Edmund Burke

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Edmund Burke

Edmund Burke (1729 – 1797), politico, filosofo e scrittore britannico, di origine irlandese.

Citazioni di Edmund Burke[modifica]

  • C'è tuttavia un limite oltre il quale la pazienza cessa di essere una virtù.
There is, however, a limit at which forbearance ceases to be a virtue.[1]
  • È nella natura di ogni grandezza non essere esatta.
It is the nature of all greatness not to be exact.[2]
  • È un comune errore popolare supporre che quelli che si lamentano per il pubblico a voce più alta siano i più preoccupati per il suo benessere.
It is a general popular error to suppose the loudest complainers for the publick to be the most anxious for its welfare.[3]
  • Gli abitanti delle colonie meridionali sono più fortemente attaccati alla libertà di quelli delle settentrionali. Tali furono tutti gli antichi Stati, tali furono i nostri antenati gotici, tali furono i polacchi della nostra era, e tali saranno tutti i padroni di schiavi che non siano schiavi essi stessi. In questi popoli la superbia dell'imperio si combina con lo spirito di libertà, lo fortifica o lo rende invincibile.[4]
  • Il successo è il solo infallibile criterio di saggezza per le menti volgari.[5][6]
  • Innovare non vuol dire riformare.
To innovate is not to reform.[7]
  • L'arroganza che deriva dall'età deve essere placata dall'insegnamento della giovinezza.
The arrogance of age must submit to be taught by youth.[8]
  • La libertà astratta, come le altre astrazioni, non esiste.[9]
  • La mera parsimonia non è economia... La spesa, o una grande spesa, potrebbe essere una parte essenziale della vera economia.
Semplice parsimonia non è economia... Le uscite, le grandi uscite di denaro, possono essere una parte essenziale della vera economia.
Mere parsimony is not economy. Expense, and great expense, may be an essential part in true economy.[10]
  • Niente è più fatale alla religione che l'indifferenza, che alla fine, è una mezza infedeltà.
Nothing is so fatal to Religion as indifference which is, at least, half Infidelity.[11]
  • Non appena io metto piede nella mia casa, tutti i molesti pensieri mi abbandonano![12]
  • Non dobbiamo sempre giudicare della generalità di un'opinione dal rumore dell'acclamazione.
We must not always judge of the generality of the opinion by the noise of the acclamation.[13]
You can never plan the future by the past.[14]
  • [Dopo il primo discorso in Parlamento di William Pitt il Giovane] Non solo rassomiglia al padre, ma sembra il padre stesso.
Not merely a chip of the old block, but the old block itself.[15]
  • Più grande è il potere, più pericoloso è il suo abuso.
The greater the power, the more dangerous the abuse.[16]
  • Qualcuno ha detto che un re può fare un nobile, ma non può fare un gentiluomo.[17]
  • Quell'umano ordinamento il quale si fonda sulle virtù eroiche, deve inevitabilmente volgere a debolezza o a rovina.[18]
  • Se qualcuno mi chiede cos'è un libero governo, io rispondo che esso è, ad ogni fine pratico, ciò che il popolo pensa che sia.
If any ask me what a free Government is, I answer, that, for any practical purpose, it is what the people think so.[19]
  • Tutte le fazioni religiose sono vulcani pronti ad esplodere.
Old religious factions are volcanoes burnt out.[20]
  • Tutti gli uomini che si rovinano, lo fanno dalla parte delle loro inclinazioni naturali.[21]
  • Una vigile e provvida paura è la madre della sicurezza.
Early and provident fear is the mother of safety.[22]

Attribuite[modifica]

