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Il'ja Jašin

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Jašin nel 2021

Il'ja Valer'evič Jašin (1983 – vivente), politico russo.

Citazioni di Il'ja Jašin

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Citazioni in ordine temporale.

2015

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Intervista di Nevena Borisova, cafebabel.com, 19 maggio 2015.

  • Dal mio punto di vista, la pista di sangue che parte dal luogo della morte del mio compagno [Boris Nemcov], conduce direttamente all'ufficio del leader della Cecenia: Ramzan Kadyrov. L'uomo che, secondo la versione delle indagini, ha premuto il grilletto, era comandante deputato del battaglione Nord, stabilito e strettamente controllato dal leader della Cecenia. Mi è difficile immaginare che abbia agito in maniera indipendente, senza istruzioni da parte della leadership.
  • Kadyrov non rappresenta l'ultimo passaggio tra gli organizzatori di questo crimine. Dubito che potesse organizzare un assassinio così rappresentativo e sfacciato senza la copertura politica di qualcuno nel Cremlino. Ciononostante, noi lottiamo perché Kadyrov, i dignitari del circolo di Putin e il presidente russo stesso siano convocati e interrogati. Tutte queste persone hanno diversi alibi. E Nemtsov le ha duramente criticate tutte sottolineando i loro atti di corruzione.
  • L'assassinio di Boris Nemtsov è un atto terroristico. È un atto di dimostrazione politica con lo scopo di intimidire quella parte della società russa che è in disaccordo con la politica di Putin.
  • Io credo sinceramente che creeremo un paese europeo moderno in Russia, qualcosa che Nemtsov sognava e per cui ha dato la vita.
  • Putin ha negato più volte la presenza delle truppe russe nel Donbass e i russi hanno ciecamente creduto alle sue parole. Nemtsov sperava di rivelare la verità alla gente e di raccontargli di come i nostri soldati stiano morendo con i nostri fratelli ucraini. L'inizio di questa guerra è un vero crimine e Nemstov sognava che finisse.
  • Se l'opposizione non riesce a unirsi, noi potremmo esere distrutti, arrestati o, nel migliore dei casi, essere perseguitati anche fuori dal paese. Nemtsov è stato spesso ironico riguardo le lotte del movimento democratico in Russia. Diceva che era una gara per dei posti in prigione. In realtà tutto si è rivelato essere ben più drammatico. Questa è una gara a chi riceve la prima pallottola.
  • Sicuramente il ruolo di Kasparov ha perso d'importanza dopo la sua emigrazione. Ma sono felice del fatto che stia, come prima, cercando di influenzare la politica russa, seppure dall'estero sia più complicato. Spero che sarà possibile per Garri tornare a casa un giorno. Il suo intelletto, la sua esperienza politica e di vita sono senza dubbio necessarie.

2017

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  • [...] io vedo chiaro il legame tra questi 5 assassini e Grosny, ossia Ramzan Kadirov, leader della Cecenia. I 5 killer hanno fatto parte delle sue guardie personali, hanno combattuto nel cosiddetto battaglione Nord. Dunque se gli inquirenti vogliono davvero arrivare al mandante devono andare a Grosny, interrogare la cerchia vicina a Kadirov e lui in persona. Dopodiché interpellare il livello superiore, il generale Zolotov e così arrivare direttamente al presidente Putin.[fonte 1]
  • Ho capito chiaramente che le persone che hanno ucciso Nemtsov saranno liberate mentre Putin è ancora in carica. Se vogliamo davvero che restino in prigione per molto tempo dobbiamo cambiare il Governo russo e il regime che vige in Russia per prima cosa.[fonte 1]

2022

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Intervista di Svetlana Reiter, valigiablu.it, 16 giugno 2022.

  • Quella in Ucraina non è a nessun livello una "operazione militare speciale": è la guerra più vera che ci possa essere [...]. Non ho intenzione di chiamarla in altro modo.
  • Il movimento contro la guerra dovrebbe cercare l'unità; dovremmo cercare di trovare interessi comuni piuttosto che etichettarci a vicenda come "russi buoni" e "russi cattivi". Perché non risparmiamo le lotte intestine per il dopoguerra?
  • Ultimamente tutti discutono. Alcuni pensano che tutti quelli che se ne sono andati siano grandiosi e tutti quelli che sono rimasti siano complici del regime. Altri pensano che tutti quelli che se ne sono andati siano dei codardi e che tutti gli altri siano i veri, onesti combattenti contro il regime. Penso che siano un mucchio di stronzate. Una polemica artificiale.
  • Se non riuscite a immaginare una Russia decente e buona, un luogo in cui vogliamo vivere, non riuscirete mai a convincere nessun altro che sia possibile.
  • Ho la sensazione che a Mosca gli oppositori alla guerra siano la maggioranza, solo che non ce ne rendiamo conto [...]. Le autorità controllano i media, non siamo organizzati e subiamo le pressioni della polizia; di conseguenza sembriamo essere molti di meno di quanto non siamo in realtà. Ma la mia sensazione soggettiva è che l'atmosfera che si respira a Mosca in questo momento non sia nemmeno lontanamente paragonabile a quella militarista del 2014, quando tutte le auto avevano adesivi "La Crimea è nostra!" e nastri di San Giorgio.
  • C'è la lettera Z sull'edificio delle Ferrovie russe che vedo dalla mia finestra [...]. Ogni notte accendono le luci alle finestre in modo da dare la forma di una Z. [...] Ma credo che questo avvenga non perché la gente lì dentro lo voglia, ma perché qualcuno ai vertici ha dato l'ordine di farlo. Ci sono pochissime auto private con la lettera Z, ma ci sono auto della polizia e veicoli istituzionali. Anche a loro è stato dato l'ordine.
  • [Su Boris Nemcov] Nessuno è paragonabile a lui [...]. Ma una delle ragioni per cui non mi sono alzato e non me ne sono andato è che non posso tradire la sua memoria. Ho bisogno di restare.

Intervento durante il processo, 7 novembre 2022; citato in valigiablu.it, 21 novembre 2022.

  • Mi avete messo in galera perché ho dubitato sulla veridicità delle affermazioni del Ministero della difesa sulla guerra in Ucraina. Ma per qualche motivo non avanzate pretese nei confronti di Prigozhin e Kadyrov che manca poco affinché obblighino i generali a pulire i gabinetti con gli spazzolini. Vi tremano le gambe, forse? Capisco.
  • Ovviamente vi è più facile imprigionare studenti, deputati municipali, giornalisti e altre persone che protestano pacificamente contro la guerra. È molto più sicuro piuttosto che opporsi a proprietari di eserciti privati che in realtà minacciano il futuro del nostro paese. Ma non vi sembra che questa vigliaccheria e questa pusillanimità per la loro essenza non differiscano dall'alto tradimento? Davvero non capite che state lasciando la Patria a un incallito criminale che davanti ai nostri occhi si sta appropriando del potere statale?
  • Indossando la sua lunga tunica nera, esige di essere chiamato "rispettabile giudice" o "vostro onore". Ma dov'è l'onore? Mi dica, rispetta almeno sé stesso? Davvero non capisce che quasi tutti i mali del nostro paese avvengono perché i giudici non provano neanche a essere indipendenti? Perché vi siete rassegnati al ruolo di servitù politica del Cremlino? Davvero sognava ciò, quando si è iscritto alla facoltà di giurisprudenza della sua università? Sognava almeno qualcosa? O solo la poltrona, lo stipendio e le vacanze a Sochi sono sempre stati il massimo delle sue aspirazioni?
  • [...] sono più libero di voi, persone che violentate la giustizia. Perché a differenza vostra la mia coscienza è pulita, e la mia anima non è avvelenata dalla paura e dal cinismo. La prigione prima o poi terminerà, ma la mia sensazione di dignità personale resterà. Mentre voi, bravi signori, dovrete convivere con ciò.

2023

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Dall'intervista di Repubblica, repubblica.it, 22 gennaio 2023.

