Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York

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Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York

Descrizione di questa immagine nella legenda seguente.

Mia Farrow in una foto pubblicitaria del film

Titolo originale

Rosemary's Baby

Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti d'America
Anno 1968
Genere drammatico, horror
Regia Roman Polański
Soggetto Ira Levin (Rosemary's Baby)
Sceneggiatura Roman Polański
Produttore William Castle
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Note

Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York, film statunitense del 1968 con Mia Farrow, regia di Roman Polański.

Frasi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [Guardando il camino] Non è meraviglioso? Spero che avremo l'inverno più freddo del secolo. (Rosemary)
  • Il suo nome sarà Adrian, distruggerà i potenti e rovescerà i loro templi, redimerà tutti i disprezzati e farà vendetta in nome dei dannati e dei torturati! (Roman)

Dialoghi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Nicklas: È così che si fanno i soldi, con la pubblicità!
    Guy: E si fa l'arte, soprattutto.
  • Rosemary: Oh Dio!!
    Laura-Louise: E piantala con il tuo Dio o ti facciamo fuori, latte o non latte!
    Minnie: Piantala tu, Rosemary è la madre e devi rispettarla!

Citazioni su Rosemary's Baby[modifica]

  • È il film più famoso di Roman Polanski. È quello che ha accompagnato molte paure della nostra adolescenza. C'era tutto, lì dentro. Il mistero moderno, quello racchiuso nella inquietudine della vita dei cittadini, solitari contemporanei. E le paure infantili, come quella del diavolo. Che non è come nelle immagini classiche: un po' di fumo, un bel paio di corna, una tutina aderente rossa. No, deve essere una brutta bestia. (Walter Veltroni)
  • Il libro era un best-seller enorme e il produttore William Castle, che di solito dirigeva B-movie horror, aveva pensato a un altro cast. Io sono stata scelta perché tutti gli altri attori lo avevano rifiutato. Il mio marito di allora lesse il copione e mi disse "Non ti ci vedo proprio", e improvvisamente non mi ci vedevo neanch'io, perché quando sei tanto giovane sei insicura. (Mia Farrow)
  • Il polacco R. Polanski – al suo 1° film made in USA dopo 3 britannici – affascinato dal senso di mistero che serpeggia nel romanzo di Ira Levin, ne cava un memorabile esempio di cinema della minaccia e ripropone il tema dell'ambiguità fino a fame la struttura portante della narrazione. (il Morandini)
  • John Cassavetes è stato fantastico nel ruolo, ed è stato interessante vedere due registi di quel calibro discutere su come sviluppare una scena. Cassavetes da regista era molto libero, Roman invece è estremamente preciso, dunque inevitabilmente si sono scontrati. (Mia Farrow)
  • Polanski sceneggia con fedeltà e mette in scena con sobrietà, rinunciando del tutto agli effetti speciali consueti per il genere. Rosemary's Baby è considerato a tutt'oggi il suo film migliore, l'unico completamente in grado di reinterpretare la lezione hitchcockiana in chiave personale e in rapporto al clima della società. Su un realismo descrittivo di fondo (personaggi, ambienti), Polanski innesta progressivamente un'angoscia surreale, tanto fantastica quanto inquietante, resa più intensa dall'umorismo beffardo, dalle acute osservazioni psicologiche e da un senso di ambiguità diffusa e persistente. (Il Mereghetti)
  • Un incubo cinematografico dove la possibilità di orientarsi tra fantastico e reale è persa sempre, mentre resta a dominare la scena la sensazione di angoscia ridotta al grado zero e perciò ancor più inquietante. (Stefano Rulli)
  • Una delle migliori prove di Polanski, per un film che ha fatto già epoca, quale precursore di tutto il «filone» sul satanismo, la possessione diabolica, l'esorcismo, etc. Al di là, poi, dei meriti «storici», «Rosemary's Baby» si impone per il raggelante rigore espressivo e le atmosfere ricamate sul nulla, sospese come una spada di Damocle sull'ansiosa attesa dello spettatore. La maschera scavata e sofferta di Mia Farrow sembra plasmata apposta per il ruolo principale. (Dario Argento)

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