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Davide Tardozzi

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Davide Tardozzi (2022)

Davide Tardozzi (1959 – vivente), dirigente sportivo ed ex pilota motociclistico italiano.

Citazioni di Davide Tardozzi

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Citazioni in ordine temporale.

  • Su [Troy Bayliss] A un pilota di quel valore devi perdonare tutto, perché se vince molto è perché ha dato tanto. Alla fine devi fare un bilancio non su quello che avrebbe potuto fare, ma su quello che ha fatto, perché quello che ha fatto è già molto più di quello che avrebbero potuto fare tanti altri.[1]
  • La Superbike è cambiata moltissimo dai primi anni. Da quando nell'88 ci mettemmo tutti a pulire le stalle di Manfeild, in Nuova Zelanda che era destinate a diventare i box per la gara mondiale. Le cose hanno cominciato a funzionare dal 1990 quando [...] sono finite le buffonate del regolamento dei primi due anni che mi hanno fatto perdere un mondiale.[2]
  • Troy [Bayliss] è l'uomo che parla con la gente, che va oltre il dolore, che vince quando non si può, che fa la star ma anche l'amico di famiglia. È il simbolo della Superbike che non è fatta di star ma di uomini.[2]
  • Ho corso nei campionati mondiali della classe 250 nell'84 e nell'85. È stato molto difficile. Ero un privato, il mio capo meccanico era mia moglie e non avevamo soldi. Non eravamo solo a corto di soldi, ma assolutamente senza soldi. Ogni tanto arrivavano degli amici ad aiutarci. Tutto ciò che imparai fu che le corse ai massimi livelli sono molto costose.
I raced in the 250cc GP world championships in '84 and '85. It was very bad. I was a privateer, my chief mechanic was my wife and we had no money. Not just tight for cash, but absolutely no money. Some friends came along to help every now and then. All I learned was that racing at top level is very expensive.[3]
  • La Ducati dovrebbe ringraziare ogni giorno il dio della Superbike, perché senza questo campionato la Ducati non potrebbe essere quella che è ora. D'altro canto, anche la Superbike deve ringraziare la Ducati, che per molto tempo è stata l'unica casa a competere in forma ufficiale nel campionato, correndo di fatto da sola. È stato un bene per entrambe le parti ed entrambe dovrebbero esserne grate.
Ducati should pray everyday to the WSB god as without this championship Ducati could not be the Ducati that it is now. On the flip side, WSB have to thank Ducati as well as for a long time Ducati were the only factory supported team in the championship, they effectively raced themselves. It was good for both parties and both should be grateful.[3]
  • Essere ducatista vuol dire saper soffrire. Perché la Ducati dà gioie, ma anche tanti dolori. È qualcosa che ti nasce dentro e non se ne va più, ti entra sotto la pelle. È una tuta colorata di rosso, mutande comprese, è una passione viscerale.[4]
  • Casey [Stoner] è stato un assoluto fenomeno. [...] È uno straordinario talento naturale. Lo è anche Márquez ma la differenza fra i due è che Marc cura il suo talento allenandosi tantissimo, Stoner non lo faceva.[5]
  • Quello che fa Márquez con la moto è unico al mondo. Nessuno oltre a lui ha questo incredibile controllo che gli permette di rimanere in sella anche quando inizia a cadere. E riesce a farlo non per caso. [...] Lui usa come terza ruota il gomito interno alla curva quando gli chiude la ruota anteriore. Lo punta per non far chiudere l'anteriore del tutto e rialzare la moto. Queste cose non è che le pensi e le fai: ti devono venire in maniera istintiva. Ma per automatizzarle ha studiato su se stesso.[5]

Intervista di Carlo Baldi, moto.it, 31 ottobre 2013.