  • In tribunale ho detto sinceramente che mi sento personalmente responsabile di ciò che sta accadendo. Dopotutto, Putin ha iniziato la guerra a nome dell'intero popolo russo e se la gente tace, ciò può essere percepito come un'approvazione passiva delle sue azioni. Stanno cercando di macchiarci tutti di sangue e questo è molto peggio della prigione. Lo pensavo prima del verdetto, lo penso adesso. E se riavvolgessi il tempo a sei mesi fa, senza il minimo dubbio, mi comporterei esattamente allo stesso modo.
I quite sincerely said in court that I feel personally responsible for what is happening. After all, Putin started the war on behalf of the entire Russian people and if the people are silent, then this can be perceived as a passive approval of his actions. They are trying to stain us all with blood and this is much worse than prison. I thought so before the verdict, I think so now. And if you rewind time to six months ago, without the slightest doubt, I would behave in exactly the same way.
  • [...] abbiamo già provato tutte le opzioni per partecipare alla politica legale. Hanno registrato partiti, si sono candidati alle elezioni, hanno proposto progetti di legge e di riforma, sono intervenuti nei parlamenti e nei dibattiti... Hanno detto: sì, non siamo d'accordo con la linea del Cremlino, ma non vogliamo distruggere nulla, discutiamo apertamente, discutiamo competere onestamente. Ma ogni volta che le autorità sentivano che stavamo ottenendo il sostegno della società e che stavamo iniziando a vincere, hanno reagito con forza. Prima ci sono stati il ​​divieto dei partiti e l'espulsione dei candidati dalle elezioni, poi la dispersione delle manifestazioni pacifiche e, infine, l'uccisione dei leader dell'opposizione e gli arresti di massa. Ora la pressione ha raggiunto la sua apoteosi.
[...] we've already tried all options for participating in legal politics. They registered parties, ran for elections, proposed draft laws and reforms, spoke in parliaments and at debates… They said: yes, we do not agree with the Kremlin's line, but we don't want to destroy anything, let's argue openly, let's compete honestly. But, every time the authorities felt that we were getting the support of society and were starting to win, they fought back with force. First there were bans on parties and the removal of candidates from elections, then the dispersal of peaceful demonstrations, and, in the end, the killings of opposition leaders and mass arrests. Now, the pressure has reached its apotheosis.
  • Secondo il Cremlino, un politico fuggito dalla Russia scredita se stesso, perde il contatto con la gente e dà la colpa alla propria codardia. Le autorità dicono: non prestiamo attenzione a chi "abbaia dall'estero". Pertanto, gli oppositori che, nonostante tutti i rischi, resistono e rimangono in Russia, diventano un problema per il Cremlino.
In the understanding of the Kremlin, a politician who has escaped from Russia discredits himself, loses contact with the people and signs off on their own cowardice. The authorities say: we don't pay attention to those who “yelp from abroad”. Therefore, the oppositionists, who, despite all the risks, resist and remain in Russia, become a problem for the Kremlin.
  • È possibile cambiare la Russia dal carcere? Non lo so. Ma credo che una parola contro la guerra pronunciata in una prigione russa pesi molto di più della stessa parola pronunciata in un accogliente bar parigino.
Is it possible to change Russia from prison? I don't know. But I believe that an anti-war word spoken in a Russian prison weighs much more than the same word spoken in a cozy Parisian cafe.
  • Nel 2005 ho pubblicato Orwell in una piccola edizione, che abbiamo distribuito nelle università russe. Ho scritto la prefazione a quell'edizione, tracciando paralleli tra lo stato totalitario immaginario e il regime di Putin, che stava solo guadagnando forza. A proposito, sulla copertina del libro abbiamo messo un ritratto di Putin a immagine del "Grande Fratello". Anche allora mi sembrava ovvio dove stesse andando la Russia, tutte le tendenze erano evidenti. L'onnipotenza dei servizi speciali, la sorveglianza totale dei cittadini, i flussi di odio in TV, il doppio pensiero e l'ipocrisia dello Stato, l'aggressione, il militarismo. Negli ultimi 17 anni abbiamo ricevuto uno stato molto simile a quello descritto nella famosa distopia. Forse, se Orwell fosse diventato di moda prima e la nostra società avesse notato tutte queste tendenze in tempo, la Russia avrebbe preso una strada diversa.
Back in 2005, I actually published Orwell in a small edition, which we distributed in Russian universities. I wrote the foreword to that edition, drawing parallels between the invented totalitarian state and Putin's regime, which was only gaining strength. By the way, on the cover of the book we placed a portrait of Putin in the image of "Big Brother". Even then, it seemed obvious to me where Russia was heading, all the trends were evident. The omnipotence of the special services, total surveillance of citizens, streams of hatred on TV, doublethink and state hypocrisy, aggression, militarism. Over the past 17 years, we have received a state very similar to what was described in the famous dystopia. Perhaps, if Orwell had become fashionable earlier and our society would have noticed all these trends in time, then Russia would have taken a different path.
  • Putin ha manie di grandezza. Sembra che quando finge di non conoscere il suo avversario, lo umilia in questo modo. Non ha mai pronunciato pubblicamente il nome di Aleksej Naval'nyj, sebbene sia noto a tutto il mondo. Ha fatto finta di non conoscere il famoso musicista Jurij Ševčuk, che ha criticato le autorità, sebbene lui stesso lo abbia invitato a una tavola rotonda al Cremlino. Dal mio punto di vista, tale arroganza dimostrativa sembra comica, perché tutti sanno che Putin è ossessionato dalla microgestione e gestisce la politica manualmente.
Putin has delusions of grandeur. It seems to him that when he pretends not to know his opponent, he humiliates him in this way. He still has never publicly uttered the name of Alexei Navalny, although it is known to the whole world. He pretended not to know famous musician Yuri Shevchuk, who criticized the authorities, although he himself invited him to a round table in the Kremlin. From my point of view, such demonstrative arrogance looks comical, because everyone knows that Putin is obsessed with micromanagement and manages politics manually.
  • Ha una vera mentalità preistorica. Dice seriamente ai giornalisti che Internet è stata creata dalla CIA e rimane ancora un progetto dei servizi segreti americani, ignora palesemente i social network, disprezza le nuove tecnologie e crede esclusivamente nella televisione. Nessuno al Cremlino cerca nemmeno di spiegargli che i blog e i social network nel mondo moderno sono una parte importante della politica pubblica. I social network creano un comodo canale per la comunicazione diretta con gli elettori, consentendoti di raggiungere un vasto pubblico. [...] Ma per Putin questa è tutta una foresta oscura e "blogger" è una parolaccia. Tale densità non può che provocare un sorriso.
He has a real prehistoric mindset. He seriously tells reporters that the Internet was created by the CIA and still remains a project of the American intelligence services, revealingly ignores social networks, despises new technologies and believes exclusively in television. No one in the Kremlin even tries to explain to him that blogs and social networks in the modern world are an important part of public policy. Social networks create a convenient channel for direct communication with voters, allowing you to reach a huge audience. [...] But, for Putin, this is all a dark forest and a "blogger" is a dirty word. Such denseness can only cause a smile.
  • Credo che se Putin avesse saputo in anticipo a cosa avrebbe portato questa sanguinosa avventura, forse non avrebbe rischiato di ordinare un attacco all'Ucraina. È improbabile che fosse seriamente pronto a pagare un prezzo del genere, ma ripeto: il presidente russo si illudeva del suo potere. Questo è spesso il caso dei dittatori che si circondano di persone disposte a dire solo ciò che il capo vuole sentire.
I believe that if Putin had known in advance what this bloody adventure would lead to, then perhaps he would not have risked ordering an attack on Ukraine. It is unlikely that he was seriously ready to pay such a price, but I repeat: the Russian president was in the illusion of his power. This is often the case with dictators who surround themselves with people who are only willing to say what the boss wants to hear.
  • Apparentemente Putin credeva che con un attacco decisivo contro l'Ucraina, avrebbe cambiato gli equilibri di potere nel mondo e avrebbe costretto i governi occidentali ad accettare la sua leadership. Ma ha commesso un errore, è diventato un criminale di guerra e un emarginato, che probabilmente finirà i suoi giorni dietro le sbarre o nascosto in un bunker.
Putin apparently believed that with a decisive strike against Ukraine, he would change the balance of power in the world and force Western governments to accept his leadership. But he made a mistake, he became a war criminal and an outcast, who will probably end his days either behind bars or hiding in a bunker.
  • Lo scopo delle sanzioni è dividere le élite del Cremlino, allontanare le persone dal presidente tossico e rendere la cooperazione con lui non redditizia e pericolosa. Allo stesso tempo, sarebbe ragionevole lasciare un meccanismo per uscire dalle sanzioni per quei funzionari e oligarchi che sono pronti al pentimento attivo, interrompendo i rapporti con il Cremlino ed espiando la colpa. Senza un tale meccanismo, le élite non avranno altra alternativa che stringersi attorno a Putin.
The point of sanctions is to split the Kremlin elites, push people away from the toxic president and make cooperation with him unprofitable and dangerous. At the same time, it would be reasonable to leave a mechanism for getting out of the sanctions for those officials and oligarchs who are ready for active repentance, breaking off relations with the Kremlin and expiating guilt. Without such a mechanism, the elites will have no alternative but to rally around Putin.
  • L'opposizione è parte integrante del sistema politico, che opera nel quadro delle istituzioni statali e può diventare potere attraverso la procedura elettorale. Per molti anni abbiamo cercato di lavorare in questo modo, ma al posto dell'opposizione Putin ha lasciato un campo bruciato.
The opposition is an integral part of the political system, which operates within the framework of state institutions and can become power through the election procedure. This is how we tried to work for many years, but in place of the opposition, Putin left a scorched field.
  • Ora dobbiamo pagare un prezzo così alto per la libertà che impareremo sicuramente a proteggerla quando finalmente la conquisteremo. E non ci arrenderemo così facilmente e docilmente come è successo dopo che Putin è salito al potere.
Now we have to pay such a high price for freedom that we will surely learn to protect it when we finally win it. And we will not give it up as easily and meekly as it happened after Putin came to power.
  • Ho grandi speranze per le generazioni più giovani: per i ragazzi che ora stanno finendo la scuola e studiando nelle università. Anche secondo i sondaggi d'opinione ufficiali, tra questi c'è il livello minimo di sostegno alla guerra e all'attuale governo. Non capiscono cosa stanno facendo le truppe russe in Ucraina, sono estranei a una politica aggressiva. Vogliono vivere e lavorare in pace, viaggiare liberamente ed essere parte della civiltà umana, non emarginati. Parlo la stessa lingua con questi ragazzi e sento il loro sostegno, sono il pubblico principale dei miei social network. Putin è percepito da loro come un dinosauro della Guerra Fredda. E il futuro appartiene a questa nuova generazione. Oggi sono bambini, domani sono persone.
I have great hopes for the younger generation: for the guys who are now finishing schools and studying at universities. Even according to official opinion polls, among them is the minimum level of support for the war and the current government. They do not understand what Russian troops are doing in Ukraine, they are alien to an aggressive policy. They want to live and work peacefully, travel freely and be part of human civilization, not outcasts. I speak the same language with these guys and feel their support, they are the main audience of my social networks. Putin is perceived by them as a dinosaur of the Cold War. And the future belongs to this new generation. Today, they are children, tomorrow they are people.
  • Dal punto di vista politico, Putin è condannato. Non importa quanto ti aggrappi al potere, alla fine se ne andrà e nei libri di testo rimarrà un assassino e un cattivo. Forse, dopo di lui, gli stessi assassini cercheranno di occupare il Cremlino, ma difficilmente riusciranno a rimanervi a lungo. Il criminale Prigožin o il bandito Kadyrov non saranno mai accettati dal popolo russo.
From a political perspective, Putin is doomed. No matter how much you cling to power, in the end, he will leave and in the textbooks he will remain a murderer and a villain. Perhaps, after him, the same killers will try to occupy the Kremlin, but they are unlikely to be able to stay there for a long time. Criminal Prigozhin or bandit Kadyrov will never be accepted by the Russian people.
  • Penso che Putin abbia abbassato il livello della sua retorica sotto la pressione dei suoi compagni cinesi, la cui influenza sul Cremlino è cresciuta in modo esponenziale dall'inizio della guerra. È chiaro che Pechino non è interessata ad un'escalation nucleare, poiché questa potrebbe aprire un vaso di Pandora e creare il rischio di utilizzare armi di distruzione di massa in altri punti caldi, anche nelle immediate vicinanze del confine cinese.
I think Putin downgraded his rhetoric under pressure from his Chinese comrades, whose influence on the Kremlin has grown exponentially since the start of the war. It is clear that Beijing is not interested in nuclear escalation, since this could open a Pandora's box and create the risk of using weapons of mass destruction in other hot spots, including in the immediate vicinity of the Chinese border.

