Anaïs Nin

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Anaïs Nin

Anaïs Nin, all'anagrafe Angela Anaïs Juana Antolina Rosa Edelmira Nin y Culmell (1903 – 1977), scrittrice statunitense.

Citazioni di Anaïs Nin[modifica]

  • Ho smesso di amare mio padre molto tempo fa. Quel che restava era la schiavitù a un modello. (da La voce)
  • Il sesso non prospera nella monotonia. Senza sentimento, invenzioni, stati d'animo non ci sono sorprese a letto. Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi all'estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino. (dalla prefazione a Il Delta di Venere)
  • Lo svelamento di una donna è cosa delicata. Non avverrà di notte. Non si sa mai cosa si può trovare. (da Hejda, ne La voce)

Diario[modifica]

I. 1931-1934[modifica]

  • Il vero infedele è colui che fa l'amore solo con una frazione di te e nega il resto. (Febbraio, 1932)
  • La passione mi dà momenti di interezza. (Febbraio, 1932)
  • Il romantico si sottomette alla vita, il classico la domina. (Marzo, 1933)
  • La saggezza è una scorciatoia per la morte. (Marzo, 1933)

II. 1934-1939[modifica]

  • La paura del mondo produce cristalli nella scrittura. Uno tende alla perfezione, alle frasi cristallizzate, impeccabili, alla lucentezza dura delle gemme, solo per scoprire che la gente preferisce gli scrittori sciatti, incompleti, disordinati, gli scrittori più dispersivi, perché è più umano. Ai gioielli, essi preferiscono le imperfezioni umane, l'umidità del sudore, cattivi odori, balbettii. Tutto questo io lo metto nel diario, per dare al mondo solo gioielli. (Luglio, 1935)
  • I sogni sono necessari alla vita. (Giugno, 1936)
  • Ogni amico rappresenta un mondo in noi, un mondo che non è ancora apparso finché egli non arriva, ed è solo da questo incontro che nasce un nuovo mondo. (Marzo, 1937)

III. 1939-1944[modifica]

  • Chiamatemi un dottore! Ho bisogno di un medico che mi saldi insieme corpo e anima che si spaccano in due a ogni separazione. (Inverno, 1939)
  • La vita si ritrae o si espande in rapporto al coraggio della gente. (Giugno, 1941)
  • Ci sono ben pochi esseri umani che ricevono la verità, completa e sconvolgente, per illuminazione istantanea. Per lo più l'acquisiscono frammento per frammento, su scala ridotta, per sviluppi successivi, in modo cellulare, come un laborioso mosaico. (Autunno, 1943)

Il delta di Venere[modifica]

L'avventuriero ungherese[modifica]

Incipit[modifica]

C'era un avventuriero ungherese dotato di bellezza sorprendente, di fascino infallibile, di cultura, di grazia, dell'abilità di un attore consumato, della conoscenza di molte lingue, e di modi aristocratici. E a tutto questo s'aggiungeva il genio per l'intrigo, una capacità di trarsi d'impaccio e di andare e venire nei vari paesi come se niente fosse.

Citazioni[modifica]

  • Il libero, inafferrabile avventuriero, che saltava da un ramo d'oro all'altro, per poco non cadde in una trappola, una trappola di amore umano, quando una sera incontrò la ballerina brasiliana Anita al teatro Peruviano. I suoi occhi allungati non si chiudevano come quelli delle altre donne, ma come gli occhi delle tigri, dei puma e dei leopardi, con le palpebre che si socchiudevano pigre e lente, e verso il naso sembravano quasi uniti da una sottile sutura, che li faceva sembrare piccoli, e con uno sguardo lascivo e obliquo simile a quello che lascia cadere una donna che non vuol vedere cosa vien fatto al suo corpo. (p. 16)
  • Il suo sesso era come un gigantesco fiore di serra, il più grande che il Barone avesse mai visto, e i peli intorno erano folti e ricciuti, neri come il carbone. E queste labbra le imbellettava come fossero una bocca, in modo elaborato, fino a farle assomigliare a camelie rosso sangue, che, aperte a forza, mostravano il bocciolo interno ancor chiuso, una gemma del fiore più pallida, con la pelle più chiara. (pp. 16-17)

Matilde[modifica]

Incipit[modifica]

Matilde era una modista di Parigi appena ventenne quando fu sedotta dal Barone. Nonostante la loro relazione non fosse durata più di due settimane, in quel breve periodo, come per contagio, la ragazza assorbì la concezione della vita dell'amante e il suo modo di risolvere le cose mettendosi gli stivali delle sette leghe. Le era rimasta impressa una cosa che il Barone le aveva detto una sera casualmente: che le donne parigine erano tenute in gran conto in Sud America per la loro esperienza in materie amorose, la loro vivacità e il loro spirito che contrastava con l'atteggiamento di molte mogli sudamericane ancora legate a una tradizione di modestia e di obbedienza, che sminuiva la loro personalità ed era da attribuire, probabilmente, alla riluttanza degli uomini a far delle amanti delle proprie mogli.