  • [Sulla Ducati Panigale] Il problema è nel motore, perché con l'attuale regolamento Superbike i motori a quattro cilindri hanno avuto uno sviluppo tale che ben difficilmente un bicilindrico di 1200 cc potrà competere con loro in termini di potenza. Io ho sempre sostenuto che l'attuale rapporto di cilindrata tra il due ed il quattro cilindri sia sfavorevole alle bicilindriche. Sino a qualche anno fa i quattro cilindri non esprimevano ancora le potenze e le prestazioni attuali, ma mi è sempre stato chiaro che ci sarebbero arrivati. Era solo questione di tempo. I successi della Ducati non erano certo dovuti alla cilindrata maggiore [...]. [«E quale sarebbe il giusto rapporto di cilindrata tra due e quattro cilindri?»] Ve lo posso dire con precisione perché me lo ricordo ancora. Vennero fatti degli studi eseguiti da ingegneri di Formula 1 ed ingegneri universitari e per un bicilindrico la cilindrata necessaria per contrastare un motore di 1000 cc a quattro cilindri, sarebbe di 1414 centimetri cubici. [...] Ne consegue che la Panigale faccia senza dubbio fatica a competere con motori a quattro cilindri [...].
  • Ritengo che la Ducati vada ridata ai "Ducatisti" [...]. Chi ama la Ducati, chi ha una Ducati in garage e l'avrà anche tra dieci anni, ha bisogno di gente che creda nello spirito Ducati e che abbia sposato la sua causa.
  • Valentino Rossi va osannato, esaltato e rispettato per quello che è stato ed è tuttora e per il risalto e la visibilità che ha dato a tutto il motociclistico. Purtroppo lo spirito suo e del suo gruppo non si è mai sposato con quello della Ducati. Di certo ci sono state delle incomprensioni, peggiorate dal fatto che lui non ha avuto tra le mani la Ducati migliore. [...] Valentino non ha mai avuto la moto che voleva, ma in Ducati hanno fatto i salti mortali e si sono dannati per dargli una moto competitiva. La grande voglia di tornare competitivi con Valentino e di metterlo nelle condizioni di vincere ha portato i tecnici Ducati a lavorare con troppa foga. [...] Filippo Preziosi ha lavorato moltissimo per Rossi, senza mai risparmiarsi nemmeno dal punto di vista fisico. Ha dato sempre il 200%. Purtroppo non c'è riuscito, ma non è mai dipeso dalla mancanza di impegno sua o della Ducati. [...] so di alcuni miei ex colleghi che restarono a lavorare in azienda il 14 agosto sino alle dieci di sera. È un dettaglio, ma può farvi capire l'impegno che c'era da parte di tutti per mettere Valentino nelle condizioni di far bene.

Intervista di Massimiliano Garavini, corsedimoto.com, 6 gennaio 2018.

  • [«Ritieni utile il lavoro dei coach, nei box?»] È innegabile che avere a fianco un coach che possa capirti, ascoltarti, consigliarti, per un pilota rappresenta un grande supporto psicologico. Tieni conto che l'ambiente del motomondiale sembra enorme, ma in realtà è come un piccolo villaggio, in cui ogni voce viene amplificata.
  • [«Spesso ci dimentichiamo che i campioni sono, prima di tutto, degli uomini, o dei ragazzi»] I fan li vedono come dei privilegiati, ma non conoscono la loro storia, le loro fragilità, la dedizione con cui affrontano la carriera.
  • A volte il popolo di appassionati giudica con troppa facilità; Jorge Lorenzo per esempio è stato preso di mira, ma in realtà è un uomo diverso da come appare. Generoso, disponibile a condividere, molto legato alla squadra.
  • [«Cosa significa correre e vincere con la Ducati?»] Ogni team ha il proprio metodo di lavoro, ed è giusto che sia così, ma il metodo Ducati vive della passione dell'intera azienda. Ti racconto un aneddoto: quando Stoner fece un giro per lo stabilimento, nel dicembre 2015, dopo 5 anni con HRC, passò vicino ad un'addetta al magazzino che volle farsi autografare una vecchia fotografia dell'australiano in sella alla Desmosedici che teneva nel cassetto. Casey si stupì e chiese alla donna perché l'avesse conservata così a lungo. Lei rispose: "sapevo che prima o poi saresti tornato in famiglia". Questo è lavorare per Ducati.

