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Grand Budapest Hotel

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Grand Budapest Hotel

Immagine The Grand Budapest Hotel movie logo.png.
Titolo originale

The Grand Budapest Hotel

Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti d'America, Germania
Anno 2014
Genere film commedia, film drammatico, film d'avventura, film sentimentale, film giallo, tragicommedia
Regia Wes Anderson
Sceneggiatura Wes Anderson, Stefan Zweig e Hugo Guinness
Produttore Wes Anderson, Scott Rudin, Steven M. Rales, Jeremy Dawson, Christoph Fisser, Henning Molfenter, Carl Woebcken
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Note
  • Vincitore di 4 premi Oscar (2015)
  • Migliori costumi
  • Migliore scenografia
  • Miglior trucco
  • Migliore colonna sonora

Grand Budapest Hotel, film del 2014 con Ralph Fiennes, regia di Wes Anderson.

Scrittore anziano: Si tratta di un errore molto comune: la gente pensa che l'immaginazione dell'autore sia sempre all'opera, che egli inventi costantemente un'infinita serie di avvenimenti ed episodi. Che semplicemente immagini le sue storie partendo dal nulla. Nella realtà, è vero l'opposto. Quando le persone scoprono che sei uno scrittore, sono loro a portarti i personaggi e gli eventi. E fin tanto che conservi la capacità di osservare e ascoltare con attenzione queste storie continueranno a... [suo nipote lo disturba con una pistola giocattolo] Smettila! Smettila! Fermo! Non farlo!! [riprende] Ehm, continueranno a cercarti nel corso della tua vita. A colui che ha spesso raccontato le storie degli altri, molte storie saranno raccontate.
Nipote [si avvicina]: Scusa.
Scrittore anziano: Va bene. Gli eventi che seguono mi furono descritti esattamente come li presento qui. E in un modo del tutto inaspettato!

Frasi

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  • Che cos'è un garzoncello? Un garzoncello è completamente invisibile, eppure sempre in vista. Un garzoncello ricorda ciò che le persone detestano. Un garzoncello anticipa le necessità del cliente prima ancora che le necessità diventino tali. Un garzoncello è sopratutto discreto all'eccesso, i nostri ospiti sanno che i loro segreti, anche quelli francamente disdicevoli, li porteremo con noi nella tomba. Perciò tieni la bocca chiusa. (M. Gustave)
  • La villania è puramente un indizio di paura, paura di non ottenere ciò che si vuole. La persona più orribile e sgradevole ha solo bisogno di essere amata, dopodiché si schiuderà come un fiore. Mi ricorda un verso: "Il pennello del pittore toccò il volto incompiuto in punta di agili setole, che con l'arrossire del loro primo colore resero l'inanimata sua gota viva." (M. Gustave)
  • Non ha davvero senso fare alcunché nella vita perché tutto finisce in un batter d'occhio... e all'improvviso arriva il rigor mortis. (M. Gustave)
  • Hai visto? Resta ancora qualche tenue barlume di civiltà in questo barbaro mattatoio un tempo noto come umanità. Invero, è questo che noi offriamo nel nostro modesto, umile e insignificante... Ah, fanculo. (M. Gustave)
  • Hai un bel aspetto, mia cara, dico davvero. Hanno fatto un ottimo lavoro, non so che tipo di crema ti abbiano messo giù all'obitorio, ma ne voglio un po'. Erano anni che non ti vedevo così bella! Sembra che tu sia viva. (M. Gustave) [rivolto al cadavere di Céline, durante il suo funerale]
  • Capii assai poco degli eventi che sarebbero seguiti, ma alla fine arrivai a comprendere che quando c'è in ballo il destino di una grande fortuna, l'avidità degli uomini si diffonde come un veleno nel sangue. (Zero Moustafa anziano)
  • Facciamo così, se dovessi morire prima io, e di certo lo farò, tu sarai il mio unico erede. Non c’è molto nella cassa a parte un set di spazzole per capelli con le impugnature in avorio e la mia biblioteca di poesie romantiche, ma a tempo debito saranno tue! Insieme a tutto quello che non avremo speso in puttane e whiskey. (M. Gustave) [rivolto a Zero]
  • Aveva lasciato tutto a Monsieur Gustave, naturalmente: la magione, nota come Schloss Lutz, le fabbriche che producevano armi, medicine e tessili, un'importante catena di quotidiani e, forse lo avrà già dedotto, anche questa istituzione. Il Grand Budapest Hotel. Mi consacrò suo successore. E mentre la guerra proseguiva, io servii il mio Paese adottivo dal bancone che si trova ancora contro il muro della stanza accanto. Era uguale alle sue discepole: insicuro, vanitoso, superficiale, biondo, insoddisfatto. Alla fine, fu anche ricco! ...Non gli riuscì, tuttavia, di diventare vecchio. Né vi riuscì la mia adorata Agatha. Lei e il nostro bambino sarebbero morti due anni dopo per l'influenza prussiana. Un'assurda piccola malattia, oggi la curiamo in una settimana, ma a quei tempi morirono a milioni. (Zero Moustafa anziano)

