Gorgia

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Gorgia (483 a.C. circa – 375 a.C. circa), filosofo e oratore greco antico.

Citazioni di Gorgia[modifica]

  • Distruggere la serietà dell'avversario con il riso, e il suo riso con la serietà.[1]
  • I trofei elevati sui barbari richiedono inni, quelli sui Greci canti di dolore.[2]
  • La forza della parola nei riguardi dell'ordine dell'anima sta allo stesso rapporto dell'ordine dei farmachi nei riguardi della condizione del corpo.[3]
  • La parola è una potente signora, che pur dotata di un corpo piccolissimo e invisibile compie le opere più divine: può far cessare il timore, togliere il dolore, produrre la gioia e accrescere la compassione. Che tutto questo sia così, lo mostrerò. Bisogna anche mostrarlo alla opinione di chi mi ascolta. Considero la poesia nel suo complesso e la definisco come un discorso in metro. Chi la ascolta è invaso da un brivido di terrore e da compassione piena di lacrime e da un rimpianto che chiama il dolore, mentre l'anima, sotto l'efficacia della parola, di fronte a vicende o a persone a lei estranee, fortunate o sventurate, subisce una sua particolare affezione.[4]
  • Per prudenza e utilità bisogna rispettare la legge ma trasgredirla solo se conviene e spezzarla quando si ha la forza per farlo.[5]

Attribuite[modifica]

Da Gorgia di Platone
  • Peraltro, o Socrate, bisogna fare uso della retorica come di tutti gli altri strumenti di lotta. Infatti, anche di tutti gli altri strumenti di lotta non bisogna servirsi in modo indiscriminato e contro tutti. (456 c)[6]
  • Spesso, ormai, mi sono recato con mio fratello e con altri medici da qualche ammalato che non voleva bere medicine o mettersi in mano al medico lasciando che questi praticasse tagli o cauterizzazioni, e, mentre il medico non riusciva a persuaderlo, io lo persuasi con non altra arte che la retorica. Sostengo, anzi, che, se un retore e un medico arrivassero in una città qualsiasi, e se si trovassero a dover competere a parole nell'assemblea o in un'altra pubblica adunanza su quale dei due vada scelto come medico, il medico non avrebbe alcuna possibilità di uscirne vincitore, ma la scelta cadrebbe su quello capace di parlare, ammesso che costui lo volesse. E se si trovasse a competere con qualsiasi altro specialista, il retore saprebbe persuadere a scegliere sé piuttosto che chiunque altro. Non c'è infatti argomento di cui il retore, di fronte alla folla, non sappia parlare in modo più persuasivo di qualsiasi altro specialista.
  • Uno ha imparato il pugilato, il pancrazio e la lotta con le armi in modo da essere più forte degli amici come dei nemici, non per questo egli deve percuotere gli amici, né ferirli né ucciderli.

Incipit di alcune opere[modifica]

Del non-essere, o della natura[modifica]

Nulla esiste. Se anche qualche cosa esistesse, non sarebbe conoscibile. Se poi anche esistesse e fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile.[7]

Encomio di Elena[modifica]

Siccome l'abbondar d'uomini di merito è cosa, che ad una Città conviene, la bellezza ad un corpo, all'anima la sapienza, la virtuosa condotta a un affare; cosi d'un'Orazione è tutto propria la verità. Né alcuna di queste cose può aver ornamento, che non sia di tali prerogative fornita. Egli è però giusto, che un Uomo, una Donna, un'Orazione, una Città, un affare onorati sieno, se degni d'encomio, e se non degni, ripresi.

Citazioni su Gorgia[modifica]

  • Nell'opera intitolata Intorno al non ente o della natura [Gorgia] dimostra tre proposizioni fondamentali, nel loro reciproco svolgersi. Una e la prima è che «nulla esiste», la seconda che «se anche vi è un'esistenza, non può venir rappresentata»; la terza che «se anche può venir rappresentata, non può certamente essere comunicata e spiegata agli altri». (Sesto Empirico)

Note[modifica]

  1. Citato in Aristotele, Retorica, in Frammenti, n. 15, p. 51.
  2. Citato in Filostrato, Vite dei Sofisti, in Frammenti, n. 8, p. 25.
  3. Da Encomio di Elena, 14, in Frammenti, p. 34.
  4. Da Encomio di Elena, 8-9, in Frammenti, p. 32.
  5. Citato in M. Migliori, La filosofia di Gorgia, Celue, Milano, 1973.
  6. Trad. G. Reale; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  7. Citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993.

Bibliografia[modifica]

  • Gorgia, Encomio di Elena, in Coluto di Licopoli nella Tebaide, Il rapimento d'Elena, traduzione di Angelo Teodoro Villa, Milano, 1753.
  • Gorgia, Frammenti, traduzione di Claudio Moreschini, Boringhieri, Torino, 1959.

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Opere[modifica]