Morrissey

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Morrissey nel 2005

Steven Patrick Morrissey (1959 – vivente), cantante britannico, frontman degli Smiths.

Citazioni di Morrisey[modifica]

  • Come saprete, stasera Bob Dylan suona non molto lontano da qui. Vi ringrazio per non essere andati. Avete preso una decisione molto saggia! (all'inizio del concerto al Teatro Romano di Ostia Antica [Roma], 16 luglio 2006)  Fonte? Fonte?
  • Godetevi la vita, è tutto ciò che abbiamo. (dall'introduzione del video Sunny, presente sulla raccolta My Early Burglary Years, 1998)
  • Quando sei giovane e poco più che ventenne tutto sembra disperatamente interminabile e terribilmente doloroso. Col crescere realizzi che effettivamente la maggior parte delle cose sono terribilmente dolorose e che questa è la condizione umana. Continuiamo – la maggior parte di noi – a sopravvivere perché siamo convinti che da qualche parte lungo il percorso – con risolutezza, determinazione e perseveranza – si realizzi un'unione magica con qualcuno. È una falsa credenza, naturalmente, ma è una forma di religione. Devi credere. C'è una luce che non si spegne mai (lett. there is a light that never goes out) ed è chiamata speranza. (da Times Online, 30 maggio 2006)
  • Presuntuoso io? Ho semplicemente delle opinioni. E le esprimo solo se mi viene chiesto. Di certo non urlo per farmi notare. Non è colpa mia se la maggior parte dei musicisti è semplicemente incapace di averne. (da Vogue Italia, marzo 2006)
  • Hai letto come trattano gli animali? Raccapricciante. Non puoi far altro che considerare i cinesi una sottospecie.[1]
  • [Su Elisabetta II del Regno Unito] L’esistenza stessa della regina e della sua numerosa famiglia – tutti mantenuti dalle tasse dei britannici, che lo vogliano o no – è una cosa totalmente contraria a qualsiasi nozione di democrazia, ed è contro la libertà di espressione. Per capire storicamente cos’è la regina e come governa, paragonatela a Gheddafi o a Mubarak e vedete se trovate delle differenze. Non le troverete.[2]

Citato in L'importanza di essere Morrissey. Ventotto conversazioni con il leader degli Smiths[modifica]

