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J. M. Barrie

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J. M. Barrie, 1910 circa

Sir James Matthew Barrie (1860 – 1937), scrittore e drammaturgo scozzese.

Citazioni di J. M. Barrie

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  • Dio ci ha dato la memoria perché avessimo le rose a dicembre.[1]
  • È una sorta di fluorescenza in una donna. Se ha fascino, non ha bisogno di niente altro; se non ce l'ha, tutto il resto non serve a molto.[2]
  • La religione di una persona è ciò che più gli interessa, e la tua è il successo.
One's religion is whatever he is most interested in, and yours is Success.[3]
  • La vita è una lunga lezione di umiltà.
Life is a long lesson in humility.[4]
  • Niente è veramente lavoro a meno che non preferiate fare qualcos'altro.[5]
  • Non riusciamo a capire di quanto poco abbiamo bisogno in questo mondo finché non ne conosciamo la perdita.
We never understand how little we need in this world until we know the loss of it.[6]
  • Non sono abbastanza giovane per conoscere tutte le cose.
I'm not young enough to know everything.[7]

Peter Pan

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Copertina della prima edizione (1911)

Pina Ballario

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Tutti i bambini, tranne uno, crescono. Lo sanno presto che cresceranno e Wendy lo seppe a questo modo.
Un giorno, quando aveva due anni, giocando in un giardino, colse un fiore e lo portò di corsa a sua madre.
C'è da pensare che la bimba, in quell'atteggiamento, sembrasse deliziosa poiché la signora Darling appoggiò le mani al cuore ed esclamò:
«Oh, perché non puoi restare così per sempre?»
Questo fu tutto quanto passò tra di loro sull'argomento, ma, da allora, Wendy seppe che sarebbe dovuta crescere.
Tutti, dopo i due anni, scopriamo questa verità. I due anni sono il principio della fine.
[James Matthew Barrie, Peter Pan, traduzione di Pina Ballario, Mondadori, 2005. ISBN 8804477768]

Tutti i bambini crescono, tranne uno. Lo sanno presto che cresceranno e Wendy lo seppe in questo modo.
Un giorno, quando aveva due anni, giocando in un giardino, colse un fiore e lo portò di corsa a sua madre.<r>C'è da pensare che la bimba, in quell'atteggiamento, sembrasse deliziosa poiché la signora Darling appoggiò le mani al cuore ed esclamò:
«Oh, perché non puoi restare così per sempre?»
Questo fu tutto ciò che si dissero sull'argomento, ma da allora Wendy seppe che sarebbe dovuta crescere.
Tutti, dopo i due anni, scopriamo questa verità. I due anni sono il principio della fine.
[James M. Barrie, Peter Pan e Wendy, traduzione di Pina Ballario, Mondadori, 2015. ISBN 978-88-04-71921-2]

Milli Dandolo

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Tutti i bambini crescono, meno uno. Sanno subito che crescono, e Wendy lo seppe così. Un giorno, quando aveva tre anni, e stava giocando in giardino, colse un fiore e corse da sua madre. Doveva avere un aspetto delizioso, perché la signora Darling si mise una mano sul cuore ed esclamò, -Oh, perché non puoi rimanere sempre così!- Questo fu quanto passò fra di loro circa l'argomento, ma da allora Wendy seppe che avrebbe dovuto crescere. Tu sai questo quando hai due anni. Due anni sono l'inizio della fine.

[James M. Barrie, Peter Pan – Peter Pan nei Giardini di Kensington & Peter e Wendy, traduzione di Milli Dandolo, Einaudi, 2008. ISBN 9788806195977]

