata rientrano nella ombra; segue un profondo silenzio che produce in alcuni l'attesa, in altri il raccoglimento; poi, dopo un certo intervallo, comincia il canto del Miserere[1], di cui nessuna parola umana può rendere la bellezza né la maestà; è il coro degli angeli; l'armonia delle sfere celesti. (da Il Mercoledì Santo a Roma, pp. 186-187)
- La sventura è ancor più imponente della virtù; ci sentiamo intimiditi in sua presenza, e penetrati da quel sacro rispetto che c'infondono le cose sacre. Con quale intimo tremore ci avviciniamo a chi è stato percosso da qualche colpo tremendo! Esitiamo, abbiamo paura; è una potenza temibile, è Sua Maestà il Dolore. (da Pensieri, p. 204)
Della verità del cristianesimo
[modifica]Miracoli e dottrina. – Togliete i miracoli e provatevi a spiegare l'influenza esercitata da Mosè e Gesù Cristo sui loro tempi.
Lasciate sussistere i miracoli togliendo la dottrina, e vederete che il Vangelo non potrebbe, senza questa, rapire gli spiriti. Son necessari ambedue; ma le varie epoche sembrano avere le loro preferenze; in alcune si è più accessibili all'azione esterna, in altre all'interna.
Citazioni
[modifica]- Quando vediamo la religione cristiana perseguitata in tutti i luoghi, a tutte le epoche, è semplice concluderne che il primo carattere della verità è di subire la persecuzione. (p. 97)
- Gustate et videte è la condizione universale per sapere e per giudicare. (p. 99)
- Le leggi, imposte da Dio, essere immateriale, ai puri spiriti, devono differire da quelle imposte a noi: differirne non nella loro essenza, ma nella loro manifestazione. (p. 101)
- Verità e virtù, ecco i due poli dell'asse morale: la verità che è la virtù dello spirito e la virtù che è la verità delle cose del cuore. (p. 101)
- Gli appassionati e gli impazienti vorrebbero far prendere a Dio la perpendicolare; i filosofi gli assegnano la spirale; ma, prima di lasciar sorprendere il suo cammino, il Signore sceglie le sue vie, compiacendosi di variare sempre le proprie forme. (p. 103)
- Nel mondo, niente è identico, e tutto è parallelo. (p. 104)
- Ogni uomo può essere studiato come individuo o come tipo di una razza, e ogni fatto come realtà o come figura. (p. 105)
- Il dubbio, nelle materie importanti, è colpevole se è senza sforzo per uscirne. (p. 107)
- Il dubbio [...] è il parto della verità [...] (p. 108)
- Il dubbio è un dono, il dubbio è una grazia. Suscitato dagli uomini è sterile e li rende colpevoli; quando lo fa nascere Iddio il male porta in se stesso il suo rimedio. (p. 108)
- La fede dei due sessi è segnata nel suo doppio carattere nella fede di Maria e in quella di Abramo. (p. 108)
- La filosofia ostile alla fede conduce fatalmente all'inerzia intellettuale dello scetticismo; [...] (p. 109)
- L'insegnamento di Cristo si rivolge particolarmente ai colpevoli e ai deboli; (ohimè! tutti gli uomini appartengono all'una o all'altra di queste due classi!); la sua religione chiama specialmente i tribolati: ecco perché è universale. (p. 111)
- Il cristianesimo è la soluzione di tutti i problemi che si agitano al fondo dell'anima umana, è l'ultima ragione di Dio. (p. 112)
- La bontà di Dio per l'uomo risplende in prove troppo numerose, perché possiamo crederla incatenata da qualcos'altro che dal rispetto per una volontà creata libera. (p. 113)
- Il cristianesimo è senza dubbio una legge soprannaturale, infinitamente elevata al di sopra dell'uomo per le verità come per le virtù come per le virtù che insegna [...] (p. 135)
- Il politeismo aveva fatto di Dio ad immagine dell'uomo; il Redentore solo poteva ricondurre l'uomo all'immagine di Dio. (p. 139)
- Il Signore non si compiace di distruggere. (p. 139)
- Il Vangelo è il pieno meriggio, è il sole della verità al suo meridiano. (p. 140)
- L'errore negl'intelletti spesso non è che un'ombra portata dalle disposizioni del cuore. (p. 141)
- No, pur nella sua natura corrotta, il cuore dell'uomo non è empio: è soltanto idolatra. (p. 142)
- Avviene per le verità sociali come per le verità religiose: sono le passioni e non le intelligenze che non ci si possono adattare. (p. 142)
- La verità è una luce che rischiara e una forza che santifica; conduce gli uomini all'ammirazione di ciò che conoscono e all'amore di ciò che ammirano. (p. 143)
- Gli uomini sono più ottusi che perversi, e i cattivi sono anche più ciechi che cattivi. (p. 146)
- Il miglior modo di giudicare lo stato della nostra anima è di osservare la natura delle sue necessità e delle sue aspirazioni. (p. 146)
- La religione cattolica soddisfa tutti i bisogni dello spirito, quello di credere come quello di pensare. (p. 147)
- Bisogna combattere per l'eternità con le armi del tempo. (p. 148)
- La carne è nata schiava e l'uomo libero. (p. 148)
- Tutto ciò che purifica i nostri sentimenti li fortifica. (p. 150)
- Le nostre idee son come le viti, flessibili liane che chiedono un appoggio per caricarsi di fiori e di frutti. (p. 151)
- A rifletterci bene, il tipo del «provvisorio» è la vita. (p. 151)
- Il cristianesimo, per quanto sia elevato, offre sempre un sostegno a portata di mano. (p. 152)
- Il cristianesimo è nato dal bisogno d'un mediatore; la mediazione non poteva essere che un riscatto, la cui necessità risale alla caduta dell'uomo. (p. 163)
- La verità eterna non ci chiede altro che la sincerità, e le basta la libertà per estendersi sul mondo. (p. 165)
- Una religione è tanto meno vera quanto più è nazionale, cioè mista a scorie. (p. 166-167)
- I soli veri infelici, in un mondo ove quasi tutto è infelicità, sono, anche prescindendo dalle prospettive del cielo, quegli esseri umani che hanno perduto la fede. (p. 170)
Note
[modifica]- ↑ Prima della nuova riforma liturgica l'Ufficio delle Tenebre iniziava il Mercoledì Santo, attualmente inizia al mattino del Giovedì Santo. Terminato l'Ufficio venivano spente le candele, seguiva una breve pausa di silenzio al termine della quale era cantato il Salmo 51 (Miserere). Cfr. Della pietà del cristianesimo, p. 187, nota 17.
Bibliografia
[modifica]- Sofia Swetchine, Della verità del cristianesimo (De la verité du christianisme), traduzione di Raffaella Por, Edizioni Paoline, Bari, 1962.
- Sofia Swetchine, Della pietà del cristianesimo (De la piété du christianisme), traduzione di Raffaella Por, introduzione di Angelina Marrucchi, note di Valentino Gambi, Edizioni Paoline, Bari, stampa 1962.
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