Aleksandr Gel'evič Dugin

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Dugin nel 2020

Aleksandr Gel'evič Dugin (1962 – vivente), politologo e filosofo russo.

Citazioni di Aleksandr Gel'evič Dugin[modifica]

Da "Europa mentalmente debole, la Russia è forte"

Ilfoglio.it, 2 marzo 2017

  • Il senso della politica oggi è questo progetto di liberazione. I dirigenti europei non possono arrestare questo processo ma possono solamente continuare: più immigrati, più femminismo, più società aperta, più gender, questa è la linea che non si discute per le élite europee. E non possono cambiare il corso ma più passa il tempo e più la gente si trova in disaccordo. La risposta è la reazione che cresce in Europa e che le élite vogliono fermare, demonizzandola.
  • L’Europa è molto debole, nel senso dell’intelletto, è culturalmente debole. Basta vedere come i giornalisti e i circoli culturali discutono dei problemi dell’Europa, io non la riconosco più questa Europa. Il pensiero sta al livello più basso del possibile. L’Europa era la patria del logos, dell’intelletto, del pensiero, e oggi è una caricatura di se stessa. L’Europa è debole spiritualmente e mentalmente. Non è possibile curarla, perché le élite politiche non lo lasceranno fare. L’Europa sarà sempre più contraddittoria, sempre più idiota. I russi devono salvare l’Europa dalle élite liberal che la stanno distruggendo.
  • La Russia può essere un punto di appoggio per la restaurazione europea, siamo più europei noi russi di questi europei. Siamo cristiani, siamo eredi della filosofia greca.
  • I paesi vicini alla Russia erano costruzioni artificiali dopo il crollo dell’Unione sovietica e non esistevano prima del comunismo. Sono il risultato del crollo comunista. Erano invece parte di una civiltà euroasiatica e dell’impero russo prerivoluzionario. Non c’è aggressione di Putin, ma restaurazione di una civiltà russa che si era dissolta. Queste accuse sono il risultato della paura che la Russia si riaffermi come potere indipendente e che voglia difendere la propria identità. L’Ucraina, la Georgia, la Crimea, hanno fatto tanti errori contro la Russia e aggredito le minoranze russe che vivono in quei paesi.
  • La Russia con grande potere ha risposto alle violazioni dei diritti georgiani, osseti, ucraini, abkhazi, crimei. L’Europa non può comprendere l’atto politico per eccellenza, la sovranità, perché essa stessa ha perso il controllo della propria sovranità.
  • Geopoliticamente, i paesi baltici non rientrano nella sfera di interesse dei russi, con la Georgia siamo in un momento di stabilità, il problema resta con l’Ucraina, perché la situazione non è pacifica, non abbiamo liberato i territori dove l’identità pro russa è dominante, dove è vittima di un misto di neonazisti e neoliberali. L’Ucraina resterà il problema numero uno, ma con Trump c’è la possibilità di uscire dalla logica della guerra.
  • In questo liberalismo non c’è più assimilazione culturale, gli europei non possono proporre ai migranti un sistema di valori, ma solo la corruzione morale. Questa politica suicida europea non può essere accettata dai migranti musulmani. E l’Europa si impegna per porre i musulmani, soprattutto i fanatici fondamentalisti, continuando a distruggere l’Europa: islamisti da un lato distruggono l’Europa e dall’altro ci pensano le élite liberal. L’ideologia wahabita e dello Stato islamico è il problema, non l’islam tradizionale che è vittima del fanatismo islamista. Senza questa politica dell’immigrazione, l’islam che esiste nelle sue terre non rappresenterebbe un rischio per l’Europa.
  • I matrimoni gay e l’Lgbt sono questioni politiche, non morali. Non a caso l’ideologia liberale vuole destrutturare l’idea di uomo e donna. Putin ha compreso questo molto bene e ha cominciato a reagire contro questa visione che distrugge la società. Questo non è il problema della scelta personale e individuale, non ci sono leggi contro l’omosessualità, ma leggi contro la propaganda di questa ideologia gay che distrugge l’identità collettiva, che distrugge le famiglie, che distrugge la sovranità dello stato cercando di cambiare la società civile. Non è una questione morale o psicologica, ma politica.
  • Finché c’è Putin, la Russia ha speranza di essere forte, ma Putin è un problema perché non ha istituzionalizzato la sua linea di pensiero. La Russia oggi è Putin-centrica.
  • L’approvazione dei matrimoni gay mi hanno fatto capire verso dove stava andando l’Europa. Si arriverà presto al momento finale, dopo ci sarà il caos, la guerra civile, la distruzione. Forse è troppo tardi per ribaltare la situazione.