Dall'intervista di Fanpage.it, fanpage.it, 1 febbraio 2023.

  • Fin dai primi giorni dell'invasione, dire la verità riguardo alla guerra è diventato un reato, in Russia. E questa rendeva il mio arresto inevitabile.
  • Non avevo i dubbi che la sentenza sarebbe stata dura. Il mio processo è stato utilizzato dal potere politico come uno strumento per terrorizzare chi volesse parlare apertamente contro la guerra. Ero consapevole che tutto sarebbe dipeso dal mio comportamento in aula, dalla mia reazione all'accusa. E così li ho fregati. Se mi fossi mostrato impaurito e avessi chiesto perdono, il regime avrebbe raggiunto i suoi obiettivi. Invece, nonostante l'ansia e la vera e propria paura che provavo, ho cercato di fare del processo una pubblica tribuna contro la guerra.
  • La vittoria morale è stata tutta nostra. E i giudici hanno avuto una reazione isterica, dandomi otto anni e sei mesi di reclusione. Un po' come se un grande maestro di scacchi si accorgesse di aver perso la partita, saltasse in piedi come un pazzo e scagliasse la scacchiera in testa al suo avversario.
  • Per farsi un'idea del sistema giudiziario russo basta guardare anche superficialmente alle statistiche. Negli ultimi anni, la percentuale di assoluzioni nel nostro Paese non ha superato lo 0,5% degli imputati. Sembra incredibile, no? Meno di una persona su cento ha la possibilità di esser proclamata "non colpevole" in un processo. Tanto per fare un confronto che mi pare utile, ai tempi di Stalin il rapporto era tra il 5 e il 7%.
  • È il caso di rifletterci: negli anni più terribili del Terrore rosso avevi molte più possibilità di difenderti dalle accuse che non oggi. Unica differenza in positivo: al contrario che sotto Stalin nella Russia di Putin non c'è la pena di morte, anche se il Parlamento discute spesso proposte per reintrodurla.
  • Certo per Putin sarebbe l'ideale, se tutti i suoi oppositori si rifugiassero all'estero. "Gli oppositori sono scappati a casa dei loro padroni stranieri e abbaiano da lontano", dice il presidente. Non io. Non sono scappato e non abbaio ma dico la verità. Con voce alta e chiara. Rispondo delle mie parole con la mia stessa vita. E credo che le parole di verità dette qui in Russia abbiano più "peso" che le stesse parole dette da fuori.
  • Vorrei che le persone diventassero la priorità assoluta per lo Stato. Vorrei che l'umanesimo fosse la base, il fondamento del potere in Russia. Dopotutto noi russi siamo sempre, di generazione in generazione, rimasti aggrappati al passato imperiale e a sogni geopolitici. Oppure abbiamo sacrificato a grandi idee il destino dei nostri concittadini.
  • Dobbiamo farla finita una volta per tutte con questi stupidi giochi crudeli. E costruire un Paese normale. Pacifico, libero. Dove vivere sia confortevole. Un Paese dove ci sia una regolare alternanza al potere. Non dovuta a chissà quali terribili rivolgimenti ma prevista per legge.
  • Ma quale consenso? Dove sta scritto? I sondaggi non sono affidabili, in un regime totalitario. Secondo i dati ufficiali il rating del partito comunista era altissimo prima della caduta dell'Urss. E Ceausescu prese il voto del 90% dei cittadini romeni, poco prima di esser deposto e giustiziato. Gli esempi di questo tipo sono davvero molti. Ogni dittatura rende impossibile metter nero su bianco quel che davvero si pensa nella società.
  • La realtà è che la fiducia in Putin è crollata, a tutti i livelli. A causa della guerra che ha scatenato, il presidente ha avvelenato la vita di tutti: ricchi uomini d'affari, funzionari del governo e gente comune. I russi soffrono per le sanzioni, la riduzione dei redditi reali, il calo della qualità della vita, l'isolamento del Paese. E molte famiglie hanno perso padri, figli e mariti mandati a morire al fronte. Siamo davvero parecchio lontani dall'entusiasmo che ci fu dopo l'annessione della Crimea.
  • [...] la guerra con l'Ucraina ha messo in luce la corruzione dilagante nelle forze armate e l'incompetenza del sistema di comando. Invece di una facile vittoria, la guerra ha portato alla Russia l'umiliazione nazionale. E questo è un brutto colpo per la reputazione di Putin. Oggi nella società  non si pensa più che Putin sia un leader di successo. Il suo potere adesso si fonda sulla paura. E la paura non è mai una base affidabile.
  • Per Prigozhin i carcerati sono carne da cannone. Servono semplicemente a riempire il campo di battaglia di cadaveri. Non saranno nemmeno considerati perdite. Comunque ho incontrato qualcuno disposto ad arruolarsi con quei mercenari. Sono soprattutto ragazzi estremamente poveri, spesso orfani. In alcuni casi, sono in prigione solo per aver rubato del cibo. Sono attratti dalla montagna di soldi promessi dai reclutatori della Wagner. Oppure, all'opposto, si tratta di detenuti disperati perché hanno pene lunghissime da scontare. Pronti a tutto per tornare in libertà. Anche a giocare alla roulette russa con Prigozhin.
  • Il massacro di Bucha è uno dei crimini di guerra più indagati di questo conflitto. Ci sono numerose testimonianze raccolte da esperti delle Nazioni Unite, c'è un rapporto dettagliato dell'Osce, c'è un'indagine seria e professionale del New York Times, dove vengono presentati filmati dalle telecamere di sorveglianza e altre prove. Sono già scritti anche i nomi dei militari e degli ufficiali coinvolti nella strage. Cosa c'è da discutere? Capisco la propaganda del Cremlino, che crea appositamente teorie del complotto, manipola i fatti e cerca di confondere il mondo: i criminali tentano sempre di coprire le loro tracce.
  • [...] sono scioccato di sapere che ci sono giornalisti in Italia che difendono la versione del Cremlino [sul massacro di Buča] e giustificano Putin. Anche se queste persone sono confuse, poco intelligenti o comunque sbagliano in buona fede, in pratica stanno aiutando criminali di guerra a sottrarsi alle loro responsabilità. Significa che loro stessi si sporcano di sangue. Terribile, non riesco a capire come possano convivere con questo e sentirsi in pace con se stessi.
  • Senza dubbio la comunità internazionale ha la sua parte di responsabilità per la guerra in corso. Dopo l'invasione russa dell'Ucraina nel 2014, si è visto solo ciò che nei libri di storia e nella pratica politica è solitamente definito come "appeasement", ovvero la "pacificazione dell'aggressore". I leader europei hanno danzato con Putin, blandendolo nella speranza che fermasse le truppe e non andasse oltre. Ma se non incontra resistenza, l'aggressore va sempre oltre. È la natura dell'aggressione politica.

Dall'intervista di Maksim Zagovora a Cholod, 5 aprile 2023; citato in huffingtonpost.it, 3 maggio 2023.

