Thomas Hardy

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Thomas Hardy

Thomas Hardy (1840 – 1928), poeta e scrittore britannico.

Citazioni di Thomas Hardy[modifica]

  • C'è chi ritiene che, se esiste una via che porta al Meglio, questa richiede una bella occhiata al Peggio.[1]
  • È magnifico ascoltare il silenzio di quell'uomo.[2]
  • Il suo verde d'un tempo si logora, volge al blu. | Le sue solide gambe cedono sempre più. | Presto s'incurverà senz'avvedersene, | presto s'affonderà senz'avvedersene. || A notte, quando i più accesi fiori si fanno neri, | ritornano coloro che vi stettero a sedere; | e qui vengono in molti e vi si posano, | vengono in bella fila e vi riposano. || E la panchina non sarà stroncata, | né questi sentiranno gelo o acquate, | perché sono leggeri come l'aria | di lassù, perché sono fatti d'aria![3]
  • La giovane evitava in particolare i faggi e i frassini, che gocciolavano più insidiosamente di tutte le altre piante. Così facendo dimostrava quanto le donne comprendano bene gli umori e le caratteristiche della natura: un uomo che avesse attraversato quei campi non si sarebbe nemmeno accorto che dagli alberi scendeva acqua.[4]
  • Mi piacciono le storie con una cattiva morale. Figlioli, dite quello che vi pare, ma tutte le storie vere hanno un tocco di volgarità o una cattiva morale. Se quelli che raccontano le storie avessero trovati il buon gusto e la morale nelle storie vere, chi avrebbe fatto la fatica di inventarsi le parabole?[2]
  • Un poeta deve esprimere le emozioni di tutti i tempi e il pensiero del proprio.[5]
  • Una stella guarda verso di me | e dice: "Tu ed io siamo qui, | ciascuno al suo posto: | che cosa intendi fare? | Che cosa?[6]

Intrusi nella notte[modifica]

Il Wessex di Thomas Hardy

Incipit[modifica]

La strada che da Casterbridge conduce a nord è deserta e monotona, specie d'inverno. Lungo una parte del percorso si collega a Long-Ash Lane, una tediosa via priva per molte miglia di villaggi o borghi, e con pochissime svolte. Gli ignari viandanti che sono troppo vecchi, troppo giovani o per altri motivi troppo deboli per affrontare una distanza così lunga, ma che nondimeno sono costretti a percorrerla, esclamano, guardando ansiosamente avanti; «Una volta in cima a quella collina vedrò sicuramente la fine di Long-Ash Lane!». Ma una volta raggiunta la vetta, vedono la strada allungarsi davanti a loro con la stessa inesorabile piattezza di prima.

Citazioni[modifica]

  • Se il vero valore di un atto è commisurato allo spazio che questo occupa nel cuore di colui che lo compie, l'ufficio cui si accingeva quella sera l'allevatore Charles Darton si sarebbe potuto equiparare a quello di un re. (I; pp. 61-62)
  • Presso un camino in stile Tudor il cui arco a sesto acuto era quasi nascosto dal panno decorato usato come soffietto, erano sedute due donne, madre e figlia: la signora Hall e Sarah, detta Sally, perché in quella parte di mondo tale diminutivo non era ancora stato ritenuto volgare e quindi eliminato dal progresso intellettuale. (II; p. 67)

La brughiera[modifica]

Incipit[modifica]

In un sabato pomeriggio di novembre stava calando il crepuscolo, e l'ampia distesa di terreno aperto e selvaggio nota col nome di brughiera di Egdon si veniva facendo ogni momento più scura. In alto, il curvo strato di nubi biancastre che nascondeva il cielo era come una tenda che avesse per pavimento tutta la brughiera.