Matteo Gucci, cuoredesmo.com, 24 gennaio 2019.

  • [Su Danilo Petrucci] [...] la sua principale caratteristica è la determinazione, la voglia di arrivare.
  • Michele [Pirro] è uno dei pochi piloti al mondo che non correndo costantemente riesce a stare tra i primi dieci della MotoGp. Non è roba da poco. Stare tra i primi dieci della MotoGp vuol dire che sei uno dei piloti più veloci del mondo. Essere uno dei piloti più veloci del mondo che fa collaudi è qualcosa che sicuramente è per pochi. [...] Se i nostri piloti ufficiali vanno così è perché lui si fa, passami il termine, un mazzo tanto: questo lui l'ha capito bene, ha capito bene che nel tempo ha rinunciato a parte delle soddisfazioni del pilota per avere tante altre soddisfazioni.
  • Parto dal presupposto che mi ritengo fortunato per aver fatto nella vita quello che mi piaceva, ovvero di aver trasformato la mia passione in un lavoro. Questo è qualcosa che reputo una fortuna incredibile: come dico spesso, scherzando, coltivo il mio hobby e mi pagano anche! Sono veramente felice di questo e il rapporto con Ducati è ovviamente per me qualcosa che ha segnato la mia vita, in positivo. Però non sono di quelli che dice, perché ormai è un luogo comune "Io rifarei tutto quello che ho fatto". Io di errori ne ho fatti, ne ho fatti sia come pilota che come manager, quindi ci sono errori che oggi non rifarei grazie all'esperienza: calmerei un po' il mio carattere un po' focoso. Però alla fine, in un modo o nell'altro, me la sono sempre cavata bene, grazie alla Ducati, grazie a chi ha lavorato con me. Io devo dare molto, molto merito di quello che mi è successo negli ultimi venti, venticinque anni ai piloti che hanno lavorato con me.
  • Io godo in maniera particolare quando vinciamo, sento fisicamente il risultato positivo e quello negativo. Se quando andiamo male soffro, quando andiamo bene godo; per questo dico che per me i risultati sono parte della vita.

Intervista di Serena Zunino, motosprint.corrieredellosport.it, 6 luglio 2021.