  • Il carcere induce sempre alla depressione e all'apatia. Se uno inizia a commiserarsi, ben presto finisce in un baratro emotivo da cui è complicato riemergere. Perciò è fondamentale non perdere l'energia vitale, tenere i contatti con i propri cari, leggere, scrivere lettere e testi, inventarsi qualcosa da fare, visualizzare il proprio futuro.
  • Per quanto mi riguarda la cosa più difficile è l'isolamento sociale. Ero abituato a una vita attiva, a conoscenze nuove, ad avere amici in casa, a incontri innumerevoli. Ora la mia socialità si limita alla cella, agli spazi comuni del carcere, agli avvocati, alle lettere e ai rari incontri con i familiari ai due lati di un vetro. Non voglio negarlo: è dura. La cella angusta, l'impossibilità di passeggiare con un'amica, di telefonare ai miei cari: sono tutte cose che mi deprimono. Ma in un modo o nell'altro cerco una via d'uscita da questo isolamento: che altro potrei fare?
  • Fra i detenuti sono rari i sostenitori del governo. Molti hanno sperimentato in prima persona i soprusi del potere e l'illegalità dei tribunali. Nessuno qui si fa illusioni sul conto del nostro Stato. Ma sono comunque pochi quelli che si lasciano andare ad affermazioni critiche: temono di dire apertamente quello che pensano. Verrebbe da chiedersi di cosa abbiano paura.
  • [...] criticando Putin si ricorre a sinonimi tipo «il vecchio» oppure «quello» accompagnato dal caratteristico gesto del dito verso l'alto. C'è chi parla sottovoce, chi per allusioni. Potrebbe sembrare curioso ma a esprimere le posizioni più radicali sono gli ex impiegati e funzionari finiti dietro le sbarre. In linea di massima, il regolamento prevede che gli ex «addetti pubblici» e i prigionieri ordinari siano tenuti separati, ma negli spazi comuni e nei furgoni cellulari ci si incontra ugualmente, e perciò si ha la possibilità di scambiare qualche chiacchiera.
  • Mi capita spesso di incontrare sostenitori e follower. Tra i più calorosi ci sono i ceceni, che mi ringraziano per aver detto la verità su Kadyrov. I primi tempi, devo ammettere, mi irrigidivo quando negli spazi comuni mi si avvicinavano tizi dai tratti caucasici e la barba lunga e mi chiedevano: «Tu sei Jašin?». Ma a quella frase seguivano sempre abbracci e parole di gratitudine. Naturalmente c'è anche perplessità, incomprensione: perché non me ne sono andato? Perché correre un rischio così grande? Qualcuno mi chiede di fare previsioni in merito alla guerra e alla situazione economica. Ma la cosa significativa è che in tutto questo tempo non ho mai subito una sola aggressione.
  • [...] fin dai primi giorni per me è stata una rivelazione scoprire quanta solidarietà ci sia nei confronti miei e di quelli come me da parte del personale comune. Ho avuto molte più parole di sostegno dagli agenti di scorta e dagli ufficiali giudiziari di quante me ne sarei aspettate. D'altro canto, che c'è da meravigliarsi? Il loro è un mestiere fatto di stipendi da fame, orari impossibili, umiliazioni dall'alto. E tutti temono che Putin dichiarerà un'altra mobilitazione, che potrebbe coinvolgere anche i dipendenti delle forze dell'ordine.
  • Non ho niente di cui pentirmi. Sono a posto con la coscienza, sono convinto delle mie ragioni e sono rimasto fedele ai miei principi.
  • Purtroppo, la strada dalla dittatura alla libertà passa di frequente per la prigione, come dimostrano molti precedenti storici. È un cammino che bisogna percorrere con dignità.
  • Non so come si possa sconfiggere Putin a distanza. Ammettiamo che la primavera scorsa io mi fossi rifugiato da qualche parte in Europa, avessi iniziato da lì a trasmettere i miei streaming, a scrivere articoli, a frequentare i forum dei «bravi russi»... Innanzitutto, sono già in molti ad aver fatto questa scelta anche senza di me, e poi quale peso politico avrebbero avuto le mie parole all'estero? Dopotutto il potere specula da sempre su questo tema: «Gli agenti stranieri sono tornati di corsa dai loro padroni, hanno spezzato i legami con la Russia». E a essere sinceri bisogna ammettere che una parte significativa della società crede a questi argomenti, ed è una cosa che non ero disposto a ignorare. Inoltre, è per questa ragione che il Cremlino preferisce spingere i suoi avversari a emigrare anziché farne dei prigionieri politici.
  • È incredibile che io mi debba sempre giustificare per essere finito in prigione. Non le pare che, se una persona innocente finisce dietro le sbarre, a dover essere giudicata non sia quella persona ma chi l'ha incarcerato illegalmente?
  • Io ho scelto il mio paese, dove sono rimasto insieme al suo popolo. E sì, il mio esempio ha dimostrato alla società che gli oppositori vengono arrestati. E quale sarebbe la novità? Le dirò di più: gli oppositori vengono pure uccisi. Prenda l'esempio di Nemcov. Non sono stato io a creare un sistema dove la critica al potere equivale al carcere o alla morte. L'ha creato Vladimir Putin.
  • Maksim Reznik è una persona intelligente e perbene, e come tutti gli intellettuali pietroburghesi è abituato a riflettere. Non ha niente di cui vergognarsi, perché non ha taciuto ma si è espresso apertamente e con forza contro la guerra criminale in Ucraina. E continua a farlo. Perciò ha la coscienza pulita.
  • Aleksej è un amico e un alleato, e io sono sinceramente in pena per la sua sorte. [...] Parlare di competizione fra me e lui è quantomeno strano. Per cosa dovremmo competere? Per il posto in cella? Oppure per una dose di Novičok? Non esiste nessun oppositore «principale». Esistono persone che si contrappongono ai ladri e agli assassini che si sono impadroniti del potere in Russia. Ciascuno lo fa in base alle proprie forze e al coraggio personale.
  • Dobbiamo diventare un movimento impossibile da decapitare e distruggere mandando in galera o avvelenando un paio di leader. Il movimento deve avere molte facce, molte risorse informative sia in Russia, sia all'estero, un'ampia rete di sostenitori con cellule autonome sparse per tutto il paese. Per le forze di polizia, liquidare una struttura simile è molto più complicato che sciogliere un partito classico con un presidente e un consiglio politico. In effetti l'opposizione russa si sta sviluppando proprio in questa direzione: il fatto che, nonostante la macchina della repressione, nel paese continui a esistere quell'opposizione dal basso a cui accennava lei è un effetto di questa tendenza.
  • Vedo che i leader occidentali spesso non distinguono il regime del Cremlino dalla società russa, considerando Putin e il popolo come un tutt'uno. Ai miei occhi è un errore grave. Una politica simile aiuta Putin a farsi scudo del popolo, che di fatto è tenuto in ostaggio, lo aiuta a scaricargli addosso la responsabilità per l'aggressione militare.
  • All'estero criticano i russi perché non insorgono, ma ignorano il fatto che qui da noi, in realtà, c'è una vera e propria dittatura militare. Le persone finiscono in galera per un like sui social, per una conversazione al telefono, per un minuto di silenzio in onore delle vittime dei bombardamenti.
  • Sono seriamente preoccupato dalla cosiddetta svolta a est della Russia. Il Cremlino spezza relazioni d'affari e legami economici che per decenni hanno portato al nostro paese vantaggi enormi. È un colpo fortissimo all'economia, alla scienza, alla cultura della Russia. E cosa otterremo in cambio? Putin offrirà la Russia su un piatto d'argento al compagno Xi e la porrà in una condizione di dipendenza politica ed economica dalla Cina.
  • A mio parere l'operato di Putin tradisce gli interessi nazionali della Russia. In futuro dovremo fare grandi sforzi per difendere il paese dal crescente espansionismo cinese.
  • Per risollevarsi dal baratro in cui si trova, la Russia dovrà compiere un percorso lungo e complesso. Putin lascerà dietro di sé un'eredità funesta: economia distrutta, isolamento internazionale, corruzione esorbitante e degrado delle istituzioni statali. A questo vanno aggiunti un opprimente senso di spaccatura sociale e le decine di migliaia di soldati che torneranno dal fronte con traumi psicologici. Ci attendono anni bui. Ma credo che in un modo o nell'altro ce la faremo. L'epoca di Putin deve finalmente insegnarci che non è possibile affidare l'intero potere a una sola persona. L'autocrazia porta sempre al disprezzo per la vita umana, il dispotismo dei leader si accompagna sempre a repressioni e guerre. Dovremo letteralmente resettare il nostro paese, adottare una nuova costituzione, creare da zero le istituzioni statali e sociali, ampliare il federalismo e i governi locali, imparare a tenere sotto controllo il potere e le sue forze. È un'idea di nazione che comporta una grande sfida: diventare un paese moderno e civilizzato, il cui valore principale è la persona, la sua vita e il suo sviluppo. Diventare un paese che tutti rispettano, e non che temono.

Dall'intervista di Kirill Martynov e Mira Livadina a Novaja Gazeta Evropa, 29 giugno 2023; citato in huffingtonpost.it, 4 luglio 2023.