Il collegio[modifica]

Incipit[modifica]

Questa è una storia vera che avvenne in Brasile molti anni fa, lontano dalle città, dove prevalevano ancora le usanze di un rigoroso cattolicesimo. I ragazzi di buona famiglia venivano mandati in collegi tenuti dai Gesuiti, che conservavano le severe abitudini del medio evo. I ragazzi dormivano su giacigli di legno, si alzavano all'alba, assistevano alla messa senza colazione, si confessavano ogni giorno ed erano costantemente sorvegliati e spiati. L'atmosfera era austera e costrittiva. I monaci consumavano i loro pasti appartati e creavano intorno a sé un'aura di santità. Erano raffinati nei gesti e nei discorsi.

Citazioni[modifica]

  • Durante la confessione, il prete tempestava i ragazzi di domande, e quanto più sembravano innocenti, tanto più a lungo li interrogava nell'oscurità del piccolo confessionale. I ragazzi inginocchiati non riuscivano a vedere il prete seduto all'interno e la sua voce bassa, che giungeva loro attraverso una piccola grata, chiedeva: "Hai mai avuto delle fantasie sessuali? Hai mai pensato alle donne? Hai mai provato a immaginare una donna nuda? Cosa fai a letto di notte? Ti sei mai toccato? Ti sei mai accarezzato? Cosa fai il mattino appena sveglio? Hai un'erezione? Hai mai cercato di guardare gli altri ragazzi mentre si vestono? O in bagno?" (p. 38)

L'anello[modifica]

Incipit[modifica]

In Perù è d'uso tra gli indios scambiarsi degli anelli in occasione del fidanzamento. Si tratta di anelli che si passano di padre in figlio e a volte hanno la forma di una catena.
Un indio molto bello si innamorò di una donna peruviana di discendenza spagnola, ma la famiglia di lei si opponeva violentemente a questa unione. Si diceva infatti che gli indios erano pigri e degenerati e procreavano figli deboli e instabili, soprattutto quando si univano a persone di sangue spagnolo.

Maiorca[modifica]

Incipit[modifica]

Trascorrevo l'estate a Maiorca, a Deya, vicino al monastero dov'erano stati George Sand e Chopin. Il mattino presto, salivamo in groppa a degli asinelli e percorrevamo la strada difficile e scoscesa che dalla montagna scendeva al mare. Ci voleva circa un'ora di lento travaglio giù per i sentieri di terra rossa, le rocce, i massi infidi, attraverso gli ulivi d'argento e giù per i villaggi di pescatori, fatti di capanne costruite lungo i fianchi della montagna.

Artisti e modelle[modifica]

Incipit[modifica]

Una mattina fui convocato in uno studio del Greenwich Village, dove uno scultore stava incominciando una statuetta. Il suo nome era Millard. Aveva già sbozzato la figura ed era arrivato al punto in cui aveva bisogno di una modella.
La statuetta aveva indosso un vestito aderente e il corpo risaltava in ogni linea e curva. Lo scultore mi chiese di svestirmi del tutto, perché altrimenti non poteva lavorare.

Citazioni[modifica]

  • "Più vicina, più vicina", risposi.
    "Voglio insegnarti una cosa", disse Millard. "Lasci che te la insegni?"
    Mi mise un dito nel sesso. "Ora voglio che tu ti contragga intorno al mio dito. Hai un muscolo lì, che può contrarsi e allentarsi intorno al pene. Prova."
    Provai. Il suo dito era un piacevole tormento. Dato che non lo muoveva, cercai di muovermi io, dentro alla vagina, e sentii il muscolo di cui mi aveva parlato aprirsi e chiudersi, dapprima debolmente, intorno al dito.
    Millard disse: "Sì, così. Più forte adesso, fallo più forte." (p. 72)

Lilith[modifica]

Incipit[modifica]

Lilith era sessualmente fredda e il marito lo sospettava, a dispetto di tutte le sue finzioni. Questo fatto portò al seguente episodio.
Lilith non usava mai lo zucchero perché non voleva ingrassare, lo sostituiva quindi con un succedaneo: pastigliette bianche che portava sempre con sé nella borsetta. Un giorno le finì e chiese al marito di comprargliene delle altre tornando a casa dall'ufficio. Così lui le portò una boccetta come quella che aveva chiesto, e Lilith mise le sue due pillole nel caffè.

