Mario Tobino

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Mario Tobino

Mario Tobino (1910 – 1991), scrittore, poeta e psichiatra italiano.

Citazioni di Mario Tobino[modifica]

  • A Madrid una volta entrai al Prado: i capolavori, la gloria, la tragedia di essere al mondo, la disperata passione di liberarsi dal peso della carne, il celebrare la divina bellezza femminile, narrare che cos'è un uomo che muore, cioè Gesù, tenuto dalle braccia delle sue donne, il mistero del cielo, il potere dei regnanti, la plebe che beve ed è felice. Al Prado c'è una raccolta dei sogni dei grandi uomini che combattono contro la morte disposando lo spirito con la loro gemma. (sa Nel paese del «dam».[1])
  • [Su un comizio di Palmiro Togliatti] Quello che mi incantò fu il suo linguaggio che era insieme popolare, inteso da tutti, eppure ogni motto guardingo, puro italiano, ogni parola specchio esatto di ciò che voleva esprimere, ogni parola giusta a "sollecitare" il cuore e la mente di chi lo ascoltava. La piazza era gremita. Il comizio si svolse in silenzio, acuta in tutti l'emozione. Parlava il capo dei loro nemici, di loro lucchesi, bianchi, come un predicatore, dal pulpito, con calma, un'eco solenne... tale preciso parlare parve anche un omaggio a quel popolo che lì, sotto il piccolo palco, ascoltava e la lingua italiana, il dittaggio, eccome se lo conosceva e lo coltivava, eccome se attraverso i secoli aveva conservato il bel parlare, la lingua italiana. (da Tre amici, Mondadori 1988, p. 134)
  • Rembrandt era urtato, turbato dalla realtà che lo circondava, ed era costretto ad affrontarla, anche per vivere, per le commissioni che riceveva. In quella Ronda di notte le persone sono vive, trionfano bagnate di luce, dichiarano la verità del tempo, è la borghesia che ha in mano il potere. I personaggi avanzano con una sicurezza che ha anche della prepotenza; non esiste alcun dubbio, il loro privilegio è un tranquillo diritto. Uno solo in quel quadro suscita l'affettuosa simpatia, è il buffoncello di corte che ha in mano il tamburo; gli altri odorano di olandesi Don Rodrigo e di conte Attilio. (da Nel paese del «dam»[2])
  • Solo stando solo un uomo è libero, cioè è lui. (da Opere scelte, a cura di Paola Italia, Mondadori, 2007)

Il clandestino[modifica]

Incipit[modifica]

C'è una piazza a Medusa che da tutti vien chiamata Piazza Grande, anche se possiede un altro nome. È a forma di un quadrato; antichi platani si ergono lungo i suoi lati.
Le case intorno sono basse, a un solo piano, tinte di quel colore grigio, senza illusioni, che a volte sembra l'emblema della Toscana.
Tra le altre case la chiesa della Misericordia si distingue non per l'altezza ma perché la facciata ha nel suo mezzo una porta grande ed ha un colore più intenso, quasi un sudore, simile a quei santi di pietra che a forza di essere toccati e implorati prendono un aspetto umano. È la piazza più antica del paese e all'inizio del Novecento, quando Medusa era soltanto abitata da marinai, calafati e pescatori, nelle solenni festività di Natale e Pasqua era densa di capannelli, formati da uomini che del mare sapevano tutto, l'amavano e lo temevano, marinai esperti e coraggiosi, ascoltati dai giovani nel più profondo silenzio.