  • Tutto ciò che è necessario per il trionfo del diavolo è che gli uomini buoni non facciano nulla.[23]
    Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (citato in Call of Duty 4: Modern Warfare e nei titoli di coda del film L'ultima alba[24])
[Citazione errata] La frase non è presente in nessuna delle opere dello statista; la falsa attribuzione potrebbe essere nata da un celebre libro di citazioni, il Bartlett's Familiar Quotations uscito nel 1905.[23] La citazione potrebbe derivare da una frase simile di John Stuart Mill: «Gli uomini malvagi non hanno bisogno che di una cosa per raggiungere i loro scopi, cioè che gli uomini buoni guardino e non facciano nulla». Mill sembrerebbe essersi ispirato a una citazione dello stesso Burke, contenuta in Pensieri sulle cause dell'attuale malcontento (1770): «Quando i malvagi si uniscono, i buoni devono associarsi. Altrimenti cadranno uno ad uno, un sacrificio spietato in una lotta disprezzabile» («When bad men combine, the good must associate; else they will fall, one by one, an unpitied sacrifice in a contemptible struggle»). La citazione è talvolta attribuita anche a John Fitzgerald Kennedy e Charles F. Aked.[25]

Ricerca sull'origine delle idee del sublime e del bello[modifica]

Incipit[modifica]

La prima e la più semplice emozione che scopriamo nell'anima nostra è la curiosità.

Citazioni[modifica]

  • Una definizione può essere esattissima, eppure esprimere solo approssimativamente la natura della cosa definita. (Introduzione, Il gusto)
  • Nessuna passione, come la paura, priva con tanta efficacia la mente di tutto il suo potere di agire e di ragionare. (parte II, sezione II)
  • Oltre a quelle cose che direttamente suscitano l'idea del pericolo e a quelle che producono un effetto simile per una causa meccanica, non conosco nulla di sublime che non sia connesso con il senso di potenza. (parte II, sezione V)
  • Una grande profusione di cose, splendide o pregevoli in se stesse, è «magnifica». Il cielo stellato, sebbene cada frequentemente sotto il nostro sguardo, suscita sempre un'idea di grandiosità, che non può essere dovuta a qualcosa che si trovi nelle stelle stesse, considerate separatamente. La causa sta certamente nel loro numero. Il disordine apparente aumenta la grandiosità, poichè l'aspetto dell'ordine è altamente contrario alla nostra idea della magnificenza. Inoltre le stelle si trovano in tale apparente confusione, che riesce impossibile contarle nelle circostanze ordinarie. Questo conferisce loro il vantaggio di una specie d'infinità. (parte II, sezione XIII)
  • L'abitudine ci riconcilia con ogni cosa. (parte IV, sezione XVIII)

Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia[modifica]