  • Non vorrei sembrare banale, ma la prigione russa rappresenta uno spaccato della nostra società. Ci si imbatte in persone di ogni tipo, indipendentemente da status sociale e tenore di vita, persone che in libertà non si sarebbero mai ritrovate una accanto all'altra ma che possono convivere in maniera del tutto pacifica.
  • Mi mancano i miei cari, i muri mi stanno stretti e l'incertezza mi opprime. Ma ho la percezione che la mia vita abbia un senso, per così dire... So che se riuscirò a resistere con dignità dietro le sbarre, col mio esempio potrò essere d'aiuto a molte persone.
  • Non ce l'ho con chi se n'è andato. Da un punto di vista umano capisco i colleghi che hanno scelto di emigrare, e non giudico nessuno. Ma davvero non capisco come ci si possa occupare seriamente di politica quando si vive separati dal proprio paese. Non c'è dubbio che l'attività pubblica svolta all'estero possa essere produttiva e utile. Si possono sviluppare risorse informative di grande efficacia, si può manifestare davanti alle ambasciate, si può dare sostegno ai prigionieri politici, parlare con la stampa mondiale e con gli opinion leader stranieri. Oltre a quelle politiche, naturalmente, ci sono state anche ragioni personali. Dovrei andarmene solo perché le mie dichiarazioni e la mia attività non piacciono a un vecchietto che ha il posteriore abbarbicato a una poltrona del Cremlino? E che diavolo! Questa è casa mia, io la amo e mi è cara.
  • [...] la propaganda putiniana è nociva per qualunque persona normale. Io e i miei compagni di cella abbiamo raggiunto un compromesso: in generale guardiamo canali di musica o di sport. Ma ogni tanto i ragazzi mettono su qualche orrendo talk-show tipo quelli di Solov'ёv o della Skabeeva. Di solito accompagniamo la visione con dialoghi che sembrano presi da Cuore di cane di Bulgakov. Gli altri dicono: così almeno sentiamo le notizie! E io rispondo: ma quali notizie, è propaganda bella e buona. Loro ribattono: altre non ce ne sono! Io rido: e fate a meno di sentirle, meglio ascoltare qualche altra canzonetta. Ma se non riesco a convincerli, allora sì, mi tocca mettermi i tappi. Di tanto in tanto, però, mi sforzo di guardare anche le trasmissioni della propaganda. Ma a piccole dosi: soltanto per comprendere le tecniche di manipolazione. È uno spettacolo pesante e che ti fonde il cervello, perché le teste parlanti nello schermo non fanno che urlare e dare in escandescenze. Ma è difficile rimanere stupiti dalle tesi principali che sostengono, sono sempre le stesse. Il mondo intero combatte contro di noi, ma il mondo intero è dalla nostra parte. Il nemico è fortissimo – dopotutto è la Nato –, ma il nemico è debole, stupido, demotivato e lo schiacceremo. L'economia cresce, delle sanzioni ce ne infischiamo, ma soldi non ce ne sono, tenete duro. Insomma, la solita schizofrenia del Cremlino, che manda in pappa la mente degli spettatori. Ma c'è di peggio. La disgrazia più grande sono l'idea della nostra eccezionalità nazionale e l'odio infinito che piove da quegli schermi. Goebbels non avrebbe saputo fare di meglio.
  • Putin finge di agire in nome dell'intero popolo, si è attribuito lo status di leader nazionale e ha dato persino al suo partito il nome di Russia unita. In Occidente spesso condividono questa visione quando parlano del "terribile popolo russo" che adora il suo capo, che si è stretto intorno a lui in un'estasi militaristica ed è geneticamente inadatto alla democrazia. Ma noi lo sappiamo che non è così. Sì, Putin ha una base di sostenitori, per anni se l'è coltivata grazie alla propaganda e alla manipolazione. Ma pure gli oppositori della guerra sono tanti nel nostro Paese, e non si tratta solo di politici e attivisti.
  • Un popolo disperato e che si sente cascare le braccia non potrà mai vincere una dittatura. Alle persone serve un esempio che li aiuti a raddrizzare le spalle. E questo esempio lo offrono Naval'nyj, Gorinov, Čanyševa, Kara-Murza, Kriger, Andrej Pivovarov, Dima Ivanov e molti altri. Questa è la cosa importante. Questo è il senso.
  • Questo padrone del Cremlino cadrà nell'oblio esattamente come i suoi predecessori. E i cambiamenti sono inevitabili.
  • In generale, preferisco vedere la prigione e la colonia penale come una specie di maratona, una corsa a ostacoli. Cioè, un modo per mettermi alla prova e uscirne più forte.
  • Penso che l'unico futuro possibile per la Russia sia la democrazia. Le alternative hanno fatto il loro tempo. Perseverare nell'esperimento imperialistico è la strada maestra per gli scontri sociali e la distruzione del Paese. In realtà, già ora nella nostra società esiste un potente impulso alla democratizzazione. Intendo la creazione di uno stato normale, dove la legge è unica per tutti, il potere passa di mano regolarmente, e l'economia nazionale è integrata in maniera organica con quella mondiale. Sono convinto che in realtà la maggioranza delle persone vuole proprio questo, uno stato pacifico, tranquillo e civile. E lo vogliono tanto la gente comune quanto molti esponenti della pubblica amministrazione e persino i rappresentanti delle élite. Questo impulso, però, è imbavagliato ad arte. Abbiamo le mani letteralmente legate, ci inculcano in testa come fossero chiodi l'idea dell'imperialismo, della militarizzazione e il culto della morte. Il naturale desiderio di ogni società, ossia vivere in pace e felice, è schiacciato dalla propaganda e dalle repressioni. Tutto questo porterà sicuramente il Paese a una nuova epoca dei torbidi come all'inizio del Seicento. Non escludo che, dopo l'uscita di scena di Putin, avremo per un certo periodo addirittura una giunta militare. Ma di fanatici dal muso duro disposti a diventare cenere radioattiva non ce ne sono molti fra i funzionari pubblici e gli uomini di potere. Anche loro vogliono vivere, hanno famiglia e figli. Perciò è del tutto probabile che quel periodo difficile si concluderà con complicate trattative fra i leader del movimento democratico e i siloviki per raggiungere un qualche compromesso.

Saggio scritto per Meduza, 29 giugno 2023; citato in valigiablu.it, 30 giugno 2023.

  • [Sulle proteste in Russia del 2011-2013] [...] Putin era tornato al Cremlino sullo sfondo di proteste diffuse che lo facevano sentire insicuro. Il suo indice di gradimento era in calo, mentre la richiesta di riforme da parte dell'opinione pubblica continuava a crescere. Le autorità stavano aprendo procedimenti penali contro i membri dell'opposizione, la macchina della propaganda del paese proponeva sempre nuove accuse e provocazioni, eppure tutto questo non sembrava altro che un tentativo di fermare il corso naturale della storia. Nell'aria si respirava libertà, il cambiamento sembrava inevitabile. [...] Poi però è arrivato il 2014, con l'annessione della Crimea.
  • [Sull'annessione della Crimea alla Russia] L'aggressione militare contro uno Stato vicino ha messo sottosopra il nostro paese e ha restituito l'iniziativa strategica a Putin. Vale la pena ammetterlo: non eravamo preparati al fatto che questo regime corrotto ricorresse alla lotta con le armi in pugno, che i criminali si trasformassero in veri e propri assassini.
  • [...] il mio quarantesimo compleanno è completamente diverso da quello del 2013, che è irrimediabilmente lontano in tutti i sensi. Oggi non vedrò i miei cari e i miei amici. La maggior parte delle persone che hanno festeggiato con me 10 anni fa sono state costrette a emigrare. Non tutti hanno conservato la libertà. E non tutti sono vivi. La mia compagnia a tavola questa sera sarà costituita dai miei compagni di cella nel centro di detenzione speciale: un signore della cocaina, un grosso truffatore e un trafficante d'armi...
  • [...] per quanto possa sembrare strano, dentro di me sta crescendo la fiducia che sopravviveremo e prevarremo. Non c'è più spazio per l'autocompiacimento. Siamo diventati tutti più esperti, più forti e più resistenti. Ci siamo liberati dalle illusioni e siamo cresciuti in forza.

2024

[modifica]
  • Sono preoccupato per Vladimir Kara-Murza.
    Dopo l'assassinio di Naval'nyj si è visto con chiarezza che la vita di ogni prigioniero politico russo è a rischio. Ma il destino di Kara-Murza suscita un'ansia particolare.
    Da un lato, Aleksej e Vladimir sono due figure diversissime. Ma dall'altro, hanno molto più in comune di quanto possa sembrare a un primo sguardo.
    Entrambi hanno causato problemi personali alla cerchia di Putin. Naval'nyj con le sue inchieste anticorruzione e le sue rivelazioni. Kara-Murza con l'attività di lobby in Occidente per l'applicazione di sanzioni individuali.
    Entrambi in Russia sono stati dichiarati de facto nemici dello stato. Naval'nyj era stato incluso nell'elenco dei terroristi e degli estremisti che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale. Kara-Murza è stato accusato di alto tradimento e un tribunale gli ha inflitto l'inaudita condanna a 25 anni di colonia penale.
    Entrambi sono stati trattati dal sistema carcerario con estrema spietatezza. Aleksej e Vladimir hanno passato lunghi periodi in isolamento, sono stati sottoposti a condizioni detentive al limite della tortura. Entrambi hanno avuto seri problemi di salute.
    Infine, la cosa essenziale: Putin ha già tentato di uccidere entrambi. Naval'nyj e Kara-Murza sono sopravvissuti a tentativi di avvelenamento organizzati dai servizi segreti.
    Capisco che le mie parole siano la voce di uno che grida nel deserto. Ma Vladimir Kara-Murza deve essere salvato. La minaccia alla sua vita non è soltanto reale, è spropositata.[fonte 2]
  • Il cinismo si manifesta letteralmente in ogni cosa. Dall'inizio del regno di Putin, la nostra società ha cinicamente barattato la propria libertà e i diritti civili con la garanzia di stabilità politica e crescita dei consumi. Le élite hanno cinicamente accettato di dare a Putin il monopolio del potere in cambio di un accesso illimitato alle risorse statali. Propagandisti, legislatori e funzionari pubblici in Russia si sono arricchiti con la loro retorica antioccidentale e non disdegnano cinicamente di acquisire proprietà immobiliari negli Stati Uniti e in Europa con i soldi ricevuti dal Cremlino.
Cynicism literally manifests itself in everything. From the start of Putin's reign, our society has cynically traded its freedom and civil rights for guaranteed political stability and consumer growth. The elites have cynically agreed to give Putin a monopoly on power in exchange for unlimited access to state resources. Propagandists, lawmakers and civil servants in Russia have enriched themselves with their anti-Western rhetoric and are not above cynically acquiring real estate in the United States and Europe with money received from the Kremlin.[fonte 3]
  • Aleksej Naval'nyj rappresentava un pericolo per Putin, soprattutto perché proponeva alla società russa una politica fondamentalmente diversa. Invece di volgare cinismo, ha mostrato ai suoi compatrioti un sogno idealistico.
Alexei Navalny represented a danger to Putin, above all because he proposed a fundamentally different policy to Russian society. Instead of vulgar cynicism, he showed his compatriots an idealistic dream.[fonte 3]
  • Quando parlo con persone che giustificano l'invasione dell'Ucraina, di solito sento gli stessi argomenti. La Nato è ai confini, i russi erano oppressi nel Donbass, Putin non aveva scelta... La propaganda ha piantato queste tesi nel cervello come chiodi, ed è abbastanza difficile tirarle fuori. Ma a volte gli argomenti opposti aiutano. Prova a farlo con i tuoi amici. Immaginiamo cosa non sarebbe successo se Putin non avesse dato l'ordine di attaccare il 24 febbraio. [...] I padri porterebbero i figli a scuola invece di marcire sottoterra. I mariti non sarebbero stati separati dalle loro mogli. Le madri preparavano bliny per i loro figli per la Maslenitsa[1] e non piangerebbero sulle loro bare. Ditelo ad alta voce: le persone sarebbero ancora vive. In secondo luogo, le città con popolazione di lingua russa non sarebbero state distrutte. Sul lungomare di Mariupol, continuerebbero a camminare le madri coi passeggini invece dei carri armati. Nei caffè di Bakhmut sarebbe ancora un luogo per incontrarsi e non per allestire nidi di mitragliatrici. Queste sarebbero città vive, non rovine intrise di sangue. Belgorod, Shebekino, Grayvoron e altre non avrebbero sofferto i bombardamenti e le loro popolazioni non sarebbero morte o evacuate. Sarebbero territori sicuri, i cui abitanti conoscerebbero la guerra dai film o dai libri. In terzo luogo, il nostro Paese risparmierebbe trilioni di rubli, che oggi vengono spesi per bruciare attrezzature e esplodere proiettili. Questo denaro potrebbe migliorare la vita e la situazione sociale letteralmente di ogni russo invece di diffondere morte in tutta l'Ucraina. Infine, migliaia di nostri compatrioti non sarebbero ora in prigione per essersi rifiutati di andare in un Paese straniero e di ucciderne chi si difende. Pensate: niente di tutto questo sarebbe successo. Tutta l'oscurità degli ultimi due anni sarebbe solo una storia dell'orrore per allarmisti o incubi notturni delle persone comuni. Questa guerra valeva così tante vite e distruzione? E vale la pena continuare con questa follia?[fonte 4]