Dialoghi

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  • Scrittore: Alcuni anni or sono mentre soffrivo di un leggero caso di "Febbre dello Scriba", una forma di nevrastenia comune tra l'intellighenzia dell'epoca, decisi di passare il mese di agosto nella cittadina termale di Nebelsbad, ai piedi dello Sudetenwaltz alpino, e presi alloggio al Grand Budapest. Una struttura alberghiera pittoresca, raffinata e un tempo assai rinomata. Presumo che alcuni di voi la conoscano. Era in bassa stagione, e ormai decisamente fuori moda. Ed aveva già iniziato la sua caduta verso il degrado e la sua fatale demolizione. La nostra sparuta compagnia di ospiti aveva presto imparato a riconoscersi quali uniche anime viventi residenti nell'immensa struttura, sebbene nessun rapporto tra di noi fosse mai progredito oltre i garbati cenni del capo che scambiavamo incrociandoci nel cortile delle palme, nei bagni arabi e a bordo della funicolare del Colonnato. A quanto pare eravamo un gruppo molto riservato e, senza eccezioni, solitario... Forse a causa di questo silenzio generale avevo avviato un informale e gioviale scambio di battute con il concierge dell'albergo, un europeo occidentale noto solo come Monsieur Jean, che pareva essere al contempo sia pigro che invero alquanto accomodante. Immagino che non fosse ben pagato. In ogni caso, una sera, mentre conferivo gomito a gomito con Monsieur Jean, com'era ormai mia abitudine, notai una nuova presenza nella nostra compagnia: un uomo piccolo, anziano, elegantemente vestito, con un viso eccezionalmente vivace e intelligente, e una immediatamente percepibile aria di tristezza. Era come tutti noi da solo. Ma anche, devo dire, il primo che pareva essere profondamente e realmente affetto da solitudine. Un sintomo del malessere di cui io stesso soffrivo. «Chi è quel tale interessante?» chiesi a Monsieur Jean. Con mia sorpresa egli fu decisamente stupito.
    M. Jean: Non lo sa?!
    Scrittore [narrazione]: Mi rispose.
    M. Jean: Non lo riconosce?
    Scrittore [narrazione]: Aveva un'aria familiare.
    M. Jean: È il signor Moustafa in persona, è arrivato questa mattina.
    Scrittore [narrazione]: Questo nome risulterà indubbiamente familiare alle persone più attempate tra voi. Il signor Zero Moustafa era stato un tempo l'uomo più ricco di Zubrowka, ed era invero ancora il proprietario del Grand Budapest.
    M. Jean: Spesso passa qui una settimana o più. Almeno tre volte l'anno. Ma mai in alta stagione.
    Scrittore [narrazione]: Monsieur Jean mi fece cenno e io mi avvicinai.
    M. Jean: Le rivelerò un segreto: prende una stanza da letto singola senza bagno nell'angolo in fondo dell'ultimo piano. Ed è più piccola dell'ascensore di servizio!
    Scrittore [narrazione]: Era risaputo. Zero Moustafa aveva comperato e notoriamente abitato alcuni dei castelli e palazzi più suntuosi d'Europa, eppure qui, nel suo albergo quasi vuoto, occupava l'alloggio di una persona di servizio? [un ospite anziano si mette a soffocare] In quel istante il sipario si alzò su di un parentetico dramma domestico...
    M. Jean: Merda! [accorre in suo aiuto]
    Scrittore: ...che richiese l'immediata e completa attenzione di Monsieur Jean. Ma che, francamente, non trattenne la mia a lungo. Tuttavia, questo prematuro intervallo nella storia del curioso vecchietto mi aveva lasciato come si suol dire gespannt wie ein Flitzebogen, cioè "con il fiato sospeso", stato in cui rimasi per tutta la mattina seguente, finché, in quello che ho imparato essere il suo misterioso e sommariamente affidabile stile, il destino, ancora una volta, intervenne in mio favore.
