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Džochar Dudaev

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Dudaev nel 1991

Džochar Musaevič Dudaev (1944 – 1996), militare e politico russo di etnia cecena.

Citazioni di Džochar Dudaev

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  • [Durante la prima guerra cecena] Mai nella storia dell'umanità il pericolo dell'impiego dell'arma nucleare è stato così forte come ora.[1]
  • Finchè esisterà il Russismo, questo non rinuncerà mai alle sue ambizioni. [...] Sotto questo marchio, vogliono schiacciare un'altra volta Ucraina e Bielorussia, come ai vecchi tempi. La Russia vuole diventare più forte. Adesso nessuno vuole stare in un'alleanza con la Russia, nè militare, nè economica, nè politica, nè commerciale. Perchè hanno studiato bene. (da un'intervista del 1995)[2]
  • Non andremo a nessuna trattativa fino al completo ritiro delle truppe federali. In caso contrario la guerra continuerà fino all'ultimo ceceno.[3]

Discorso alla nazione, 31 dicembre 1993; citato in Ichkeria.net, 6 dicembre 2022

  • Il più vile di tutti i fenomeni nella storia dell'umanità è la schiavitù e l'umiltà, contro le quali i nostri antenati hanno combattuto per secoli e hanno lasciato in eredità alla loro progenie di non abbandonare lo spirito amante della libertà del popolo Vaynakh.
  • Dopo secoli di persecuzioni e tragedie del XIX secolo, 1944-1957, dopo il sanguinoso massacro di Khaibach e dopo le centinaia di migliaia di vittime del genocidio sovietico, il popolo ceceno si è comunque risollevato, ravvivato, conservando la propria dignità nazionale, lingua e cultura, sebbene il regime totalitario sovietico abbia fatto di tutto per sopprimere il suo spirito, intimidirlo e tenerlo in costante paura.
  • [Sulla crisi costituzionale russa del 1993] La trasmissione pubblica in televisione riguardo l'attacco al nostro stesso parlamento da cannoni di grosso calibro ci danno un altro motivo per riflettere se abbiamo fatto bene, quando abbiamo deciso due anni fa di separarci dalla Russia fascista dove non comandano le leggi, ma i tentativi di ogni gruppo politico che si trova al vertice del potere, sotto le spoglie di una nuova "democrazia", di consolidare razzismo e fascismo.
  • Molti vedono solo aspetti negativi in ​​ciò che sta accadendo in Cecenia; disintegrazione, distruzione, estremismo, nazionalismo, ecc. Tutto questo è in realtà una finzione. La vita è forse più facile nei paesi della CSI? Quelle repubbliche che non si sono separate dalla Russia si sentono più tranquille? Ricordiamo il destino dei nostri fratelli ingusci, guardiamo cosa sta succedendo nelle repubbliche vicine e nella stessa Russia. C'è una crisi senza fine: politica, economica. Il collasso dell'economia, l'impoverimento di una parte significativa della popolazione, l'aumento dei prezzi, la corruzione e la criminalità di strada, il terrorismo, il deflusso di personale qualificato all'estero. Tutti i rami del potere si stanno degradando, nessuno di essi è pronto a collaborare con gli altri, nessuno di loro controlla la situazione nel Paese. E con tutto questo, vedere solo i nostri fallimenti è, per usare un eufemismo, semplicemente non serio.
  • Queste difficoltà temporanee che si sono sviluppate per tutti i popoli sul territorio dell'ex impero sovietico non sono nulla in confronto alla vergogna e all'umiliazione che il popolo ceceno ha vissuto per decenni: sabotaggio delle autorità locali, violazioni di ogni tipo, politica del personale crudele che ha provocato proteste periodiche, manifestazioni nelle quali si è chiesto che ingusci e ceceni fossero sfrattati di nuovo; rifiuto di assumere ceceni per lavorare presso imprese industriali e oggetti di importanza strategica, negli organi amministrativi, divieto di celebrare feste nazionali e religiose; persecuzione e pressioni sull'intellighenzia; Annientamento graduale della lingua madre nella vita quotidiana; divieto di studiare la vera storia dei Vaynakh. Ecco un elenco tutt'altro che completo di fenomeni che hanno disonorato e umiliato questo popolo.
  • Il popolo ceceno non ha nulla di cui lamentarsi o rimpiangere il precedente regime, il quale ha lasciato loro la più alta mortalità infantile, insalubrità e inquinamento ambientale, la più bassa aspettativa di vita e il più basso tenore di vita. Non chiediamo aiuto a nessuno. Chiediamo ed esigiamo di non essere disturbati.