Citazioni

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  • Forse non avete mai visto la pianta di una mente adulta. I medici talvolta disegnano piante di altre parti del corpo, anche del vostro, e la vostra pianta personale può risultare interessante per voi. Provate a dire loro di tracciare la pianta di una mente di bambino che non solo è confusa, ma è in continuo movimento. Difficilmente ci riescono. Ci sono linee a zigzag simili a quelle che segnano la vostra temperatura su una tabella clinica, e con ogni verosimiglianza rappresentano le vie di un'isola. Infatti l'Isolachenoncè è, più o meno, un'isola con meravigliose macchie di colore qua e là, e banchi di corallo, e vascelli pirati al largo, e selvagge tane solitarie, e gnomi che perlopiù esercitano il mestiere di sarto, e caverne attraverso le quali scorre un fiume, e principi con sette fratelli maggiori, e una capanna che sta andando in rovina, e una vecchia signora straordinariamente piccola con il naso a becco. (2015, p. 12)
  • In queste spiagge incantate i bambini si divertono di continuo a tirare in secco i loro canotti. Anche noi adulti ci fummo un tempo e, sebbene forse non vi approderemo mai più, a volte possiamo ancora udire il furscio della risacca. (2015, p. 13)
  • Di tutte le isole meravigliose, l'Isolachenoncè è la più comoda e la più solida: non è né troppo grande, né troppo articolata, non ha noiosi distacchi tra un'avventura e l'altra, anzi è graziosamente compatta. Quando voi ci giocate, di giorno, dopo averla costruita con le sedie e una tovaglia, non c'è nulla che metta paura ma, nei due minuti prima di addormentarvi, diventa reale davvero. Per questo ci sono i lumini da notte. (2015, p. 13)
  • «Ma chi è, piccina mia?»
    «È Peter Pan, capisci, mammina?»
    Dapprima la signora Darling non capì, ma dopo, ritornando con il pensiero alla sua infanzia, rammentò proprio un Peter Pan che dicevano vivesse con le fate. Si raccontavano molte strane vicende intorno a lui; per esempio, si diceva che, allorché i bambini morivano, lui li accompagnasse per un tratto di strada perché non avessero paura. Lei aveva creduto in lui a quel tempo; ora che era sposata e piena di buonsenso dubitava dell'esistenza di un tale personaggio. (2015, p. 14)
  • [Su Peter Pan] Era un grazioso ragazzino vestito di foglie secche e di linfa, quella che stilla dagli alberi. La cosa più sorprendente era che aveva tutti i suoi dentini da latte. Quando lui vide che lei era una persona adulta, le mostrò con una smorfietta le sue piccole perle. (2015, p. 16)
  • Ogni inconveniente proviene dal fatto di avere una cagna come bambinaia. (2015, p. 20)
  • Le stelle sono belle, però non possono partecipare attivamente a nessuna vicenda umana: possono soltanto guardare giù, in eterno, sulla Terra. È una punizione caduta su di esse per qualche mancanza commessa tanto tempo fa e che ora più nessuna stella sa quale sia.
    Così le più vecchie, le colpevoli, sono diventate occhiute e taciturne (il linguaggio delle stelle è il loro continuo ammiccare), le più piccole si meravigliano di tutto e tutto vogliono vedere. In realtà, non sono molto amiche di Peter perché lui ha il deplorevole vezzo di giocare a rimpiattino dietro a loro e di soffiare sopra le loro fiammelle. (2015, p. 31)
  • Non si trattava proprio di una luce: ma di lampeggiamenti discontinui qua e là. Quando si fermava per un attimo, si vedeva che era una fata non più lunga di una piccola mano, e ancora in via di crescita. Era una ragazzina chiamata Trilli. Indossava un delizioso abitino fatto con una foglia secca e con la scollatura quadrata, da cui la sua figurina acquistava grazia, nonostante una leggera tendenza alla pinguedine. (2015, p. 35)
  • Gli rispose il più grazioso tintinnio, come di campanelli d'oro. È questo il linguaggio delle fate. Voi, bambini di carne e ossa, non potete udirlo, ma se vi capitasse capireste subito di averlo già sentito qualche altra volta. (2015, p. 36)
  • «Non ho la mamma» rispose lui. E infatti, non solo non aveva la mamma, ma non aveva nemmeno il più debole desiderio di averla. Riteneva che si attribuisse alle mamme eccessiva importanza. (2015, p. 39)
  • Benché ci spiaccia ammetterlo, dobbiamo confessare che la presunzione era una delle virtù più incantevoli di Peter, anzi, per dirla con franchezza, non era facile trovare un ragazzo più pavone di lui. (2015; p. 40)
  • Wendy, una ragazza vale da sola più di venti maschietti. (Peter Pan; 2015, p. 41)
  • Sono fuggito perché ho sentito papà e mamma discorrere di quello che avrei fatto quando fossi diventato un uomo [...]. Io non voglio diventare mai un uomo. Io voglio restare sempre un bambino e vivere spensierato. Così sono fuggito nei Giardini di Kensington, e ci sono rimasto a lungo con le fate. (Peter Pan; 2015, p. 42)
  • Devi sapere che il giorno in cui il primo bambino sorrise per la prima volta, il suo sorriso si spezzò in mille frammenti. I frammenti rotolarono via tutt'intorno sgambettando e così ebbero origine le fate. (Peter Pan; 2015, p. 42)
  • I bambini, oggi, sanno troppe cose, smettono troppo presto di credere nelle fate e ogni volta che un bambino dice: "Io non credo nelle fate", da qualche parte una fata muore. (Peter Pan; 2015, p. 45)
  • Nessuno al mondo poteva essere allegro e spensierato come Peter e la sua risata era simile al più incantevole gorgogliare di un ruscello. Aveva mantenuto il sorriso di quand'era venuto al mondo. (2015, p. 45)
  • «I Bimbi Sperduti? Chi sono?»
    «Sono quelli che scivolano fuori dalle carrozzelle quando la bambinaia non fa loro attenzione. Se entro sette giorni i genitori non li ricercano, vengono spediti molto lontano, sull'Isolachenoncè, perché nessuno ne sostiene le spese. Io sono il loro capitano».
    «Dev'essere molto divertente!»
    «Sicuro», affermò Peter, e aggiunse accortamente: «però viviamo piuttosto soli: capisci, non abbiamo nessuna compagnia femminile».
    «Come? Non vi sono bambine con voi?»
    «No, purtroppo! Le bambine, mia cara, sono troppo astute per cadere fuori dalle carrozzelle». (2015, p. 46)
