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Federico Rampini

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Federico Rampini

Federico Rampini (1956 – vivente), giornalista e scrittore italiano.

Citazioni di Federico Rampini

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  • È inaudito che una nazione giovane, all’avanguardia nell’innovazione tecnologica, con l’economia più dinamica del mondo, sia ridotta a scegliere il proprio leader tra «un deficiente e un delinquente»: battuta offensiva e perfino volgare, che però riassume in modo brutale come le due Americhe percepiscono ciascuna il candidato dell’altra. Trump non fa nulla per dissipare i dubbi che una sua vittoria sarebbe pericolosa per la democrazia, oltre che per le alleanze tra nazioni libere. Ha minacciato di non difendere da un’aggressione russa quelle nazioni europee che nella Nato non mantengono gli impegni sulle spese per la sicurezza. Ma intanto c’è Biden alla Casa Bianca per i prossimi undici mesi — salvo colpi di scena — e neppure questo è rassicurante. Nonostante la qualità dei suoi collaboratori, e tutti i meccanismi di garanzia, è lui ad avere la valigetta nucleare e l’ultima parola sull’entrata in guerra.[1]
  • Il 14 settembre 1793, nel giorno fissato per l'udienza, l'etichetta di corte prevede un'ulteriore prova di sottomissione. Al cospetto dell'imperatore l'ambasciatore inglese deve eseguire la cerimonia del kowtow: per tre volte inginocchiarsi e per tre volte abbassare la testa fino a toccare il suolo con la fronte. È lo stesso gesto usato nei templi davanti alle statue delle divinità. È la conferma che l'imperatore cinese ha lo status di un dio in terra. Quando viene informato di questa usanza, Macartney si rifiuta, si impunta, intavola un negoziato, pone a sua volta una condizione inderogabile: è disposto a eseguire il «kowtow» davanti a Qianlong solo se un alto funzionario di corte di rango pari al suo farà pubblicamente gli stessi tre inchini davanti a un ritratto del re d'Inghilterra. Alla fine la fermezza del diplomatico britannico ha la meglio sui cinesi, almeno nel rituale. L'imperatore accetta di riceverlo anche se Macartney si limita a piegare un solo ginocchio davanti a lui, esattamente come si usa fare di fronte a Giorgio III. Salvata la faccia e l'onore, poco tempo dopo l'udienza, Macartney viene informato che, «poiché l'inverno si avvicina, è opportuno pensare ai preparativi per la partenza.» Ogni tentativo di parlare di commercio bilaterale con i ministri cinesi è vano.[2]
  • L'economia è stata definita 'la scienza triste', che è un modo nobile per dire arida, noiosa. Ma, grazie a una brava studiosa inglese, possiamo divorare capitoli di economia appassionanti come romanzi.[3]
  • [Sulle elezioni presidenziali in Russia del 2024] Matteo Salvini sbaglia: il popolo non ha sempre ragione, come non avevano ragione i tedeschi che votarono per Hitler e lo portarono al potere inizialmente con suffragio universale. Ma il problema reale è questo: perché Putin vuole le elezioni? Perché sa di godere comunque di un certo consenso tra la sua popolazione, che rischia di aumentare addirittura con la guerra.[4]
  • "The Entitled Generation", ci definisce Keller: che si può tradurre come "La generazione privilegiata". Keller riprende tutti i capi d'imputazione che ci sono stati rivolti. Da destra, la generazione dei baby boomer è accusata di avere partorito il Sessantotto e il femminismo, le rivolte antiautoritarie e il boom della marijuana, tutto ciò che ha fatto a pezzi i valori tradizionali, il collante della società. "La Peggior Generazione", la definì un consigliere di Bill Clinton, Paul Begala, che descrive i baby boomer come «i più egoisti, egocentrici, autoreferenziali, presuntuosi, indulgenti con se stessi». Keller contrattacca: «Tra noi ci furono quelli che andarono a combattere in Vietnam e quelli che protestarono contro la guerra. Dai nostri ranghi sono usciti i banchieri d'azzardo di Wall Street ma anche i geni imprenditoriali di Steve Jobs e Bill Gates».[5]
  • [Sulla guerra del Tigrè e Abiy Ahmed Ali] Un paradosso colpisce il resto del mondo: protagonista di questa recrudescenza di antichi conflitti è un leader che appena un anno fa ricevette il Premio Nobel per la pace. Il premier Abiy ebbe una vera e propria luna di miele con i media internazionali, fu salutato come il protagonista di una nuova generazione di statisti africani, capace di governare un boom economico nella stabilità. Seconda maggiore nazione del continente nero, l'Etiopia è reduce da anni di forte crescita, Abiy ne ha ricavato un prestigio che ha fatto di lui un politico influente ben al di là delle sue frontiere nazionali. Le motivazioni del Nobel furono soprattutto due: appena preso il potere aveva liberato molti prigionieri politici; inoltre aveva firmato la pace con l'Eritrea. Lui stesso ha segnalato un'involuzione politica quando a ottobre alla scadenza del suo mandato ha deciso di rinviare le elezioni. Ora sarà il protagonista di una guerra civile?[6]

