Russia. Il complotto del KGB
Russia. Il complotto del KGB, libro di Aleksandr Litvinenko e Jurij Felštinskij del 2007.
Incipit
[modifica]Originale
[modifica]Родословная Федеральной службы безопасности Российской Федерации (ФСБ РФ) не нуждается в описании. С первых лет советской власти карательные органы коммунистической партии создавались как структуры, не знающие жалости и пощады. Начиная с октября 1917 года политическая полиция советской России (позднее СССР) являлась бесперебойной машиной по уничтожению миллионов людей. Аналога органам государственной безопасности СССР и России нет ни в одной цивилизованной стране мира. Только в нацистской Германии политическая полиция (гестапо) имела свои оперативные и следственные подразделения, места лишения свободы (типа следственного изолятора ФСБ Лефортово).
Traduzione
[modifica]La linea di discendenza dei Servizi per la sicurezza federale della Federazione russa (FSB RF) non ha certamente bisogno di commenti. Fin dai primi anni del predominio sovietico le agenzie punitive fondate dal Partito comunista si rivelarono spietate e implacabili. Le azioni intraprese dagli individui che lavoravano in questi organismi furono fin dall'inizio avulse da valori e principi dell'umanità comune. A cominciare dalla rivoluzione del 1917, la politica della Russia sovietica (diventata più tardi URSS) fu un meccanismo spietato capace di annientare milioni di persone. Infatti queste strutture non hanno mai considerato altri tipi di trattative, dal momento che il governo non ha mai previsto per loro altre strategie politiche o programmi, neppure durante i periodi più liberali. Nessun altro paese civilizzato ha mai avuto qualcosa di paragonabile alle agenzie di sicurezza di stato dell'URSS. Con l'unica eccezione della Gestapo nella Germania nazista, nessun'altra forza politica ha mai posseduto divisioni operative e investigative o propri centri di detenzione, come per esempio il penitenziario dell'FSB a Lefortovo.
Citazioni
[modifica]- Evgenij Savostianov (a Mosca) e Sergej Stepashin (a Leningrado) hanno svolto un ruolo fondamentale nel salvare il KGB dalla distruzione. Entrambi avevano la reputazione di essere dei democratici e il loro compito riguardava il controllo e la riforma del KGB. In realtà, sia Savostianov sia Stepashin in un primo momento erano stati infiltrati nel movimento democratico dalle agenzie di sicurezza di stato e solo più tardi chiamati a rivestire incarichi dirigenziali nei nuovi servizi segreti, allo scopo di impedire l'annientamento del KGB a opera dei democratici. Anche se con il passare degli anni molti ufficiali e collaboratori esterni del KGB-MB-FSK-FSB vennero prestati al mondo degli affari o della politica, Savostianov e Stepashin riuscirono a conservare la struttura nel complesso. Inoltre il KGB era stato in precedenza sotto il controllo politico del Partito comunista, che entro certi limiti aveva sempre un effetto frenante sulle attività delle agenzie speciali non permettendo che venissero eseguite operazioni rilevanti senza l'avallo del Politburo. Dopo il 1991 l'MB-FSK-FSB iniziò a operare in Russia in modo assolutamente indipendente e incontrollato, eludendo la sorveglianza esercitata dall'FSB sui suoi agenti. La sua struttura tentacolare e intrusiva poteva a quel punto agire senza alcun vincolo imposto dalle ideologie o dalla legge. [...] Non si sa come, gli uomini dell'ex potentissimo KGB iniziarono a occupare le massime cariche del potere, il più delle volte senza che i profani se ne accorgessero. I primi furono gli agenti segreti, seguiti da ex funzionari o funzionari in servizio. (pp. 11-12)
- [Sulla prima guerra cecena] Questa guerra richiedeva la mobilitazione di risorse e aumentava i budget delle agenzie militari e di polizia, dei dipartimenti governativi e dei ministeri. Aumentava l'importanza e l'influenza degli uomini in uniforme, trascurando o rendendo irrilevante ogni sforzo compiuto dai sostenitori della pace, della democrazia e dei valori liberali per mantenere lo slancio delle riforme economiche in direzione dell'Occidente. [...] Sappiamo chi trasse vantaggio da tutto ciò, chi erano le persone a cui Eltsin cedette il potere. Sappiamo come venne raggiunto il risultato: per mezzo della guerra in Cecenia. Resta da scoprire chi ha messo in moto il processo. (pp. 17-18)