  • Carl [Fogarty] aveva un talento innato, qualsiasi cosa gli mettessi sotto il sedere, lui riusciva ad andare forte.
  • Ci sono piloti che vanno forte, ma hai bisogno di convincerli che vanno forte. E poi ci sono piloti che lo sanno. [...] Molti lo dicono, di essere forti, ma quelli che spesso devono ripeterlo lo fanno perché non ne sono sicuri. E allora devono "convincersi".
  • Di Carl [mi piaceva] la determinazione, la consapevolezza che comunque in gara sarebbe andato forte anche a dispetto di varie problematiche. Capitò a Hockenheim, nel 1999: prendeva un secondo al giro da Aaron Slight e Colin Edwards, il sabato sera è venuto da noi e ci ha detto: "Avete fatto tutto? Domani ci penso io". E ha vinto, gara e titolo, con l'ultima sua manche conquistata. La cattiveria agonistica di Carl era una cosa che ci tranquillizzava spesso, anche quando le cose non andavano bene.
  • Troy [Bayliss] gettava il cuore oltre l'ostacolo, questo mi piaceva: dare il 100% per lui non era assolutamente sufficiente.
  • Con Fogarty credo che il culmine lo raggiungemmo nel 1998 quando, finita una corsa in cui andò malissimo sul bagnato, andò via con sua moglie senza salutare nessuno un quarto d'ora dopo la gara. Non riuscii più a rintracciarlo per una settimana. Era sparito totalmente. Mi aveva poi fatto sapere che con quella gara aveva finito di correre. E invece poi nel '98 vinse il Mondiale. Ricordo che dopo quella gara ci fu il primo World Ducati Week, e io lo costrinsi a girare il giovedì a Misano sulla pista bagnata perché pioveva. Ci fu un litigio di quelli brutti. In pista lui cadde, tornò ai box inferocito dicendomi che l'avevo fatto cadere. Fortunatamente Michaela, sua moglie, prese le mie difese e continuammo a litigare due contro uno. Lui ha vinto quattro titoli, nel 1994 e 1995, nel 1998 e 1999, e io gli dico sempre che due li ha vinti lui e due li ha vinti sua moglie. Michaela è una grandissima donna, spesso le donne dei piloti possono fare la differenza, sia nel bene che nel male.
  • Con Troy, al di là dei Mondiali in Superbike, non c'è dubbio che la gara della MotoGP a Valencia, nel 2006, fu una rivincita per tutti. [...] Lui aveva appena vinto il mondiale Superbike, Sete Gibernau non poteva correre e chiesero a Troy di sostituirlo, sebbene non conoscesse le gomme Bridgestone e non guidasse una MotoGP da un anno. Troy pretese che al suo seguito ci fossimo io, Paolo Ciabatti e quello che allora era il suo ingegnere di pista in Superbike, Ernesto Marinelli. Si cominciò con calma il venerdì, poi in qualifica firmò il miglior tempo e a tre minuti dalla fine lo sorpassò soltanto Valentino Rossi. Chiaramente a quel punto cominciarono a crescere le aspettative. C'è chi, grande tifoso di Troy, in una botta di follia scommise sulla sua vittoria per fare una goliardata. Guadagnò poi una valanga di soldi...
  • [...] se non ci fosse stato, Troy lo avremmo dovuto inventare. [«Perché?»] Troy è un personaggio molto molto genuino, da campionato italiano di vent'anni fa. Mi ricordo ancora una cosa che mi disse nel primo anno in cui frequentava il paddock della MotoGP. Quando entrò, andò a salutare delle persone "comuni" che lavoravano nel paddock, e vide che queste persone si sorprendevano. Così mi domandò: "Perché si sorprendono se li vado a salutare?". Questa è la sua umiltà, come una persona che pensa: "Io sono una persona come te, soltanto che io faccio il pilota e tu un altro mestiere, ma dov'è il problema?". Lui è così, una persona modesta e umile. Lo è sempre stato e sempre lo sarà.
  • Troy è un pazzo scatenato. Alle 5 del mattino, a Montecarlo, quando il mare era piatto, guidava la sua Cigarette nel porto nuovo perché voleva fare il record di velocità. E Loris Capirossi, che abitava proprio lì sul mare, si arrabbiava perché ogni volta veniva svegliato da quei rumori, e soltanto con il tempo ha capito di chi si trattava...

Intervista di Matteo Aglio, gpone.com, 30 gennaio 2023.