  • Scrittore: Come è giunto ad acquistarlo, se posso chiedere? Il Grand Budapest?
    Zero Moustafa anziano: Non l'ho "acquistato". Se non lo chiede per pura cortesia, e la prego di dirmelo se è così, ma se è sinceramente interessato, posso invitarla a cena con me, questa sera. E sarà per me un piacere e, invero, un onore raccontarle la mia storia. Per quello che vale.
  • M. Gustave [affida a Zero una moneta]: Corri alla cattedrale di Santa Maria in Brucknerplatz, compra una mezza candela semplice e fatti dare quattro klubeck di resto, accendila nella sagrestia, recita un rosario, poi vai da Mendl e prendimi un courtesan au chocolat, se ti restano dei soldi dalli al lustrascarpe storpio.
    Zero Moustafa: Subito, signore! [va di corsa]
    M. Gustave: Aspetta. [Zero ritorna] Tu chi sei?
    Zero Moustafa: Sono Zero, signore, il nuovo lobby boy.
    M. Gustave: Zero, hai detto?
    Zero Moustafa: Sissignore.
    M. Gustave: Non ti ho mai visto, né sentito parlare di te, chi ti ha assunto?
    Zero Moustafa: Il signor Mosher, signore.
    M. Gustave: Signor Mosher!
    Sig. Mosher [dalla finestra]: Sì, Monsieur Gustave?
    M. Gustave: Devo intendere che lei ha surrettiziamente assunto questo giovanotto con l'incarico di lobby boy?
    Sig. Mosher: È stato ingaggiato per un periodo di prova, in attesa di una sua approvazione.
    M. Gustave: Ehm... Forse, sì. Grazie, signor Mosher.
    Sig. Mosher: Non c'è di che, Monsieur Gustave.
  • M. Gustave: Dimmi, perché vuoi fare il garzoncello?
    Zero Moustafa: Be', chi non vorrebbe al Grand Budapest, signore? È un'istituzione.
    M. Gustave: ...Molto bene!
  • Zero Moustafa: Lei è mai stato un garzoncello, signore?
    M. Gustave: Tu che dici?
    Zero Moustafa: Be', suppongo che lei debba aver pur cominciato da qualche parte...
    M. Gustave: Va' ad accendere quella candela.
    Zero Moustafa: Sissignore!
  • Zero Moustafa anziano: Cominciai a rendermi conto che molte delle clienti più stimate e distinte dell'albergo venivano per lui. Sembrava essere una parte essenziale dei suoi doveri. Ma credo che anche a lui piacesse. I requisiti erano sempre gli stessi: dovevano essere ricche, anziane, insicure, vanitose, superficiali, bionde, insoddisfatte...
    Scrittore: Perché bionde?
    Zero Moustafa anziano: Perché tutte lo erano!
  • M. Gustave [parlando di Céline]: A proposito, a letto era una bomba.
    Zero Moustafa: ...Aveva 84 anni, Monsieur Gustave!
    M. Gustave: Ne ho avute di più anziane. Quando si è giovani conta solo il filetto, ma col passare degli anni bisogna passare a tagli meno pregiati. E mi sta benissimo, perché a me quelli piacciono, più saporiti... o così dicono.
  • Kovacs: Questi sono il testamento e le ultime volontà di Madame D. Il tutto consiste in una tontina generale redatta prima della morte del marito 46 anni fa, in combinazione con 635 emendamenti, notazioni, correzioni e lettere d'intento attuati durante i decenni successivi. La definitiva legalità di questa raccolta richiederà ulteriori analisi, ma secondo il parere di questo ufficio, era volontà di Madame D. che il controllo della maggior parte della sua eredità fosse trasferito a suo figlio Dmitri, con lasciti speciali per le sue sorelle Marguerite, Laetizia e Carolina, e regalie minori per vari membri della famiglia allargata come indicato nella lista dei beneficiari che illustrerò successivamente. Tuttavia... un codicino aggiuntivo, recapitato in mio possesso a mezzo posta solo