Filippo Pananti
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Filippo Pananti (1766 – 1837), poeta italiano.
Citazioni di Filippo Pananti
[modifica]- A chi un segreto? Ad un bugiardo o a un muto. Questi non parla e quei non è creduto.[1]
- Amore è una bardassa, un monellaccio, | che se un dito gli offrite piglia il braccio.[2]
- Chi non trascura il soldo ed il quattrino | adagio adagio arriva allo zecchino.[3]
- Con quattro versi di rimata prosa, | io vi metto il mio core fra le mani: | se ricevuto ei sarà ben, domani, | o bella, vi porrò qualch'altra cosa.[4]
- Due contesse, irrisolute | come meglio mascherarsi, | per non esser conosciute | in un prossimo veglione, | ne fan motto al Caccavone, | che risponde: «Vi dovreste | mascherar da donne oneste!»[5]
- E se in man di due medici è un malato | suonate a comunion, quell'uomo è andato.[6]
- Esci di lì, ci vo' star io.[7]
- La critica deve essere un pungolo, non una sferza.[8]
- La simulazione è sempre iniqua; è permessa e necessaria spesso una prudente dissimulazione, ma la dissimulazione ancora se è troppa è come la troppa lega nei metalli, invilisce e scredita la moneta.[9]
- La vera carità è senza ostentazione; simile alla rugiada del cielo cade senza rumore nel seno degli infelici.[10]
- Qui giace un Cardinale | Che fe' più mal che bene, | Il ben lo fece male, | Il mal lo fece bene.[11]
- Rubar si può, basta rubar di molto.[12]
- Sul dorso ha un mezzo secolo Isabella, | E ancor detta esser vuol giovine e bella. | Chi è sciocco la condanni: | Io dico che ha ragione, e ve lo provo: | Mercato nuovo ancor dopo mill'anni | Sempre si chiamerà Mercato nuovo.[11]
Citato in Voci del tempo nostro
[modifica]- Don Gabbriello in mezzo ai versi sui | ne avea cuciti molti degli altrui. | Un dì che in società li recitava, | il cappello Riccardo si cavava; | quei domandò: – Perché continuamente | fai tu quell'atto? – E l'altro: – O Gabbriello, | ogni volta che incontro un conoscente | me gli cavo il cappello. – (Rispettosi saluti, p. 149)
- Un tal, cascato in mezzo ad un pantano, | disse a un avaro: – Datemi una mano. – | Come, come? – l'avaro replicò – | Io la man darvi? Ve la presterò. - (Avarizia, p. 149)
- Disse Cloe: – Quanti affanni | mi dà l'avvicinarmi ai quarant'anni! – | Ed io: – Non vi attristate, | anzi ogni giorno ve ne allontanate. – (L'età delle donne, p. 150)
- Lesse Tirsi a Dorilla un suo sonetto; | ed essa: – Oh, bello! cos'avete detto? – (Sincerità, p. 150)
Avventure e osservazioni sopra le coste di Barberia
[modifica]- I grandi sono come quei mulini eretti sulle montagne che non danno della farina se non si dà loro del vento.
- L'offeso perdona, ma l'offensore non mai.
- V'è una gelosia villana che è un diffidare della persona amata, v'è una gelosia delicata che consiste nel diffidare di sé.
Opere in versi e in prosa
[modifica]- Aspettare suona sovente il medesimo che sperare.
- Il distintivo d'una grand'anima è una facile indulgenza, una generosa disposizione al perdono.
- Gli amici assomigliare | Si ponno all'ombra d'orologio a sole, | che quando è il dì sereno apparir suole, | se scuro, non appare.
Note
[modifica]- ↑ Da Epigrammi. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 368.
- ↑ Da Epigrammi.
- ↑ Da Gli uccelli di gabbia dopo la tesa.
- ↑ Citato in I capolavori della poesia italiana, a cura di Guido Davico Bonino, CDE, 1972.
- ↑ Citato in Epigrammi del marchese di Caccavone e del Duca di Maddaloni, a cura di Giuseppe Porcaro, Arturo Berisio Editore, Napoli, 1968, p. 22.
- ↑ Da Il paretaio.
- ↑ Da Il poeta di teatro, XIV, 2.
- ↑ Da La severa critica, in Versi e prose, 10 voll., All'insegna della speranza, Firenze, vol. VII, 1831, p. 79.
- ↑ Da Gli uomini finti, in Versi e prose, 10 voll., All'insegna della speranza, Firenze, vol. VIII, 1832, p. 47.
- ↑ Da I benefizi e il modo di spargerli, in Prose diverse.
- ↑ a b Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 761.
- ↑ Da La civetta, in Versi e prose, 10 voll., All'insegna della speranza, Firenze, vol. I, 1831, p. 7.
Bibliografia
[modifica]Giuseppe Passarello, Voci del tempo nostro, antologia di letture moderne e contemporanee, Società editrice internazionale, Torino, 1968.
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