  • [...] tu sai perché le rondini costruiscono il nido sotto le grondaie delle case? Lo fanno per poter ascoltare le favole. (Peter Pan; 2015, p. 48)
  • "Seconda a destra, e poi diritto fino al mattino."
    Questa, Peter aveva detto a Wendy, era la strada per l'Isolachenoncè, ma neanche gli uccelli che portano con sé mappe e carte geografiche e le consultano quando si imbattono in angoli ventosi potrebbero giovarsi di tale indicazione. Il fatto è che Peter diceva tutto quanto gli passava per la testa. (2015, p. 55)
  • Aspettava sempre l'ultimo momento e si aveva la sensazione che si compiacesse a esercitare la propria abilità e non a salvare una vita umana. E siccome amava la varietà, e lo sport che lo appassionava un momento il momento dopo lo annoiava, c'era da temere sempre che alla successiva caduta li lasciasse andare a fondo. (2015, p. 56)
  • [Sul capitan Uncino] Era il nostromo di Barbanera [...]. Ed è il peggiore di tutti. È il solo uomo che facesse paura persino a Long John! (John Darling; 2015, p. 64)
  • C'è una cosa che ogni ragazzo, quando entra al mio sevizio, deve promettermi [...]. Se noi ci scontriamo con Uncino in aperta battaglia, devi lasciarlo a me. (Peter Pan; 2015, pp. 65-67)
  • Trilli non era cattiva, ma fu tutta cattiva, in quel momento. In compenso, molte volte era tutta buona.
    Le fate possono essere soltanto una cosa o l'altra, e non tutte e due insieme perché, essendo così piccole, per loro sciagura, hanno lo spazio sufficiente per ospitare un solo sentimento alla volta. Naturalmente, possono cambiarlo via via, però devono cambiarlo per intero. (2015; p. 69)
  • [Su Peter Pan] In sua assenza, tutto è quieto e normale nell'isola, le fate si concedono un'ora in più di sonno, le belve badano ai loro piccoli, i pellerossa mangiano a sazietà per sei giorni e sei notti filati, e quando i pirati e i Bimbi Sperduti si incontrano, si accontentano di mordersi i pollici, in atto di reciproca sfida.
    Con l'arrivo di Peter, che detesta l'inerzia, tutti riprendono la loro frenetica attività. (2015; p. 71)
  • Il numero dei ragazzi nell'isola varia naturalmente in rapporto a quanti ne vengono esclusi. Quando poi sembra che diventino adulti, cosa contraria al regolamento, Peter li butta fuori. All'epoca della nostra storia, ce n'erano sei, conteggiando i Gemelli per due. [...] Siccome Peter ha proibito loro di imitarlo, sia pure nel più insignificante particolare, indossando pelli di orsi uccisi da loro medesimi. Così impellicciati, sono tanto rotondi che se cadono rotolano come palle di gomma. Appunto per questo, hanno imparato a camminare appoggiando bene i piedi. (2015; p. 75)
  • Altolà! Yo-ho fermi tutti! | Noi siamo i pirati sgozzatutti! | Se quassù ci fa fuori una cannonata | All'inferno ci faran la serenata! (I pirati; 2015, p. 76)
  • [Sul capitan Uncino] Il suo volto è cadaverico e di colore verdastro, i suoi capelli sono pettinati in lunghi riccioli che, visti da lontano, sembrano candele nere e danno al suo portamento fiero un aspetto particolarmente minaccioso. L'azzurro dei suoi occhi ricorda quello dei nontiscordardimé. Una profonda malinconia gli vela lo sguardo, tranne quando conficca il suo uncino nelle carni di qualcuno: allora due luci rosse appaiono nelle sue pupille, e le accendono in modo spaventoso. Nelle sue maniere però si nota ancora qualcosa del gran signore che è stato. Serba un nobile stile persino quando sgozza il nemico. (2015, p. 77)
  • [Sul capitan Uncino] Si diceva [...] che fosse un elegante parlatore. La miglior prova della sua discendenza aristocratica si aveva nel fatto che non appariva mai tanto sinistro come quando si dimostrava più cortese del solito. La conversazione, elegante pur nelle bestemmie, non meno del suo contegno distinto, dimostrava che lui apparteneva a una casta ben diversa dalla sua banda. (2015, p. 77)
  • Uomo di indomito coraggio quale era, si turbava, o così dicevano, soltanto alla vista del proprio sangue, denso e di colore inconsueto. Negli abiti cercava di imitare la foggia associata al nome di Carlo II, avendo udito dire, al principio della sua carriera, che in lui si riscontrava una strana somiglianza con gli sventurati Stuart. Inoltre, teneva tra i denti un bocchino di sua invenzione che gli permetteva di fumare due sigari alla volta. Indubbiamente però la cosa più orribile di lui era l'uncino di ferro. (2015, pp. 77-78)
  • Yo-ho! Evviva la vita dei pirati! | La bandiera con il teschio e gli ossi incrociati, | una corda di canapa, un'ora in libertà | e per Davy Jones: hip-hip hip-hip urrà! (I pirati; 2015, p. 80)
  • Spugna, che aveva sempre in serbo divertenti soprannomi per ogni cosa, chiamava Johnny Cavatappi la sua sciabola perché la girava e rigirava nelle ferite come un cavatappi. Si potrebbero evocare altri lati simpatici del carattere di Spugna. Per esempio, dopo aver ucciso qualcuno, asciugava gli occhiali, invece della sciabola. (2015, pp. 81-83)
  • «Più di ogni altra cosa» aveva detto Uncino con ira «io voglio il loro capitano, Peter Pan. È stato lui ad amputarmi il braccio».
    Agitò il moncherino di ferro con ferocia e aggiunse:
    «Da tempo aspetto di stringere la sua mano con questo arnese. Lo farò a pezzi».
    «Eppure» osò dirgli Spugna «vi ho udito spesso dichiarare che questo arnese vale più di cento mani per pettinarvi i ricci e mille altre cose del genere».
    «Già!» ammise il capitano. «Se io fossi una madre, pregherei che mio figlio nascesse con un uncino di ferro al posto di una mano». (2015, p. 83)
  • Alto là! In guardia tutti! | Quando appaio perfino i flutti | per la paura rimangon muti! | E solo ossa restan sul cammino | quando è passato Capitan Uncino! (I pirati; 2015, p. 85)
  • La differenza tra lui e gli altri ragazzi della comitiva in simili circostanze era che, mentre quelli sapevano benissimo distinguere la finzione dalla realtà, per lui verità e favola erano la stessa cosa. Talora questo li metteva a disagio, soprattutto quando erano costretti a fingere di aver già cenato e Peter li picchiava sulle nocche delle dita se pretendevano di uscire dalla favola. (2015, p. 94)