Citazioni[modifica]

  • Fu un amore, amici,
    che doveva finire;
    credemmo che gli uomini fossero santi,
    i cattivi uccisi da noi,
    credemmo diventasse tutta festa e perdono,
    le piante stormissero fanfare di verde,
    la morte premio che brilla
    come sul petto del bambino
    la medaglia alle scuole elementari.
    Con pena, con lunga ritrosia,
    ci ricredemmo.
    Rimane in noi il giglio di quell'amore. (p. 9)
  • «I partigiani possono essere ricchi?»
    «Quelli del paese no, sono comunisti. Quelli forestieri non lo so.» (p. 193)

Il figlio del farmacista[modifica]

Incipit[modifica]

Nella bottega del barbiere il sapone divenuto schiuma si posava sui volti.
Il marescialo dava fondo a tutta la sua cultura, alla sua delicata educazione, parlava con voce forte, sicura, come spiegasse alle reclute il fucile 1891. La bottega, al di fuori delle parole del maresciallo, era in silenzio.
Il rasoio portava via dai volti l'erto strato di sapone e i piletti che nascono nelle facce degli uomini (benché anche qualche donna li possieda). Poi il maresciallo in pensione uscì e di fronte c'era casa sua, c'entrò. Il figlio del farmacista cercò di trattenere un lunghissimo sospiro, ma non ci riuscì e infatti cominciò ad uscirgli da un angolo della bocca; quando ebbe finito gli sembrò di star meglio, e per soddisfarsi bene fece un altro sospiro, questo però molto più leggero.

Citazioni[modifica]

  • Ogni uomo, in quanto alle donne, ne ha una che più delle altre ricorda, e ama, quando le ore di solitudine richiamano il passato.
  • L'odio non si estingue con la morte, e per questo che una rabbia assale il figlio del farmacista contro la morte che gli ha portato via quel cadavere, quell'uomo che ora è freddo, e forse il pugnale non sentirebbe; sebbene sarebbe giusto e bello provare.
  • Che alcuni giovani scrivano delle poesie anche questo è un mistero. Potrebbero sorridere a chi gli vuol bene, amare il proprio mestiere, essere cittadini benvoluti e rispettati, e, invece, per questa poesia, occhi cerchiati di febbrile amore, gioia smodata e tristezze ignote, smanie di non si sa che cosa, sogni e sogni che s'imbrogliano: disperato inutile te cercare o poesia, abbandonando la realtà.
  • Sembra un'ingiustizia osservare come gli scienziati, gli uomini dotti in genere, si preoccupino tanto per ricercare le cause delle malattie, per scoprire le origini, le leggi, per trovare tante belle notizie, che poi trovano, ma non si preoccupano per nulla del fatto che tanti disgraziati fanno le poesie.
  • Se l'uomo non si illudesse di essere un individuo ammirevole dovrebbe nel momento che è per afferrare una qualsiasi cosa rimanere sempre con la mano tremante, dubitosa, nel mezzo dell'aria e dire: la prendo o non la prendo? Farò bene oppure no? – e eternamente non farebbe mai nulla.
  • Ci sono delle pagine che puzzano di vino, delle pagine dove c'è la sera, lenta; altre pagine sono notturne nelle quali i pipistrelli battono le ali.
    Il figlio del farmacista cammina a notte alta tra erbe scomposte, a ciuffi lunghi e ispidi.
    Si è che il figlio del farmacista da un pezzo beve, si ubriaca: la solitudine vi conduce.
    Gli imbecilli hanno tutti lo stesso cappello, sia esso lungo o basso, nero o bianco, ogni loro cappello ha il senso dell'imbecillità.
    Così ogni ubriacatura dà la pasta dell'uomo che la sostiene. Del resto con l'alcool si passano le ore, ci si diverte a contemplare la nostra natura, i ricordi, dai quali si possono trarre gli scopi, la conclusione del perché del nostro vivere; vengono fuori qualità e vizi che non si pensava avessero tali radici radicate.
  • Le foglie guardano il sole, si rivolgono sicuramente a lui; esse non hanno pensieri che le fuorviino; ecco perché la natura è così bella.
  • L'Italia è bella, è fatta di uomini bizzarri e di eroi.

La ladra[modifica]

Incipit[modifica]

C'è da domandarsi se ogni essere umano, piombato in particolari circostanze, non può essere dominato dalla magia, credere a superiori influssi come in antico si imploravano gli déi.
Non era bella, anzi brutta, il volto angoloso, quell'occhio storto in certi giorni di più strabiciava. Era anziana; già due figlie grandi, maritate. Quando venivano a trovarla erano distratte.