questa mattina, estante tutte le indicazioni inviato da Madame D. nelle sue ultime ore di vita, contiene un emendamento al certificato originale che, come prescritto dalla legge, vi leggerò adesso. L'autenticità di questo documento non è ancora stata confermata dal magistrato, chiedo quindi a tutte le parti di pazientare e astenersi dal fare commenti fino a quando le indagini non saranno completate. [legge una lettera scritta su carta rosa] "Al mio stimato amico, che mi ha confortato nei miei ultimi anni e ha portato la luce del sole nella vita di una donna che pensava non sarebbe più stata felice, Monsieur Gustave H., lascio, trasmetto e conferisco, esente da qualunque tassa e con pieno e assoluto diritto fiduciario, il dipinto noto come Ragazzo con mela di Johannes Van Hoytl 'il Giovane'..."
    M. Gustave: Wow... Non ci posso credere!
    Dmitri: Cosa?!
    Kovacs: "...che tanto piacere ha dato a entrambi".
    Parente anziano: Chi è Gustave H.?
    M. Gustave: Temo di essere io, caro... [tutti i presenti girano gli sguardi verso di lui]
    Dmitri: Quel fottuto finocchio?!? È un concierge! Che cosa ci fai qui?
    M. Gustave: Sono venuto a porgere i miei ossequi a una grande donna che ho amato.
    Dmitri: Quest'uomo è un intruso in casa mia!
    M. Gustave: Non è ancora tua, Dmitri. Solo quando il testamento sarà convalidato e l'atto di...
    Dmitri: Non avrai il Ragazzo con mela, maledetta piccola checca!
    M. Gustave: E questo come dovrebbe farmi sentire?
    Dmitri: Chiamate la polizia! Sporgeremo denuncia. Sono quasi vent'anni che questo criminale perseguita la mia famiglia! È uno spietato avventuriero e un truffatore che plagia le donne anziane, malate e deboli di mente! ...E probabilmente le scopa, anche!
    M. Gustave: Vado a letto con tutte le mie amiche. [Dmitri gli tira un pugno mandandolo a terra. Zero lo tira a Dmitri e infine Jopling, il sicario di Dmitri, lo dà a Zero]
  • Dmitri: Se scopro che hai mai sfiorato il corpo di mia madre, viva o morta, giuro su Dio che ti taglio la gola! Mi hai sentito?!
    M. Gustave: Mi era parso di capire che io fossi un finocchio.
    Dmitri: Lo sei, ma sei bisessuale.
    M. Gustave: Cambiamo discorso, è meglio. Me ne vado.
  • M. Gustave: Come possiamo esservi utili, signori? Ahhh, ispettore Henckels!
    Henckels: Per ordine del commissario di polizia di Zubrowka, con il presente la dichiaro in arresto per l'omicidio di Madame Céline Villenueve Desgoffe und Taxis.
    M. Gustave [rivolto a Zero]: Sapevo che c'era qualcosa di losco; non ci hanno mai detto la causa del decesso! [agli agenti] È stata assassinata! ...E voi pensate che sia stato io. [corre a gambe levate]
    Henckels: Ehi! [lo inseguono] Fermo!
  • Zero Moustafa [in prigione, Gustave ha i lividi agli occhi]: Cos'è successo?
    M. Gustave: È successo, mio caro Zero, che ho pestato a sangue un moscerino piagnucoloso chiamato Pinky Bandinski che ha osato mettere in dubbio la mia virilità. Perché se c'è una cosa che abbiamo imparato dai romanzi d'appendice è che quando ti trovi in un luogo come questo, non puoi mai essere un 'chiappe dolci', devi farti valere dal primo giorno, devi guadagnarti il loro rispetto. Dovresti vedere il suo brutto muso, questa mattina... In realtà è diventato un caro amico! Lo conoscerai, spero.
  • Zero Moustafa [legge la lettera di Gustave prima della cena dello staff]: "Miei cari e fidati colleghi..."