la Repubblica, 12 dicembre 1994

  • Il lupo è l'unico animale che osi attaccare chi è più forte di lui.
  • Se la Russia fosse uno stato di diritto, capace di garantire la libertà e i diritti della gente senza la violenza, noi non ci separeremmo mai. [...] [Ma] in Russia chiunque può crearsi un esercito, non c'è legge nè giustizia, nessuno che controlli la situazione e si assuma le responsabilità. Chi mai vorrebbe entrare in uno Stato così?
  • Mai scenderei a patti con chi a depredato il mio paese. Ho 50 anni, ormai è tardi per cambiare morale e abitudini.
  • Sul problema dell'indipendenza, non si tratta. Io dico: cerchiamo di risolvere il conflitto con calma. E se non siamo in grado di farlo da soli, chiamiano in aiuto dei mediatori. Altra via non c'è. Perchè prendere la Cecenia con la forza, sarebbe una follia.

Intervista di Maddalena Tulanti, L'Unità, 12 dicembre 1994

  • Ci sono principi che non consentono ad un intero popolo di vivere secondo l'immagine e la somiglianza di un altro. I ceceni sono preparati a vivere secondo la propria immagine e somiglianza, non quella dei russi.
  • In Cecenia è possibile entrare solo con le armi in pugno.
  • La Russia è imprevedibile. Non esiste analisi, prognosi, diplomazia, legalità attendibile. Non si può credere a nulla. Avanzano come tori contro la pezza rossa, hanno bisogno costantemente di problemi esterni perché hanno paura di confrontarsi con quelli interni. Questo popolo è profondamente malato di «russismo». Il mondo deve curare la Russia, ma nessuno vuole farlo.
  • [Su Michail Gorbačëv] Lo considero un riformatore straordinario. Ha avviato una causa importante e io sono convinto che ha ancora un futuro, che è l'unico in grado di guidare la Russia di oggi.
  • [Su Michail Gorbačëv] Non faccio pronostici, ma per me il suo ritorno curerebbe molti mali, mali cronici in Russia.
  • Chamil fu un uomo geniale: mise in ginocchio i russi per 25 anni e costruì il primo grande Stato caucasico. Io mi sto occupando solo della piccola Cecenia.

Intervista di Maddalena Tulanti, L'Unità, 25 gennaio 1995

  • Il mio cuore sanguina per quegli sfortunati che non sono stato capace di proteggere contro tutto questo vandalismo.
  • È in atto un saccheggio di massa da parte dei russi, un saccheggio che è diventato un fatto politico, praticato da tutti gli ufficiali compresi i più alti ranghi. Laboratori mobili russi recuperano i cadaveri per asportare organi e se i corpi sono ceceni vengono poi rivenduti ai familiari.
  • Questa guerra potrebbe durare 50 anni. Non posso fermare i ceceni, che al momento hanno due sole alternative: combattere o morire.