  • La SBK aveva già un predecessore, un campionato a cui ispirarsi che si chiamava F1, in cui si correva con i 750. Poi, un americano, Steve McLaughlin, ebbe un'ottima idea, cioè portare le gare americane nel Mondiale.
  • [«Che pilota era Davide Tardozzi?»] Purtroppo non ero certamente un campione perché ho perso un Mondiale che avevo praticamente vinto e non ho avuto una lunga carriera a causa di un incidente. La mia carriera da pilota mi ha insegnato tanto per quello che ho fatto dopo e ritengo che tanti dei miei errori mi siano servito bene come bisogna aiutare un pilota. Io devo fare tanti mea culpa quando correvo.
  • [«Come è nata la tua seconda carriera da manager?»] Dopo l'incidente al Mugello, ho continuato a correre per un altro anno ma non ero in grado di farlo fisicamente, ho una menomazione al braccio sinistro. In quel momento avevo anche il ruolo di collaudatore in Ducati, che allora era della Cagiva, e portai avanti lo sviluppo della 916 con Tamburini. Dopodiché i fratelli Castiglioni mi offrirono la possibilità di fare un secondo team in SBK con moto ufficiali.
  • [...] Fogarty sia stato uno dei primi piloti della SBK che avrebbe potuto correre nel motomondiale ed essere molto competitivo. Carl aveva un talento stratosferico.
  • [Su Troy Corser] Era un pilota vecchio stampo, di quelli che non disdegnavano una birra. [...] Gli piaceva correre, ma anche fare festa. [...] più di una volta mi è capitato di recuperare Corser in condizioni particolari. Ho saputo dopo anni, che nel 1995 a Misano salì due volte sul podio dopo essere stato riportato nel motorhome alle 4 del mattino e non in buone condizioni, diciamo così [ride, ndr].
  • James [Toseland] non aveva il talento di altri piloti, ma grazie alla sua caparbietà, alla sua voglia di arrivare, aveva una forza mentale incredibile.
  • [...] ritengo che sia importante trovare una buona relazione con un pilota, il che non significa andare sempre d’accordo. Con tutti almeno una volta ho litigato e con qualcuno anche pesantemente, ma quando si rendono conto che dici certe cose per loro te lo riconoscono.
  • [Su Francesco Bagnaia] [...] è un ragazzo di un'onesta intellettuale unica, ma devi conoscere alcune cose per riuscire ad andargli bene, non tutti gli vanno a genio. È talmente puntiglioso su certe cose per cui devi sapere cosa gli dà fastidio, sono fondamentali per non scontrarsi in certe situazioni.

Intervista di Riccardo Guglielmetti, gpone.com, 12 luglio 2023.

  • Il mondo è cambiato in questi anni, adesso siamo tutti connessi e una volta che prendi l'aereo arrivi a destinazione poi con Maps vai in circuito. Negli anni '80-'90 non era per nulla così. Dovevi avere estro, immaginazione, contava essere svegli e sapersela cavare in qualunque situazione quando partivi da casa con il furgone. [...] era un mondo lontano da quello odierno, dove non avevi l'applicazione che ti portava in circuito, ma ci andavi con la cartina stradale sbagliando strade e imparando.
  • [...] ricorderò per sempre quando in occasione della trasferta di Donington ci fermarono alla dogana del porto di Dover. La Polizia ci fece scendere per fare il controllo del mezzo coi cani cinofili. Questi iniziarono ad annusare e ad un certo punto rimasero all'interno del furgone abbaiando. La Polizia pensava stessimo trasportando droga, invece erano le padelle sporche di cibo dalla sera prima. Purtroppo siamo dovuti partire alla svelta dal circuito e il nostro cuoco Paolino non era riuscito a pulirle. Alla fine i cani avevano fiutato il cibo, si vede che avevano fame [sorride, ndr]. Se non ricordo male era il 1990. A raccontarla adesso fa ridere, ma quella volta c'era poco da scherzare.
  • Ricordo che la YB4 motorizzata Yamaha fu una moto avanti anni luce. Il progetto dell'ingegnere Martini era un qualcosa di veramente incredibile e non nego che quel Mondiale [Superbike 1988] lo persi io e Merkel lo vinse meritatamente.
  • [Sulla Ducati 888] Molti non lo pensano, ma quella moto era davvero molto facile. Aveva due aspetti che la caratterizzavano a mio avviso, ovvero una progressione e una coppia impressionante che facilitava la guida.
  • [«Davide Tardozzi possiamo definirlo un manager vero, diretto, schietto, senza troppi giri di parole?»] Io sono fatto così, poi magari a volte sbaglio. Nel paddock c'è chi mi considera stronzo, ma non penso di esserlo.

Intervista di Marco Caregnato e Riccardo Guglielmetti, GPOne, 12 giugno 2024.

