Corrida
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Citazioni sulla corrida.
Citazioni
[modifica]- Ci vuole un formidabile potenziale sadico per pagare l'ingresso in un'arena in cui lo spettacolo consiste nel torturare un animale, farlo soffrire, ferirlo crudelmente, raffinare i gesti barbari, codificarli (come un inquisitore o un torturatore che sa bene fino a che punto bisogna arrivare per mantenere in vita il più a lungo possibile chi, in ogni caso, sarà messo a morte) e godere in modo isterico quando il toro è sfinito perché non vede più nessuna via d'uscita. (Michel Onfray)
- E si prepara, in una patria vicina, famosa per la sua obbedienza alla legge, il tormento del toro. Coinciderà con la stagione degli amori, della gioia, della luce. E perché? In nome di chi? Non è, anche il toro, una luce? Non è fertilità, creazione? (Anna Maria Ortese)
- Il toro, ho spesso letto, è simbolo della forza bruta e irriflessa. E allora (secondo l'antica mentalità delle corride) giù, torturiamolo, irridiamolo facendogli incornare uno straccio sempre sfuggente. Infine ammazziamolo. Così combatteremo, vinceremo quella forza bruta che è il male, il demonio. Ma che ne sa lui, il toro, dei nostri simboli e delle nostre simbologie? E così, per soddisfare questa umana capacità di fare esercizi simbolici, per stare al gioco sadico di un nostro transfert, ogni toro che entra nell'arena è sottoposto a indicibili sevizie. (Danilo Mainardi)
- Impossibile giustificare [...] le corride e i combattimenti fra animali. Tutto questo può sembrare normale e motivato, mentre tutto è anormale, irrazionale e disumano. (Luigi Lorenzetti)
- La corrida non è uno sport; è un culto, una tarda sopravvivenza della religione di Mitra – l'adorazione del toro e del sole – l'antico rituale pagano che per un puro caso della storia romana non è diventato la nostra religione ufficiale contemporanea. (Richard Wright)
- La storia della corrida è legata a quella della Spagna, tanto che senza conoscere la prima è impossibile capire la seconda. (José Ortega y Gasset)
- La veronica, l'estuario, il pase de rodillas, la remata de capa sono ponti che uniscono la vita e la morte. Nell'arena la morte è celebrazione laica. (Francesco Grisi)
- L'arte non ce la vedo; coraggio, in un certo senso; destrezza, poca; emozione, relativa. Riassumendo, tutto dipende da quel che uno ha da fare la domenica. (Che Guevara)
- L'essenza della corrida non è nel muoversi ma nel rimanere immobili. (Richard Wright)
- Molti Francesi, e tra loro in modo particolare gli intellettuali parigini, assumono arie superiori quando si tratta di tauromachia. La tauromachia è qualcosa che va molto lontano. Il dramma taurino, noi possiamo incontrarlo a tutte le cantonate della vita e per tutta la vita. Avrei molte cose da dire a questo proposito e con profondità ben maggiore di quando ne scrivevo trent'anni fa. Quello che dovrei dire è essenzialmente questo: il dramma del toro, nel quarto d'ora della corrida, riproduce la vita dell'uomo, riproduce il dramma dell'uomo: nella passione di un animale l'uomo viene ad assistere alla sua passione. (Henry de Montherlant)
- Nella corrida il toro vince di rado. Gli mancano incentivi economici. (Stanisław Jerzy Lec)
- Parrebbe in effetti che il toro sia uno dei pochi avversari che l'uomo possa combattere, dando l'impressione di correre un pericolo senza peraltro prendersi troppi rischi. [...] Ci si è dunque concentrati sul toro, animale sufficientemente combattivo per garantire lo spettacolo, ma non troppo pericoloso, visto che il torero ha almeno 9.999 possibilità su 10.000 di uscirne vivo. Immaginate che ne sarebbe della «superiorità» dell'uomo se dovesse affrontare una tigre, benché munito di spada. (Matthieu Ricard)
