Šamil' Salmanovič Basaev
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Šamil' Salmanovič Basaev (1965 – 2006), militare, terrorista russo e leader indipendentista ceceno.
Citazioni di Šamil Basaev
[modifica]- La dirigenza della Russia è capace di uccidere i propri cittadini senza pietà e nel modo più crudele.[1]
- Prima o poi la presidenza della Russia sarà costretta a fermare questo bagno di sangue, arrivare alla pace e a ritirarsi dalla nostra terra.[1]
Da C'era la guerra in Cecenia
Intervista di Adriano Sofri, 1996, Sellerio, 2023, ISBN 88-389-4594-2.
- Dovunque arriviamo la guerra finisce. La prima volta è successo nel '91, in occasione dell'insediamento del presidente Dudaev. I russi avevano minacciato di attaccarci, noi dirottammo un aereo in Turchia e le truppe russe rinunciarono a intervernire. Lo stesso è accaduto a Budjonnovsk. Le azioni di noi ceceni hanno impedito peggiori iniziative militari. Gli abitanti di Budjonnovsk, gli stessi che hanno vissuto la situazione tremenda di quell'attacco, ci hanno scritto di volerci da loro come ospiti quando la guerra sarà finita.
- Abbiamo ucciso 2.500 soldati, ne abbiamo feriti diverse migliaia, diecimila forse. In questa situazione, ancora in mezzo agli spari, è arrivato Lebed', "a titolo personale", e ha avviato colloqui affermando di non essere un traditore, come lo accusavano in Russia, ma di volere anzi salvare la Russia dall'infamia e dal disprezzo universale. Anche perché, come ormai sapevano tutti, il rischio era che la Russia stessa cadesse preda della guerra.
- In 14 ceceni, senza usare le armi, abbiamo preso 31 russi, dopo che loro avevano sparato sul miting. Ora ci sono i genitori russi per riprendersi i figli, vivono nel villaggio presso le famiglie. Li abbiamo accolti sporchi, disperati. È stata la Croce Rossa a portare i genitori. Stanno aspettando lo scambio uno a uno, ma coi bojeviki, non con povera gente rastrellata a caso. I prigionieri russi da noi sono trattati bene. I nostri tornano senza un rene, torturati, coi fili elettrici collegati all'occhio e alle gambe, li filmavano dopo averli drogati. I soldati russi hanno paura dello scambio, di essere ammazzati dai loro, per questo hanno chiesto la presenza dei genitori.
- I russi non hanno conquistato nemmeno un villaggio combattendo, entrano quando noi andiamo via. Lasciamo prima che i civili se ne vadano. Quelli che vogliono restare vengono uccisi o deportati. Facevano sempre vedere i film coi nazisti, adesso al posto dei nazisti ci sono loro. Hanno fatto così a Pervomayskoye. Avevamo chiesto alla gente di andarsene, molti non avevano voluto lasciare le case, hanno distrutto tutto.
- I prigionieri vanno via da noi che già sono cambiati, la propaganda russa – la brutalità dei ceceni, le torture... – sconfessata dall'esperienza. Vivono come noi, senza differenze. Noi speriamo che a casa raccontino la verità.
- Ieri sono arrivate le madri, le ospitiamo, dicono che dagli ufficiali russi non riescono nemmeno a farsi ricevere. Sono 21 madri. Sono venute pagando mezzo milione i taxi da Grozny. I russi hanno cercato di dissuaderle: vi tortureranno, umilieranno... Nelle nostre tradizioni gli ospiti, anche i nemici giurati, sono sacri. Se sapessero esattamente dove sono, loro bombarderebbero per uccidere insieme madri e figli.
- Se volessimo solo uccidere russi, ci vorrebbe poco ad andare a Mosca: non è il nostro scopo.
- Tutto quello che abbiamo è dei russi. Abbiamo le armi necessarie a prendere le altre armi dai russi. Hanno infilato qualche congegno negli anticarro a un solo colpo per identificarne la provenienza, così possono tirarci addosso. Ne abbiamo messo uno su un cane e hanno sparato al cane. Così abbiamo capito.
- L'Europa non deve essere così spaventata dalla Russia, qui hanno usato tutte le armi, tranne la bomba atomica, e tutti i tipi di soldati – solo gli astronauti non li hanno ancora precettati.
Intervista di Maddalena Tulanti, L'Unità, 26 gennaio 1997
- Sono stato allevato come tutti gli altri ceceni. Nel rispetto per gli anziani, il minore deve lasciare il posto al maggiore, deve stimare e aver considerazione degli anziani.
- Dopo i 40 anni una persona comincia a pensare a se stessa, alla famiglia, ai figli, come mettere da parte i soldi per la vecchiaia, per vivere poi con la pensione. In più negli ultimi duecento anni quasi tutti i capi erano giovani: 23, 27, 33 anni, massimo 35 anni. Sarei dunque nella tradizione. E comunque la guerra ha abbassato il limite massimo d’età. Perché le generazioni anziane erano state neutralizzate in gran parte perché allevate nello spirito socialista e comunista, nell'apatia verso ogni cosa, si erano estraniate da tutto. Concretamente sono stati i giovani a sostenere la guerra e ad amministrare lo Stato. La giovinezza è un vantaggio, non uno svantaggio.