Marianne[modifica]

Incipit[modifica]

Mi chiamerò la madame di una casa di prostituzione letteraria, la madame di un gruppo di scrittori affamati che producevano letteratura erotica per venderla a un "collezionista". Io fui la prima a scrivere per lui, e ogni giorno davo il mio lavoro da battere a macchina a una giovane donna.
Questa ragazza, Marianne, era una pittrice, e batteva a macchina la sera per guadagnarsi da vivere.

Citazioni[modifica]

  • Voglio innamorarmi in modo che la sola vista di un uomo, anche a un isolato di distanza, mi faccia tremare, penetrandomi tutta, mi indebolisca, mi faccia sussultare addolcendomi e sciogliendomi qualcosa tra le gambe. È così che voglio innamorarmi, così totalmente che il solo pensiero di lui mi porti all'orgasmo. (p. 82; 2012)
  • Il giorno dopo questo episodio, Marianne ripeté la sua genuflessione adorante, e l'estasi alla vista della bellezza del sesso di lui. Di nuovo si inginocchiò e pregò questo strano fallo che chiedeva solo ammirazione. Di nuovo lo leccò con attenzione, con passione, facendo partire dal sesso scintille di piacere che risalivano lungo il corpo, di nuovo lo baciò, chiudendolo tra le labbra come un frutto meraviglioso, e di nuovo egli tremò. Poi, con suo gran stupore, sentì una gocciolina lattiginosa di una sostanza salata dissolversi nella sua bocca: preannunciava il desiderio e Marianne aumentò la pressione e i movimenti della lingua. (p. 88; 2011)

La donna velata[modifica]

Incipit[modifica]

George una volta andò in un bar svedese che gli piaceva, e sedette a un tavolo a godersi una serata oziosa. Al tavolo accanto notò una coppia bella e molto raffinata: l'uomo affabile e vestito elegantemente, e la donna tutta in nero, con un velo sul viso splendente e dei gioielli multicolori e brillanti. Gli sorrisero entrambi. I due non si dicevano niente, come due vecchie conoscenze che non hanno bisogno di parlare.

Elena[modifica]

Incipit[modifica]

Aspettando il treno per Montreux, Elena guardava la gente sul marciapiede. Ogni viaggio le suscitava la stessa curiosità, la stessa speranza che si prova a teatro prima che si alzi il sipario, la stessa ansiosa aspettativa.
Individuò vari uomini coi quali le sarebbe piaciuto parlare, chiedendosi se avrebbero preso il suo stesso treno, o se stavano soltanto salutando altri passeggeri. Aveva delle voglie vaghe, poetiche.

Citazioni[modifica]