- Quand'era giovane diceva a se stesso: la vita è un toro da combattimento. Oggi pensava che era l'uomo un toro da combattimento. Ciò che si toreava in quell'arena, in centinaia di arene, ogni domenica, era l'uomo. Si uccideva la bestia al posto dell'uomo. Sarebbe stato meglio, certamente, uccidere l'uomo, e lo si era fatto, dalle due parti, durante la guerra, in cui capitava che l'avversario politico venisse toreato secondo tutte le buone regole, in un'arena cittadina, o in una piazza di villaggio, fino alla morte compresa. Cosa che disgraziatamente non si poteva fare in tempo di pace. Allora il toro assumeva su di sé tutto il destino umano, condensato in un quarto d'ora di corrida. E l'uomo veniva a vedere, rispettabile e in piena sicurezza, quello che senza tregua avrebbe voluto fare all'uomo. La Spagna rappresentava la passione dell'uomo, sotto la maschera della passione della bestia, come la Chiesa pretendeva di rappresentare la passione di un dio, sotto la maschera della passione di un uomo. (Henry de Montherlant)
- Tenace più d'ogni altra nazione in Europa dei propri usi e delle proprie abitudini, la spagnuola ha messo gran parte d'amor proprio nazionale a conservare fra i suoi tradizionali divertimenti la caccia, o, come dicono, la Corrida del toro. Questa sanguinosa giostra in cui il paladino principale, il torero, non ha bisogno di possedere che una robusta massa, servita da grande agilità, per isfidare i colpi del di lui cornuto avversario, come non ha mestieri che d'occhio e di polso fermo per ucciderlo scientificamente dopo averlo estenuato; questa famosa caccia del toro è stata troppo ripetutamente descritta perché i più dei lettori non sappiano che cosa sia. Giuseppe Baretti, Florian, Merimée, Alessandro Dumas, Teofilo Gauthier ed altri diedero delle descrizioni particolareggiate e pittoresche di queste giostre, importate dai mori. (Giuseppe Arnaud)
- Il guaio della moderna tecnica della corrida è che è diventata troppo perfetta. Il matador lavora così vicino al toro, così lentamente e in modo così del tutto privo di difesa e di movimento che gli è indispensabile un toro quasi fatto su ordinazione.
- Il tempo ideale per visitare la Spagna e vedere le corride e il periodo in cui ci sono più corride da vedere, è il mese di settembre. L'unico svantaggio di questo mese, è che le corride non sono molto buone. I tori sono nella forma migliore a maggio e giugno, ancora buoni a luglio e ai primi d'agosto, ma a settembre i pascoli sono riarsi dal caldo e i tori sono magri e fuori forma, a meno che siano stati nutriti di grano, il che li rende grassi, lisci e lucenti, e violentissimi per qualche minuto, ma incapaci al combattimento, come un pugilista nutrito esclusivamente di patate e birra.
- La corrida è basata sul fatto che è il primo incontro tra l'animale allo stato selvaggio e l'uomo a piedi. Questa è la premessa fondamentale della corrida moderna; che il toro non sia mai stato prima nell'arena.
- La corrida è un'istituzione spagnuola; non è nata per gli stranieri e i turisti ma loro malgrado, e ogni passo che la modifichi per assicurarsi la loro approvazione, che non si otterrà mai, è un passo verso la sua soppressione completa.
- La corrida non è uno sport nel senso anglosassone della parola, vale a dire non è una gara o un tentativo di gara tra un toro e un uomo. È piuttosto una tragedia; la morte del toro, che è recitata, più o meno bene, dal toro e dall'uomo insieme e in cui c'è pericolo per l'uomo ma morte sicura per l'animale.
- La prima volta che andai a una corrida mi aspettavo di rimanere inorridito e forse nauseato da ciò che mi avevano detto sarebbe accaduto ai cavalli. Tutto quello che avevo letto intorno all'arena insisteva su questo punto; la maggior parte di coloro che ne scrivevano condannavano le corride come una stupida faccenda brutale, ma anche coloro che ne parlavano bene, considerandole dal punto di vista spettacolare e come esibizione di abilità, deploravano l'uso dei cavalli con tono di scusa.
- Ritengo che da un moderno punto di vista morale, vale a dire da un punto di vista cristiano, l'intera corrida sia insostenibile; c'è senza dubbio molta crudeltà, c'è sempre pericolo, sia voluto sia inaspettato, e c'è sempre morte...
- Tutta la corrida è basata sul coraggio del toro, la sua semplicità e la sua mancanza d'esperienza. C'è modo di combattere tori vigliacchi, tori esperti e tori intelligenti, ma il principio della corrida, la corrida ideale, presuppone nel toro coraggio e un cervello sgombro da qualunque ricordo di un lavoro precedente nell'arena.