Gianni Granzotto

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Gianni Granzotto (a sinistra), amministratore delegato della Rai, ricevuto dal Presidente della Camera dei Deputati Alessandro Pertini nel 1968

Gianni Granzotto (1914 – 1985), scrittore e giornalista italiano.

Annibale[modifica]

Incipit[modifica]

Il luogo di Cartagine è tra i più belli che siano al mondo. Sta su una collina in aperta vista del mare, anzi delle acque, perché al basso del pendio che scende con dolcezza fino alla riva c'è tutta una infilata di golfi e lagune, di insenature, di stagni, acque dolci ed acque amare che fasciano Cartagine come un corpo tuffato nei flutti. Il greco Appiano, che la descrisse una ventina di secoli fa, in quell'abbraccio di onde figurò Cartagine come una nave all'ancora.

Citazioni[modifica]

  • Cartagine era una delle città più ricche e famose della terra. Non aveva rivali nel commercio. I suoi campi erano fiorenti, i granai gremiti. (p. 9)
  • Se Roma cominciava appena a essere Roma, Cartagine era già qualcosa di simile a Londra, con il prestigio e le pompe di una grande capitale del mondo. (p. 9)
  • L'impero di Cartagine durò trecento anni, e la sua storia non fu affatto costellata di vittorie. Siracusani e Greci cominciarono presto ad attraversare la strada dell'espansione cartaginese. (p. 15)
  • In nessun modo la guerra accendeva le passioni di Cartagine. (p. 15)

Carlo Magno[modifica]

Incipit[modifica]

Ho cominciato a scrivere questo libro all'abbazia di San Maurizio, sulla strada del Gran San Bernardo, nel duro Vallese. Allungando appena un poco le mani fuori dalle finestre del coro arrivavo a toccare la parete di roccia a picco sotto la quale l'abbazia – le sue basse mura di pietra grigia, il fragile campanile – giace sprofondata come nel fondo di un abisso.
Mi parve il luogo perfetto per cercarvi la presenza di uomini che erano vissuti in anni molto lontani da noi, e tuttavia con lo stesso tepore di membra che ci fa sentire vivi in questo momento. Ecco ciò che volevo fare; per le vie parallele dei secoli avrei tentato di risalire fino ad essi, al punto di ritrovarmi contemporaneo ai loro sentimenti e pensieri.

Citazioni[modifica]

  • Carlo era un sovrano potente, amato, ma non da tutti i sudditi in misura uguale. Specialmente non da tutti i nobili del suo vasto dominio, in alcuni dei quali era sempre rimasta la nostalgia della spartizione che li aveva tentati alla morte del fratello di Carlo, quando ancora il regno franco era dimezzato. Carlo aveva allora annientato ogni resistenza, imponendosi con autorità come unico detentore del comando. Indubbiamente vi era molto dispotismo nel suo esercizio del potere; e anche un atto di usurpazione nei confronti degli eredi del fratello, arduo da cancellare nell'animo di coloro che da quel sopruso si erano sentiti privati di sperare ricompense, di privilegi, di ricchezze. (pag. 147)
  • [...] la discendenza di Carlo Magno ebbe proporzioni quasi bibliche, una fitta selva di diciannove figli, otto maschi e undici femmine. Biblico fu anche lo stuolo di donne che tenne nel suo letto: cinque mogli di cui la regina di Aquisgrana, Liutgarda, fu l'ultima; più quattro concubine ugualmente ricordate, Maldegarda, Gervinda, Regina, Adalinda che riempirono un po' disordinatamente la sua vecchiaia quando, dopo la morte di Liutgarda, «continuò a corte il governo delle gonnelle». Gli esempi dell'amore patriarcale erano illustri. Per Salomone nel Cantico dei Cantici «son sessanta le regine, e ottanta le altre spose». (pag. 165-166)

Cristoforo Colombo[modifica]

Incipit[modifica]

L'altro mare
Giunge a Genova la notizia della caduta di Costantinopoli
Il 9 Luglio del 1453 era un lunedì. L'estate doveva ancora entrare nel segno del Leone, ma già cavalcava i cieli e i mari con zampate incandescenti. I vecchi dicevano di non ricordare una simile canicola: a memoria d'uomo – la labile memoria di sempre – non ve n'era mai stata di eguale. La città di Genova arrampicata sotto il sole giaceva ferma e senza respiro. Non era giornata di muoversi fuori dagli usci. Persino i ripari dell'ombra parevano arroventati. Ma nessuno si sentiva di abbandonarli.

Citazioni[modifica]

  • Al suo ritorno dal viaggio di Guinea, che avvenne nel 1483, le idee affollavano la mente, di Colombo. Aveva accumulato esperienze, avventure, ricerche, letture: il suo labirinto di chimere, nel quale rischiava di perdersi. Per anni e anni non aveva fatto che fantasticare. Ma ora aveva misurato l'oceano, l'aveva navigato nel lungo e nel largo. Il suo animo non era più attraversato unicamente da visioni. Aveva provato la sensazione diretta del contatto fisico. Era il momento di sciogliere il gomitolo, di dipanare il filo che l'avrebbe condotto a varcare la frontiera tra sogno e realtà. (p. 40-41)

Bibliografia[modifica]

  • Gianni Granzotto, Annibale, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980.
  • Gianni Granzotto, Carlo Magno, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1978.
  • Gianni Granzotto, Cristoforo Colombo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1995.

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