Lawrence Ferlinghetti
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Lawrence Ferlinghetti (1919 – 2021), poeta statunitense.
Citazioni di Lawrence Ferlinghetti
[modifica]- [Su Fernanda Pivano] Lei ammirava Allen Ginsberg ma non era molto interessata agli altri Beats. Non era interessata alla mia poesia, per esempio. Amava Gregory Corso [...] e divenne famosa per la grande autorevolezza sui poeti Beat in Italia. Quindi tutto ciò che lei ha detto sulla generazione Beat è stato considerato verità assoluta, ma molte cose che ha detto su Beats non sono vere perché se le è immaginate. Le piaceva molto Kerouac.
- She was an admirer of Allen Ginsberg but was not very interested in the other Beats. She wasn't interested in my poetry, for example. She loved Gregory Corso [...] and became famous for her great authority on Beat poets in Italy. So everything she said about the Beat generation was considered absolute truth, but many things she said about Beats are not true because she imagined them. She liked Kerouac very much.[1]
Questi sono i miei fiumi
[modifica]- I suoi compassi misuravano ponti | e amanti | e certi altri sovrumani che | lui coglieva lungo il loro cammino polveroso | verso la morte | Così loro non la raggiunsero mai | Potete ancora quasi vedere | il loro respiro | I loro occhi di pietra che guardano | attraverso tremila anni | placano la nostra paura di invecchiare [...] (da Nell'oltretempo Prassitele..., pp. 103-104)
- Ho letto il Reader's Digest | dalla prima all'ultima pagina |e ho notato che tende ad identificare | gli Stati Uniti con la Terra Promessa | dove il motto su ogni moneta è | In Dio Fidiamo | ma i dollari di carta non ce l'hanno | perché sono già di per sé divini. (da Autobiografia, p. 157)
- Ho sognato | che mi erano caduti tutti i denti | ma la mia lingua sopravviveva | per raccontare la storia. Perché io sono un distillatore | di poesia. | Sono una banca del canto. | Sono una pianola | in un casinò abbandonato | sulla riva del mare | in una densa nebbia | che sta suonando ancora. (da Autobiografia, p. 161)
- Blackjack giallojack spazzajack | che mette a posto l'orologio nella torre | e vede battere i rintocchi della libertà | l'unico orologio che ha dentro di sé | quello grande quello acceso quello che funziona | quello che scava | nel tempo dello struzzo | e scopre la pietra solare | di se stesso | l'uomo-donna | l'uomo integro | che tiene tutti i mondi insieme | quando tutto è detto e tutto è fatto | nell'occhio selvaggio nell'occhio spalancato | del Jack di cuori | che sta sulla soglia | vestito di sole (da Il Jack di cuori. (Per Dylan), pp. 261-262)
- Scende il crepuscolo [...] | Solo i grandi pini rimangono | i grandi alberi immobili | gli alberi dalle grandi teste | come in un paesaggio di Turner | mentre scende un gran silenzio | sui pendii senza vento | E allora in distanza | debole e distante | intermittente | esitante | udito e non udito | come in Respighi | un lento distante tambureggiare | un distante rumoreggiare | un insistente mormoreggiare | come se tanti piedi girassero insieme | Lungo la Via Appia | tra i pini scuri e le ombre screziate | nell'oscurità del giorno | mente un uccello rosso passa in volo | nuove legioni arrivano | nuove legioni marciano | al lontano orizzonte | attraverso gli alberi oscuri | le trombe squillano | nuove bandiere si spiegano | improvvise appaiono | i ranghi serrati avanzano | al suono ormai forte dei tamburi | le trombe trionfanti | corni di ottone e bassi cupi | risuonano | sui guerrieri con gli elmi | sui legionari mascherati | sulle colonne scintillanti | che avanzano sempre più | rango su rango | in nuove strane uniformi | che non si sono mai viste prima (da Canti romani, V, pp. 384-385)
- Il diciannovesimo secolo finisce | e svolta nell'Autostrada 66 | i carri coperti si trasformano in Pullman | i loro scuri saloon coperti dall'oblio | Il mito ci insegue | i solchi continuano | La notte del cavallo è finita | È l'alba dopo il sogno | a metà del viaggio | ci ritroviamo su una strada oscura | e ci riconosciamo per la prima volta | Le luci si accendono | il paese è elettrificato | il mondo si accende come una ruota panoramica | Tutte le macchine cominciano a ronzare | quasi all'unisono | L'Europa diventa un toro cieco | legato ad un cavallo di ferro su rotaie | che sputa fumo | La Civiltà sconfigge l'Eros | e Proust perisce Gauguin fugge a Tahiti | mentre i Tristi Tropici | scompaiono per sempre. (da Storia del mondo: un film-TV documentario, p. 405)
L'ultima volta che lei vide Parigi, quando per l'ultima volta cantarono gli uccellini, fu da un treno che velocemente si dirigeva verso sud nel 1968 al tempo della rivoluzione studentesca, e quello fu quasi l'ultimo treno che riuscì a partire, ma tutto ciò va oltre la storia, che iniziò una tarda sera alla Coupole a Montparnasse quando qualcuno la presentò a Julian Mendes, e così nacque una storia d'amore in quei giorni della rabbia.[2]
Note
[modifica]- ↑ (EN) Dall'intervista Lawrence Ferlinghetti about Fernanda Pivano, Ginsberg and The Beats, 2016.Video disponibile su Youtube.com.
- ↑ Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
Bibliografia
[modifica]- Lawrence Ferlinghetti, Poesie. Questi sono i miei fiumi. Antologia personale 1955/1993, a cura di Massimo Bacigalupo, traduzione di Lucia Cucciarelli, Newton, Roma. ISBN 8881833778
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