  • Colui che lotta contro di noi rafforza i nostri nervi e acuisce le nostre abilità. Il nostro antagonista è colui che ci aiuta di più.
He that wrestles with us strengthens our nerves, and sharpens our skill. Our antagonist is our helper.[26]
  • Fare una rivoluzione significa sovvertire l'antico ordinamento del proprio paese; e non si può ricorrere a ragioni comuni per giustificare un così violento procedimento. […] Passando dai principî che hanno creato e cementato questa costituzione all'Assemblea Nazionale, che deve apparire e agire come potere sovrano, vediamo qui un organismo costituito con ogni possibile potere e senza alcuna possibilità di controllo esterno. Vediamo un organismo senza leggi fondamentali, senza massime stabilite, senza norme di procedure rispettate, che niente può vincolare a un sistema qualsiasi. [...] Se questa mostruosa costituzione continuerà a vivere, la Francia sarà interamente governata da bande di agitatori, da società cittadine composte da manipolatori di assegnati, da fiduciari per la vendita dei beni della Chiesa, procuratori, agenti, speculatori, avventurieri tutti che comporranno una ignobile oligarchia, fondata sulla distruzione della Corona, della Chiesa, della nobiltà e del popolo. Qui finiscono tutti gli ingannevoli sogni e visioni di eguaglianza e di diritti dell'uomo. Nella "palude Serbonia" di questa vile oligarchia tutti saranno assorbiti, soffocati e perduti per sempre.
  • Il buon ordine è la base di ogni buona cosa. (1963, p. 438)
  • Il contratto sociale... è tra coloro che vivono, coloro che sono morti e coloro che devono ancora nascere.[27]
Society is indeed a contract [..] it becomes a partnership not only between those who are living, but between those who are to be born.[28]
  • L'adulazione corrompe sia chi la dà che chi la riceve.
Flattery corrupts both the receiver and the giver.
Superstition is the religion of feeble minds.
  • Per il fatto che una mezza dozzina di grilli sotto una siepe fanno risuonare il campo del loro strepito inopportuno, [...] non figuratevi che quelli che fanno tanto rumore siano i soli abitanti del campo.
  • Per quattrocento anni siamo andati avanti, ma non posso credere che non siamo materialmente cambiati. Grazie alla nostra ostilità verso le innovazioni, grazie alla neghittosità del nostro carattere nazionale, ancora possediamo la tempra dei nostri padri. Noi non abbiamo perduto – come io penso – la liberalità e la dignità di pensiero del quattordicesimo secolo, né però abbiamo fatto di noi stessi dei selvaggi. Noi non siamo i proseliti di Rousseau; noi non siamo i discepoli di Voltaire; Helvétius non ha attecchito tra noi. Gli atei non sono i nostri predicatori; i folli non sono i nostri legislatori.
  • Se la casa del nostro vicino va a fuoco, non è sbagliato far funzionare le pompe per un poco anche sulla nostra.
Whenever our neighbour's house is on fire, it cannot be amiss for the engines to play a little on our own.
  • Sono ormai passati sedici o diciassette anni da quando scorsi per la prima volta la Regina di Francia, allora la Delfina, a Versailles, e certo mai visione più leggiadra venne a visitare questa terra, ch'essa sembrava appena sfiorare. La vidi al suo primo sorgere all'orizzonte, decorare ed allietare quella sfera elevata in cui aveva appena incominciato a muoversi, fulgida al pari della stella del mattino, piena di vita e di splendore e di gioia. Oh! quale rivoluzione! e quale cuore dovrei aver io per contemplare senza commozione quell'elevatezza e quella caduta! […] Non avrei mai sognato di vivere abbastanza da vedere un disastro del genere abbattersi su di lei in una nazione d'uomini così galanti, in una nazione d'uomini d'onore e di cavalieri. Nella mia immaginazione vedevo diecimila spade levarsi subitamente dalle loro guaine a vendicare foss'anche uno sguardo che la minacciasse d'insulto. Ma l'età della cavalleria è finita. Quella dei sofisti, degli economisti e dei contabili è giunta; e la gloria dell'Europa giace estinta per sempre.
  • Una democrazia perfetta è quindi la cosa più spudorata al mondo.
A perfect democracy is, therefore, the most shameless thing in the world.
  • Uno stato privo dei mezzi per operare qualche cambiamento è privo dei mezzi per conservarsi.
A state without the means of some change is without the means of its conservation.

Second Speech on Conciliation with America[modifica]

  • È lenta la marcia della mente umana.<ref>Da The Second Speech on Conciliation with America, 1775.
  • Le concessioni dei deboli sono le concessioni della paura.
The concessions of the weak are the concessions of fear.
  • Non è ciò che un avvocato mi dice che potrei fare; ma ciò che umanità, ragione e giustizia mi dicono che dovrei fare.
  • Tutto il governo – anzi ogni beneficio e gioia umani, ogni virtù e ogni azione prudente – sono fondati sul compromesso e lo scambio.
All government — indeed, every human benefit and enjoyment, every virtue and every prudent act — is founded on compromise and barter.

Citazioni su Edmund Burke[modifica]

  • [...] Burke era un grande uomo di carattere. Aveva già trentacinque anni, e non era ancora membro del Parlamento; eppure ebbe tempo d'imprimere il suo nome profondamente nella storia politica d'Inghilterra. Fu egli uomo di molte doti intellettuali e di trascendente forza di carattere. Aveva tuttavia un lato debole che fu riconosciuto come un serio difetto: mancava di moderazione, il suo genio era immolato all'irritabilità. E senza questa dote della moderazione, una delle minori in apparenza, le più splendide facoltà possono quasi considerarsi di nessun valore a chi le possiede. (Samuel Smiles)
  • Con un assurdo fervore mistico, Burke venerava la Costituzione inglese del suo tempo, proprio in quanto solo la maturazione attraverso i secoli e il retaggio della tradizione e del passato ne aveva fatto quel perfetto strumento che egli vi scorgeva. Una teoria politica basata sui princìpi razionalisti dell'illuminismo era cosa diabolica per Burke, che nei movimenti maldestri dei politici degli inizi dell'89 vide i primi segni dell'opera del Maligno. (John Saville)