- Il riconoscimento della Cecenia come stato sovrano avrebbe potuto rappresentare una vera minaccia di disintegrazione per la Russia. Ma si poteva permettere di scatenare una guerra civile nel nord del Caucaso? Il "partito della guerra", basato sulle forze armate e sugli organi di polizia, sosteneva che poteva permetterselo a condizione che il popolo fosse preparato a una simile evenienza, e riteneva che sarebbe stato abbastanza facile influenzare l'opinione pubblica se i ceceni avessero fatto ricorso a tattiche terroristiche nella loro battaglia per l'indipendenza. Bastava organizzare una serie di attacchi terroristici a Mosca e lasciare una traccia che riconducesse alla Cecenia. (p. 18)
- I rapporti tra il gruppo dirigente russo e il presidente della Repubblica cecena erano condizionati da un aspetto finanziario basilare: i russi estorcevano continuamente denaro a Dudaev. Tutto iniziò nel 1992, quando vennero accettate delle tangenti dai ceceni come pagamento degli armamenti sovietici rimasti in Cecenia quell'anno. Le tangenti per queste armi furono pagate dal capo dell'SBP Koržakov, dal capo dell'FSO Barsukov e dal vice primo ministro della Federazione russa Oleg Soskovets. Naturalmente il ministero della difesa era coinvolto nell'affare. Alcuni anni più tardi gli ingenui cittadini russi iniziarono a chiedersi come potessero essere rimaste tutte quelle armi in Cecenia, dal momento che i ceceni le stavano usando per uccidere i soldati russi. La risposta era molto banale: le armi erano state pagate da Dudaev con tangenti di milioni di dollari a beneficio di Koržakov, Barsukov e Soskovets. [...] Il sistema cominciò a vacillare nel 1994, quando Mosca pretese quantità sempre maggiori di denaro in cambio di favori politici legati all'indipendenza cecena. Dudaev inizò a rifiutarsi di pagare. Il conflitto finanziario a poco a poco sfociò in una situazione politica di stallo e successivamente in uno scontro fra la classe dirigente russa e quella cecena. La minaccia di una guerra era chiaramente e pesantemente nell'aria. Dudaev chiese un incontro personale con Eltsin, forse intenzionato a rivelargli quello che stava succedendo. Ma il gruppo, che controllava l'accesso a Eltsin, richiese una tangente di svariati milioni di dollari per organizzare un incontro tra i due presidenti. Dudaev si rifiutò di pagare e chiese che l'incontro con Eltsin avvenisse senza alcun passaggio di denaro. Inoltre, per la prima volta, minacciò le persone che fino a quel momento lo avevano aiutato in cambio di denaro, sostenendo che avrebbe divulgato alcuni documenti in suo possesso contenenti informazioni compromettenti sugli interessi dei funzionari nei confronti dei ceceni. Dudaev pensava che il possesso di questi documenti lo ponesse al riparo da un possibile arresto. Non poteva essere arrestato. Poteva solo venire ucciso in qualità di testimone oculare dei crimini commessi dai membri dell'entourage di Eltsin. Dudaev aveva fatto male i suoi calcoli. Il suo ricatto non andò a segno e l'incontro auspicato non avvenne mai. Il presidente della Cecenia era diventato uno scomodo testimone che andava eliminato. Fu così che venne provocata deliberatamente una guerra crudele e insensata. (pp. 20-21)
- [Sulla battaglia di Groznyj] L'impressione che se ne ricavò fu che le colonne blindate fossero state deliberatamente introdotte a Grozny il 26 novembre allo scopo di distruggerla. La colonna non era in grado di disarmare Dudaev e il suo esercito, né di occupare la città. L'esercito di Dudaev era nel pieno delle proprie risorse e bene armato. La colonna non doveva essere stata altro che un bersaglio mobile. [...] Coloro che avevano pianificato l'invio di truppe a Grozny volevano che la colonna venisse annientata dai ceceni in modo spettacolare. Era il solo modo per provocare Eltsin e indurlo a scatenare una guerra senza esclusione di colpi contro Dudaev. (pp. 24-25)