la Repubblica, 15 aprile 2010

  • [...] ormai non c'è ricerca scolastica o tesi universitaria che non vi attinga a piene mani. Giornalisti e scrittori, docenti o sceneggiatori di tv e cinema, messi di fronte all'imperativo di verificare delle informazioni con rapidità, sono diventati suoi utenti regolari. È Wikipedia, l'enciclopedia online "fatta dal basso", uno dei più influenti fenomeni culturali del nostro tempo. Ambisce nientemeno che a offrire lo scibile umano. [...] Stupefacente fenomeno di cooperazione collettiva, continua a crescere alla velocità di trentamila parole al mese.
  • [Su Wikipedia] All'origine questa enciclopedia collettiva è segnata dall'impronta della cultura anti-autoritaria, libertaria e anticapitalista, tipica dei pionieri di Internet. A differenza dell'Encyclopédie illuminista di Diderot e D'Alembert, non ha la pretesa di scalzare un vecchio sapere sclerotizzato e reazionario per sostituirlo con una scienza più avanzata. Ha invece la convinzione che siano superati i confini tradizionali tra cultura alta e cultura popolare, tra gli specialismi e le conoscenze diffuse.
  • Il mondo accademico ha storto il naso di fronte a questo "sapere diffuso". E alcune delle obiezioni dotte sono diventate senso comune, dibattute anche sulle colonne di questo giornale. È possibile applicare le regole della democrazia alla scienza? È credibile un'enciclopedia fatta perlopiù da non addetti ai lavori? Non è profondamente ingenuo illudersi che l'accumularsi di correzioni collettive punti verso la verità? Chi di noi accetterebbe di sottoporsi a un'operazione chirurgica guidata da un "voto a maggioranza" a cui partecipano anche i non medici? Per i detrattori più severi Wikipedia è diventata un'arma di distruzione di massa, spappola la credibilità scientifica e impone alla nostra èra la dittatura della pop-culture.
  • In realtà Wikipedia oggi combina una partecipazione volontaria di massa, con un sistema di filtri e di "correzioni esperte". Sicché gli errori non sono più frequenti di quelli dell'Enciclopedia Britannica. Il vero limite è un altro. I "wikipediani" (il 70 per cento dei quali ha meno di 30 anni) sono sproporzionatamente dipendenti dalle informazioni disponibili online. Perciò la mole di dati e notizie che confluiscono a formare una voce di Wikipedia, è molto più ricca se riguarda fatti e personaggi recenti, dagli anni Novanta ai nostri giorni.

la Repubblica, 21 gennaio 2019

  • [Su Abiy Ahmed Ali] Ha disteso le relazioni con tutti i vicini e negozia collegamenti portuali a Gibuti. All'interno ha liberato prigionieri politici, ha allacciato il dialogo con gli oppositori in esilio, alcuni dei quali sono rientrati. Ha favorito l'ascesa di donne ai vertici: la prima presidente della Repubblica di tutta l'Africa, la prima presidente della Corte costituzionale. Non è poco, e si può aggiungere il suo talento di comunicatore. È un volto fresco e accattivante in un continente dove ancora dominano tanti gerontocrati tirannici.
  • Non esiste una vera democrazia pluralista, la stampa e Internet sono ancora controllati. La politica è ingessata dentro le organizzazioni del Fronte Rivoluzionario che rovesciò la dittatura militare di Mengistu nel 1991. Soprattutto, la vita politica si svolge dentro la gabbia rigida del "federalismo etnico", che non ha affatto risolto le tensioni tra le principali componenti: gli Oromo (oltre un terzo della popolazione), gli Amhara (seconda componente), i Tigray che pur essendo minoranza hanno dominato a lungo lo Stato e l'esercito, e un'altra ottantina di gruppi. Il federalismo etnico eccita conflitti con centinaia di morti all'anno, soprattutto per la proprietà della terra: lo Stato rimane il proprietario di ultima istanza, ai contadini concede contratti di affitto di lunga durata, ma con delle precise assegnazioni etniche. Spesso è questa la scintilla che riaccende esplosioni di violenza.
  • L'Etiopia ospita quasi un milione di profughi tra sudanesi, eritrei, somali. Nonostante i suoi problemi interni in questo momento ha una funzione stabilizzatrice per il Corno d'Africa. Se dovesse implodere il miracolo etiope, le conseguenze si sentirebbero in tutte le direzioni, inclusi i flussi migratori. Il giorno in cui non fosse più l'Etiopia a trattenere i profughi dai paesi limitrofi, si può immaginare quali direzioni prenderebbero.