Da un messaggio su telegram.org; citato in ilfoglio.it, 20 febbraio 2024.

[Sulla morte di Aleksej Naval'nyj]

  • Per me non ci sono dubbi: cosa è successo a Navalny? Non ho dubbi che sia stato assassinato. Per tre anni Alexei è stato sotto il controllo delle forze di sicurezza, che nel 2020 avevano già organizzato un attentato non riuscito alla sua vita. Ora l'hanno portato a termine. Per me non ci sono dubbi: chi lo ha ucciso? Non ho dubbi che sia stato Putin. È un criminale di guerra. Navalny era il suo principale avversario in Russia ed era odiato al Cremlino. Putin aveva sia il movente che l'opportunità. Sono convinto che abbia ordinato il suo assassinio.
  • So come la propaganda di stato inizierà a manipolare l'opinione pubblica. Diranno che la morte di Navalny è svantaggiosa per il presidente, che sarebbe stato illogico ucciderlo un mese prima delle elezioni, che Putin è concentrato sulla politica globale e non ha tempo di pensare a un condannato... Sono tutte sciocchezze, da respingere. Dopo l'avvelenamento di Alexei nel 2020, la propaganda ha difeso Putin con l'argomento "se avesse voluto ucciderlo, lo avrebbe ucciso". Esattamente così. Voleva, e l'ha fatto. E non solo ha ucciso, ma lo ha ucciso in modo provocatorio. Alla vigilia delle elezioni, in modo che nessuno potesse dubitare del coinvolgimento di Putin.
  • Nella mente di Putin, è così che si afferma il potere: attraverso l'omicidio, la brutalità e la vendetta ostentata. Questa non è la mentalità di uno statista. È il pensiero di un capo di una banda criminale.
  • Per tre anni nella colonia è stato tormentato con celle di punizione e torturato affinché chiedesse pietà. Non ha funzionato e quindi è stato privato della sua vita.
  • Alexei rimarrà nella storia come un uomo di eccezionale coraggio che è andato avanti fino alla fine per ciò in cui credeva. Ha sfidato la paura e la morte. Ha camminato con un sorriso e una testa orgogliosamente alzata. Ed è morto da eroe. Putin rimarrà un piccolo uomo che ha accidentalmente acquisito un enorme potere. Un personaggio che si nasconde in un bunker, uccide furtivamente e rende milioni di persone ostaggio dei suoi complessi.

Da un video su Youtube, 24 febbraio 2024; citato in huffingtonpost.it, 20 marzo 2024.