- C'era il fondato timore che il conflitto fra le due nazioni, che i servizi segreti avevano faticato tanto a provocare, potesse concludersi con un accordo di pace; a quel punto, Eltsin avrebbe potuto persino tornare al proprio programma di riforme liberali. Per compromettere i negoziati di pace l'FSB organizzò una serie di attacchi terroristici a Mosca. Ma attacchi terroristici senza spargimento di sangue e poco eclatanti non suscitavano alcuna impressione e fu così che l'FSB iniziò a compiere azioni mirate a uccidere e a ferire gravemente. Si noti con quanto tempismo i sostenitori della guerra abbiano organizzato gli attacchi terroristici per danneggiare in seguito i fautori della pace e gli stessi ceceni. (pp. 57-58)
- Mentre durante la prima guerra cecena del 1994-1996 le forze di sicurezza dello stato si erano limitate a cercare di impedire l'affermazione di una società liberaldemocratica in Russia, gli obiettivi politici della seconda guerra cecena erano molto più seri: coinvolgere la Russia in una guerra con la Cecenia e sfruttare la confusione che ne sarebbe conseguita per conquistare il potere nel paese con le elezioni presidenziali del 2000. L'"onore" di provocare una guerra con la Cecenia toccò al novo direttore dell'FSB, il colonnello generale Patrušev. (p. 65)
- Il giorno che Putin divenne primo ministro della Russia, a Patrušev venne affidata la direzione dell'FSB. Chi lo conosceva intimamente sostenne che Putin non aveva avuto altra scelta, in quanto Patrušev era in possesso di materiale compromettente su di lui. (p. 67)
- Immaginiamo per un momento che davvero si stessero svolgendo esercitazioni di addestramento a Rjazan. È possibile che l'FSB l'abbia taciuto per un giorno intero, il 23 settembre, mentre in tutto il mondo circolava la notizia di un fallito attacco terroristico? Una cosa simile non è immaginabile. Ed è credibile che il primo ministro russo ed ex direttore dell'FSB, che oltretutto aveva legami personali con Patrušev, non fosse stato informato sulle "esercitazioni"? È piuttosto difficile figurarsi un simile scenario, persino nei sogni più bizzarri. Sarebbe stato un pubblico atto di slealtà verso Putin da parte di Patrušev, dopo il quale uno dei due sarebbe stato costretto a lasciare l'arena politica. Il fatto che alle ore 19:00 del 23 settembre 1999 Putin non avesse rilasciato alcuna dichiarazione sulle esercitazioni di addestramento in atto a Rjazan rappresenta un pesante argomento a favore dell'interpretazione dell'evento come un fallito tentativo da parte dell'FSB i far saltare in aria un condominio in quella città. (pp. 77-78)
- Il procedimento penale avviato dall'UFSB della regione di Rjazan, collegato al rinvenimento di una sostanza esplosiva in base all'articolo 205 del Codice penale della Federazione russa (terrorismo), fu archiviato e i materiali relativi al caso non sono disponibili al pubblico. I nomi dei terroristi (agenti dell'FSB) non furono resi noti. Non sappiamo nemmeno che cosa dissero sotto interrogatorio, ammesso che siano stati interrogati. Patrušev aveva sicuramente qualcosa da nascondere. (p. 89)
- Metà dei criminali russi si dichiara pazza o completamente idiota. È la cosa migliore: si riceve una condanna minore o addirittura si viene rilasciati ("Che cosa ci si può aspettare da un pazzo?" recita un modo di dire russo). Patrušev previde giustamente che per terrorismo contro i cittadini della propria nazione si poteva ricevere l'ergastolo, ma in Russia per idiozia non si veniva nemmeno licenziati (in ogni caso, chi era l'unico a poter licenziare Patrušev? Putin!). Nemmeno uno dei dipendenti dell'FSB venne licenziato dopo l'avventura di Rjazan. (pp. 93-94)
- Secondo gli ingegneri di Rjazan, gli esplosivi non vengono conservati o trasportati in sacchi da cinquanta chili: è troppo pericoloso. Cinquanta grammi della sostanza sono sufficienti per far saltare un piccolo edificio. Sacchi da cinquanta chili, mascherati come se fossero di zucchero, possono servire solo per atti di terrorismo. Evidentemente quello era il deposito da cui provenivano i tre sacchi che furono in seguito collocati sotto il pilone di sostegno del palazzo di Rjazan. Gli strumenti degli esperti di Rjazan non avevano mentito. (p. 97)