- Io sono molto radicale, il più radicale di tutti i radicali quando non vedo nella mia controparte la buona volontà e il desiderio di portare avanti un dialogo. Se vedo però che ho di fronte solo qualcuno che fa teatro, cioè che nasconde i veri intenti, allora divento radicalissimo. Se invece capisco che egli fa sul serio e vuole trovare punti comuni, io sono pronto a capire, ad aiutare, a fare concessioni.
- In Russia vorrei trovare un uomo sobrio che si metta al tavolo delle trattative con me. In tutti i sensi.
- Se vinco io il disordine finirà. Chi lo merita avrà bastonate e il concerto finirà. Se invece vincono altri il concerto andrà avanti.
- I ceceni sono sensibili alle mode. Oggi l'uomo col fucile è il vincitore e portare le armi è di moda, per essere come quelli che hanno combattuto e vinto.
Sulla strage di Beslan, L'Unità, 18 settembre 2004
- I miei mujaheddin non hanno sparato sui bambini.
- [Su Osama bin Laden] Non lo conosco, non mi ha offerto soldi, ma non li rifiuterei.
- Contro di noi fanno una guerra senza regole e con il tacito consenso di tutto il mondo. Non sentiamo nessun obbligo verso nessuno.
Citazioni su Šamil Basaev
[modifica]- Basaev ha il suo obiettivo, che converge con quello del potere. Basaev è un magnifico strumento di destabilizzazione. Riconosciamo le sue qualità: è un guerriero per natura. Ha iniziato studiando scienze della terra, poi ha capito la sua vera natura ed è diventato un combattente. Talentuoso, pieno di compostezza. (Aleksandr Ivanovič Lebed')
- Basaev ha un argomento irrefutabile: la Russia non accetterà mai l'indipendenza della Cecenia. E io non ho nulla da ribattere. (Aslan Maschadov)
- C'era un accordo con Basaev, soprattutto perché è un ex informatore del KGB. [...] Penso che Basaev e le autorità abbiano raggiunto un accordo. (Aleksandr Ivanovič Lebed')
- Il fatto che Bassaev rifiuti di negoziare è una favola moscovita. Lui stesso ha dichiarato, al contrario, che se Mosca accettasse un negoziato politico e smettesse l'occupazione del paese, cesserebbe i combattimenti. (Achmed Zakaev)
- La Cecenia era uno strumento per lui. Voleva mettere sottosopra Mosca, nello stesso modo in cui a Bin Laden non importasse dell'Afghanistan. [Osama bin Laden] ha utilizzato l'Afghanistan come strumento. Basaev vide la fine dell'Unione Sovietica. Perché la Federazione Russa non dovrebbe finire allo stesso modo? Basaev ha giocato una partita ai massimi livelli e quando è diventato chiaro che Putin era il simbolo chiave della società, che era il punto focale per una società che non voleva alcuna politica, la società ha voluto che Putin prendesse tutte le decisioni, Basaev ha adottato il punto focale di Putin e ha iniziato a lottare contro la sua immagine, dimostrando che Putin non può risolvere i problemi. È successo prima nel Nord-Ost, quando i terroristi hanno attaccato un teatro a Mosca e molte persone hanno perso la vita. Poi è arrivata Beslan. Basaev ha organizzato uno spettacolo lì. Ogni giorno morivano bambini. Non gli hanno dato da mangiare. Non hanno dato loro acqua. E il piano era che Putin capitolasse oppure perdesse la sua immagine, la sua reputazione. (Gleb Pavlovskij)
- Quando ho visto Shamil ferito sono scoppiato in lacrime, ma lui al contrario era di buon umore e, ridendo, ha detto: "I russi mi hanno fatto un regalo! Ora, se dovrò attraversare un campo minato, sarà molto più facile per me!" (Ibn al-Khattab)
- Sappiamo che Shamil Basaiev, il cosiddetto signore della guerra ceceno, è appoggiato sul territorio da un leader itinerante della guerriglia con un curriculum simile a quello di Osama bin Laden. (Vladimir Putin)
- Se ammazzano anche Basaev al suo posto arriveranno altri dieci nuovi Basaev. (Achmed Zakaev)
- Nell’ambito della resistenza, Basaev era una sorta di figura unica perché solo Basaev era pronto a commettere atti terroristici su larga scala. E anche lui, dopo Beslan, è giunto alla conclusione che non hanno alcun effetto, e che anche la presa dei bambini come ostaggi non ha avuto alcun effetto. E dopo Beslan non ha pianificato alcun attacco terroristico in quello stile.
