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Giovanni Allevi

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Giovanni Allevi

Giovanni Allevi (1969 – vivente), pianista e compositore italiano.

Citazioni di Giovanni Allevi

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  • [Su Giorgio Gaber] Certo non deve essere stato facile per lui conquistare un vasto pubblico con una proposta che via via si è evoluta tecnicamente così tanto. Però [...] forse questo è un falso problema. Perché in realtà la gente è molto più attenta e intelligente di quanto si pensi. Ha sete di cose nuove, di originalità. E tende a premiare vie artistiche anche inattese, se vi coglie originalità, fantasia, convinzione.[1]
  • Il caso di Gaber era particolare: perché la sua arte, pur mantenendo i connotati tipici dell'espressione musicale pura da cui poi era partito, aveva al tempo stesso anche un'anima teatrale. Correva su un doppio binario, potrei dire, e dunque la genialità del Signor G è stata nel saper sviluppare quell'anima teatrale restando fedele alla propria natura di artista formatosi su un linguaggio prettamente musicale.[2]
  • Non ci girerò intorno: ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa.[3]

Intervista di Andrea Laffranchi, Corriere della sera, 9 agosto 2008, p. 45

  • Credo che portare un pubblico di giovani davanti a un'orchestra sinfonica oggi sia rivoluzionario, penso sia un modo per rimettere gli strumenti classici in contatto con la società.
  • Fortunatamente nella musica non c'è chi vince e chi perde, ma solo tanta voglia di condividere emozioni ed esperienze.
  • Ho rubato qualcosa a tutti i grandi e alla fine ho capito di aver creato un mio stile originale. Ho copiato la posizione eretta che conferisce autorevolezza da Riccardo Muti, il modo deciso di portare il tempo di Arturo Toscanini, la passione e il trasporto da Daniel Oren e la capacità di dirigere gli orchestrali anche con uno sguardo di Leonard Bernstein.
  • Io vado a Pechino per affermare con risolutezza la convinzione che l'arte può guarire il mondo e portare luce dove c'è ombra.
  • Nei concerti di piano solo si crea un particolare feeling di intimità con il pubblico, mentre quando entra in gioco un'orchestra c'è un'esplosione estroversa di suoni.

Intervista su Il secolo XIX.it, 23 luglio 2013

  • A Beethoven manca il ritmo. Quello lo possiede Jovanotti.
  • Non posso entrare in molti Conservatori italiani, mi dispiace ricevere a volte le contestazioni degli studenti che li frequentano, mi dispiace sapere che non potrò varcare le loro porte, ma so che la cosa importante è raggiungere il cuore della gente.
  • Mi ha fatto male sapere che persone autorevoli mi consideravano un impostore.
  • La musica è una strega capricciosa, una donna bellissima che mi regala una manciata di note e poi fugge via. Bisogna essere dei dannati per scrivere una musica come quella che compongo io. Per me la musica è una questione di vita e di morte.

La Musica in testa

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  • Cosa voglio io dalla mia musica? Che faccia un discorso, che abbia delle tensioni interne, che sia temporale, non statica. Ma soprattutto che esprima se stessa usando le mie energie come quelle di un suo umile manovale.
  • È meraviglioso come la musica abbia la possibilità di salvarci dall'irrigidimento, dalle convenzioni a cui tutti andiamo incontro e farci tornare uno stupore incantanto nei confronti delle cose.
  • La musica non è fatta di note corrette, ma di passione, dedizione, intenzione travolgente.
  • [...] la musica non è questione di numeri, ma di emozioni vissute da individui e ogni persona è unica e irripetibile, a suo modo infinita.