Intervista di Angus Roxburgh, Theguardian.com, 9 dicembre 1995

  • Va tutto bene nel nostro Paese. [...] Sì, abbiamo occupanti, [...] Ma è temporaneo. Intendiamo lasciare qui un contingente limitato: coloro che sono già morti e coloro che sono pronti a morire su questa terra.
Everything is fine in our country. [...] Yes, we have occupiers, [...] But that's temporary. We intend to leave a limited contingent here - those who are dead already and those who are prepared to die on this land.
  • Era solo uno sfogo di tutto il male, il potenziale negativo che si era accumulato in Russia.
It was just an outpouring of all the evil, the negative potential that had accumulated in Russia.
  • [...] quando l'Onnipotente punisce qualcuno lo manda inevitabilmente sulla via della guerra. La storia non conosce casi di guerre ingiuste che si siano concluse con successo per l’aggressore.
[...] when the Almighty punishes someone he inevitably sends him on the path of war. History knows no case of an unjust war ending successfully for the aggressor.
  • Ho avvertito la mia gente di cosa sarebbe successo e ho detto loro che sarebbe stato un percorso difficile e impegnativo, che i russi avrebbero usato aerei e carri armati contro di noi, ma che avremmo trionfato grazie allo spirito della nostra nazione. Mi sono convinto che la mia gente fosse pronta per questo.
I warned my people what would happen and told them it would be a difficult, testing path, that the Russians would use planes and tanks against us, but that we would triumph because of the spirit of our nation. I convinced myself that my people were ready for this.
  • Ho un programma, non per separarci dalla Russia ma per entrarvi e distruggerla dall’interno.
I have a programme - not to separate from Russia but to enter it and destroy it from within.
I wanted to show Russia that it would not go unpunished. I sent Shamil to take the Kremlin, but he only took a maternity hospital in Budyonnovsk! [...] That doesn't count! We'll have to have a replay!
  • La guerra è una forma d'arte speciale, terribile. Hai bisogno di pazienza. La pazienza è coraggio in guerra.
War is a special art form, a terrible one. You need patience. Patience is courage in war.
  • Non ho mai minacciato nessuno, ho semplicemente previsto. E finora le mie previsioni sono state giustificate.
I have never threatened anyone, merely predicted. And so far my predictions have been justified.