- Da maggio a giugno del 1999, chiunque frequentasse il mercato di Grozny sapeva che l'invasione del Dagestan era inevitabile. [...] L'FSB non reagì, perché un conflitto armato tra ceceni e dagestani sarebbe stato vantaggioso per il Cremlino. (p. 121)
- Le esplosioni potevano facilmente portare alla decisione di introdurre truppe in Cecenia. Ma non era assolutamente possibile che gli attacchi terroristici producessero la decisione che i ceceni desideravano, garantendo l'indipendenza formale della Cecenia (che aveva ormai raggiunto l'indipendenza di fatto). In altre parole, gli attentati erano necessari ai servizi segreti per poter iniziare una guerra in Cecenia, ma non agli insorti ceceni per incoraggiare il riconoscimento ufficiale della loro repubblica indipendente. Gli eventi successivi confermarono che le cose stavano proprio così: la guerra iniziò, i servizi segreti andarono al potere in Russia e l'indipendenza cecena finì. Tutto in conseguenza degli attacchi terroristici di settembre. (p. 122)
- Nel 1996 fu creato nell'FSB un Centro antiterrorismo (ATT), basato sul Dipartimento per la lotta al terrorismo. L'ATT comprendeva un Dipartimento operativo (OU), che raccoglieva informazioni sui terroristi e dava loro la caccia, e un Dipartimento per la difesa dell'ordine costituzionale (Dipartimento K), l'ex Quinto dipartimento del KGB, che raccoglieva informazioni sui gruppi e sulle organizzazioni politiche e religiose e sui dissidenti. In seguito l'ATT diventò (o meglio fu ribattezzato) Dipartimento per la lotta al terrorismo e per la sicurezza costituzionale (Dipartimento K). Il 28 agosto 1999, prima che avesse inizio l'ondata di attentati di settembre, ci fu un'altra trasformazione e prese il nome di Dipartimento per la protezione dell'ordine costituzionale e la lotta al terrorismo.
Queste continue riorganizzazioni non devono essere considerate una semplice coincidenza. Ristrutturando vari "dipartimenti" e "uffici", l'FSB tentava semplicemente, nella maniera più primitiva, di nascondere le proprie tracce. Di fronte a queste frequenti trasformazioni, sembrava impossibile che qualcuno dall'esterno riuscisse a capire chi era incaricato di cosa, chi dava gli ordini e chi era sottoposto a chi. Questi nomi complicati e confusi, tanto simili l'uno all'altro, erano creati deliberatamente. Tutto ciò serviva anche a depistare i giornalisti. In realtà tutti continuavano a fare il proprio lavoro e ancor oggi i dirigenti dei servizi di sicurezza statali siedono al loro posto, al settimo e al nono piano del palazzo al n. 1 di via Bolšaja Lubjanka, proprio come Sudoplatov ai tempi di Stalin. Nulla è cambiato. (p. 130) - I terroristi sembravano ben addestrati, non solo nel sabotaggio, ma anche nel lavoro di intelligence: sapevano come evitare la sorveglianza e vivere sotto falsa identità. Neanche un corso di un anno nel migliore dei centri di addestramento è sufficiente per imparare tutto questo. Sembrava quindi che i moscoviti fossero rimasti vittime di terroristi professionisti. E gli unici terroristi professionisti operanti in Russia erano le strutture dell'FSB e del GRU. (pp. 138-139)
- I ceceni sapevano che non era nel loro interesse condurre attentati terroristici. L'opinione pubblica era dalla loro parte, e l'opinione pubblica, sia russa che internazionale, era più importante, per loro, di due o trecento vite spezzate. Ecco perché è impossibile che dietro gli attentati del settembre 1999 ci siano i ceceni. E bisogna riconoscere ai ceceni di aver sempre negato il loro coinvolgimento in quegli attentati. (p. 139)