  • Vorrei una casa piccina | ma tanto, tanto carina, | con rosse pareti allegre | e il tetto di muschio verde. [...] Vorrei ancora due cose: | sulle pareti qualche finestra | e fuori un giardino di rose | e dentro di bimbi una giostra. (Wendy Darling; 2015, pp. 95-96)
  • Credete voi che Wendy, con il passare del tempo, pensasse molto ai genitori abbandonati? È una domanda cui è difficile rispondere, perché dire come si passa il tempo nell'Isolachenoncè è quasi impossibile. Il tempo è calcolato, è vero, in lune e in soli, però ce ne sono assai di più che sul continente. Io temo però che Wnedy non si preoccupasse troppo del babbo e dela mamma. Era assolutamente sicura che papà e mamma avrebbero lasciato sempre aperta la finestra perché lei potesse volarvi dentro al ritorno, e questo le dava una sicurezza straordinaria. La turbava piuttosto a volte il fatto che John ricordasse i genitori raramente, come se li avesse conosciuti in epoche lontane, mentre Michael era disposto ormai a credere che lei fosse davvero la sua mamma. Questo la rattristava un po' e, nobilmente preoccupata di compiere per intero il suo compito, cercava di ravvivare nella loro mente le immagini della vita di un tempo sottoponendoli a veri esami scritti, simili, il più possibile, a quelli scolastici. (2015, p. 106)
  • [Su Peter Pan] [...] lui disprezzava tutte le mamme, tranne Wendy, e poi era il solo ragazzo nell'isola che non sapesse né scrivere né leggere una vocale. Lui si sentiva al di sopra di queste cose. (2015, p. 107)
  • Spesso Peter usciva da solo, e quando tornava non si era mai certi se avesse o no avuto qualche avventura. Capacissimo di averla dimenticata, al punto da non saperne raccontare nemmeno un particolare. Poi, quando si usciva, si trovava magari un cadavere sulla porta di casa. Oppure un'altra volta raccontava milioni di cose su una qualche sua avventura e non si riusciva a trovarne alcuna traccia. Talvolta rientrava con la testa bendata e allora Wendy lo coccolava, gli faceva impacchi di acqua tiepida mentre lui le esponeva uno stabiliante resoconto.
    Naturalmente, lei non era mai certa che Peter dicesse la verità. (2015, pp. 107-108)
  • [Sulla Jolly Roger] Uncino si vantava che la forza del suo nome facesse da sentinella al vascello per un miglio all'intorno. (2015, p. 117)
  • Acciufferemo i ragazzi e li porteremo nella barca, poi li faremo camminare sull'asse finché precipiteranno in mare. Wendy invece sarà la nostra mamma. (Capitan Uncino; 2015, p. 122)
  • Nessuno dimentica la prima slealtà. Nessuno, tranne Peter. Peter l'ha incontrata spesso e l'ha sempre dimenticata. Io credo fosse questa la vera differenza tra lui e gli altri ragazzi. (2015, p. 129)
  • Morire sarà una grande meravigliosa avventura! (Peter Pan; 2015, p. 131)
  • Povera me, povera me! [...] A volte penso che non valga la pena prendersi tanta cura dei figli! Non la meritano! (Wendy Darling; 2015, p. 144)
  • Se voi sapeste quanto è grande l'amore di una mamma, [...] non conoscereste la paura. (Wendy Darling; 2015, p. 153)
  • Ti sbagli sulle madri, Wendy! [...] Molti e molti anni fa [...] credetti anch'io come voi che mia madre avrebbe sempre tenuto aperta la finestra per me; perciò rimasi via lune e lune, poi volai a casa, ma la finestra era chiusa da una inferriata, perché la mamma si era dimenticata del tutto di me e c'era un altro piccino addormentato nel mio letto. (Peter Pan; 2015, p. 154)
  • [Peter] era così pieno di rancore contro gli adulti, i quali come al solito sciupano ogni cosa, che, non appena riuscì a entrare nel suo albero, buttò fuori con intenzione rapidi e corti sospiri alla velocità di circa cinque al minuto secondo. Fece questo perché nell'Isolachenoncè, ogni volta che uno sospira, un adulto muore. Peter, per vendicarsene, li voleva uccidere più in fretta che poteva. (2015, p. 155)
  • Ora, anche se Peter aveva davvero avuto una madre, non l'aveva rimpianta a lungo. Poteva benissimo fare a meno di lei. Anzi, non pensava più alla mamma e ne rammentava soltanto i difetti. (2015, p. 158)
  • In verità, c'era in Peter qualcosa che spingeva alla follia il capitano dei pirati. Non era il suo coraggio, non era il suo aspetto affascinante, non era... Ebbene, smettiamola di menare il can per l'aia, perché noi sappiamo benissimo che cosa fosse e l'abbiamo già anche detto. Era l'impudente arroganza di Peter. Aveva sempre urtato i nervi di Uncino, gli faceva mulinare l'artiglio di ferro e di notte lo molestava come un insetto. Finché Peter fosse vissuto, quell'uomo tormentato si sarebbe sentito come un leone chiuso in gabbia con un passero. (2015, p. 165)
  • Qualche volta, non troppo spesso, Peter sognava e i suoi sogni erano più angosciosi di quelli degli altri ragazzi. Per ore e ore non riusciva a svegliarsi, e gemeva pietosamente, mentre sognava. Quei sogni avevano attinenza, credo, con il segreto della sua esistenza. In queste occasioni Wendy lo sollevava dal letto, se lo metteva a sedere sulle ginocchia coccolandolo e distraendolo, come le suggeriva il suo affetto. Non appena lo vedeva più calmo, e prima che si destasse del tutto, lo rimetteva a letto perché ignorasse di essere stato vezzeggiato da lei come un bambino piccino. [...] Così indifeso lo trovò Uncino. In silenzio rimase ai piedi dell'albero, guardando attraverso la porta il suo nemico. Nessun sentimento di compassione avrebbe turbato il suo tetro cuore? Quell'uomo non era del tutto crudele: vi ho già detto che amava i fiori e le dolci musiche. Lui stesso era un buon suonatore di clavicembalo e, lasciatemelo dire sinceramente, l'idillica natura della scena lo commosse profondamente. Vinto dalla parte migliore di se stesso, sarebbe tornato indietro, non senza qualche riluttanza, se non lo avesse trattenuto l'atteggiamento impertinente di Peter mentre dormiva. (2015, p. 172)
  • Nel timore di essere catturato vivo, Uncino portava sempre con sé un terribile veleno, un miscuglio composto da lui stesso con le droghe mortali trovate negli anelli apportatori di morte venuti in suo possesso. Li aveva fatti bollire in uno speciale liquido giallo sconosciuto alla scienza e che probabilmente era il più letale veleno esistente. (2015, p. 175)