ChatGpt, lo stop del Garante: ma il mondo è già cambiato

Corriere della Sera, 1 aprile 2023.

  • Gli studenti italiani non potranno farsi scrivere i temi da ChatGpt come stanno facendo i loro coetanei americani. La decisione del Garante della privacy di vietare il «robot scrivente e dialogante» ha fatto scalpore nel mondo.
  • Le macchine pensanti sono già in mezzo a noi, sostituendoci in diverse funzioni, da più tempo e in più settori di quanto siamo consapevoli. ChatGpt ha creato uno shock speciale perché ha invaso delle attività di massa come l'insegnamento e numerosi lavori di scrittura. Ha già superato esami di giurisprudenza e altre facoltà. Ha anche rivelato una inquietante tendenza a imbrogliare: ad esempio spacciandosi per un essere umano in modo da aggirare barriere e controlli anti-robot.
  • Ma i robot dialoganti e scriventi non vengono considerati pericolosi soltanto perché ci possono sostituire. Un problema emerso con ChatGpt, e altre intelligenze di questo tipo, è la scomparsa dei confini tra realtà e finzione, verità e menzogna. Fa un salto di qualità la fabbricazione di fakenews, magari corredate da immagini falsificate.

Sulle elezioni presidenziali in Russia del 2024, corriere.it, 18 marzo 2024

  • L’elezione russa è stata violentata in molti modi. La morte di Alexei Navalny ci ha ricordato che fine fanno i veri oppositori del regime. Dunque è corretto sostenere che il verdetto delle urne russe è manipolato. Tuttavia Putin ha sentito il bisogno di organizzare questa messinscena. Questo perché anche i regimi autoritari si pongono quasi sempre il problema del consenso. [...] Per prendere delle analogie storiche, si può ricordare che Mussolini, Hitler, Stalin, Mao, tutti godettero di un consenso dei loro popoli almeno in alcune fasi della loro storia. Alcuni arrivarono al potere anche grazie a votazioni di massa (Mussolini, Hitler), altri avevano una legittimazione di tipo rivoluzionario che passava attraverso il ruolo del partito comunista, «avanguardia del proletariato».
  • [...] catalogare Erdogan come un dittatore sarebbe sbagliato, il consenso di cui gode è reale, le sue elezioni sono state più libere di quelle russe.
  • "Rule of Law", il termine inglese che designa lo Stato di diritto, è evocativo: significa che a comandare è la legge, uguale per tutti, anche per i potenti. Questo non si applica certo a Putin, né a tanti altri despoti sia pure investiti da qualche consenso di massa.
  • C’è poi il problema del putinismo in casa nostra. Da quando ebbe inizio la criminale aggressione contro l’Ucraina abbiamo misurato l’estensione delle simpatie verso Putin, da quelle più esplicite (soprattutto a destra: Trump, Salvini, Orban), a quelle mascherate da pacifismi di sinistra, questi ultimi animati da una sola certezza, che l’Occidente è il vero impero del male.
  • I putinismi di casa nostra possono avere delle origini diverse. Alcuni a destra vedono nello Zar il difensore di sistemi di valori tradizionali, minacciati dal politicamente corretto o dalla woke culture in Occidente. Altri, a destra e a sinistra, si sono lasciati indottrinare dalla teoria del complotto sul presunto accerchiamento della Russia da parte di una Nato guerrafondaia, sicché tutte le aggressioni di Putin diventano legittima difesa.

Il secolo cinese

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«Quando la Cina si sveglierà, il mondo tremerà»: questa profezia di Napoleone – che la formulò nel 1816, dopo aver letto la relazione di viaggio del primo ambasciatore inglese in Cina, Lord Macartney – sembra oggi destinata ad avverarsi nella dimensione economica, prima ancora che in quella militare a cui pensava l'imperatore. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che riunisce i 30 paesi più industrializzati, rivela un sorpasso clamoroso: gli Stati Uniti non sono più la prima destinazione degli investimenti dal resto del mondo, sono stati spodestati proprio dalla Cina come meta preferita delle multinazionali.