Citazioni[modifica]

  • Quando fu più vicino, vide che si trattava d'un carrozzone di forma comunissima, ma d'un colore rosso cupo piuttosto singolare. Il conducente gli camminava accanto; ed era, come il suo carro, rosso dalla testa ai piedi. (I; p. 12)
  • Emanava da lei come un senso d'isolamento, di estraneità; la solitudine della brughiera era concentrata in quel volto che dalla solitudine era nato. (I; p. 37)
  • Il viandante che, percorrendo la zona, avesse osservato questi suoi visitatori come li vedeva ora Venn, si sarebbe sentito in diretta comunicazione con regioni ignote all'uomo. Ecco, proprio dinanzi a lui, un'anatra selvatica, appena giunta dalla patria dei venti settentrionali, ricca di un'immensa conoscenza del nord. Catastrofi glaciali, episodi legati a tempeste di neve, luminosi effetti aurorali, la Stella Polare allo zenit, i relitti della spedizione Franklin al di sotto: tutta una meravigliosa serie di fenomeni per lei assolutamente normali. Ma, vedendo come l'uccello fissava l'uomo, si sarebbe detto che, a somiglianza di molti altri filosofi, considerasse quel momento di benessere più importante di interi decenni di ricordi. (I; pp. 96-97)

Tess dei d'Urberville[modifica]

Incipit[modifica]

Una sera di fine maggio un uomo di mezza età stava ritornando da Shaston al villaggio di Marlott, nella vicina Valle di Blakemore o Blackmoor. Avanzava su gambette rachitiche e v'era un certo che di incerto nella sua andatura che lo portava a deviare sulla sinistra. Ogni tanto scuoteva di scatto il capo, come se assentisse a qualche pensiero, benché in realtà non stesse pensando a nulla in particolare. Un paniere per uova gli pendeva vuoto dal braccio e il pelo del suo copricapo, sciupato, era consunto sulla falda nel punto in cui lo prendeva per toglierselo. Ben presto s'imbatté in un uomo di chiesa attempato che, in groppa a una giumenta grigia, cavalcava canticchiando.

Citazioni[modifica]