  • Sempre laborioso e servizievole, il patetico Spugna era la quintessenza del luogo comune. (2015, p. 181)
  • Non so perché lui fosse tanto patetico, a meno che non lo fosse perché era così pateticamente ignaro di esserlo. Persino gli uomini di animo gagliardo erano costretti a distogliere in fretta gli occhi da lui e più di una volta, nelle sere d'estate, Spugna aveva raggiunto la fonte delle lacrime di Uncino, facendole sgorgare. Di questo, come di quasi tutto il resto, Spugna era inconsapevole. (2015, p. 181)
  • [Sul capitan Uncino] Quell'individuo imperscrutabile non si sentiva mai tanto solo come in mezzo ai suoi uomini. Loro erano socialmente così inferiori a lui! (2015, p. 182)
  • Uncino non era il suo vero nome. Rivelare chi fosse lui in realtà significherebbe, anche ora, incendiare tutto un paese. Chi sa leggere tra una riga e l'altra ha già indovinato, scommetto, che Uncino aveva frequentato una scuola privata di grande fama e che le tradizioni di quella scuola gli erano rimaste attaccate come gli abiti ai quali appunto quelle, in gran parte, si riferivano. Gli sembrava indecoroso, per esempio, salire su una nave avversaria con lo stesso abito che indossava nel momento in cui l'aveva speronata. (2015, p. 182)
  • Serbava ancora nel passo il nobile portamento dinoccolato che gli avevano insegnato in quella scuola. Soprattutto serbava la sua passione per le buone maniere. Le buone maniere! Sebbene fosse caduto molto in basso, Uncino sapeva che soltanto queste contano davvero nella vita di un uomo! (2015, p. 182)
  • Proprio Spugna era tipo da fare paura ai bambini! Quelli imbarcati sul galeone lo amavano già. Lui aveva detto loro cose terribili e li aveva picchiati con il palmo della mano perché gli mancava il coraggio di percuoterli con il pugno. Il risultato fu che i ragazzi gli si affezionarono e Michael si provò persino i suoi occhiali. (2015, pp. 18-184)
  • Nessuna delle mie parole potrebbe descrivervi il disprezzo di Wendy per i pirati. (2015, p. 189)
  • Queste sono le mie ultime parole, ragazzi miei! [...] Sento che mi giunge per voi un messaggio da parte delle vostre vere madri, ed è questo: "Noi speriamo che i nostri figli muoiano da perfetti gentiluomini inglesi". (Wendy Darling; 2015, p. 190)
  • Avanti, avanti, camminate! | Sull'asse fate le passeggiate | che vi porteranno, con un bel volo, | dritti fra le braccia del diavolo! (Capitan Uncino; 2015, p. 197)
  • Ecco, ecco il gatto orribile, | con le sue nove code di cuoio. | Quando la schiena sfiora terribile... (Capitan Uncino; 2015, p. 197)
  • Io sono la giovinezza, io sono la gioa [...]. Sono l'uccello appena uscito dall'uovo. (Peter Pan; 2015, p. 203)
  • Spugna, da allora in poi, se ne andò a zonzo per il mondo con i suoi occhiali; si guadagnò da vivere alla meglio raccontando che Giacomo Uncino aveva temuto soltanto lui, in tutta la sua vita. (2015, pp. 204-205)
  • È la mamma di Wendy [...]. È una signora graziosa, ma la mia mamma è più bella. La sua bocca è piena di ditali ma non quanto quella della mia. (Peter Pan; 2015, p. 213)
  • In verità Peter non sapeva proprio nulla di sua madre. Qualche volta ne parlava, ed erano tutte vanterie. (2015, p. 213)
  • Io non voglio andare a scuola e imparare cose noiose [...]. Io non voglio diventare un uomo. O madre di Wendy, pensa un po' se un giorno dovessi svegliarmi e accorgermi di avere la barba! (Peter Pan; 2015, p. 221)
  • Peter, [...] io ti vorrò sempre bene, con la barba o senza! (Wendy Darling; 2015, p. 221)
  • [...] quando un bambino appena venuto al mondo ride, la prima volta, nasce una fata nuova, e finché ci saranno bambini nuovi, ci saranno sempre anche fate nuove. Loro vivono dentro nidi sulla cima degli alberi: quelle color malva sono ragazzi, le bianche ragazze e le azzurre povere sciocchine, che neppure loro sanno bene chi e che cosa sono. (2015, p. 221)
  • In gran parte [i Bimbi Sperduti] furono ammessi alla terza classe, all'infuori di Piumino che fu subito messo in quarta e di lì a poco in quinta, ma bisogna sapere che la classe più importante è la prima. Dopo una settimana di scuola capirono quale asineria avevano commesso abbandonando l'isola. [...] In breve, non poterono più volare nemmeno dietro ai loro cappelli, e lo attribuirono a mancanza di esercizio. Il fatto era che loro non credevano più alla possibilità di volare. (2015, p. 223)
  • Wendy aveva pregustato a lungo il sottile piacere di rievocare con lui i vecchi giorni, invece nuove avventure avevano cancellato quelle vecchie dalla mente di lui.
    «Chi è il Capitan Uncino?» le domandò con interesse quando lei gli parlò del Nemico Numero Uno, l'arcinemico.
    «Non te lo ricordi?» chiese lei, stupita. «Non ricordi come lo hai ucciso e hai salvato le nostre vite?»
    «Appena li ho uccisi li dimentico!» rispose lui.
    Poi, allorché Wendy gli espresse l'incerta speranza che Trilli fosse lieta di vederla, Peter domandò:
    «Chi è Trilli?»
    «Oh, Peter!» esclamò Wendy, sgomenta. E neppure dopo che lei gli ebbe spiegato ogni cosa, lui poté rammentare la piccola fata insolente.
    «Ci sono così tante fate!» si giustificò. «Credo che ormai Trilli sia morta».
    Forse aveva ragione. Le fate non vivono a lungo, ma sono così piccine che un breve lasso di tempo a loro sembra un secolo.
    Fu per Wendy un grosso dolore constatare che, mentre lei era sembrato eterno il trascorrere di un anno, per Peter era stato come il trascorrere di un giorno. (2015, pp. 223-224)
  • Poi gli anni passarono senza che lo spensierato ragazzo si facesse vivo, e quando si incontrarono ancora Wendy era sposata e Peter rappresentava allora, per lei, niente più che un mucchietto di polvere in una scatola nella quale lei conservava i giocattoli. Wendy era cresciuta ormai, né dobbiamo dolerci per lei. (2015, p. 224)
  • Wendy si sposò in bianco e mise una fascia rosa in vita. È strano che Peter non si fosse precipitato in chiesa a impedire il matrimonio. (2015, p. 225)
  • «Perché ora non sei più capace di volare, mammina?»
    «Perché sono una persona adulta, gioia mia! Quando si diventa grandi si dimentica, purtoppo, come si fa».