Citazioni[modifica]

  • Un essere umano per tanti anni in schiavitù non resiste al soffio, al vento, al bagliore di liberi sentimenti, trova così accecante la luce della fratellanza che ne rifugge, la rifiuta, ne ha paura, non ci crede, non ci vuole credere, più allegro, non gravante, naturale, più felice lo stato di prima, con le catene del lavoro ma senza interrogazioni, senza dover cambiare sentimenti, senza dover rispondere con commozione alla bontà, senza che mai nel proprio volto si debba affacciare la gratitudine, la riconoscenza, la fedeltà.

Le libere donne di Magliano[modifica]

  • L'amore che si attua, che si immedesima nelle cose è trasmissibile.
  • La Pazzia è ritornata ad avvertire che in ogni grano di manicomio essa è la padrona, la Pazzia che tutto vola ridendo in inconcepibile anarchia.
  • Ogni creatura umana ha la sua legge; se non la sappiamo distinguere chiniamo il capo invece di alzarlo nella superbia; è stolto crederci superiori perché una persona si muove percossa da leggi a noi ignote.
  • Questi matti sono ombre con le radici al di fuori della realtà, ma hanno la nostra immagine (anche se non precisa), mia e tua, o lettore. Ma quello che è più misterioso domani potranno avere, guariti, la perfetta immagine, poi di nuovo tornare astratti, solo parole, soltanto delirî. Dunque è il nostro incerto equilibrio che pencola, e insuperbiamoci e insieme siamo umilissimi, che siamo soltanto uomini capaci delle opposte cose, uguali, nel corso delle generazioni, alla rosa dei venti.

Per le antiche scale[modifica]

Incipit[modifica]

Il dottor Anselmo abitava in manicomio. Mangiava alla mensa; aveva una stanza. Lo stipendio era gramo. Tutto era ristretto.
Solo chi c'è passato sa come fu il dopoguerra in Italia – quello della seconda guerra mondiale – per uno che durante la dittatura italiana aveva vivamente sperato; da ogni parte scenari che cadevano, trionfo della materia, il denaro e la carne più dominanti di prima. La nuova lussuria invogliava le masse alla completa servitù.
Anselmo si era ritirato; faceva vita di ospedale, di manicomio.

Citazioni[modifica]

  • Niente di male. Si può sognare tutto. Non c'è imputabilità. Il sogno è veramente libero, non lo può arrestare nessuno.
  • In certi momenti mi illudo di sfiorare la verità. Basterebbe ancora un poco. Poi di nuovo buio, e ancora buio.
  • La pazzia è come le termiti che si sono impadronite di un trave. Questo appare intero. Vi si poggia il piede, e tutto fria e frana. Follia maledetta, misteriosa natura.

Incipit di alcune opere[modifica]

Bandiera nera[modifica]

Il dottor Ponti, infervorato nei suoi ossessionanti pensieri, pensava appunto, mentre camminava sotto i portici, alla sua penosissima condizione qualora fosse stato bocciato all'esame di stato.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Gli ultimi giorni di Magliano[modifica]

Non mi ricordo bene, doveva essere un circa trenta mesi fa. Tornavo dalla passeggiata che dalla casa del Francese riporta al manicomio.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Bibliografia[modifica]

  • Mario Tobino, Il clandestino, Arnoldo mondadori Editore, 1962.
  • Mario Tobino, Il figlio del farmacista, Oscar Mondadori, 1983.
  • Mario Tobino, Le libere donne di Magliano, Mondadori, 1964.
  • Mario Tobino, Per le antiche scale, I Grandi Romanzi Italiani, Corriere della Sera, 2003.

Note[modifica]

  1. In Nuovi racconti italiani, di Bacchcelli ― Bianciardi ― Chiara ― Comisso ― Del Buono ― Devena ― Parise ― Patti ― Pomilio ― Quarantotti Gambini ― Sciascia ― Seminara ― Simonetta ― Tobino ― Troisi ― Viganò, Fratelli Melita Editori, La Spezia, 1992, p. 332.
  2. In Nuovi racconti italiani, pp. 333-334.

Voci correlate[modifica]

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