In viaggio con la Strega

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  • Io sono piccolo, fragile, indifeso. Posso sbagliare, commettere errori, anche per ingenuità, leggerezza. Allora, prendo tutto me stesso e mi abbandono all'universale fluire delle cose, perché in fondo sono solo un minuscolo granello dell'universo. Affido a Dio queste mie paure. E se davanti alla sua onnipotenza, riesco a riconoscere la mia infinita piccolezza, cosa mai può essere la mia ansia, o la mia paura del futuro, cosa potrà mai farmi la sofferenza?
  • Ma in fondo cos'è la musica classica se non quel linguaggio colto che fa uso della notazione scritta?
  • Ho sentito la necessità di scrivere e affermare una nuova musica classica contemporanea, che prenda le distanze dalle correnti precedenti già consolidate e recuperi un'inedita sensibilità europea. Questo lavoro porterà alla ribalta una figura ormai completamente sconosciuta all'immaginario collettivo: il compositore puro.
  • La storia torna sui propri passi ma a ogni giro della spirale si arricchisce di altri elementi. Per questo ci sarà sempre una musica nuova, generata non da drastiche rivoluzioni, ma da morbide evoluzioni a partire da ciò che è stato e ciò che è intorno.
  • La musica classica si rinnova dall'interno, mantiene la propria logica e le proprie strutture formali, e torna a essere un valore riconosciuto dalla società, al di là dell'abito e del curriculum.
  • Non nasco direttore d'orchestra, ma in un progetto simile, che consiste nella registrazione della mia musica sinfonica e in un tour di concerti, non posso farne a meno. Chi più di me sa come l'orchestra deve suonare la mia musica? Chi più di me sa cosa sta suonando?
  • Il futuro non è nella spiegazione, ma è nell'incanto del non sapere. Davanti all'universo, alla musica, all'esistenza, semplicemente mi arrendo.