  • Un romanzo è un'impressione, non un'argomentazione. (Prefazione dell'autore alla quinta edizione e alle seguenti)[7]
  • Comunque è sempre una bella cosa essere imparentati con le carrozze anche se non ci si può salire. (Joan Durbeyfield: IV; 2010, p. 44)
  • Nella difettosa esecuzione del piano ben disposto dell'universo raramente l'invito provoca l'arrivo di chi si invoca, e raramente si incontra l'uomo da amare, quando viene l'ora per l'amore. La natura non dice troppo spesso "guarda" alla povera creatura nel momento in cui il guardare potrebbe portare a una lieta conclusione, né risponde "qui" alla carne che grida "dove?"; finché tutto questo nascondersi e cercarsi diventa un gioco penoso e senza mordente.
    Potremmo chiederci se all'acme e alla sommità del progresso umano questi anacronismi saranno modificati da un'intuizione migliore, da un più stretto rapporto reciproco nell'ingranaggio sociale, che non ci scuota in ogni direzione, come ora: ma non si può predire un simile ideale, forse nemmeno concepirlo come possibile. Così, anche nel caso attuale, come in milioni di altri, le due parti di un perfetto insieme non si sono incontrate al momento perfetto: la controparte assente, vagando indipendente per la terra, aspetta in crassa ottusità un tempo che giungerà sempre troppo tardi. (V; 2010, pp. 60-61)
  • Dov'era l'angelo custode di Tess? Dov'era la Provvidenza della sua ingenua fede religiosa? Forse, come quell'altro Dio di cui aveva parlato l'ironico Tisbita, stava chiacchierando oppure inseguendo qualcosa, o era in viaggio o dormiva o non voleva essere svegliata. (XI; 1996, p. 107)
  • Lei, Tess, non era un'esistenza, un'esperienza, una passione, un complesso di sensazioni per nessuno all'infuori che per sé stessa. Per tutto il resto dell'umanità, Tess non era altro che un pensiero fugace. Perfino per gli amici, non era altro che un pensiero che, forse, passava nel loro cervello più di frequente. Se anche di disperava giorno e notte, la maggior parte di loro avrebbe fatto solo questo commento: «Ah, vuole rendersi infelice». [...] La massima parte della sua infelicità nasceva dalla sua situazione nei confronti delle convenzioni sociali e non dalle sue sensazioni innate. (XIV; 1996, p. 131)
  • Le pene maggiori erano dovute all'osservanza delle convenzioni e non a sensazioni naturali. (XIV; 2010, p. 113)
  • «Attraverso l'esperienza» dice Roger Ascham, «troviamo una via breve, dopo un lungo errare Non di rado questo lungo errare ci rende incapaci di sostenere un ulteriore viaggio; e allora di che utilità è la nostra esperienza? (XV; 2010, p. 119)
  • A che mi serve sapere che sono solo un componente di una lunga schiera, trovare scritto in qualche vecchio libro di qualche creatura proprio simile a me e conoscere che reciterò la sua stessa parte? A rendermi infelice, ecco, solo a quello. La cosa migliore è dimenticare che la nostra natura e il nostro passato sono in tutto identici a quelli di migliaia e migliaia d'altri, e che il nostro futuro, le nostre azioni, saranno ancora uguali ad altre migliaia e migliaia. (Tess: XIX; 2010, p. 149)
  • Ed era proprio quel tocco d'imperfezione in una pretesa perfezione che ispirava una struggente tenerezza, poiché contribuiva a donarle [a Tess] umanità. (XXIV; 2010, p. 171)
  • La distinzione non consiste nel facile uso di uno spregevole insieme di convenzioni, ma nel far parte di coloro che sono sinceri, onesti, giusti, puri, amabili e di buona reputazione... come lo sei tu, Tess. (Angel Clare: XXXI; 2010, pp. 217-218)
  • Sono una contadina per posizione, non per natura! (Tess: XXXV; 2010, p. 254)
  • Avevano vagato per una strada che portava alle note rovine della Abbazia Cistercense, oltre il mulino, che una volta era stato unito alla costruzione monastica. Il mulino continuava ancora lavorare, dato che il cibo è una perenne necessità; l'Abbazia invece era caduta in rovina, perché le credenze religiose sono passeggere. Si può notare di continuo, come la preoccupazione per ciò che è passeggero sopravviva alla preoccupazione per l'eterno. (XXXV; 2010, p. 255)
  • Marian non aveva esagerato nel definire la fattoria di Flintcomb-Ash qualche acro di terreno morto di fame. L'unica cosa grassa su quel suolo era Marian stessa, che però vi era stata importata. (XLIII; 2010, p. 303)
  • La pazienza, questo miscuglio di coraggio morale e di paura fisica, non era più una caratteristica secondaria della signora [Tess] Clare ed era proprio questa a sostenerla. (XLIII; 2010, p. 303)
  • La bellezza o la bruttezza di una persona non sta solo nel suo comportamento, ma nei suoi fini e nei suoi impulsi, la sua vera storia sta non nelle cose compiute ma in quelle volute. (XLIX; 2010, p. 360)

Explicit[modifica]

"Giustizia" era fatta e il Presidente degli Immortali, per dirla con una frase di Eschilo, aveva finito di divertirsi con Tess, mentre i cavalieri e le dame dei d'Urberville dormivano nelle loro tombe, inconsapevoli. I due muti osservatori si chinarono a terra come in preghiera; e rimasero così per molto tempo, assolutamente immobili: la bandiera continuava silenziosamente a sventolare. Appena ne ebbero la forza, si levarono, si presero di nuovo per mano e continuarono il cammino.

