La signora di tutti
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La signora di tutti
Isa Miranda in una sequenza del film
Titolo originale |
La signora di tutti |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1934 |
Genere | drammatico |
Regia | Max Ophüls |
Soggetto | Salvator Gotta (romanzo) |
Sceneggiatura | Max Ophüls, Hans Wilhelm, Curt Alexander |
Produttore | Angelo Rizzoli |
Interpreti e personaggi | |
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La signora di tutti, film italiano del 1934 con Isa Miranda, regia di Max Ophüls.
Frasi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Quando si è speso tanto, non bisogna perdere la calma! Quindi mi raccomando: nervi a posto! (Produttore)
- Nel sonno della narcosi tutta la sua vita le appare in una vertigine di sogno. (Testo in sovrimpressione)
- È una ragazza pericolosa e lei non lo sa! (Colonnello Murge)
- Non possiamo più restare qui ora. Il ricordo della tragedia, dopo tutti quei visi noti. Non possiamo più rimanere qui. Devo dimenticare, dimenticare, dimenticare. (Leonardo)
- Riposare? Riposare? Abbiamo girato tanto. Non è possibile. Non abbiamo mai riposato. Io sento che qui, in questa casa non dormirò. Non è possibile, io non posso vivere in questa casa! Io voglio andar via! Non è possibile! Voglio andar via! Voglio andar via! Non è possibile, voglio andar via! (Gaby)
- [Al telefono] Sarà bene che non ci scriviamo più perché io non devo più esistere per te. [Voce fuori campo] Non avevo più la forza di attaccare il ricevitore. Ho fatto tutti gli sforzi. L'ho fatto per lui e non sapevo quali conseguenze avrebbe avuto il mio colloquio. (Gaby)
- Sa che cosa ho scritto di tutto quello che mi ha detto? Questo [mostra un foglio in bianco], niente. E poi sono cose che non si possono dire al microfono. Qui c'è la trama di un romanzo, di un film. Non la biografia di un'attrice. L'attrice deve essere come il pubblico la vuole: piena di sole, di giovinezza. Quello che mi ha detto il pubblico non lo vuole sapere. (Veraldi)
- È strano come certi avvenimenti della mia vita e questo non so se capiti anche a te, mi ritornano alla memoria pensando a una melodia. (Gaby)
- [Lettera di addio] Nel film ho avuto il grande successo e ho conquitato ciò che la gente chiama felicità. Ma nella vita sono rimasta così sola! Mi ero liberata dalla passione per Leonardo – ma quando volli ritornare da te, Roberto, all'amore – era troppo tardi ..... perciò io (Gaby)
Dialoghi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Produttore: Venite qua. Siamo tra amici. Parliamo con calma. Siate ragionevole. Io ho già detto alla Signora: "Senti Signora, come noi possiamo lanciarla. Noi siamo la casa francese più importante di tutti. Ma poi lei farà sempre la protagonista. Lei sarà sempre prima in tutti i concerti. Lei sarà in primissimo piano, farà una bellissima figura". E poi se io do 450 mila lire a lei per i primi due film, cosa devo darne per gli altri?
Veraldi: Di più. - Roberto: Poi ti rivedrò.
Gaby: Dove?
Roberto: Nel film! Quando verrà da noi, in Italia.
Gaby: Nel film, nel film, nel film...