    «Perché si dimentica?»
    «Perché non si è più spensierati, innocenti e senza cuore. Soltanto chi è spensierato, innocente e senza cuore è capace di volare». (2015, p. 226)
  • Lei posò le mani sui capelli del tragico ragazzo e lo accarezzò. Non era più la bambina cui si spezzava il cuore per lui. Era una donna adulta che sorrideva di tutto il passato, ma era un sorriso bagnato di pianto.
    Poi accese la luce e Peter la vide. Mandò un grido angosciato, e quando la bella, alta creatura si chinò per prenderlo tra le braccia, lui indietreggiò bruscamente.
    «Che vuol dire tutto questo?» gridò ancora.
    Wendy ritenne opportuno spiegargli tutto.
    «Io sono vecchia, Peter. Ormai ho molto più che vent'anni. Da lungo tempo sono cresciuta».
    «E mi avevi promesso di non crescere!»
    «Non ho potuto farne a meno. Sono anche sposata, Peter».
    «No, che non lo sei!»
    «Sì, e la piccina addormentata in quel letto è la mia bambina». (2015, p. 229)
  • Ogni volta che un bimbo dice: 'Io non credo alle fate', c'è una fatina che da qualche parte cade a terra morta.  manca l'edizione manca l'edizione
  • Morire sarà una splendida avventura.  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • Credi alle fate?... Se ci credi, batti le mani!  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • Nel momento stesso in cui dubitate di poter volare, cessate anche di essere in grado di farlo.  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • Forse tutti noi saremmo in grado di volare se fossimo assolutamente certi della nostra capacità di farlo come l'ebbe, quella sera, il coraggioso Peter.  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • Il motivo per cui gli uccelli, a differenza degli esseri umani sono in grado di volare, risiede nella loro fede incrollabile, perché avere fede vuol dire avere le ali.  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • Tutti i bambini, [...] essendo stati uccelli prima di trasformarsi in esseri umani, sono ovviamente un po' selvaggi durante le prime settimane di vita e hanno un certo prurito sulle spalle, dove un tempo c'erano un paio di ali.  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • Credere di farlo è quasi bello quanto farlo davvero.  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • Le stelle, per quanto meravigliose, non possono in alcun modo immischiarsi nelle faccende umane, ma devono limitarsi a guardare in eterno. È una punizione che si è abbattuta su di loro così tanto tempo fa che nessuna stella ne ricorda il motivo. E così quelle più anziane sono diventate cieche e taciturne (le stelle comunicano tra loro ammiccando con gli occhi), ma quelle più giovani si meravigliano ancora di tutto.  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • Mrs Darling sentì per la prima volta il nome di Peter Pan mentre stava rassettando la mente dei suoi figli, che è quello che fanno le brave mamme ogni sera dopo che i propri piccoli si sono addormentati-frugano nelle loro menti e mettono in ordine i pensieri per il mattino seguente [...]. È un po' come riordinare i cassetti. [...] Quando vi svegliate al mattino, le cattiverie e i pensieri malvagi con i quali vi siete coricati sono stati ripiegati con cura e sistemati in una zona remota della vostra piccola mente, e in cima, ben esposti e aerati, restano i pensieri più dolci, pronti per essere indossati.  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • [...] ricordò un Peter Pan che si diceva vivesse con le fate. Si raccontavano strane storie sul suo conto, ad esempio che quando un bambino moriva Peter lo accompagnava per un tratto di strada perché non avesse paura.  manca l'edizione manca l'edizione
  • «Wendy», continuò con un tono a cui nessuna donna è mai riuscita a resistere, «Wendy, una ragazza vale più di venti ragazzi».  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • I Bimbi Sperduti erano sulle tracce di Peter, i pirati erano sulle tracce dei Bimbi Sperduti, i pellerossa erano sulle tracce dei pirati e le belve erano sulle tracce dei pellerossa. Continuavano a girare in tondo per l'isola, ma non si incontravano mai perché andavano tutti alla stessa velocità.  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • «Se credete alle fate», urlò Peter, «battete le mani. Non lasciate che Campanellino muoia». Molti batterono le mani. Qualche idiota fischiò. Gli applausi cessarono improvvisamente, come se una schiera di mamme fosse accorsa nella cameretta dei propri bimbi per capire cosa stava succedendo. Ma Campanellino era ormai salva. La voce tornò tintinnante come prima, saltò giù dal letto e un attimo dopo stava sfrecciando per la stanza più impudente e felice che mai. Non le passò mai per la mente di ringraziare coloro che la salvarono; piuttosto, avrebbe preferito farla pagare a quelli che avevano fischiato.  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • «Campanellino, come osi bere la mia medicina?» Ma lei non rispose. Stava già annaspando nell'aria. «Che ti succede?», urlò Peter, improvvisamente preoccupato. «È veleno, Peter» gli disse dolcemente. «Sto per morire». «Oh, Campanellino, l'hai bevuta per salvarmi?» «Sì». «Perché l'hai fatto?» Ora le sue ali a malapena riuscivano a reggerla, ma per tutta risposta volò alle sue spalle, gli morse affettuosamente il naso e gli sussurrò in un orecchio: «Stupido somaro».  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • «Dovete fare pensieri dolci e meravigliosi», spiegò loro Peter. «Saranno loro a sollevarvi in aria».  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • L'attacco dei pirati era stato una sorpresa a tutti gli effetti, una sicura prova che Uncino, da uomo privo di scrupoli qual era, si era comportato slealmente, perché nessun uomo bianco è così astuto da cogliere di sorpresa i pellerossa senza imbrogliare.  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina
  • Spiace ammetterlo, ma la presunzione di Peter era una delle sue doti più affascinanti. Per dirla tutta, non esisteva un bambino più presuntuoso di Peter.  manca l'edizione e la pagina manca l'edizione e la pagina