    M. Gustave: Sento profondamente la vostra mancanza mentre vi scrivo dalla mia incresciosa e assurda incarcerazione. Fino a quando non camminerò di nuovo tra voi da uomo libero, il Grand Budapest resta nelle vostre mani, come anche la sua impeccabile reputazione. Mantenetelo pulito e glorificatelo, curate ogni suo più piccolissimo pezzettino come se io fossi lì a controllarvi come un falco con una frusta da cavallo negli artigli, perché io lo sono! Se dovessi scoprire una qualunque mancanza durante la mia assenza, lo prometto, su di voi ricadrà la mia fulminea e spietata giustizia. Una grande e nobile casa è stata affidata alla vostra protezione. Se notate che qualcosa non quadra, ditelo a Zero.
    Zero Moustafa [finisce]: "Il vostro devoto Monsieur Gustave" poi c'è una poesia, ma forse è il caso di procedere con la zuppa perché sono 46 strofe.
  • M. Gustave [dopo essere evaso]: Dammi una spruzzata di L'air de Panache, per favore! ...Non posso averne neanche una spruzzata?!
    Zero Moustafa: Ho dimenticato L'air de Panache...
    M. Gustave: Seriamente, hai dimenticato L'air de Panache? Non ci posso credere! Insomma, come hai potuto? Sono stato in galera, Zero, ti rendi conto di quanto sia umiliante? Io, io... puzzo! Haha, davvero magnifico, no? Suppongo sia quello che ci si aspetta laggiù nel... Da dov'è che vieni?
    Zero Moustafa: Aq Salim al-Jabat.
    M. Gustave: Precisamente, suppongo sia quello che ci si aspetta ad Aq Salim al-Jabat, dove i beni più preziosi sono una pila di luridi tappeti e una capra affamata e si dorme dietro una tenda e ci si nutre di datteri selvatici e scarabei? Ma non è così che ti ho istruito! In nome di Dio, cosa ti ha indotto a lasciare la terra natia a cui appartieni e per correre indicibili distanze per diventare un immigrato squattrinato in una società raffinata e colta che francamente avrebbe potuto fare a meno di te!?
    Zero Moustafa: La guerra.
    M. Gustave: C-Come hai detto?
    Zero Moustafa: Vede, mio padre fu assassinato, e il resto della mia famiglia fu giustiziato con fucilazione. Il nostro villaggio fu dato alle fiamme e i sopravvissuti furono costretti a fuggire. È stato per colpa della guerra.
    M. Gustave: Capisco, quindi tu... tu in effetti sei più un rifugiato, in questo senso?
    Zero Moustafa: Invero.
    M. Gustave: Be'... suppongo farei meglio a ritirare tutto quello che ho detto... Che dannato idiota che sono! Patetico stolto! Maledetto egoista bastardo! È spregevole ed è indegno dello standard del Grand Budapest! Ti chiedo scusa a nome dell'albergo.
    Zero Moustafa: Non è colpa sua, Monsieur Gustave, era inquieto perché ho dimenticato il profumo...
    M. Gustave: Non trovarmi giustificazioni! Io ti devo la vita, tu sei il mio caro amico e protetto e sono molto fiero di te! Dovresti saperlo... Mi dispiace molto, Zero!
    Zero Moustafa: Siamo fratelli. [si abbracciano]
  • M. Gustave: Serge X: scomparso. Il vice Kovacs: scomparso anche lui. Madame D.: morta. Ragazzo con mela: rubato, da noi. Dmitri e Jopling: due spietati e crudeli selvaggi. Gustave H.: latitante. Che altro?
    Zero Moustafa: Zero: confuso.
    M. Gustave: "Zero: confuso" davvero! La trama si addensa, come si suol dire.... A proposito, perché? È una metafora sulla zuppa?
    Zero Moustafa: Non lo so.
  • M. Gustave: Scusa, hai visto una pasticcera con un pacco sotto braccio nell'ultimo minuto e mezzo?
    Otto: Sì, è salita in ascensore con il signor Desgoffe und Taxis.
    M. Gustave: Grazie!
    Zero Moustafa: Scusami, tu chi sei?
    Otto: Otto, signore, il nuovo lobby boy.
    Zero Moustafa: Non sei stato istruito adeguatamente! Un garzoncello non fornisce mai informazioni di quel tipo, sii un muro di pietra, chiaro?