  • La donna più attraente è quella che non riusciamo mai a trovare in un caffè affollato, quando la cerchiamo, è quella a cui si deve dare la caccia, e scovare sotto i travestimenti delle sue storie. (p. 105; 2012)
  • L'aspetto più terrificante di tutta l'esperienza era che non riusciva più a ritrarsi come prima, a chiuder fuori il mondo e diventare sorda, cieca, per immergersi in qualche fantasia forzata, come aveva fatto da ragazza, per rimpiazzare la realtà. Era ossessionata dalle preoccupazioni per la sicurezza di lui, dall'ansia per la vita pericolosa che conduceva; si accorse che l'aveva penetrata non solo nel corpo, ma nel suo stesso essere. Ogni volta che ripensava alla sua pelle, ai suoi capelli che il sole aveva striato di riflessi dorati, ai suoi fermi occhi verdi, che si socchiudevano solo nel momento in cui si piegava su di lei per prenderle la bocca tra le labbra forti, la sua carne fremeva, ancora sensibile al ricordo, ed era una tortura. Dopo ore di dolore così vivo e forte da farle temere che l'avrebbero sconvolta per sempre, cadde in uno strano stato letargico, di dormiveglia. Era come se qualcosa si fosse spezzato dentro di lei. Cessò di sentire dolore e piacere. Era diventata insensibile. Il viaggio divenne irreale. Il suo corpo era morto di nuovo. (p. 111; 2012)
  • Elena lasciava che la bocca e le mani di lui scoprissero i rifugi e le nicchie più segrete, e riposava, cadendo in un sogno di carezze avviluppanti, piegando la testa su quella di lui, quando le appoggiava la bocca alla gola, baciando le parole che lei non poteva pronunciare. Sembrava che Pierre riuscisse a indovinare dove lei si aspettava un altro bacio, quale parte del corpo chiedeva d'esser scaldata. (p. 123; 2012)
  • A volte lei sentiva le ossa scricchiolare quando alzava le gambe fin sulle spalle di lui, sentiva il risucchio dei baci, il suono, come di pioggia, di labbra e lingue, lo spandersi degli umori nel calore delle bocche, come se stessero mangiando un frutto che si scioglieva sotto la lingua. (p. 123; 2012)
  • Quando ebbero esaurito la novità della pornografia, trovarono un nuovo regno: quello della gelosia, del terrore, del dubbio, della rabbia, dell'odio, dell'antagonismo, della lotta che gli esseri umani a volte intraprendono contro i legami che li vincolano all'altro. (p. 130; 2011)
  • Non sapeva che, quando in una donna l'erotico e il tenero si mescolano, danno origine a un legame potente, quasi una fissazione. (p. 136; 2011)
  • Invece di un solo centro sessuale, il corpo di Elena sembrava avere milioni di aperture sessuali, ugualmente sensibili, ogni cellula della pelle dotata della sensibilità di una bocca. La carne stessa delle sue braccia si apriva e si contraeva al passaggio della lingua o delle dita di Leila. Elena gemeva, e Leila le mordeva la carne come per strapparle gemiti più forti. La sua lingua tra le gambe di Elena era come un pugnale, agile e affilato. Quando venne l'orgasmo, fu così vibrante che scosse i loro corpi dalla testa ai piedi. (p. 151; 2011)

Il Basco e Bijou[modifica]

Incipit[modifica]

Era una notte piovosa, le strade come specchi, a riflettere ogni cosa. Il Basco, con trenta franchi in tasca, si sentiva ricco. La gente aveva incominciato a dirgli che, alla sua maniera ingenua e cruda, era un grande pittore. Non si rendevano conto che copiava dalle cartoline illustrate. Gli avevano dato trenta franchi per il suo ultimo quadro, e questo lo aveva reso euforico, bisognava festeggiare.

Citazioni[modifica]

  • Aveva un cazzo capriccioso. Di fronte a una vagina che era come una casella postale, si ribellava. Di fronte a un tubo astringente, si ritraeva. Era un intenditore, un gourmet del piccolo forziere delle donne. (p. 174)

Pierre[modifica]

Incipit[modifica]

Da ragazzo, un mattino molto presto, Pierre se ne andò a zonzo lungo l'argine del fiume. Dopo un po' che passeggiava, si fermò vedendo un uomo che cercava di recuperare un corpo nudo dall'acqua e di tirarlo sul pontile di una delle chiatte. Il corpo era impigliato nella catena dell'ancora. Pierre corse ad aiutare l'uomo e insieme riuscirono a tirare il corpo sul pontile.
Allora l'uomo disse a Pierre: "Aspetta qui, intanto che vado a chiamare la polizia," e corse via.

Citazioni[modifica]

  • La natura stava lavorando a favore dell'umanità di Pierre. L'estate rese languida Martha. L'estate la scoprì. Indossando meno indumenti, la ragazza diveniva sempre più consapevole del suo corpo. La brezza sembrava toccarle la pelle come una mano. Di notte si rigirava nel letto in preda a un'inquietudine che non riusciva a spiegarsi. I capelli sciolti le davano la sensazione che qualcuno glieli avesse sparsi intorno al collo e li accarezzasse. (p. 229)

Manuel[modifica]

Incipit[modifica]

Manuel aveva coltivato una forma di piacere del tutto particolare che aveva indotto la sua famiglia a ripudiarlo, ed egli viveva come un bohémien, a Montparnasse. Quando non era ossessionato dalle sue esigenze erotiche, era un astrologo, un cuoco straordinario, un grande conversatore e un eccellente compagno di caffè. Ma non una di queste occupazioni riusciva a distogliere la sua mente dalla sua ossessione. Prima o poi, Manuel doveva aprirsi i pantaloni e mettere in mostra il suo membro piuttosto straordinario.