  • Quando canto sul palco [...] è quasi come se diventassi davvero me stesso. Molti dicono che quando sono sul palco si trasformano in un'altra persona... una sorta di finzione. Ma per me non è così. Forse sul palco mi trasformo nel vero Morrissey, nel vero me stesso, la persona autentica... e quando scendo in realtà trovo piuttosto utile recitare.
  • L'industria discografica è piena di odio e gelosia. Tutti quelli che ne fanno parte sono bassisti mancati. Tutti quanti vogliono salire su un palco.
  • In genere si pensa che la carne non abbia nulla a che fare con gli animali. [...] La gente non si rende conto del modo raccapricciante e spaventoso in cui gli animali finiscono nel piatto...
  • [Alla domanda su cos'altro potrebbe fare nella vita] Niente. Sono completamente privo di talento... è successo tutto per caso: sono uscito dall'ascensore sbagliato.
  • Le manifestazioni pacifiche non servono a niente. Bisogna arrabbiarsi, bisogna diventare violenti, altrimenti che senso ha? Non ha senso manifestare se non finisci sulla stampa nazionale, alla tv o alla radio, o se nessuno ti ascolta o vieni picchiato selvaggiamente dalla polizia. Perciò credo in questi gruppi animalisti, ma penso che dovrebbero essere più energici.
  • Restiamo violentemente turbati quando gli animali mangiano gli uomini, è orribile, è terrificante. Ma allora perché non dovremmo provare orrore quando gli uomini mangiano gli animali?
  • Non mi viene in mente alcun motivo per cui i vegetariani dovrebbero essere considerati effeminati. Perché? Perché ti stanno a cuore gli animali? È una cosa da effeminati? È una caratteristica da debole? Non dovrebbe, e credo sia una tristissima riflessione sulla razza umana il fatto che spesso lo sia.
  • Ho passato gli ultimi diciotto mesi a criticare tutti, a stroncare persone, distruggerle, e alla fine mi sono reso conto che non ha senso. Perché poi le incontri, e scopri che alcune di loro sono molto affabili. Altre invece sono veramente nauseanti. [...] Ma ho una nuova politica. Non voglio più demolire nessuno. [...] E poi ho troppi nemici. È veramente angoscioso.
  • Personalmente mi ritengo più cinico che romantico e apprezzo molto il valore del sarcasmo. Non sono un allegrone, uno di quelli che diventa l'anima della festa, e suppongo che l'etichetta di deprimente me la sia cercata io. Solo che non mi aspettavo una risposta così generosa! Comunque sia, contesto il fatto di essere l'Ambasciatore dell'Infelicità.
  • Per quanto riguarda la sessualità, è un tema che sento molto. Perciò ho una posizione molto non-sessuale, vedo le persone da umanista.
  • [Sullo svago di visitare i cimiteri di Londra] È un passatempo interessantissimo, posso assicurartelo. Le lapidi hanno una qualità molto onirica. È un piacere privato che io e Howard condividiamo perché siamo due persone così noiose.
  • Spesso mi domando perché il furto nei negozi viene considerato un reato così grave e costruire armi atomiche invece no. Dovrebbe essere quello il vero reato, mi pare, e invece non è così. Viviamo in un mondo malato, con una moralità distorta.
  • Mi piace molto il lato piuttosto oscuro della Gran Bretagna. La pioggia, la nebbia e la campagna, il quartiere dei teatri di Londra. Non mi piace nulla di particolarmente progredito. [...] Semplicemente, trovo che le cose sepolte nel passato siano molto più interessanti di quello che c'è in giro oggi. Detesto cose tipo McDonalds: al mondo dei fast food preferisco quello delle sale da tè.
  • In realtà non ho mai avuto un atteggiamento nei confronti del sesso. Non è mai stato il mio forte... Non ho avuto molto tempo per coltivare un atteggiamento.
  • [Alla domanda se ha mai desiderato un amore travolgente] Sì, l'ho desiderato. Ma nella realtà non capita mai. Per pensare, l'isolamento è un male necessario. Devo stare da solo. Non riesco proprio a sopportare la compagnia degli altri per troppo tempo. È terribile, ma non posso proprio condividere. A volte avverto la necessità di un coinvolgimento fisico, che però, potrei aggiungere, non accade mai. Adesso è tutto così complicato che spesso mi domando se capiterà mai. Non credo, se proprio devo dirla tutta. Insomma, non molti arrivano a ventotto anni nella mia condizione.
  • Non ho mai studiato musica perché ho sempre voluto conservare un approccio da appassionato. È un'ingenuità che conservo tutt'ora.
  • È difficile descrivere quanto fossi di mentalità ristretta. Specie quando avevo ventuno, ventidue, ventitré anni... Ero completamente solo. [...] A volte trovavo la vita insopportabile. È dura quando le persone proprio non ti piacciono. [ridacchia] Si dovrebbe fondare un sindacato per proteggerci... Ero un adolescente molto profondo, a dir poco...
  • Oggi [...] i concerti sono più sfrenati, più forti, più disperati di quanto siano mai stati prima. A quei tempi ogni manifestazione di isteria era organizzata... oggi la follia è una cosa naturale.
  • [Alla domanda se presta attenzione alle critiche] Quando sono sciocche e deprimenti, sono molto noiose. Ma quando vengono da persone intelligenti, mi preoccupo... Posso capire che il mondo degli Smiths non piaccia a tutti: questo è abbastanza chiaro, non sono così ottuso. Ma non ho mai letto nulla che mi abbia fatto venir voglia di cambiare.
  • Stare negli Smiths e l'intera esperienza non ha cambiato praticamente niente. Sinceramente, non ho rapporti sociali. Faccio una vita molto isolata. Parlo con i giornalisti e appaio sulle riviste, ogni tanto faccio un disco, ma per il resto ho uno stile di vita molto poco spettacolare. [...] Sono una persona profondamente riservata, eppure nelle interviste non traspare perché parlo così spesso e in modo così personale.