Citazioni su Džochar Dudaev

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  • Certamente, Dudaev era controverso, anche tra i suoi seguaci. Era un irrazionale, il potere gli aveva dato alla testa. Si faceva intervistare di notte, in palestra, mentre faceva sollevamento pesi. Due anni fa, confidò serissimo a un giornalista canadese: "Prima o poi voglio ritirarmi dalla politica. Farò lo scienziato. Se riesco ad abbassare di due gradi la temperatura della terra, farò rinascere i dinosauri". [...] Può darsi che la scomparsa del leader confonda e indebolisca i ribelli. Ma può anche darsi che gli innumerevoli "volontari della morte" ceceni lancino immediatamente una rappresaglia. Magari cercando di rispondere "occhio per occhio": un presidente ucciso per un presidente ucciso. (Enrico Franceschini)
  • Dato che nessuno sa dove sia la tomba di Dudaev e nessuno l'ha mai visto cadavere, a tutt'oggi in Cecenia trovi chi ti dice che Džochar Dudaev è vivo e tornerà «al momento opportuno», o che è vivo ma ha tolto il disturbo d'accordo con le forze speciali, oppure che è morto, ma non per colpa del famoso razzo... (Anna Stepanovna Politkovskaja)
  • Dzhokhar iniziò a fare domande. [...] Chiese: "perché dalle tua parti non ci vengono ad aiutare?" Risposi: "La verità che le ragioni della guerra non sono chiare, e le persone non sanno per cosa stiamo combattendo." Lui mi disse: "Fratello [...] questa è una terra islamica. Non è abbastanza per te?" Rimasi scioccato dal fatto che una frase di questo genere provenisse dalle labbra di un generale russo. [...] Rimasi colpito da questa personalità dignitosa e forte. (Ibn al-Khattab)
  • I rapporti tra il gruppo dirigente russo e il presidente della Repubblica cecena erano condizionati da un aspetto finanziario basilare: i russi estorcevano continuamente denaro a Dudaev. Tutto iniziò nel 1992, quando vennero accettate delle tangenti dai ceceni come pagamento degli armamenti sovietici rimasti in Cecenia quell'anno. Le tangenti per queste armi furono pagate dal capo dell'SBP Koržakov, dal capo dell'FSO Barsukov e dal vice primo ministro della Federazione russa Oleg Soskovets. Naturalmente il ministero della difesa era coinvolto nell'affare. Alcuni anni più tardi gli ingenui cittadini russi iniziarono a chiedersi come potessero essere rimaste tutte quelle armi in Cecenia, dal momento che i ceceni le stavano usando per uccidere i soldati russi. La risposta era molto banale: le armi erano state pagate da Dudaev con tangenti di milioni di dollari a beneficio di Koržakov, Barsukov e Soskovets. [...] Il sistema cominciò a vacillare nel 1994, quando Mosca pretese quantità sempre maggiori di denaro in cambio di favori politici legati all'indipendenza cecena. Dudaev iniziò a rifiutarsi di pagare. Il conflitto finanziario a poco a poco sfociò in una situazione politica di stallo e successivamente in uno scontro fra la classe dirigente russa e quella cecena. La minaccia di una guerra era chiaramente e pesantemente nell'aria. Dudaev chiese un incontro personale con Eltsin, forse intenzionato a rivelargli quello che stava succedendo. Ma il gruppo, che controllava l'accesso a Eltsin, richiese una tangente di svariati milioni di dollari per organizzare un incontro tra i due presidenti. Dudaev si rifiutò di pagare e chiese che l'incontro con Eltsin avvenisse senza alcun passaggio di denaro. Inoltre, per la prima volta, minacciò le persone che fino a quel momento lo avevano aiutato in cambio di denaro, sostenendo che avrebbe divulgato alcuni documenti in suo possesso contenenti informazioni compromettenti sugli interessi dei funzionari nei confronti dei ceceni. Dudaev pensava che il possesso di questi documenti lo ponesse al riparo da un possibile arresto. Non poteva essere arrestato. Poteva solo venire ucciso in qualità di testimone oculare dei crimini commessi dai membri dell'entourage di Eltsin. Dudaev aveva fatto male i suoi calcoli. Il suo ricatto non andò a segno e l'incontro auspicato non avvenne mai. Il presidente della Cecenia era diventato uno scomodo testimone che andava eliminato. Fu così che venne provocata deliberatamente una guerra crudele e insensata. (Russia. Il complotto del KGB)
  • Il presidente Dudaev non è affatto circondato da bande armate, ma da un popolo in armi. Il popolo ceceno, come ogni altro popolo, può sbagliarsi quando sceglie i suoi leaders, ma ciò non dà a nessuno il diritto di bombardarlo... (Sergej Adamovič Kovalëv)
  • Il primo leader del movimento indipendentista ceceno, Džochar Dudaev, si impegnò originariamente in questi valori quando, in qualità di generale dell'aeronautica sovietica di stanza in Estonia, rifiutò di usare la forza contro i manifestanti indipendentisti nel 1988. Secondo la legge sovietica, tutte le repubbliche avevano un diritto costituzionale all'indipendenza. Dudaev si rifiutò di eseguire l'ordine illegale del leader sovietico Michail Gorbačëv di reprimere violentemente la situazione. [...] La decisione di Dudaev di guidare il movimento indipendentista ceceno e di proclamare l'indipendenza della Cecenia fu informata dall'esperienza della violenta repressione di Gorbačëv dei movimenti nazionali in Kazakistan, Georgia, Azerbaigian, Lituania e Lettonia. (Botakoz Kassymbekova)