Linda[modifica]

Incipit[modifica]

Linda era in piedi davanti allo specchio e si esaminava criticamente alla luce piena del giorno. Passati i trent'anni, incominciava a preoccuparsi dell'età, benché niente in lei tradisse un declino della bellezza. Era snella e d'aspetto giovanile. Poteva ingannare chiunque, ma non se stessa. Ai suoi occhi, la sua carne stava perdendo un po' della sua fermezza, un po' di quello splendore marmoreo che tante volte aveva ammirato nello specchio.

Citazioni[modifica]

  • Era convinto che prima o poi nella vita una donna dovesse essere una puttana. Pensava che ogni donna, sotto sotto, desiderasse essere una puttana per una volta nella vita e che quest'esperienza le fosse utile. Era il modo migliore per conservare la sensazione di essere femmine. (pp. 255-256)

Marcel[modifica]

Incipit[modifica]

Marcel venne sulla chiatta, gli occhi azzurri pieni di sorpresa e di meraviglia, pieni di riflessi, come il fiume. Occhi affamati, avidi, nudi. Sopra lo sguardo innocente, intenso, spuntavano sopracciglia folte, incolte come quelle di un selvaggio. Questo impetuoso disordine era attenuato dalla fronte luminosa e dalla sericità dei capelli. Anche la pelle era fragile, il naso e la bocca vulnerabili, trasparenti, ma le mani da contadino, come le sopracciglia, confermavano ancora la sua forza.

Citazioni[modifica]

  • È strano come il carattere di una persona si rifletta nell'atto sessuale. Se uno è nervoso, timido, impacciato, pauroso, l'atto sessuale è lo stesso. Se uno è rilassato, l'atto sessuale è gradevole. Il pene di Hans non si affloscia mai, e così lui se la prende comoda, per la sicurezza che gliene deriva. Si installa nel suo piacere, come si installa nel momento presente, per godere con calma, fino all'ultima goccia. (p. 271)

Una spia nella casa dell'amore[modifica]

Incipit[modifica]

Lo scopribugie era addormentato quando sentì squillare il telefono.
Dapprima credette che fosse la sveglia che gli ordinava di alzarsi, ma poi si risvegliò completamente e si ricordò la sua professione.
La voce che udì era rauca, come contraffatta. Non riusciva a capire cosa l'alterasse: se l'alcool, le droghe, l'ansia o la paura.
Era la voce di una donna; ma avrebbe potuto essere un'adolescente che imitava una donna, o una donna che imitava un'adolescente.

Citazioni[modifica]

  • La colpa è proprio l'unico fardello che gli esseri umani non possono sopportare da soli. (p. 6)
  • Dev'essere necessario un grande coraggio per donare a molti quel che spesso non si dà che all'amato. (p. 119)
  • Ascoltate il linguaggio del futuro. La parola scomparirà del tutto ed è così che si parleranno gli esseri umani! (p. 133)

Citazione sull'opera[modifica]

  • È la 'scoperta dello spazio interiore' di una donna che cerca di abbinare l'amore alla libertà, la fantasia alla sicurezza, l'emancipazione alla femminilità: vere e proprie quadrature del cerchio della vita. (Sandra Artom in nota di copertina)

Incipit di alcune opere[modifica]

Henry & June[modifica]

PARIGI. OTTOBRE 1931

Mio cugino Eduardo è venuto a Louveciennes ieri. Abbiamo parlato per sei ore. È arrivato alla stessa conclusione a cui sono arrivata anch'io: che ho bisogno di una mente più adulta, di un padre, di un uomo più forte di me, di un amante che sappia guidarmi nell'amore, perché tutto il resto è cosa che si costruisce troppo autonomamente.In me l'impeto a crescere e a vivere intensamente è così potente che non posso resistergli. Voglio lavorare, voglio amare mio marito, ma voglio anche realizzare me stessa.

Incesto[modifica]

23 ottobre 1932.