  • Dmitri: Dov'è Ragazzo con mela?!?
    M. Gustave: Questi non sono affaracci tuoi!!!
    Dmitri: Ora farò saltare in aria quelle tue chiappe dolci una volta per tutte! [si mette a sparare generando una sparatoria per tutto il piano dell'albergo]
  • [Al termine della sparatoria]
    Henckels: Cessate il fuoco, cessate il fuoco! Smettetela!! ...Chi spara a chi?!
    Dmitri: Quello è Gustave H., l'omicida e ladro d'arte evaso! È con le spalle al muro!
    M. Gustave: Quello è Dmitri Desgoffe und Taxis, è l'assassino del vice Kovacs, di Serge X, della sorella col piede equino e della sua stessa madre!
    Henckels: ...Nessuno si muova, siete tutti in arresto!
  • Zero Moustafa anziano [narrazione]: Il ventunesimo giorno dell'occupazione, la mattina in cui lo Stato indipendente di Zubrowka cessò di esistere, ci mettemmo in viaggio per Lutz con Monsieur Gustave.
    M. Gustave: A proposito, per rispondere alla tua domanda di prima: naturalmente! [ad Agatha] Zero voleva sapere dei miei umili inizi nel settore alberghiero. Sono stato forse per un po' il miglior garzoncello che abbiamo mai avuto al Grand Budapest, credo di poterlo affermare... costui mi ha superato. Anche se devo dire che ha avuto un insegnante straordinario!
    Zero Moustafa: Invero!
  • [Uno squadrone della morte vuole sequestrare Zero]
    M. Gustave: Le do la mia parola, se sfiora con un dito questo uomo, farò sì che lei sia congedato con disonore, rinchiuso in galera e impiccato entro il tramonto.
    Zero Moustafa anziano [narrazione]: Resta ancora qualche tenue barlume di civiltà in questo barbaro mattatoio un tempo noto come umanità.
    M. Gustave [il soldato tramortisce Zero, Gustave li assale furiosamente]: Luridi maledetti butterati stronzi fascisti!!!
    Zero Moustafa anziano: Lui era un essere umano. Che altro resta da dire?
    Scrittore: Che cosa accadde alla fine?
    Zero Moustafa anziano: Alla fine gli spararono... e tutto andò a me.
  • Scrittore [narrazione]: In anni recenti, naturalmente, i beni e le proprietà come il Grand Budapest erano diventati con pochissime eccezioni "proprietà comune", sebbene i termini delle sue contrattazioni con il nuovo governo non fossero mai stati divulgati, il risultato non era certo un segreto. Zero Moustafa aveva barattato una grande e importante fortuna in cambio di un albergo costoso, improduttivo e destinato al fallimento... Perché? Per puro sentimentalismo? Fu alquanto sfacciato e un tantino atipico da parte mia, ma sentivo che dovevo saperlo. Per la mia salute, suppongo. [si rivolge a Zero] Mi perdoni se gliel'ho chiesto, non l'ho turbata, vero?
    Zero Moustafa anziano: No, certo che no!
    Scrittore: È solo perché [il Grand Budapest] rappresenta il suo ultimo legame con quel mondo svanito, il suo mondo, se preferisce?
    Zero Moustafa anziano: Il suo mondo? No, non credo sia così. Noi avevamo in comune una vocazione, non sarebbe stato necessario. No... l'albergo lo tengo per Agatha. Siamo stati felici qui, almeno per un po'. Francamente penso che il suo mondo fosse svanito molto prima che lui vi entrasse. Ma devo dire... di certo lui ne sostenne l'illusione con grazia magistrale.

La settimana successiva salpai per andare a curarmi in Sudamerica e iniziai un lungo viaggio errante all'estero. Non tornai in Europa per molti anni. Era un'affascinante vecchia rovina. [si ritorna nel 1985, anziano e con suo nipote a fianco] Ma non mi riuscì più di rivederla. (Scrittore)

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