Citazioni su Giovanni Allevi

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  • Allevi sta alla musica classica come Adriano Celentano sta alla filosofia teoretica. (Filippo Facci)
  • Ascoltate Thelonius Monk, Umberto Petrin, Rita Marcotulli, Danilo Rea. Se continua a piacervi Allevi, be', non c'è niente da fare. (Stefano Benni)
  • Così minuziosamente e pezzo a pezzo è costruita la sua notorietà e la sua qualità è così precaria, che ho paura che gli accadrebbe quello che temono i bambini quando giocano alle costruzioni: il palazzo può essere alto, ma basta togliere un legnetto che tutto casca. (Lorenzo Arruga)
  • Ha qualità, è un buon pianista e in Italia non ce ne sono tanti come lui visto che c'è il vuoto totale. Ma ha grandi limiti come orchestratore, è troppo elementare. E se è vero che si è paragonato a Chopin, dimostra che non lo conosce abbastanza. (Gian Piero Reverberi)
  • Penso che il piano solo non sia passato mai di moda. Prima di Allevi, il pubblico ascoltava Arturo Benedetti Michelangeli, Maurizio Pollini, Keith Jarrett ed Elton John. Non è che tutta questa attenzione sia stata artificialmente costruita proprio per lanciare Allevi? (Stefano Bollani)
  • Allevi nel frattempo si era stabilito a Milano, si era sposato e la moglie aveva iniziato a fargli da manager. Dopo essersi laureata, sua moglie Nada aveva lavorato per un certo periodo come stagista da Vitanza. Essendo già fidanzata con Giovanni, in breve tempo si trasformò da addetta stampa a moglie-manager, diventando una presenza ingombrante e iniziando subito a stressare tutti. Ricordo una volta che Allevi doveva aprire il concerto di Lorenzo [Jovanotti] nella curva dell'Olimpico a Roma: ebbe il coraggio di dire che il pianoforte si sentiva male. Giovanni apriva da solo, quindi bisognava portare un pianoforte gran coda sul palco e microfonarlo al volo. Anche se i tecnici erano dei super professionisti, in una situazione del genere è chiaro che qualcosa che non gira alla perfezione possa esserci. Anziché ringraziare per l'occasione che qualcuno aveva deciso di dargli, lei fece una gran cagnara. Al che le chiesi: «Ma tu quante altre volte hai sentito un pianoforte amplificato dentro uno stadio?» E lei: «Mai!» «Ecco, allora ti sei già risposta. Perché parli senza sapere nemmeno cosa stai dicendo? Il tecnico del suono è un ottimo professionista, e in tempi così ristretti ha già fatto un mezzo miracolo. E comunque quel che conta davvero è la possibilità che ha avuto Giovanni, un regalo enorme».
  • Giovanni e io abbiamo iniziato a suonare da piccoli, prima ancora di andare allo Spontini. Suo padre, Nazareno, insegnava musica a scuola, suonava il clarinetto ed era direttore della banda. Sua madre cantava. Sua sorella Stella suonava il pianoforte. E suo cognato suonava il clarinetto nella banda. Quindi è nato e cresciuto in una famiglia di musicisti e quando racconta che i suoi genitori gli vietavano di fare musica non dice il vero. Del resto Giovanni ogni tanto le spara grosse, raccontando i fatti a modo suo e non come sono andati realmente.
  • Lo stesso discorso vale per il disco con le canzoni di Natale. Quando uno incide un album così, i casi sono due: o sei proprio alla frutta, o sei Mariah Carey. E in questo caso ci sta. Ma se ti metti a fare da solo al piano Tu scendi dalle stelle lo trovo davvero triste.
  • Nel primo disco che incise con Vitanza ha ringraziato tutte le persone che gli avevo presentato io, ma il mio nome non compare nell'elenco. Nel suo libro parla di nonnismo, riferendosi a me. È vero che nel periodo in cui abbiamo lavorato insieme gli ho fatto degli scherzi. Ma io li faccio a tutti, anche a Lorenzo. Nell'ambiente sono noto per essere un gran burlone.
  • Questo, in effetti, è la musica di Giovanni: risibile.
  • Che spettacolo desolante! Vedere le massime autorità dello Stato osannare questo modestissimo musicista. Il più ridicolo era l'onorevole Fini, mancava poco si buttasse in ginocchio davanti al divo.
  • Le composizioni sono musicalmente risibili e questa modestia di risultati viene accompagnata da dichiarazioni che esaltano la presunta originalità dell'interprete.
  • Lui si ritiene un profeta della nuova musica, parla come davvero lo fosse. Nuova? Ma per piacere!
  • Mi fa molto male questo inquinamento della verità e del gusto. Trovo colpevole che le istituzioni dello Stato avvalorino un simile equivoco. Evidentemente i consulenti musicali del Senato della Repubblica sono persone di poco spessore.
  • Mi sorprende che giornali autorevoli gli concedano spazio, spesso in modo acritico. Anche Andrea Bocelli ha un grande successo, ma non è mai presuntuoso quando parla di sé. Da musicista, conosce i propri limiti.
  • Non ha alcun grado di parentela con la musica che chiamiamo classica, né con la vecchia né con la nuova.
  • Pianista? Ma lui si crede anche compositore, filosofo, poeta, scrittore. La cosa che più mi dà fastidio è l'investimento mediatico che è stato fatto su un interprete mai originale e privo del tutto di umiltà.
  • Un collage furbescamente messo insieme. Nulla di nuovo. Il suo successo è una conseguenza del trionfo del relativismo: la scienza del nulla, come ha scritto Claudio Magris. Ma non bisogna stancarsi di ricordare che Beethoven non è Zucchero e Zucchero non è Beethoven. Ma Zucchero ha una personalità molto più riconoscibile di quella di Allevi.

Note

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  1. Citato in Pedrinelli, p. 28.
  2. Citato in Pedrinelli, p. 27.
  3. Da un post sui social; citato in Giovanni Allevi ha il mieloma. Sui social: "Torno presto", Repubblica.it, 18 giugno 2022.

Bibliografia

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  • Giovanni Allevi, La Musica in testa, Rizzoli 24/7, 2008. ISBN 978-88-17-02203-3
  • Giovanni Allevi, In viaggio con la Strega, Rizzoli 24/7, 2008. ISBN 8817027340
  • Giovanni Allevi, Doppio binario (pp. 27 – 28); in Andrea Pedrinelli (a cura di), Gaber, Giorgio, il Signor G. Raccontato da intellettuali, amici, artisti, Kowalski, Milano, 2008. ISBN 978-88-7496-754-4

Altri progetti

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