Citazioni su Peter Pan

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  • Come si vede, da un lato Barrie crea un eroe ragazzo che incarna la capacità di sognare e di vivere il sogno, mentre dall'altro sensibilmente accentua l'importanza del femminino: le fate, Wendy, e addirittura il coccodrillo femmina che divora il Capitan Uncino. Ma l'invenzione cruciale sta nel rendere Peter eternamente fanciullo, in una terra in cui i fanciulli non crescono mai: in altre parole, più o meno consciamente rifiutano di rientrare nel mondo degli adulti, a differenza della protagonista di Alice nel Paese delle meraviglie. L'unicità di Peter Pan sta proprio in questo: che egli sarà fanciullo in eterno, se i lettori suoi coetanei non dovranno mai temere che perda le sue caratteristiche, cessando di sognare, di abbandonare il libero Paese della fantasia. (Claudio Gorlier)
  • Ho sempre amato Peter Pan e, in fondo, in tutti i miei film ricorrono alcuni elementi del suo mito. (Steven Spielberg)
  • Insomma, Peter Pan è tutta una storia di fantasmi, di strane apparizioni che forse sono la molla segreta del suo successo, al di là del fascino che l'eterno bambino vuol suggerire con la sua presenza alla psicologia in fieri dei giovani lettori. In effetti, dietro a queste fantasie c'è la storia di Barrie, che va al di là del suo stesso aspetto fisico. [...] Costretto dal destino a diventare uno studente modello, uno scrittore di successo, un commediografo celebre, dopo un matrimonio fallito (e probabilmente mai consumato) con una giovane attrice, James si vendicò scrivendo la meravigliosa storia di un orfano, riscrivendo a suo modo non solo L'isola del tesoro, ma anche Robinson Crusoe. (Marco Belpoliti)
  • James Barrie la scrisse per contraddire, con perfida amabilità, il concetto vittoriano secondo cui il bambino era «il diverso dell'adulto». Se questo è il senso comune, pensò lo scozzese Barrie, portiamolo alle estreme conseguenze: Peter Pan non entrerà mai nel mondo dei grandi: lui, che unisce caratteri britannici a memorie dionisiache (racchiuse nel nome Pan), resterà confinato nella Terradimai, «vestito di foglie d'autunno e di ragnatele iridescenti». (Osvaldo Guerrieri)
  • Qualcuno ha pensato che Barrie presagisse l'approssimarsi minaccioso di eventi tragici, come la prima guerra mondiale, in cui perdette il figlio adottivo. Altri hanno scorto in Peter Pan un vittoriano rifiuto, o mascheramento, delle pulsioni sessuali; d'altronde esiste nella sua vicenda una dimensione di crudeltà. Infine, la fantasia non serve forse a esorcizzare la storia? Lasciamo ai ragazzi il loro Peter Pan con tanto di monumento a Londra. Ma noi adulti non nascondiamoci il risvolto inquietante della sua morale, se c'è. (Claudio Gorlier)
  • Tutte le favole sono archetipi. [...] Ciascuno di noi si porta dentro una famiglia Darling e ciascuno di noi va a cercare l'infanzia e i sogni di allora, che erano una effrazione della realtà. (Andrée Ruth Shammah)

Peter Pan nei giardini di Kensington

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Pina Ballario

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Voi dovete capire da voi stessi che è un po' difficile seguir le avventure di Peter Pan senz'avere una certa familiarità coi giardini di Kensington. Essi sono in Londra, dove vive il re d'Inghilterra, ed io ho l'abitudine di condurci ogni giorno il mio David, salvo il caso che sia decisamente infreddato. Nessun bambino ha mai visto tutti, tutti i giardini, per la ragione che vien sempre così presto l'ora di tornare a casa. E la ragione per cui vien così presto l'ora di tornare a casa è questa, che, se voi siete così piccoli come il mio David, appena fa buio, avete subito sonno. Se vostra madre non fosse più che sicura di questo, non vi manderebbe a letto tanto di buon'ora.