Citazioni su La signora di tutti
[modifica]- Dai timidi e semplici amori di Liebelei, a quelli inconfessabili e grevi della Signora di tutti il passo non è lieve e c'era pericolo che la vena così delicata del direttore austriaco [sic] non reggesse all'impeto di passioni così rovinose [...]. Questo pericolo si è fatto sentire specialmente nelle presentazioni iniziali dei personaggi, la cui violenza appare ingiustificata ed un tantino arbitraria. [Inoltre] la prima parte [del film] è una rievocazione troppo frammentaria e gratuita [...]. Anche la tecnica di Ophüls, quell'ondoso e perenne procedere dell'obiettivo in tutti i sensi e in tutte le direzioni [trova] una sua ragione drammatica [soltanto] nella seconda parte, così unitaria, movimentata e febbrile. [...]. La rivelazione del film è Isa Miranda. [...] La sua espressione, la sua figura, piena di terribile, miserevole e stanca stupefazione, hanno molto contribuito a spiegare la natura del carattere della protagonista, che ne aveva veramente bisogno. (Sandro De Feo)
- È un melodramma freddo e visionario come può esserlo l'allucinazione di una moribonda. I conoscitori di Ophuls vi troveranno espressi compiutamente i temi dei suoi capolavori futuri: lo spettacolo come mondo illusorio e crudele, la mercificazione della diva (l'ultima immagine è quella della rotativa che ferma la stampa dei manifesti di Gaby), il gusto della perdizione. Ma anche i profani saranno colpiti da uno stile stupefacente che, a pochi anni dall'inizio del sonoro, non solo fa ancora tesoro di tutte le risorse del muto (ombre espressioniste, deformazioni, soggettive strabilianti), ma si serve di voci, rumori e musiche in maniera antirealista, a sottolineare l'atmosfera onirica. Deliziosamente ingenua la recitazione della Miranda, e oltraggiosamente gigionesca quella di Benassi. Ophuls è un regista che gioca sui contrasti e si serve delle imperfezioni: e, al di là dei toni sopra le righe e del divertimento formalista, sa inserire una nota di amarezza autentica. (Il Mereghetti)
- Il film è stato premiato alla Biennale con la coppa del ministero delle Corporazioni, perché ritenuto il tecnicamente migliore fra gli italiani scesi in gara al Lido. La motivazione è esatta. A Teresa Confalonieri toccò l'altissimo premio della coppa di S. E. il capo del governo per il nobilissimo assunto di rievocare dinanzi al nostro popolo una pagina gloriosa del Risorgimento; ma giustamente la tecnica della Signora di tutti doveva essere segnalata. «Tecnica», «pratica», «mestiere»: termini che fanno arricciare il naso ai puri di cuore; termini che ben poco hanno in realtà a vedere con l'arte; e sono di un'enorme importanza nei domini dello spettacolo. (Mario Gromo)
- La Corradi rivela grazia volonterosa e diligente; la Miranda è qui al suo primo film di grande impegno, ché il precedente Tenebre non poteva certo porla in troppa luce. Il progresso è innegabile. Ma si direbbe che l'Ophüls l'abbia seguita, e talvolta costretta, con una vigilanza che rasenta la diffidenza: tanto da darle veramente respiro soltanto in alcuni primi piani. (Mario Gromo)
- Nonostante l'esasperato romanticismo e la veemente recitazione "all'italiana", è un melodramma raffreddato (con venature pirandelliane) che anticipa i temi di posteriori film di Ophüls, specialmente di Lola Montès (1955). M. Benassi con foga sopra le righe, e una memorabile I. Miranda, in bilico tra Greta Garbo e Marlene Dietrich. (il Morandini)
- Sotto certi riguardi il film interrompe una non lodevole tradizione di ingenua faciloneria e indica la strada da percorrere d'ora innanzi. Intendo parlare della serietà industriale e tecnica che distinguono e classificano quest'opera, meritevole di figurare accanto alla migliore produzione straniera. Qui non v'è nulla di dilettantistico e di approssimativo. Dalla sceneggiatura, alla fotografia, dalla ripresa sonora al dialogo, dalla messinscena al montaggio, dalla recitazione all'equilibrio degli elementi che concorrono alla composizione, tutto è di prim'ordine, messo a punto, selezionato, studiato, voluto. [...] La regìa è straniera ma, dal capitale agli attori, dal soggettista ai tecnici, tutti gli altri artefici della Signora di tutti sono italiani. E italiana è l'organizzazione, sotto ogni riguardo perfetta. Non è dunque il caso di mettere in dubbio le nostre possibilità. Intelligentemente guidati, i nostri produttori ci faranno dimenticare ben presto il periodo di incertezza precedente al disciplinamento statale. [...] Isa Miranda, già famosa prima che il film uscisse (altra indicazione di come si debba risolvere il problema dei giovani) si è rivelata attrice già matura e piena di qualità. Fisicamente interessante, molto fotogenica, ha bella voce, ottima dizione, prestigio sul pubblico e comunicativa. (Enrico Roma)
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