Citazioni sul libro[modifica]

  • Se proviamo a rileggere le Illusions perdues e Guerra e pace o Tess, nasce in noi un'impressione che i lettori di allora dovevano probabilmente condividere: la realtà pareva densa, folta, resistente, immodificabile come il granito. Qualsiasi tentativo gli uomini facessero per cambiarla, si spezzava contro di lei. Oggi, la nostra impressione è capovolta. (Pietro Citati)

Incipit di alcune opere[modifica]

Jude l'oscuro[modifica]

Il maestro stava per lasciare il villaggio, e tutti apparivano tristi.[8]

Via dalla pazza folla[modifica]

Quando il fittavolo Oak sorrideva, gli angoli della bocca gli si slargavano fino a trovarsi a esigua distanza dagli orecchi; gli occhi gli si riducevano a due fessure; e apparivano loro intorno certe grinze divergenti che si stendevano sulla sua fisionomia come i raggi di un rudimentale abbozzo di sole nascente.[8]

Citazioni su Thomas Hardy[modifica]

  • [A ottant'anni] scrive con tanta calma come se stesse già entrando nel porto tranquillo, le vele ripiegate, sospinto da una silenziosa marea. (Katherine Mansfield)
  • Thomas Hardy è un grande pessimista. La sua fisionomia di pensatore e di artista sta tutta qui. Ma questa basta a fermarne l'originalità. I moderni, generalmente, traggono il loro pessimismo dall'impressione, dallo studio e dalla rappresentazione più della società che dell'individuo. [...]. Nei romanzi dell'Hardy è altra cosa.
    Il suo lo si potrebbe definire un pessimismo puro. Esso gli è inspirato non dalla società umana, ma dall'uomo; non da tutto ciò che è contingente nella vita, ma dalla vita in sé e per sé, dallo stesso fenomeno biologico. (Mario Borsa)
  • Una sera, che ero fra gli invitati a un pranzo dell'Omar Kayam Club – uno dei tanti club girovaghi londinesi, che raccoglieva, di preferenza, gente di penna – mi trovai accanto a un vecchierello che doveva aver passato di un bel po' la sessantina: piccolo, esile, con una faccia sparuta e triangolare, con due occhiettini rotondi, pungenti e neri come due capocchie di spillo e due baffetti grigi e appuntiti. Io mi presentai a lui e lui si presentò a me come si costuma in casi simili. Ma quando egli fece il suo nome e io gli dissi tutto l'onore che provavo nel sedere accanto al maggior romanziere inglese allora vivente, egli arrossì come una fanciulla e si impappinò come uno scolaretto. Che la timidezza avesse in lui qualche cosa di morboso era noto a quanti lo frequentavano, ma io non lo avrei creduto se non fosse stato per quell'incontro. (Mario Borsa)

Note[modifica]

  1. Citato in Mario Grasso, Punti di vista, FrancoAngeli, Milano, 2001, p. 47. ISBN 88-464-3200-2
  2. a b Da Sotto gli alberi, traduzione di Marco Pettenello, Fazi, Roma, 2013.
  3. Da Vecchia panchina, in Eugenio Montale, Quaderno di traduzioni, a cura di Enrico Testa, Mondadori, Milano, 2021, p. 47. ISBN 9788835712008
  4. Da Il Barone von Xanten, in Intrusi nella notte ed altri racconti, a cura di Laura Serra, Mondadori, Milano, 1997, p. 175. ISBN 978-88-04-40735-5
  5. Citato in Ghan Singh, introduzione a Thomas Hardy, Poesie d'amore, p. 17.
  6. Da Entrambi in attesa, in Poesie d'amore, p. 62.
  7. Da Tess dei d'Urberville, traduzione di Giuliana Aldi Pompili, Rizzoli, Milano, 2010. ISBN 9788858614143
  8. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Thomas Hardy, Intrusi nella notte, in Intrusi nella notte ed altri racconti, a cura di Laura Serra, Mondadori, Milano, 1997. ISBN 978-88-04-40735-5
  • Thomas Hardy, La brughiera, traduzione di Ada Prospero, Garzanti, Milano, 1999. ISBN 978-88-11-58258-8
  • Thomas Hardy, Poesie d'amore, a cura di Ghan Singh, Sovera Editore, Roma, 2003. ISBN 9788881243471
  • Thomas Hardy, Tess dei d'Uberville, traduzione di Maria Grazia Griffini, Mondadori, Milano, 1996.
  • Thomas Hardy, Tess dei d'Urberville, traduzione di Giuliana Aldi Pompili, Rizzoli, Milano, 2010.

Filmografia[modifica]

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]