Renato Gorgoni

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Dovete convincervi che vi sarà difficile seguire le avventure di Peter Pan se non conoscete a menadito i Giardini di Kensington, che si trovano a Londra, dove vive il re. Io avevo l'abitudine di portarci David quasi ogni giorno a meno che non fosse febbricitante. Nessun bambino ha mai visto i Giardini per intero perché presto è tempo di tornare indietro. E l'ora di tornare indietro viene presto perché se siete piccoli come David dovete dormire dalle dodici all'una. Se vostra mamma non fosse così decisa a farvi dormire dalle dodici all'una, è probabile che potreste vederli tutti.

Citazioni

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  • Quando il primo bambino rise per la prima volta, la sua risata si ruppe in milioni di frammenti che se ne andarono saltando tutt'intorno. Quella fu la nascita delle fate. (2012; p. 50)
  • Salomone aveva molte massime eccellenti per tenerli sempre occupati. Per esempio "Non rimandare a domani l'uovo che puoi fare oggi" e "In questo mondo non c'è una seconda occasione". (2012; p. 61)
  • Maimie si fermò da sola dentro un cerchio delle fate, e allora sua madre, che era una signora di talento non comune, disse:
    Per Peter Pan il tuo adorato
    Piccola, dimmi, cosa hai portato?
    A cui Maimie rispose:
    Ho una capretta, può cavalcarla
    guarda, lontano vado a gettarla.
    Poi fece volteggiare intorno le braccia come se spargesse semi e girò su se stessa tre volte.
    Allora Tony disse:
    Se Peter la capretta troverà
    Mai più Maimie mi spaventerà?
    E Maimie rispose:
    Non vedrò capre mai più, lo giuro,
    Né quando è chiaro né quando è scuro. (2012; pp. 98-99)

Incipit di alcune opere

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Mary Rose

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La scena – che deve essere tale da permettere un rapido cambiamento – è, in questo primo tempo, una stanza priva di mobili in una piccola casa di campagna inglese, nel 1919. Tempo presente: un freddo pomeriggio di novembre. È una stanza al primo piano di una casa vuota che da qualche tempo è in vendita ed è in uno stato di triste abbandono, umida e trascurata. [...]
La signora Otery dà, nell'entrare, un'occhiata alla porta di sinistra e rabbrividisce impercettibilmente
.
LA SIGNORA OTERY: – Salite o non salite?
HARRY: (d. d.) – Che è tutta questa fretta, cavolino mio? Abbiamo tanto di quel tempo... (Entra e va verso sinistra)
LA SIGNORA OTERY: (dopo che Harry ha osservato la stanza) Quando la casa aveva i mobili, questo era il salotto.
HARRY: (guardandosi attorno e scuotendo la testa) No, no, no; quando mai! Questo non era il salotto, cavolino mio, per lo meno, non lo era ai miei tempi.
LA SIGNORA OTERY: – Io sono qui da tre anni e non ho mai visto la casa ammobiliata; ma mi è stato detto che dovevo dire che questo era il salotto. E vi sarei grata se non mi chiamaste «cavolino» né vostro, né di altri.

L'uccellino bianco

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Talvolta il ragazzino che mi chiama padre mi porta un invito: "Mi farà molto piacere se vorrete venire a farmi visita" mi manda a dire sua madre, e io, sempre, rifiuto. E se David me ne chiede il motivo, gli spiego che è perché non ho alcun desiderio di incontrarla.
"Venite questa volta, padre" ha insistito qualche giorno fa, "perché è il suo compleanno, ne compie ventisei" ed è un'età così grande per David! Forse lui crede che sia ormai vecchia.

Citazioni su J. M. Barrie

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  • Il Barrie è un fenomeno psico-artistico dei più curiosi. A me fa l'effetto di un ragazzo che, arrivato a una certa età si sia piantato lì, abbia fatto un capriccio e non abbia più voluto crescere. Letterariamente egli è rimasto sempre un énfant-prodige. E badate che ha i suoi quarantacinque anni suonati! (Mario Borsa)

Note

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  1. Da un discorso alla St. Andrew's University, in Scozia, nel 1922, citando una poesia del poeta inglese Geoffrey Studdert Kennedy, Roses in December. Citato in ilpost.it, 1 dicembre 2017.
  2. Da What Every Woman Knows, I. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  3. Da The Twelve-Pound Look, 1910.
  4. Da The Little Minister, 1891, cap. 3: "The Night-Watchers".
  5. Citato in Selezione dal Reader' Digest, agosto 1965.
  6. Da Margaret Ogilvy, 1897, cap. 8.
  7. Da The Admirable Crichton, 1903, I.

Bibliografia

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  • James M. Barrie, Mary Rose, a cura di Sergio Cenalino, da Il Dramma diretto da Lucio Ridenti, 28° Anno, N. 147-148, 1952.
  • James M. Barrie, Le Avventure di Peter Pan, presentato da Diego De Silva, Newton Compton Editori.
  • James Matthew Barrie, Peter Pan, traduzione di Pina Ballario, Mondadori, 2005. ISBN 8804477768
  • James M. Barrie, Peter Pan e Wendy, traduzione di Pina Ballario, Mondadori, 2015. ISBN 978-88-04-71921-2
  • J. M. Barrie, Peter Pan nei giardini di Kensington, traduzione di Francesco C. Ageno, Bemporad, [1934].
  • James Matthew Barrie, Peter Pan nei giardini di Kensington, traduzione di Renato Gorgoni, Corriere della Sera, 2012. ISSN 1828-55287
  • James M. Barrie, Peter Pan – Peter Pan nei Giardini di Kensington & Peter e Wendy, traduzione di Milli Dandolo, Einaudi, 2008. ISBN 9788806195977
  • James M. Barrie, L'uccellino bianco, traduzione di Luisa Pecchi, Milonga, collana I Nobel, 2011.

Voci correlate

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Altri progetti

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