- Poiché l'esogeno era usato dai terroristi in grandi quantità, doveva essere facile stabilire chi aveva acquistato o ricevuto la sostanza, soprattutto perché gli esperti potevano sempre stabilire con esattezza dove era stata prodotta ogni partita. Era impossibile che decine di tonnellate di esogeno venissero rubate. Migliaia di tonnellate di esogeno e TNT mescolati insieme erano conservate nei depositi militari e nei magazzini delle fabbriche di munizioni, destinate alle testate dei missili, alle mine, alle torpedini e alle pallottole. Ma l'esogeno estratto dalle munizioni aveva un aspetto caratteristico ed estrarlo era difficile e rischioso. [...] Chiaramente, rubare TNT ed esogeno in piccole quantità era difficile. Al contrario, spostarlo a camionate era facile, ma solo con i permessi appropriati, il che voleva dire lasciare delle tracce, e tracce che potevano portare all'FSB. Dopo gli attentati, numerosi rappresentanti dell'industria militare russa affermarono che simili quantità di esplosivi si potevano rubare solo con la connivenza di alti ufficiali. (p. 147)
- Perché inizialmente fu usata la storia dell'esogeno? Perché le case erano state fatte saltare da un gruppo di agenti dell'FSB, l'esplosivo fu analizzato da un altro gruppo e la propaganda sull'avvenimento (o le pubbliche relazioni, per usare il termine corrente) da un terzo. Il primo gruppo realizzò con successo gli attentati terroristici (con l'eccezione di Rjazan). Il secondo stabilì facilmente che aveva usato esogeno. Il terzo si accorse improvvisamente che l'esogeno in Russia viene prodotto solo in pochi impianti militari ed era facile stabilire chi avesse comperato l'esogeno usato per far saltare in aria le case, e quando se lo fosse procurato. A questo punto, subentrò il panico. In tre giorni, tutte le prove materiali (le case crollate) furono spazzate via, e i media ricevettero urgentemente l'imbeccata del nitrato di ammonio. (p. 148)
- È importante per l'FSB trascinare la Russia in guerra prima possibile, in modo che le elezioni presidenziali si tengano sullo sfondo di un grave conflitto armato e che, una volta insediatosi, il nuovo presidente possa ereditare il conflitto e tutte le sue conseguenze politiche, come la dipendenza del presidente dalle strutture coercitive. Solo grazie alla guerra l'FSB può finalmente salire al potere nel paese. È una semplice cospirazione con l'obiettivo di consentire all'ex KGB di prendere il potere con la scusa della lotta al terrorismo ceceno. (p. 159)
- Koržakov dichiarava che tutte le disgrazie erano dovute alla mancanza di un potere forte, dato che i servizi segreti agivano "come una mano aperta, anziché come un pugno". Koržakov suggeriva dunque di stringere la mano a pugno, mettendo in piedi un comitato per il coordinamento dei servizi segreti e subordinandolo al segretario dell'SB (il generale dell'FSB Sergej Ivanov). Possiamo essere sicuri che a capo di questa nuova agenzia Koržakov vedeva se stesso, poiché sottolineava che l'SBP, di cui era a capo, aveva lavorato proprio in questo senso e aveva ottenuto risultati concreti. In altre parole, Koržakov riconosceva di aver abusato del proprio potere e di aver oltrepassato i limiti della sua autorità, cosa che la legge russa considera un reato punibile con il carcere (le funzioni ufficiali di Koržakov consistevano nel proteggere il presidente e i membri della sua famiglia). (p. 164)
- Koržakov dichiarava apertamente che il genocidio del popolo ceceno doveva rientrare nella politica dello stato russo. [...] Sembra che Koržakov volesse uccidere tutti i "giovani ceceni" in qualunque località della Russia, in modo che non raggiunsero l'età per vendicare i loro padri assassinati e la loro patria distrutta. (p. 165)
- Passeranno anni, forse anche decenni. La Russia cambierà, naturalmente. Avrà una nuova élite, una diversa guida politica. Se saremo ancora vivi, i nostri figli ci chiederanno: perché non avete detto niente? Quando vi facevano saltare in aria a Mosca, a Volgodonsk, a Buinaksk e a Rjazan, perché non avete detto niente? Perché vi siete comportati come cavie di laboratorio? (p. 175)