Ho sempre creduto che ad affascinare fosse l'artista che è in me. Pensavo che fosse la mia casa esoterica, i colori, le luci, i miei abiti, la mia opera. Sono sempre rimasta dentro il grande guscio dell'attività artistica, timorosa e inconsapevole del mio potere. Che cosa ha fatto il dottor Allendy? Ha scartato l'artista, ha plasmato e amato il nucleo di me stessa, ma senza precedenti, senza la mia creazione. Sono stata sempre meravigliata della sua mancanza di attaccamento all'artista – sono rimasta sorpresa del fatto di essere così a tal punto afferrata, a tal punto dépouillée di artifici, delle mie reti, delle mie attrattive, dei miei elisir. E questa sera, sola, mentre attendo i visitatori, guardo questo nucleo neonato, e penso ai doni che gli sono stati fatti da Hugh, da Allendy, da Henry, da June. Ricordo il giorno in cui ho dato alla sorella di Hugh, Ethel, dei gioielli; e oggi mia cugina Ana Maria mi ha regalato delle pietre per il mio acquario e un nuovo pesce munito di umoristiche ali verdi, e mi ha detto: "Voglio venire a Londra con te. Voglio salvarti da June." E io mi appoggio allo schienale e piango con infinita gratitudine.

La casa dell'incesto[modifica]

Il mattino che mi alzai per iniziare questo libro, tossii. Qualcosa veniva fuori dalla mia gola, mi strangolava. Spezzai il filo che la teneva e la buttai via. Tornai a letto e dissi: ho sputato il mio cuore.[1]

Mistica del sesso[modifica]

Perché si scrive è una domanda a cui posso rispondere facilmente, dato che me lo sono chiesto così spesso. Penso che un autore scriva perché ha bisogno di creare un mondo in cui poter vivere. Io non potrei mai vivere in nessuno dei mondi che mi sono stati offerti: il mondo dei miei genitori, il mondo della guerra, il mondo della politica. Dovevo crearne uno tutto mio, come un luogo, una regione, un'atmosfera in cui poter respirare, regnare e ricrearmi quando ero spossata dalla vita. Questa, credo, è la ragione di ogni opera d'arte.

Uccellini[modifica]

Uccellini[modifica]

Manuel e sua moglie erano poveri, e quando cercarono per la prima volta un appartamento a Parigi, trovarono solo due stanze buie in uno scantinato, che davano su un piccolo cortile soffocante. Manuel era triste. Era un artista e non c'era abbastanza luce per lavorare. A sua moglie non importava. Lei usciva ogni giorno per fare gli esercizi di trapezio al circo.

La donna sulle dune[modifica]

Louis non riusciva a dormire. Si rigirò nel letto a pancia ingiù e, seppellendo la faccia sotto il cuscino, si strofinò contro le calde lenzuola come se stesse giacendo su una donna. Ma quando lo sfregamento aumentò l'eccitazione del suo corpo, si fermò. Scese dal letto e guardò l'orologio. Erano le due. Cosa poteva fare per placare l'eccitazione?

Lina[modifica]

Lina è una bugiarda che non può sopportare la sua vera faccia allo specchio. Ha un volto che dichiara la sensualità che le brilla negli occhi, una bocca avida, uno sguardo provocante. Ma invece di mettere in mostra il suo erotismo, ne prova vergogna. Lo soffoca. E tutto questo desiderio, questa libidine, girano dentro di lei rimestando un veleno di gelosia e invidia.

Due sorelle[modifica]

C'erano due giovani sorelle. Una era magra, con capelli scuri, vivace. L'altra era graziosa e delicata. Dorothy aveva forza. Edna aveva una bella voce che ossessionava la gente, e voleva fare l'attrice. Venivano da una famiglia perbene che abitava nel Maryland. Nello scantinato della loro casa il padre organizzava una cerimonia per bruciare i libri di D.H. Lawrence, il che dimostra l'arretratezza di questa famiglia nello sviluppo della vita sessuale.

Scirocco[modifica]

Tutte le volte che scendevo in spiaggia a Deya vedevo due giovani donne, una piccola e mascolina, con capelli corti e un viso rotondo e divertente; l'altra, simile a una vichinga con un corpo e una testa regali. Durante il giorno stavano da sole. A Deya gli sconosciuti parlavano sempre tra loro perché c'era un solo negozio di alimentari, e tutti si incontravano nel piccolo ufficio postale.

La Maja[modifica]

Il pittore Novalis si era appena sposato con Maria, una donna spagnola di cui si era innamorato perché assomigliava al suo quadro preferito: la Maja desnuda, di Goya. Andarono a vivere a Roma. Maria batté le mani con gioia infantile quando vide la stanza da letto, ammirando i sontuosi mobili laccati veneziani. Quella prima notte Maria, giacendo sul monumentale letto fatto per la moglie di un doge, tremò di piacere, stirandosi prima di nascondersi sotto le lussuose lenzuola.