Note[modifica]

  1. Da Observations on a Late Publication on the Present State of the Nation, 1769, volume I, p. 273.
  2. Da First Speech on the Conciliation with America, American Taxation, 19 aprile 1774.
  3. Da Observations on a Late Publication on the Present State of the Nation, 1769.
  4. 1826, vol. III, p. 54 o 1963, p. 91; citato in Losurdo 2005, p. 130.
  5. Da Letter to a Member of the National Assembly.
  6. a b Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644
  7. Da A Letter to a Noble Lord, 1796, p. 20.
  8. Dalla lettera a Frances Burney, 29 luglio 1782.
  9. Dal discorso del 22 marzo 1775; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  10. Da A Letter to a Noble Lord, 1796.
  11. Dalla lettera a William Smith, membro del parlamento irlandese (29 gennaio 1795), citato in R. B. McDowell, The Correspondence of Edmund Burke, Volume VIII, settembre 1794–aprile 1796, Cambridge University Press, 1969, p. 128.
  12. Citato in Samuel Smiles, Il carattere, traduzione di P. Rotondi, G. Barbèra editore, Firenze, 1872, cap. XI, p. 312.
  13. Da Letters On a Regicide Peace, 1796, n. 1.
  14. Dalla Lettera ad un membro dell'Assemblea Nazionale, 1791.
  15. (EN) Citato in Nathaniel Wraxall, Historical Memoirs of My Own Time, parte 2.
  16. Da un discorso alla Camera dei comuni, Londra, 7 febbraio 1771, in Selected Writings and Speeches, a cura di Peter James Stanlis, Transaction Publishers, 1963.
  17. Da Letter to W. Smith; citato in Fernando Palazzi, Silvio Spaventa Filippi, Il libro dei mille savi, Hoepli, Milano, 2022, n. 4804. ISBN 978-88-203-3911-1
  18. Citato in Samuel Smiles, Il carattere, traduzione di P. Rotondi, G. Barbèra editore, Firenze, 1872, cap. I, p. 4.
  19. Da Letter to the Sheriffs of Bristol, on the affairs of America, 3 aprile 1777.
  20. Da Speech on the Petition of the Unitarians, 11 maggio 1792.
  21. Da Letters On a Regicide Peace, 1796.
  22. Da Speech on the Petition of the Unitarians, 11 maggio 1792, volume VII, p. 50.
  23. a b Cfr. Le dieci regine delle citazioni bufala, Corriere.it, 19 marzo 2009.
  24. GuidaTv. Sky, scheda Morandini
  25. (EN) Cfr. The Only Thing Necessary for the Triumph of Evil is that Good Men Do Nothing, QuoteInvestigator.com, 4 dicembre 2010.
  26. Volume III, p. 453.
  27. Citato in AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 132. ISBN 9788858019429
  28. Vol. III, p. 365.

Bibliografia[modifica]

  • Domenico Losurdo, Controstoria del liberalismo, Laterza, 2005.
  • Edmund Burke, The Works: A New Edition, 16 voll., Rivington, London, 1826.
  • Edmund Burke, Reflections on the Revolution in France, 1790.
  • Edmond Burke, Ricerca sull'origine delle idee del sublime e del bello, a cura di Adelchi Baratono, traduzione di E. C. e R. B., Minuziano, 1945.
  • Edmund Burke, Riflessioni sulla Rivoluzione francese e sulle deliberazioni di alcune società di Londra ad essa relative a tale evento: in una lettera destinata ad un gentiluomo parigino, in Scritti politici, a cura di Anna Martelloni, UTET, Torino, 1963.
  • Edmund Burke, Second Speech on Conciliation with America. The Thirteen Resolutions, 1775

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