- Il parlamento deve approvare con urgenza una legge che proibisca a tutti coloro che hanno prestato servizio e che ancora operano in agenzie per la sicurezza dello stato di occupare posti elettivi o dello stato per i prossimi venticinque anni; la legge dovrà inoltre obbligare tutti coloro che hanno occupato e che occupano posti nelle agenzie per la sicurezza ad andare in pensione a una data prefissata, insieme a una commissione istituita specificamente per questo scopo. Questo decreto del parlamento deve potersi applicare anche all'attuale presidente della Russia ed ex capo del KGB Vladimir Vladimirovič Putin. (p. 235)
- Il restauro della lapide in memoria di Andropov sull'edificio della Bolšaja Lubjanka che ospita l'FSB, un brindisi alla salute di Stalin insieme al capo dei comunisti russi Zjuganov, bombe negli edifici residenziali e una nuova guerra in Cecenia, l'approvazione di una legge che consente di nuovo di fare indagini su privati cittadini sulla base di denunce anonime, la promozione a incarichi di potere in seno all'FSB di generali e ufficiali dell'esercito; e infine la completa distruzione delle basi stesse di una società costituzionale costruita sui valori, che tutti riconosciamo fragili, ma comunque democratici, di un'economia di mercato, lo strangolamento della libertà di parola: queste sono solo alcune delle conquiste del primo ministro e presidente Putin durante i primi mesi del suo dominio. (p. 237)
- Putin merita senza dubbio il titolo di "tiranno", perché ha distrutto le radici iniziali dell'autogoverno in Russia con i suoi primi decreti, ed esercita ora una forma di trasparente dittatura arbitraria, che i russi chiamano bespredel (alla lettera, "illimitata"). Putin è perfettamente descritto alla voce "tiranno" del Dizionario enciclopedico sovietico del 1989: "Un governante il cui potere si basa su decisioni arbitrarie e sulla violenza".
La Russia è un paese imprevedibile: questa è la sola cosa che se ne sappia con certezza. Potrebbe rivelarsi una forza assai più potente del "pugno chiuso" dei servizi segreti. (pp. 238-239)
Explicit
[modifica]Originale
[modifica]Предвосхищать будущее - занятие рискованное. Предвосхищать политическое развитие России - тем более. Мы, однако, беремся утверждать, что ошибаемся лишь в дате президентского указа. В том, что данный указ дело ближайшего времени - мы убеждены абсолютно. Иначе бессмысленным было бы написание нашей книги.
Traduzione
[modifica]Prevedere il futuro è sempre azzardato e tentare di prevedere gli sviluppi politici in Russia lo è ancora di più. Tuttavia, riteniamo che la sola inesattezza nel "decreto presidenziale" che abbiamo posto come epilogo a questo volume risieda nella sua precisa data. Siamo assolutamente convinti che il decreto verrà pubblicato a breve termine. Se così non fosse, a che scopo scrivere questo libro?
Citazioni su Russia. Il complotto del KGB
[modifica]- Per entrambi [Aleksandr Litvinenko e Boris Berezovskij] il libro non era destinato al pubblico in genere. Era un messaggio personale alla loro nemesi, l'FSB per Saša e Putin per Boris. Erano le loro rispettive dichiarazioni di guerra: pensiamo che l'hai fatto tu e stiamo per venirti a prendere. Pensai che ovviamente a nessuno importasse che il libro non fosse un bestseller: se l'FSB aveva davvero fatto saltare quei condomini, il libro sarebbe stata la rovina del Cremlino, magari provocando una reazione che, di per sé, avrebbe rappresentato una prova. (Aleksandr Goldfarb)
- Purtroppo il libro non forniva alcuna prova definitiva sulla responsabilità degli attentati del 1999, ma conteneva una gran quantità di nuove prove circostanziate. Raccontava nei particolari varie operazioni terroristiche eseguite da gruppi creati dall'FSB o a essa affiliati, suggerendo una modalità che corrispondeva agli attentati ai condomini. (Aleksandr Goldfarb)
Bibliografia
[modifica]- Александр Литвиненко и Юрий Фельштинский, ФСБ взрыва́ет Росси́ю: Федера́льная слу́жба безопа́сности — организа́тор террористи́ческих а́ктов, похище́ний и уби́йств, Liberty Publishing House, 2002, ISBN 0-914481-63-0
- Aleksandr Litvinenko e Jurij Felštinskij, Russia. Il complotto del KGB, traduzione di Alberto Cristofori, Susanna Martoni, Lorenzo Matteoli e Tanja Tion, Bompiani Overlook, Milano, 2007, ISBN 978-88-452-5901-2
Voci correlate
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