La regina[modifica]

Il pittore era seduto dietro il suo modello e mescolava i colori mentre questi parlava di puttane che lo avevano eccitato. La camicia aperta metteva in risalto un collo forte e liscio e un ciuffo di peli neri; per comodità teneva la cintura allentata, un bottone della patta era aperto, e le maniche della camicia rimboccate.

Hilda e Rango[modifica]

Hilda era una bella modella parigina che si innamorò perdutamente di uno scrittore americano, i cui romanzi erano così violenti e sensuali da procurargli immediatamente l'interesse delle donne. Gli scrivevano lettere o cercavano di conoscerlo attraverso i suoi amici. Quelle che riuscivano a incontrarlo rimanevano sconvolte dalla sua gentilezza e dalla sua delicatezza.

Il chanchiquito[modifica]

Quando Laura aveva circa sedici anni, uno zio che aveva vissuto per molti anni in Brasile le raccontava interminabili storie su questo paese. Rideva delle inibizioni degli europei. Diceva che in Brasile la gente faceva l'amore come le scimmie, senza problemi e di frequente; le donne erano accessibili e vogliose; ognuno riconosceva il proprio appetito sessuale.

Zafferano[modifica]

Fay era nata a New Orleans. Quando aveva sedici anni era stata corteggiata da un uomo di quaranta di cui aveva sempre amato l'aspetto aristocratico e distinto. Fay era povera. Le visite di Albert erano un avvenimento per la sua famiglia. La loro povertà gli era stata frettolosamente nascosta. Arrivò come un liberatore, parlando di una vita che Fay non aveva mai conosciuto; dall'altra parte della città.

Mandra[modifica]

I grattacieli illuminati brillano come alberi di Natale. Sono stata invitata al Plaza per incontrarmi con degli amici ricchi. Il lusso mi culla, ma sono distesa in un soffice letto ammalata di noia, come un fiore in una serra. I miei piedi riposano su soffici tappeti. New York mi rende febbrile, grande città babilonese. Vedo Lillian. Non l'amo più.

Fuga[modifica]

Pierre divideva un appartamento con un uomo molto più giovane, Jean. Un giorno Jean portò a casa una ragazza che aveva trovato per la strada. Aveva capito che non era una prostituta. Aveva appena sedici anni, i capelli tagliati a zero come un ragazzo, una giovane figura già formata, due piccoli seni sodi, a punta. Aveva risposto immediatamente alle parole di Jean, con stupore.

Note[modifica]

  1. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Anaïs Nin, Diario I. 1931-1934, a cura di Gunther Stuhlmann, traduzione di Delfina Vezzoli, Bompiani, 2016. ISBN 978-88-58-76592-0
  • Anaïs Nin, Diario II. 1934-1939, a cura di Gunther Stuhlmann, traduzione di Delfina Vezzoli, Bompiani, 2016. ISBN 978-88-587-6593-7
  • Anaïs Nin, Diario III. 1939-1944, a cura di Gunther Stuhlmann, traduzione di Delfina Vezzoli, Bompiani, 2016. ISBN 978-88-587-6594-4
  • Anaïs Nin, Henry & June, traduzione di Delfina Vezzoli, Gruppo ed. Fabbri, Bompiani, Sonzogno, Etas, 1987.
  • Anaïs Nin, Il delta di Venere, traduzione di Delfina Vezzoli, Bompiani, 2011; 2012 (ISBN 978-88-452-4653-1)
  • Anaïs Nin, Incesto, traduzione di Francesco Saba Sardi, Bompiani, 1999. ISBN 8845240509
  • Anaïs Nin, La voce, traduzione di Orazio Viani e Delfina Vezzoli, Bompiani, 2014. ISBN 9788858765258
  • Anaïs Nin, Mistica del sesso, traduzione di Anna Chiara Gisotti, Fazi editore, 1997. ISBN 8881120569
  • Anaïs Nin, Uccellini, traduzione di Delfina Vezzoli, Bompiani, 1993.
  • Anaïs Nin, Una spia nella casa dell'amore (A Spy In The House Of Love), traduzione di Delfina Vezzoli, RCS, 1999. ISBN 88-452-4047-9

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]