  • La macchina della propaganda di Mosca descrive Dudaev come un lunatico criminale e i ceceni come gli artefici della potente industria criminale organizzata russa. Si accenna appena al fatto che Dudaev è stato eletto dal popolo sulla base della sua promessa di liberare la Cecenia dalla Russia; che il suo potere è un potere legale; che la Cecenia è un Paese musulmano, ricco di petrolio e materie prime, che controlla il cruciale oleodotto tra il Caspio e il Mar Nero ed è perciò essenziale per gli interessi economici della Russia; che le guerre coloniali di Mosca nel Nord del Caucaso infuriano senza interruzione da 150 anni, prima sotto gli zar bianchi, poi sotto gli zar rossi, e ora sotto un traballante miscuglio dei due. (John le Carré)
  • Per diventare un generale sovietico, bisognava essere leali al cento per cento al Partito comunista. Inoltre, un uomo che non fosse di etnia russa doveva farsi assimilare completamente e sposarsi con una donna di nazionalità russa. Dudaev aveva tutte queste caratteristiche. Parlava a stento il ceceno. Ma quando Zakaev lo sentì tenere un discorso a una conferenza sulla rinascita della nazione cecena, ne fu sopraffatto. Ecco un uomo, si disse, che potrebbe portare il suo popolo alla libertà. Da attore, Zakaev aveva apprezzato il carisma di Dudaev. Forse era l'influsso dell'Estonia, una delle repubbliche sovietiche più inquiete. Gli estoni adoravano Dudaev per il fatto di aver ignorato l'ordine di Mosca di chiudere la televisione estone durante i massicci disordini antisovietici. (Aleksandr Goldfarb)
  • Per un anno e mezzo le pallottole russe hanno «stranamente» evitato Dudaev, salvo poi correggere la mira, ed eliminarlo, quando ciò era divenuto utile per fini elettorali. (Demetrio Volcic)
  • Saša apprese che, contrariamente a quanto tutti pensavano, il GRU aveva avuto solo un ruolo di sostegno nell'uccisione [di Dudaev], fornendo gli aerei che avevano lanciato i missili. Il rapporto suggeriva che l'ideatore dell'operazione fosse il suo collega dell'FSB, generale Evgenij Chocholkov. Inoltre, il rapporto sosteneva che Chocholkov era stato coinvolto in un'altra operazione clandestina in cui era riuscito a ottenere un sistema americano di guida e da cui mancavano grosse somme di denaro. (Aleksandr Goldfarb)
  • Se fossimo stati noi al potere avremmo fatto diversamente. Si poteva convincere Dudaev, magari offrendogli un posto onorifico a Mosca. [...] Non fu fatto perché al potere c'erano i democratici, non per colpa mia. [...] Infine si poteva semplicemente impacchettare le decine di migliaia di ceceni che girano per la Russia e portarli di forza nel loro Paese. Sarebbero stati loro a rovesciare Dudaev di fronte alla prospettiva di perdere i loro affari in Russia, inclusi quelli mafiosi. Questo è l'unico modo di trattare con i caucasici. (Vladimir Žirinovskij)
  • Era, anche fisicamente, una specie di moschettiere temerario e ribaldo – una certa somiglianza con Salvador Dalí, anche.
  • Fin dal funerale di Dudaev si è ripetuta l'antica leggenda miracolosa della scomparsa e della resurrezione: nessuno ha visto la salma, dicono: «Džochar tornerà».
  • Il lupo sui monti ci vuole per tenere in forma i cacciatori, e Džochar è diventato questo lupo per i ceceni.
  • Lui è un personaggio forte, forse perfino eccezionale, ma non è quello che può portare la salvezza al suo popolo.
  • Nelle elezioni del '91 ci furono brogli documentati. [...] Nel '92 le sue azioni erano a zero. Scontro, e azioni rialzate. '93: caduta di autorità in tutte le regioni, e subito di nuovo lo scontro. Con la pace avrebbe perso il potere: è la guerra che lo spinge su.
  • Dudaev è «inafferrabile» perché nessuno lo vuole catturare. Dietro alla sua ascesa ci sono troppi misteri che portano a Mosca, a cominciare da montagne di armi «regalate» a Dudaev dai russi in ritirata, fino alle esportazioni illegali di petrolio, impossibili senza i russi.
  • Per i russi rimarrà sempre un mostro spietato. Per i ceceni, l'uomo che li ha condotti alla libertà.
  • Quelli che lo conoscono dicono che Dudaev è divorato da un'unica passione: l'ambizione di essere il numero uno, sempre. Per questo è diventato maestro di lotta libera e cintura nera di karate, ha fatto una carriera brillante diventando infine un presidente fuorilegge. E tale vuole rimanere a tutti i costi, quando ormai perfino i suoi fedeli ceceni preferirebbero sbarazzarsi del loro esuberante capo.

Note

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  1. Citato in «La guerra è appena cominciata», L'Unità, 21 gennaio 1995
  2. Citato in Le parole di Dudaev sull'Ucraina, Ichkeria.net, 23 febbraio 2022.
  3. Citato in Dudaev: «Via i russi, poi si discute», L'Unità, 4 aprile 1996

Voci correlate

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