Citazioni

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  • La Cina di oggi è migliorata rispetto all'89, e non solo per via dei grattacieli, delle automobili e di tutta la ricchezza in mostra nelle grandi città. Insieme al benessere materiale, molti godono di libertà che allora non esistevano. La libertà di viaggiare all'estero, per esempio. O di andare a fare le vacanze in Tibet, in pellegrinaggio fra i monasteri buddhisti. La libertà di avere un telefonino con cui chiamare anche i parenti che vivono a Hong Kong o a Taiwan, a San Francisco o a New York. La libertà di scrivere e-mail. Sono libertà personali, più che politiche. Non esiste ancora una stampa svincolata dalla censura, un'opposizione, né tantomeno il diritto di licenziare i propri governanti. I ventenni, trentenni e quarantenni del 2005 non sono generazioni così eroiche da voler sfidare la forza dello Stato e rischiare la vita per conquistarsi i diritti politici. (pag. 147)
  • Uno dei pericoli del totalitarismo è proprio la sua capacità di indottrinare il popolo perché pensi come un sol uomo. (pag. 335)
  • Nel suo progetto per la pace perpetua (1795) il filosofo Immanuel Kant formulò una teoria che finora ha resistito alla prova dei tempi. Uno dei presupposti per la pace universale, disse Kant, è la democrazia: da allora ci sono state tante guerre fra dittature, o che hanno opposto paesi democratici e nazioni rette da dittature, ma non è mai scoppiato un conflitto armato tra due paesi a regime democratico. Che sia validamente eterna oppure no, quella regola ha permeato la nostra visione del mondo. Finché la Cina rimane una dittatura, la sua ascesa non può essere del tutto rassicurante per i suoi vicini e per il resto del mondo. E dunque, a quando la democrazia? (p. 335)

L'ombra di Mao

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Dove le vallate settentrionali della provincia dello Shaanxi si allargano, il corso dello Huang He (Fiume Giallo) si appiattisce e rallenta, l'acqua sembra immobile e sul punto di evaporare nell'afa estiva. D'un tratto però si apre un'immensa crepa nel terreno che segnala l'inatteso inizio di un canyon e lì il fiume s'infila rabbioso e violento, forma le schiumose cascate di Hukou. Il colore del suolo e dell'acqua si confondono: dappertutto domina la tinta ocra del loess, il deposito eolico sedimentato da millenni, la «buona terra» trasportata dai venti della Mongolia e sparsa dalle piene del Fiume Giallo, il fertile elemento primordiale dove è nata la Cina. Siamo nella culla della civiltà più antica del mondo.

Citazioni

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  • [Sulla figura storica di Mao Zedong] La scorciatoia della demonizzazione, la spiegazione psicopatologica, evita la messa in discussione delle responsabilità collettive. C'è un intero gruppo dirigente, vivo e vegeto, potente e arrogante, al governo della più grande nazione del pianeta, che deve rendere conto del sistema che ha consentito a Mao di essere Mao. Oltre ai dirigenti, anche l'intero popolo cinese non potrà risparmiarsi un giorno il dovere doloroso dell'autocoscienza, non potrà eludere l'obbligo morale di spiegare perché precipitò nella barbarie. I processi sommari ai «traditori» nelle piazze gremite di gente che applaudiva e inveiva, la gogna pubblica, le delazioni contro i colleghi, gli amici e i parenti: com'è stato possibile? La teoria del mostro è un alibi che rinvia la resa dei conti con il passato. (p. 37)

Note

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  1. Citato da Il nodo dei leader: l’America ha un problema (anzi due), Il Corriere della Sera, 11 febbraio 2024
  2. DaL'impero di Cindia. Cina, India e dintorni: la superpotenza asiatica da tre miliardi e mezzo di persone, Mondadori, Piccola Biblioteca Oscar, Milano, 2010, p. 109.
  3. Dall'ultima di copertina di Diane Coyle, Economia dell'abbastanza. Gestire l'economia come se del futuro ci importasse qualcosa, Edizioni Ambiente - Verde Nero, 2012. ISBN 9788866270324
  4. Da La malattia della Russia, corriere.it, 18 marzo 2024.
  5. Da Grey economy/1, la Repubblica, 15 agosto 2012.
  6. Da Abiy e i Nobel che perdono la pace, la Repubblica, 14 novembre 2020

Bibliografia

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  • Federico Rampini, Il secolo cinese. Storie di uomini, città e denaro dalla fabbrica del mondo, Mondadori. ISBN 88-04-54482-1
  • Federico Rampini, L'ombra di Mao. Sulle tracce del Grande Timoniere per capire il presente di Cina, Tibet, Corea del Nord e il futuro del mondo, Mondadori. ISBN 88-04-56048-7

Altri progetti

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Opere

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