  • Eh, devo essere sincero, la 999 non è mai stata per me una vera Ducati, non lo so... ma è un fatto personale... cioè, non mi ha mai appassionato. Poi ti devo dire che, prestazionalmente, era un'ottima moto. [...] quella da corsa, mi piaceva anche. (da 28 min 05 sec a 28 min 26 sec)
  • [Sul Gran Premio di superbike di Donington 1990] [...] cado in gara 2, carichiamo abbastanza in fretta – avevamo appena mangiato [...] – e [...] veniva con me allora un mio carissimo amico, cuoco [...]. Arriviamo a Dover in tutta fretta, e al tempo c'era l'ispezione: [...] c'era il meccanico col furgone, noi col camper [...], tutti belli in fila... ispezione, cane dentro, guarda moto, ricambi, carnet e via dicendo; poi entra nel camper e il cane comincia ad abbaiare, a ruspare... Io, onestamente, comincio a preoccuparmi: guardo il mio amico Paolino, il cuoco... [...]. Questi qua subito che mettono mano alle armi [...] poi apre e c'era lo sportello dove non aveva lavato le padelle per andar via di fretta! [...] Il cane aveva semplicemente fame, c'era la padella ancora sporca... (da 30 min 56 sec a 32 min 15 sec)
  • Toseland è forse il pilota meno talentuoso, con la più grande volontà. Ed è riuscito a vincere il mondiale. Lui ha cominciato [...] che prendeva un secondo al giro a inizio campionato e ha vinto il campionato: per la voglia di vincere, per la voglia di migliorare. [...] al di là del talento, come sempre la testa fa la differenza. (da 46 min 09 sec a 46 min 30 sec)

Citazioni non datate

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motoemozione.it

  • [Sul passaggio da pilota a team manager] La difficoltà è quella che dico a tutti gli ex piloti che scelgono di fare questa professione: "scendere dalla moto". Purtroppo chi è stato pilota finisce per pensarla come un pilota invece bisogna pensare al bene della squadra e del pilota. Al pilota devi dargli quello che serve e non quello che chiede.
  • Di Fogarty si è detto di tutto, che era un matto, uno scapestrato, gliene hanno dette di ogni. In realtà Fogarty era semplicemente una persona timida, bisognava capire e comprendere la sua timidezza.
  • [«A volte bisogna anche alzare la voce con pluricampioni del mondo»] Io ho sempre cercato di guadagnare la fiducia dei piloti in tanti modi, episodi, atteggiamenti e parole. Per questo in determinati episodi andare giù a muso duro significa non portarti dietro strascichi, perché qualunque cosa tu dici sanno che è per il loro bene. Poi magari le opinioni possono essere diverse ma comunque non ti considerano come un imbecille.
  • Io reputo [il pilota] un animale che è in grado di annusare quello che gli gira intorno: le sensazioni positive e la voglia del team di vincere. Devi impostare un sistema per cui chiunque, dal cuoco all'ingegnere, dall'autista al meccanico si alzano la mattina pensando di vincere.

Note

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  1. Dall'intervista di Andrea Tessieri, Il mondiale SBK con e senza Bayliss: parla Davide Tardozzi, cuoredesmo.com, 29 gennaio 2009.
  2. a b Dall'intervista di Claudio Porrozzi, Tardozzi: "Ho pianto per Bayliss!", gpone.com, 1º maggio 2012.
  3. a b (EN) Da John Hogan, Davide Tardozzi, an interview, superbike.co.uk, 28 novembre 2013.
  4. Citato in Paolo Ianieri, Ducati, passione rossa: quando il tifo è per il marchio, gazzetta.it, 16 agosto 2017.
  5. a b Da un'intervista al Corriere dello Sport - Stadio; citato in MotoGP, Tardozzi: "Per Ducati il futuro è Dovizioso, non Marquez", gpone.com, 18 ottobre 2018.

Altri progetti

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