  • Il progetto di Putin si basava su due importanti premesse: in primo luogo, ci si attendeva un'opposizione minima da parte dell'esercito ucraino e la lealtà della popolazione locale. Non è un mistero che il Cremlino, con l'aiuto dei suoi servizi segreti, ha speso per anni risorse e sforzi nella creazione di reti sotterranee prorusse e ha foraggiato amministratori pubblici, politici e funzionari ucraini. Di sicuro i servizi avevano riferito a Putin che, in caso di invasione, i soldati russi sarebbero stati accolti non come occupanti ma come liberatori: con manifestazioni di festa, coi tradizionali pane e sale. Si supponeva che gli ucraini fossero stanchi ed esasperati dal loro governo, e che sarebbero stati felici di accettare la protezione offerta da Putin e tutto ciò che significava il concetto di "ordine russo". In secondo luogo, è chiaro che il Cremlino non si aspettava una reazione rapida e coordinata all'invasione da parte dell'Occidente. Alla vigilia dell'aggressione russa contro l'Ucraina, le truppe americane avevano ingloriosamente lasciato l'Afghanistan, di fatto dandolo in pasto ai talebani. I paesi europei mantenevano una dipendenza critica dal gas e dalle altre fonti energetiche russe, cosa che li rendeva vulnerabili alla manipolazione del Cremlino. In generale, Putin non aveva una grande considerazione per i leader occidentali e li derideva regolarmente per la debolezza, la fiacchezza, l'incapacità di prendere decisioni efficaci. Non aveva dubbi sul fatto che la volontà di ferro e la risolutezza delle forze armate avrebbero spaventato e demoralizzato l'Occidente, mettendolo in un vicolo cieco. Quando gli occidentali si fossero ripresi dallo shock iniziale e avessero tentato una qualche reazione, i giochi sarebbero già stati conclusi e l'Ucraina sarebbe passata sotto il controllo militare e politico di Mosca. Va detto che, nel complesso, Putin è un politico piuttosto spregiudicato, e molti dei suoi azzardi sono andati a buon fine. Ma stavolta si è sbagliato di grosso: in Ucraina il suo esercito ha incontrato una feroce resistenza e ben presto, subite perdite consistenti, è stato costretto a ritirarsi sia da Kyiv, sia da Černihiv, sia dalle altre grandi città. L'Occidente, poi, si è mobilitato con una velocità sorprendente e, dai primi giorni del conflitto, ha inviato all'esercito ucraino massicce forniture di armi e munizioni.
  • A oggi, il conflitto è diventato una guerra di posizione: la linea del fronte rimane pressoché immutata, spostandosi ogni giorno letteralmente di decine di metri in una direzione o nell'altra. Sia i russi, sia gli ucraini subiscono grandi perdite, tentano di esaurire le risorse del nemico, ma la situazione a cui si è giunti attualmente si può definire un vicolo cieco. Né Putin, né Zelenskij sono disposti a venire a compromessi. I tentativi di avviare trattative falliscono, e finora non è stato presentato nessun piano realistico per uscire dalla crisi militare.
  • Putin ha assestato un potente colpo al capitale umano della Russia. Le perdite del nostro paese sui campi di battaglia sono difficili da valutare, ma è chiaro che si contano a decine di migliaia. Alcuni giornalisti di Mediazona e della BBC, insieme a una squadra di volontari, redigono e aggiornano regolarmente un elenco nominativo di militari russi, scovando i loro cognomi e altri dati nei necrologi ufficiali e nei social, e verificando le sepolture recenti nei cimiteri di varie regioni. I dati sono così tanti che i volontari riescono appena a elaborarli, ed è evidente che si tratta solo della punta dell'iceberg, perché è ben difficile che tutti i morti finiscano nei bollettini ufficiali, e passare in rassegna ogni cimitero russo è fisicamente impossibile. Nonostante ciò, il numero dei corpi identificati si avvicina già a 50.000.
  • Putin sta letteralmente trasformando i russi in carne da cannone, comprando con cinismo le loro vite a spese dello stato o con la promessa di farli uscire di prigione. Ma c'è un altro problema: inviando masse di soldati al fronte, Putin sta piazzando nella società una bomba a scoppio ritardato, perché prima o poi alla vita civile torneranno – e molti sono già tornati – centinaia di migliaia di uomini traumatizzati dalla guerra, che hanno subito forti stress, che hanno ucciso persone e hanno visto la morte e che, sicuramente, avranno difficoltà a reinserirsi. Ciò porterà inevitabilmente alla crescita della violenza sia domestica che pubblica, dobbiamo aspettarci un balzo della criminalità.
  • Un mucchio di problemi attende la Russia anche con il reinserimento degli invalidi perché, oltre ai morti, dal fronte sta tornando un numero enorme di persone che hanno perso braccia, gambe o che hanno subito altre mutilazioni fisiche. Siamo sinceri: tradizionalmente, lo stato se ne infischia di questa gente. Non c'è dubbio che in un prossimo futuro le città russe vedranno la presenza costante di persone in divisa militare su sedie a rotelle e con al petto una medaglia, ad esempio per la conquista di Mariupol' o di Mar'inka, intente a chiedere l'elemosina fra le macchine ferme negli ingorghi o agli ingressi della metropolitana.
  • Per aver partecipato alla cosiddetta operazione speciale, Putin ha graziato e riabilitato migliaia di veri e propri avanzi di galera e rifiuti della società. Assassini, stupratori e rapinatori sopravvissuti alla guerra tornano a casa come se niente fosse, riprendono a vivere accanto alle proprie vittime e ai loro cari. Al Cremlino dicono che hanno ottenuto la libertà scontando i propri delitti col sangue. Ma agli occhi di chi ha scontato i suoi peccati un vampiro che ha violentato e ammazzato una bambina? La mamma di quella bambina uccisa starà meglio perché il suo assassino è uscito di prigione per andare nel Donbas a sparare agli ucraini per poi tornare a casa da eroe? Per giunta, la guerra non guarisce affatto chi ha tendenze criminali; anzi, ne aumenta aggressività e spregiudicatezza.
  • Vladimir Putin dice spesso che il principale valore della Russia sono le sue persone, che lo stato compie sforzi enormi per proteggere e sviluppare il capitale umano. La guerra in Ucraina ha dato una palese dimostrazione della falsità di simili proclami e dell'ipocrisia di Putin. Per lui le persone non sono nient'altro che materiale di consumo, da comprare a basso prezzo e sbattere in prima linea per realizzare i suoi fini politici e soddisfare le proprie ambizioni.
  • Putin rassicura tutti che la nostra economia va benissimo. Non è minata dalle sanzioni e cresce a ritmo vertiginoso. Ma cosa sta succedendo davvero? Sì, il PIL russo l'anno scorso ha segnato una crescita, ma questa dinamica è dovuta in primo luogo al brusco aumento delle spese militari. Il Fondo per il benessere nazionale, dove si concentrano le riserve fondamentali del nostro paese, in un anno si è ridotto quasi della metà, da 9.000 a 5.400 miliardi di rubli. Questi soldi sono stati generosamente spesi per produrre mezzi corazzati, razzi, munizioni, e naturalmente ogni carro armato o ogni proiettile prodotto entra nel computo del PIL, cosa che si riflette nelle statistiche economiche. Ma è importante capire che lo sviluppo economico non trarrà nessun beneficio da un proiettile esploso o da un carro armato colpito nei dintorni di Avdiivka: sono soltanto cifre nei resoconti governativi, mentre quei soldi sono stati letteralmente bruciati nel fuoco della guerra. Oltretutto, questo fuoco esige sempre più combustibile e quest'anno Putin prevede di assegnare ancora più risorse al fabbisogno militare.
  • [...] quasi tutti i capitoli di spesa legati all'istruzione, alla sanità e alla cultura sono stati ridotti o direttamente, o per effetto dell'erosione dovuta all'inflazione. Ossia, le riserve nazionali vengono di fatto interrate nei campi di battaglia, mentre si propinano alla popolazione statistiche astute e fasulle su una crescita economica lontana dalla realtà.
  • [...] dopo l'inizio della guerra abbiamo scoperto la sorprendente espressione "industrializzazione inversa", un termine che, peraltro, è stato associato alla nostra economia non da un qualche straniero ostile ma dalla stessa banca centrale russa. È sua, infatti, la dichiarazione per cui la Russia sta tornando a realizzare prodotti antiquati con tecnologie antiquate. In poche parole, interrotti i rapporti con l'Occidente, il nostro paese ha imboccato la strada del regresso causando un drammatico rallentamento del proprio sviluppo. La parola "regresso" caratterizza piuttosto bene l'insieme delle politiche statali di Vladimir Putin. Sono proprio tali politiche a fare da potentissimo freno allo sviluppo della Russia praticamente in ogni ambito.
  • Al Cremlino, in epoche diverse, si sono avuti leader di vario tipo, crudeli, scaltri o autentici tiranni, ma mai prima d'ora la Russia era stata in mano a un uomo talmente tossico da far sì che mezzo mondo voglia prenderne fisicamente le distanze.
  • Putin ha dichiarato in pubblico che uno degli scopi cruciali della guerra con l'Ucraina è la necessità di allontanare la NATO dai confini russi. Questa era la richiesta contenuta nell'ultimatum ufficiale inviato dalla Russia all'Occidente alla vigilia dell'invasione. Due anni dopo, si può affermare che Putin si è sostanzialmente dato la zappa sui piedi, perché prima dell'aggressione armata i leader occidentali erano pronti al dialogo con lui, analizzavano seriamente le varie richieste del Cremlino, cercavano compromessi. [...] Ora non è in corso il minimo dialogo. Anzi, la NATO aumenta metodicamente la propria capacità difensiva e dispiega armamenti sul proprio fianco orientale. Che fine hanno fatto le minacce di Putin alla NATO? Si può dire che abbiano ottenuto l'esito opposto di quanto ci si aspettava.
  • Putin [...] con la sua aggressione ai danni dell'Ucraina, ha letteralmente infuso nuova vita nella NATO, ha dato senso alla sua esistenza. Scatenando la più grande guerra in Europa dopo il secondo conflitto mondiale, il dittatore russo ha dimostrato che la minaccia è ancora valida, ed è del tutto reale. Se gli elettori europei fino a qualche tempo fa erano critici nei confronti della NATO, ora esigono che i loro governi rafforzino il blocco, lo rendano attivo: la rinascita dell'alleanza nord-atlantica è ora davanti ai nostri occhi.
  • La ferocia di Putin e la sua minaccia di ricorrere alla forza militare, nelle testoline degli strateghi al Cremlino, avrebbero dovuto costringere gli USA, l'UE e i loro alleati a riconoscere il presidente russo come un partner alla pari in questo ipotetico processo negoziale. L'effetto, invece, è stato opposto: Putin ha iniziato a essere visto come un imprevedibile e pericoloso psicopatico, con cui non ha senso dialogare.
  • Cos'è, dunque, che Putin ha ottenuto in due anni di guerra? Aveva promesso di portare pace e libertà all'Ucraina, ma di fatto le ha portato morte, distruzione e dolore. Centinaia di migliaia di morti e feriti, milioni di profughi, rovine al posto di città un tempo fiorenti: ecco cos'ha portato Putin al popolo ucraino. Oltretutto, le parti del paese a soffrirne di più sono state proprio le regioni russofone, tradizionalmente leali alla Russia: sono state loro a subire l'attacco più forte da parte dei cosiddetti liberatori. Putin aveva garantito al nostro popolo la difesa degli interessi nazionali della Russia e il ripristino dell'antica grandezza. Ha invece assestato un colpo alla demografia nazionale e ha privato della vita e reso storpi decine di migliaia di russi che avrebbero potuto lavorare, crescere figli ed essere utili alla società. Ha bruciato nel fuoco della guerra un'enorme quantità di denaro e risorse che avrebbero potuto essere investite nell'istruzione, nella sanità e nello sviluppo. In più ha compromesso lo status internazionale della Russia, rendendola drammaticamente dipendente dalla Cina e facendo del nostro paese un approvvigionatore di materie prime, di fatto una stazione di rifornimento per l'industria cinese.

theguardian.com, 6 marzo 2024.

  • Vladimir Putin parla spesso e a lungo di valori conservatori. L'Europa e gli Stati Uniti vogliono imporci i loro modi dissoluti e senza Dio, dice ai russi, per spaventarli e giustificare uno scontro con "l'occidente collettivo". [...] Tutta questa retorica è pura ipocrisia. Per Putin, il discorso conservatore non è altro che uno strumento politico per manipolare la coscienza della popolazione. La realtà è che il presidente russo conduce una vita immorale, del tutto contraria ai valori che pretende di incarnare.
Vladimir Putin speaks often, and at length, about conservative values. Europe and the US want to impose their debauched and godless ways on us, he tells Russians, to frighten them and to justify a standoff against "the collective west". [...] All this rhetoric is pure hypocrisy. Conservative discourse is, for Putin, no more than a political tool for manipulating the consciousness of the populace. The reality is that the Russian president leads an immoral life, wholly contrary to the values he purports to embody.
  • Afferma di essere il difensore della vita familiare. In realtà è un uomo che ha preso pubblicamente le distanze dalle proprie figlie, e quando le menziona alla stampa si riferisce a loro come "quelle donne".
He claims to be the defender of family life. In reality, he is a man who has publicly distanced himself from his own daughters, and when he mentions them to the press, it's as "those women".
  • [Su Aleksej Naval'nyj] Posso attestare che era veramente un uomo di fede, per il quale i comandamenti "non uccidere" e "non rubare", e i precetti etici del Discorso della Montagna, non erano meri orpelli religiosi, ma divenne una stella polare per la sua vita e la sua politica. Posso dire con certezza che, a differenza di Putin, anche Aleksej era un vero uomo di famiglia: un figlio, marito e padre amorevole. La sua vita familiare, basata sull'amore e sul rispetto reciproco, è sempre stata per me motivo di ammirazione.
I can attest that he truly was a man of faith, for whom the commandments "thou shalt not kill" and "thou shalt not steal", and the ethical precepts of the Sermon on the Mount, were not the mere trappings of religion, but became a lodestar for his life and his politics. I can say with certainty that unlike Putin, Alexei was a true family man, too: a loving son, husband and father. His family life, based on love and mutual respect, was always for me a source of admiration.
  • [Su Julija Naval'naja] Ho il sospetto che Putin sia incline allo sciovinismo e difficilmente prenderà sul serio una donna come oppositrice. Ma non conosce Julija molto bene e presto, ne sono certo, si renderà conto del suo errore.
I suspect that Putin is prone to chauvinism and will hardly take a woman seriously as an opponent. But he doesn't know Yulia very well, and soon, I'm sure, he will realise his mistake.

Intervista di Rosalba Castelletti, La Repubblica, 29 giugno 2024.