  • Sono dell'avviso che le opinioni di chi non si accontenta siano quelle che contano davvero. Sono pronti alla scoperta e al cambiamento.
  • In un certo senso ho anche la capacità di ridere di me stesso, anche se tra chi mi considera troppo elaborato questo apparentemente è deplorevole. Ho sempre dovuto ridere di me stesso. Se non avessi trovato la mia condizione sociale da adolescente così divertente, mi sarei strangolato. Trovo addirittura incredibile che ce la stia facendo.
  • Facevo dischi che sebbene avessero successo non mi dicevano molto. Come se avessi ancora i postumi di quegli anni di nulla, col sussidio di disoccupazione, costretto a vivere in quell'atmosfera orribile i colloqui con l'assistenza sociale, gente che ti chiedeva perché scrivevi quelle canzoni assurde.
  • Tutti i cosiddetti "liberatori" sputano odio eccessivo. Da una parte le femministe gridano che gli uomini sono nemici, ci stanno ammazzando, all'altro estremo c'è il maschilismo al pub. Mi rifiuto di riconoscere i termini etero-, bi- e omo-sessuale. Tutti hanno esattamente gli stessi bisogni sessuali. Le persone sono semplicemente -sessuali il prefisso è irrilevante.
  • È semplicemente uno stato d'animo. Non è che sia terribilmente insicuro e debba per forza rintanarmi in un buco a Salford per provare una sensazione di sicurezza. [...] Non è che voglia una coperta di Linus.
  • Non sono totalmente contrario alla violenza. In certi casi estremi, può essere necessaria. Direi che la violenza in nome della Campagna per il disarmo nucleare è assolutamente necessaria, perché ogni tipo di comunicazione tramite metodi pacifici viene derisa e trattata con violenza assoluta da parte del governo. Credo che ormai sia tempo di combattere il fuoco col fuoco e attaccare con forza. Non credo che questo sia terrorismo, piuttosto, si tratta di autodifesa.
  • È un piccolo sobborgo di Manchester, un trionfo di monolocali, e chiunque vive lì è un poeta misconosciuto o un artista fallito. Chi vuole inseguire il destino finisce lì e non ne esce più.
  • In fin dei conti, le definizioni sessuali servono solo a segregare le persone, è tutto così uniforme, un insulto all'individualità. L'effeminatezza non mi dispiace, meglio che essere un represso o uno che passa le sue giornate a bere birra in un pub. Gli uomini che abbassano le difese non sfilano necessariamente in strada piangendo e recitando Wordsworth.
  • Quando gli Smiths hanno cominciato era molto importante che mi liberassi di quell'orribile, stupido, sciatto Steven. Dovevo rinchiuderlo in una scatola e riporlo in cima all'armadio. Avevo bisogno di sentirmi diverso e anziché adottare un fascinoso nome da popstar ho eliminato Steven [...]. All'improvviso ero una persona completamente diversa. Adesso quando incontro gente del periodo pre-Smiths che mi chiama Steven, resto lì impalato a chiedermi di chi stiano parlando.
  • [Alla domanda se piaceva a qualcuno a scuola] Non in modo evidente. Correvano voci, ma siccome ero un idiota intellettuale, tutti erano convinti che se parlavano con me avrai citato la Genesi e fulmini e saette si sarebbero abbattuti dal cielo. E così non mi hanno mai baciato dietro la rimessa per le biciclette.
  • Ho passato un periodo folle in cui cercavo di sfondare nel giornalismo musicale. Scrivevo a chiunque. Ricevevo una trentina di lettere al giorno. [...] Avevo un'intesa meravigliosa con l'universo intero, senza mai incontrare nessuno in carne e ossa.
  • Avevo una cameretta piccolissima, e in certi periodi, tra i diciotto e i diciannove anni, non uscivo letteralmente per tre o quattro settimane. Restavo lì dentro giorno dopo giorno, il sole era cocente e io avevo le tende chiuse. Me ne stavo seduto da solo, quasi al buio, con la macchina da scrivere, circondato di tantissima carta Le pareti erano completamente ricoperte da poster di James Dean, quasi al limite della claustrofobia, e avevo dei foglietti appiccicati ovunque con delle riflessioni profonde. [...] Sembrava quasi che ci fossi nato in quella stanza. Tutto ciò che mi ha reso come sono è lì dentro. Avevo un terribile complesso del territorio. [...] Ero maniacale: ogni cosa era in ordine cronologico: un posto per tutto, tutto al suo posto. Ossessione totale. [...] Oggi mi sembra una cosa completamente folle. È strano come le cose che prima sembravano tanto importanti, alla fine non contino più.
  • Mi viene la nausea quando vedo il Papa che fa tutte queste prediche pompose sugli armamenti atomici e poi prende il tè con Margaret Thatcher. Per me è ipocrisia totale.

Citazioni su Morrissey[modifica]

  • Girlfriend in a Coma, quando l'ho sentita mi sono quasi schiantato con la mia macchina. Lui ha quel dono e non è opera di un miserabile. (Bono)
  • Qualunque cosa voi mettiate in un testo per definire il vostro amore o il vostro odio, Morrissey lo fa meglio. (Noel Gallagher)
  • Scrive meravigliosi titoli di canzoni, ma purtroppo spesso si dimentica di scrivere la canzone. (Elvis Costello)

Bibliografia[modifica]

  • L'importanza di essere Morrissey. Ventotto conversazioni con il leader degli Smiths, a cura di P.A. Woods, traduzione di G. Marano, Isbn Edizioni, 2010.

Altri progetti[modifica]

  1. Citato in L’ex cantante degli Smiths Morrissey definisce i cinesi «una sottospecie», ilpost.it, 4 settembre 2010.
  2. Da un'intervista alla rivista irlandese Hot Press. Citato in Per Morrissey la regina Elisabetta è come Gheddafi, ilpost.it, 18 maggio 2011.