- [«Crede che la morte di Basaev possa segnare la fine della resistenza cecena?»] No, anche se la resistenza cecena sta svanendo e la morte di Basaev è un duro colpo. Ma continuerà perché è possibile uccidere tutti coloro che resistono, ma non si può uccidere l'idea della resistenza. In questo momento farei un’analogia con il coperchio tenuto ben stretto sulla pentola, ma se guardiamo a ciò che accadde quindici anni fa, quando l’Unione Sovietica crollò, emerse rapidamente che i ceceni non erano fedeli all’idea dell'unità dell'Unione Sovietica, e in un certo senso sono esplosi. E quegli eventi di quindici anni fa potrebbero ripetersi, anche se adesso il coperchio è ben chiuso sulla pentola.
- Non esistono altre figure pari a lui per statura, né per ampiezza delle operazioni intraprese.
- C'è chi sogna di fare il presidente e chi vuol guidare gli aerei o i trattori. Il mio sogno è di combattere con Basaev.
- Lui sì che sa combattere. È un bravo stratega. E un bravo ceceno.
- Rispetto Basaev come soldato. Non è un vigliacco. Spero che Allah mi conceda di incontrarlo in battaglia.
- Bassaiev aveva bisogno dei soldi arabi di Khattab e Khattab, da parte sua, contava su Basaiev per rinforzare la sua legittimità nei ranghi della resistenza.
- Dietro a Kadyrov c'è Putin. Chi c'è invece dietro a Basaev? Gli "arabi", come piace dire ai federali russi in Cecenia? [...] Dietro a Basaev c'è una resistenza che si sta radicalizzando sempre di più. Le sue fila sono alimentate soprattutto dalla gioventù cecena, che non sa vivere in altro modo se non prendendo parte ad azioni in cui muoiono martiri innocenti per sfuggire alle umiliazioni a cui è sottoposta di continuo dai federali russi.
- Mi ha chiesto di venire a intervistarlo una volta ma ho rifiutato. Dopo Budennovsk pensavo che non ci fosse più niente di cui parlare.
- Oggi la palestinizzazione [della Cecenia] è compiuta. Ci manca ancora un Arafat. E Basaev non aspira a diventarlo.
- Posso dire che per i soldi sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa; non è mai stato un segreto per nessuno, né per quelli del suo entourage né per tutti gli altri.
- Sarà lui il nuovo «Maschadov», ma sempre solo tra virgolette. Perché se Maschadov si batteva per avere un posto al tavolo dei negoziati, Basaev se lo conquisterà da solo, quel posto. E senza nemmeno negoziare.
- Chiedo anche a lui: come mai in ceceno non c'è nessuna parola per dire prego, per favore? Sono parole ipocrite, dice, parole che pronuncia il debole col forte, il servo col padrone, e per i ceceni non c'è servo né padrone. E un ceceno non prega nessuno. Ma allora perché dire grazie?, obietto, ma siamo d'accordo tutti che grazie è la più bella parola in tutte le lingue straniere.
- È amico di Maschadov ma diffida di chi gli sta attorno. Abbiamo conquistato l'indipendenza, dice, ora dobbiamo conquistare la libertà.
- È intelligente, molto sobrio, palesemente ambizioso. [...] Ha un record impressionante per l'età – e anche a prescindere dall'età: il dirottamento aereo in Turchia; la difesa del parlamento a Mosca al tempo del putsch contro Gorbaciov-Eltsin; il sequestro, 14 giugno 1995, dell'intera città di Budjonnovsk e del suo ospedale, 350 km dentro il territorio russo; la difesa del Palazzo della Presidenza a Grozny, da dove fu l'ultimo a uscire; le imprese del Battaglione Abkhazo; e alla fine la riconquista di Grozny, 6 agosto, tre mesi fa.
- Nel pieno del raduno in una caserma approfitto della confidenza ormai stabilita per fare pubblicamente a Shamil delle obiezioni alla sua candidatura alla Presidenza, e ne nasce una lunga discussione in cui lui dapprima ha un'aria interdetta, e tutti gli astanti stanno sospesi come aspettandosi una sventura: poi Shamil si mette a ridere e «accetta la provocazione», dice, anzi ringrazia per la franchezza. Prima di tutto, dico, c'è la sua immagine internazionale, di terrorista nel peggiore dei casi, di capo solo militare nel migliore: questo non accrescerà la diffidenza e l'isolamento della Cecenia? Poi il fatto che la gara elettorale fara di lui il capo di un partito fra gli altri, mentre il suo prestigio fa di lui ora un leader adorato e quasi fuori dalle parti, l'unico candidato a far rivivere l'antico sogno della Federazione dei popoli Montanari del Caucaso, oltre le frontiere cecene. Infine la sua età così giovane dovrebbe suggerire di far tesoro del tempo piuttosto che bruciarlo.
- Shamil è spiritoso, e nei suoi comizi le risate sono forti e allegre. Però vuole anche lui convincermi che due mogli è la misura giusta, perché una sola è fastidiosa, due si zittiscono a vicenda.
Note
[modifica]- ↑ a b Citato in Basayev rivendica l'attacco al teatro, L'Unità, 2 novembre 2002
Voci correlate
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