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Usignolo

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Un usignolo

Citazioni sull'usignolo.

Citazioni

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  • Anche in una gabbia d'oro, l'usignolo piange la terra nativa. (proverbio armeno)
  • Aristotele sostiene che gli usignoli insegnano ai loro piccoli a cantare, e vi impiegano tempo e cura, per cui avviene che quelli che noi alleviamo in gabbia, che non hanno avuto modo di andare alla scuola dei loro genitori, perdono molto della grazia del loro canto. (Michel de Montaigne)
  • Ci sono usignuoli perfetti che tutta la vita del bosco tace per ascoltare. Ci sono piccoli usignuoli apprendisti, che ripetono a lunghi intervalli la stessa frase – e qualche volta il maestro risponde, da un altro albero. Di tutto questo, infine, il miracolo sono le pause – come il cielo intorno a certe lune abbaglianti. Ma non ti ho detto niente, vedi? Quando si sente un usignuolo per la strada, ci si appoggia a un muro e si chiudono gli occhi quasi con paura – come dinanzi alle frecce dell'Amore antico. (Cristina Campo)
  • Disse l'usignolo: "Non sono un lirico". Be', probabilmente il lirico non può essere così dolce. (Stanisław Jerzy Lec)
  • È meglio sentir cantare l'usignolo, che rodere il topo. (proverbio italiano)
  • Forse perché un pazzo uccide con un sasso un usignolo, egli è per questo più grande dell'usignolo? [...] Oh no! (David Herbert Lawrence)
  • Gli usignoli che vengono allevati con le loro madri [...] apprendono non in vista di una ricompensa né per la gloria, ma semplicemente per il piacere che provano nel gareggiare nel canto e perché hanno cara la bellezza della propria voce più della sua utilità. (Plutarco)
  • In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare. (Emil Cioran)
  • L'usignuolo affamato venne per elemosina nella presenza della formica e disse: Generosità è segno di fortezza e capitale di contentezza. Io, la mia dolce vita, la passai nella spensieratezza, ma tu usasti del senno e radunasti provvigione. Che sarebbe mai se oggi per un poco tu me ne facessi larghezza? – Disse la formica: Tu notte e giorno fosti in discorsi, e io in faccende; tu ora andavi pensando alla freschezza della rosa, ora eri affascinato dall'ammirazione per la primavera, e non sapevi intanto che ad ogni primavera sta dietro l'autunno e ad ogni via un termine?
    Ascoltate, o cari, la storia dell'usignuolo e comparate nostro stato a quello di lui, e sappiate intanto che ad ogni vita sta dietro la morte, che ad ogni connubio sta dietro la separazione! Non è senza feccia il liquor della vita, e anche il raso ha le sue strie. (Saˁdi)
  • Me lo ricordo quando mio padre mi regalò quel fucile; mi disse [...] di ricordarmi che era peccato sparare a un usignolo[1] [...] perché sono uccellini che non fanno niente di male, cantano e fa piacere sentirli, non mangiano le sementi, non fanno il nido nelle madie, non fanno altro che rallegrarci con il loro cinguettio. (Il buio oltre la siepe)
  • Nel muto orror di solitarie piante, | sotto notturno cielo, | mentre solo men vo tradito amante, | e di Fille e d'Amor io mi querelo, | sento mesto usignuolo | che rïempie cantando all'äer fosco | con l'amaro suo duolo | l'aure di gioia e di dolcezza il bosco. (Francesco De Lemene)
  • Quanto agli usignoli, essi insegnano ai loro piccoli a cantare. Se però vengono catturati quando sono ancora in tenera età, e vengono allevati dagli uomini, allora cantano peggio, come se fossero rimasti prima del tempo senza un vero maestro. (Plutarco)
  • Quanti usignoli deve divorare un rapace per cominciare a cantare? (Stanisław Jerzy Lec)
  • Quel rosignol, che sí soave piagne, | forse suoi figli, o sua cara consorte, | di dolcezza empie il cielo et le campagne | con tante note sí pietose et scorte. (Francesco Petrarca)
  • Sono un usignolo intrappolato, e tu la mia gabbia dorata. (Il colore del melograno)
  • – Vuoi già partire? L'alba è ancor lontana. | Era dell'usignolo, | non dell'allodola, il cinguettio | che ha ferito poc'anzi il trepidante | cavo del tuo orecchio. Un usignolo, | credimi, amore; è lui che canta, a notte, | laggiù sull'albero di melograno.
    – No, cara, era l'araldo del mattino, | l'allodola; non era l'usignolo. (William Shakespeare, Romeo e Giulietta)
  • Certo, l'inverno uccide le rose, sfogliandone i petali; anche il sole estivo brucia se è accompagnato dalla siccità, ma i dolci trilli dell'usignolo si fanno sentire sulle loro corolle.
  • Il corvo e la rosa non possono accordare i loro colori; solo l'usignolo canta sulla rosa le sue dolci melodie.
  • Se il corvo trova una rosa, crede di essere un usignolo!
  • Sei una rosa, e non comprendo come gli usignoli non si posino sopra di te per cantare.
  • Staccato dalla mia amata, io sono un usignolo sdraiato nel sudiciume come un corvo!

Note

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  1. In lingua originale: «[...] but to remember it was a sin to kill a mockingbird.» Questa battuta, da cui è ricavato il titolo originale del film (To Kill a Mockingbird), fa riferimento al mimo (mockingbird), un uccello americano capace di imitare il cinguettio di altri uccelli. Il curatore dei dialoghi italiani, data la difficoltà di far capire al pubblico italiano il riferimento a quel particolare tipo di uccello, decise di sostituire nella battuta doppiata il "mockingbird" con l'usignolo.

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