  • In carcere tutto si riduce a una costante pressione psicologica che non ha nulla a che fare con la legge, ma puzza fortemente di politica marcia.
  • Sapevo che una prigione russa non fosse il luogo più umano al mondo, ma non pensavo a questi livelli. Sembra che abbiano deciso di ricreare con accuratezza storica gli scantinati della Gestapo.
  • A quanto pare, anche da dietro le sbarre, la mia voce contro la guerra, contro la dittatura, si sente e influenza la società. Questo irrita le autorità. L'obiettivo è chiaramente indurmi a tacere. Ma non importa quanto sia difficile, non rimarrò in silenzio e non mi adatterò a questo sistema cannibalesco.
  • Spesso mi definisco un ottimista. Senza questa "stupida fede" o, più semplicemente, speranza, in Russia non solo è difficile impegnarsi nella politica di opposizione, ma anche sopravvivere.
  • Sono sicuro che il regime di Putin farà la stessa fine [dell'Unione Sovietica]: la tensione interna dovuta a guerra, corruzione e tirannia alla fine lo faranno semplicemente a pezzi. Noi non dobbiamo cedere alla disperazione, dobbiamo restare calmi e testardi e costantemente fedeli alla nostra linea, nonostante le difficoltà. Questo è ciò che cerco di ispirare ai miei connazionali con l'esempio personale.
  • [Su Vladimir Kara-Murza] Il Cremlino lo odia apertamente perché, insieme a Boris Nemtsov, ha ottenuto l'adozione della legge Magnitskij negli Stati Uniti che ha portato a dolorose sanzioni personali contro persone molto influenti della cerchia di Putin. Le prove di questo odio sono la crudele condanna a 25 anni di carcere e i due attentati alla sua vita. Vladimir si trova ora in una colonia siberiana in condizioni simili alle mie, ma dopo gli avvelenamenti subiti, la sua salute è precaria. Non è esagerato dire che Kara-Murza potrebbe morire o essere ucciso da un momento all'altro.
  • Niente è stato inutile, perché abbiamo combattuto non tanto per il potere, ma per il futuro del Paese, per le menti e le anime della nostra gente. I nostri sforzi erano e restano mirati ad aprire gli occhi delle persone su ciò che accade intorno a loro, a spingerle a diventare cittadini e a partecipare attivamente alla vita della società e a insegnare loro a sentirsi responsabili in prima persona per la Russia. Naturalmente non tutto ha funzionato, ma penso che abbiamo comunque vinto la battaglia per la nuova generazione contro Putin.
  • Accetto le critiche rivolte all'opposizione democratica e sono consapevole della nostra responsabilità, almeno in parte, per quanto sta accadendo. Siamo senza dubbio responsabili della nostra disunione. In alcuni episodi della storia moderna non abbiamo mostrato la necessaria durezza, ma in altri, al contrario, siamo stati troppo intransigenti. Ma eravamo e rimaniamo onesti con noi stessi e con il nostro popolo. Vogliamo sinceramente pace, libertà e prosperità per la nostra Patria, e i migliori di noi hanno sacrificato la vita per questo.
  • Ricordate quanto tempo António de Oliveira Salazar governò il Portogallo, come Francisco Franco detenne un potere quasi illimitato in Spagna per più di quarant'anni... Ma alla fine, le leggi della storia e il cambio generazionale hanno messo ogni cosa al suo posto, le dittature sono diventate un ricordo del passato e sono state sostituite da sistemi democratici. Lo stesso accadrà al regime di Putin. I dinosauri settantenni dell'era della Guerra Fredda stanno scomparendo dalla scena e una nuova generazione subentrerà. Tutto accadrà davanti ai nostri occhi.
  • Non credo valga la pena discutere seriamente dell'indice di gradimento di Putin in condizioni di controllo totale della politica e delle istituzioni pubbliche, elezioni castrate, arresti e omicidi dei leader dell'opposizione. Ai tiranni piace attribuirsi una popolarità impressionante: è una caratteristica dei regimi.
  • Quanto alla Cina, non sostiene la Russia, ma approfitta della situazione attuale per trasformare il nostro Paese in una stazione di servizio a buon mercato per i suoi bisogni e in un mercato per le sue merci. A dispetto dei discorsi sull'amicizia, non ci sono ancora stati seri investimenti cinesi nelle infrastrutture russe e nei progetti comuni i partner cinesi difendono duramente e, in modo direi addirittura predatorio, i loro interessi, caricando i costi principali sulla Russia.
  • [...] è più o meno ovvio a tutti che la politica pluriennale dell'Occidente volta a rabbonire e a pacificare Putin, per usare un eufemismo, sia stata irragionevole. Putin ha percepito il compromesso e la morbidezza dei politici europei come una debolezza, che gli ha dato carta bianca sia per l'aggressione ibrida contro i Paesi della Ue sia per l'invasione militare dell'Ucraina.
  • Parlando in senso figurato, bisognerebbe utilizzare i meccanismi di sanzioni non come mezzo di distruzione di massa con inevitabili perdite tra i civili, ma come misura ad alta precisione contro specifici criminali di guerra, oligarchi, amministratori politici e propagandisti. Il punto è rendere Putin tossico per la sua cerchia e stimolare una divisione nelle élite del Cremlino, e non spingere il popolo russo tra le braccia del dittatore e contribuire a renderlo più coeso.
  • Due anni dietro le sbarre mi hanno permesso di accumulare molti contatti con persone che sono state al fronte o intendono andarci. Ne ho concluso che per i russi non è una guerra popolare, né patriottica, come Putin cerca di presentarla, ma una guerra commerciale. È così che perlomeno viene percepita dai partecipanti ordinari. Si contano sulle dita di una mano i prigionieri che ho incontrato che erano pronti ad andare in Ucraina per ragioni ideologiche. Per la maggior parte, la vera motivazione era l'opportunità di ricevere una paga significativa per gli standard russi e, naturalmente, la possibilità di essere liberati e vedere annullata la pena detentiva.
  • [...] c'è una differenza significativa tra coloro che sono già stati in guerra e coloro che stanno pianificando di prendervi parte. I primi hanno l'orrore negli occhi. Molti di loro hanno sinceramente paura di tornare al fronte, perché hanno visto con i loro occhi come i loro compagni siano stati fatti a pezzi dai proiettili e in che modo insensato i comandanti mandino la fanteria al macello. Chi ha visto e sentito è meno propenso a pensare ai soldi e non è ansioso di andare in trincea. Ci sono sempre più persone che finiscono in prigione a causa della diserzione, dell'abbandono di un'unità militare o della riluttanza a tornare al fronte dopo il congedo. Preferiscono una condanna penale alla morte. Ma chi conosce la guerra soltanto a parole e ha appena firmato un contratto con la Difesa si fa molte illusioni.
  • Penso che mi abbiano isolato in una cella di rigore perché in prigione ho fatto del mio meglio per dissuadere i dubbiosi dall'andare in guerra. E il mio mancato silenzio probabilmente rovinava i piani e le statistiche delle autorità carcerarie. Ma non me ne pento affatto perché è difficile per me guardare in silenzio come le persone vengano portate al massacro.

Da una conferenza stampa dopo il rilascio, citato in La Repubblica, 3 agosto 2024.

  • Ho detto fin dal primo giorno dietro le sbarre che non ero pronto per gli scambi. Ho inteso la mia prigionia non solo come una lotta contro la guerra, ma anche come una lotta per il mio diritto a vivere nel mio Paese.
  • Non vedo quello che mi è successo come uno scambio. Lo vedo come un'espulsione illegale dalla Russia contro la mia volontà.
  • Porto la responsabilità per il destino dei miei compagni ancora in carcere. Ed è insopportabile. Quasi una tortura.
  • Non voglio fare l'esule. Voglio tornare in Russia. Sono un cittadino russo. Sono un politico russo. Voglio tornare nella mia patria e creare una Russia libera. Dedicherò tutta la mia vita a questo.

Citazioni su Il'ja Jašin

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  • «Io non ho paura e anche voi non dovete averne», è stato il mantra che Yashin ha ripetuto ai suoi sostenitori. In aula ha riso, scherzato e gesticolato dalla sua gabbia di vetro, e ha concluso il suo ultimo discorso da imputato chiedendo ai dissidenti di «non dimenticare di sorridere, perché se ci scordiamo la gioia della vita loro avranno vinto». Del resto, il 39enne politico era andato incontro alla condanna consapevolmente: come il suo amico e mentore Alexey Navalny, ha preferito la prigione al silenzio e alla fuga.
  • L'esilio è stato la scelta di centinaia di migliaia di oppositori, giornalisti e intellettuali russi, ma Yashin ha deciso invece per il martirio in pubblico.
  • Se negli anni precedenti i leader del dissenso venivano accusati di reati comuni - Mikhail Khodorkovsky era stato condannato a 10 anni per evasione fiscale, Alexey Navalny per "truffa" -, la dittatura militare imposta da Vladimir Putin dopo l'invasione dell'Ucraina non si prende più nemmeno il disturbo di cercare pretesti. L'articolo 207.3 del codice penale della Federazione Russa infatti punisce la «diffusione di fake sull'esercito russo», cui nel caso di Yashin si aggiunge l'aggravante del «motivo di odio politico».

Note

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  1. Festa di addio all'inverno

Fonti

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  1. a b Dall intervista di Anna Valenti, Nessuna giustizia per Nemtsov, rsi.ch, 30 giugno 2017.
  2. Post pubblicato sul profilo Facebook, 23 febbraio 2024; citato in Appello di Il'ja Jašin per la liberazione di Vladimir Kara-Murza, memorial-italia.it, 24 febbraio 2024.
  3. a b Da Ilya Yashin: "By killing Navalny, Putin has made immortal his dream of a Russia free and open to the world", lemonde.fr, 27 marzo 2024.
  4. Lettera dal carcere, 22 aprile 2024; citato in Raffaella Chiodo Karpinsky, La lettera del dissidente Yashin: «Questa guerra valeva così tante vite?», avvenire.it, 3 maggio 2024.

Voci correlate

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