Da "Dobbiamo far esplodere il sistema liberale"

Intervista di Stefano Beccardi, Ilprimatonazionale.it, 6 giugno 2017

  • [La Quarta Teoria Politica] vuole negare l’individualità, ma senza ritornare alle ideologie del passato che erano moderne e, in quanto tali, rappresentante allo stato più puro dal liberalismo.
  • Ritengo che dobbiamo fare “esplodere” il sistema liberale per arrivare all’alternativa, perché nulla del presente corrisponde all’esempio che dobbiamo costruire; forse è questa è la ragione per cui per alcuni mass media occidentali sono "l’uomo più pericoloso del mondo".
  • Nella lotta per la difesa della nostra tradizione siamo solidali con altri popoli che lottano per la loro tradizione, perché abbiamo lo stesso nemico e lo stesso oppressore: la Modernità, che distrugge ogni società, la nostra come quella occidentale, quella islamica, quella indiana o quella cinese. È una lotta comune pur con valori diversi.
  • Quando c’è possibilità di scelta, la maggioranza del popolo russo, ma credo anche del popolo europeo, sceglie la Tradizione. I liberali però, con la loro maniera totalitaria di agire, impongono la Modernità non come una scelta ma come un destino: non si può non essere moderni.
  • L’uomo non può esistere senza il popolo: senza la lingua, senza la cultura e senza la tradizione, perché l’uomo è elemento del popolo ed il popolo è la natura dell’uomo. Tutto il contenuto dell’uomo è popolare. Dobbiamo comprendere allora il populismo come il risveglio del popolo che esiste e che si oppone alla metafisica della modernità, contro i concetti liberali dell’individuo e della società civile.
  • [Su Emmanuel Macron] Lui rappresenta il liberalismo puro, globalista, oltre la destra e la sinistra, è l’Anticristo politico.
  • Personalmente credo che Salvini vada in questa direzione [della Quarta Teoria Politica], anche se per ragioni di convenienza di propaganda politica, per non perdere il sostegno dei liberali "di destra" del Nord Italia, questo aspetto non sia accentuato.
  • Trump, pur comportandosi talvolta in modo irrazionale, non può essere interpretato né come un perfetto liberale, né come comunista né come fascista. La sua visione sincretica e caotica del mondo denota del populismo; ma il "trumpismo" è più importante di Trump, perché è ciò che il popolo americano aspira ed ha voluto il Trump "trumpista", non il Trump manipolato dal deep state, dalle strutture liberali e globaliste.
  • La romanità deve essere salvata contro tutte le forze che non le consentono di manifestarsi.

Da “La Russia è fiera della sua identità e combatte la globalizzazione”

Intervista de The Economist, riportato in Barbadillo.it, 28 novembre 2017

  • L’identità europea, da ciò che riesco a capire, è definitivamente distrutta. Per questo il concetto di identità è giudicato dall’agenda progressista come qualcosa che dovremmo superare. L’identità liberal europea consiste nel negare qualsiasi identità, come se fosse una trasgressione. Essere Europei oggi significa non essere Europei, ma essere dalla parte degli immigrati, dei musulmani e di tutti tranne che degli Europei. Ogni volta che qualcuno si definisce come un cittadino legato alle proprie radici e alla propria cultura, non sembra un semplice conservatore, ma un nazista. Sei irrimediabilmente etichettato come estremista. Oggi l’identità europea è negazione.
  • Non ci vergogniamo di essere Russi. Non abbiamo alcun senso di colpa. Non ci pentiamo di nulla. Questa è la differenza: per essere tedesco oggi devi vergognarti di ciò che ha fatto la Germania. Essere la Gran Bretagna oggi significa avere rimorso per tutto ciò che l’Impero britannico ha fatto in passato. Essere Americani vuol dire vergognarsi della parte meridionale della storia, della tratta degli schiavi. Non abbiamo rimorsi, quindi siamo immediatamente marchiati per il fatto che abbiamo una appartenenza, e questo è un crimine per il mondo occidentale moderno.
  • Ho maturato l’identità russa nei miei studi, non solo limitandola al cristianesimo ortodosso e alle radici etniche slave, ma anche ingrandendola, seguendo la tendenza eurasiatica della filosofia russa. Abbiamo incluso i popoli orientali che erano all’interno dell’Impero Russo come tasselli preziosi di questa appartenenza.
  • Nella logica europea, voi siete i soggetti, il singolo è il soggetto. Per noi non lo affatto così. Lo zar è il soggetto, il leader. E noi siamo una parte di questa figura. È una soggettività radicalmente diversa da quella dell’Occidente democratico. In noi c’è il vitalismo. C’è un’altra differenza. Non si tratta di un autoritarismo imposto dall’alto. È un autoritarismo richiesto dal basso. È una sorta di monarchia prima della monarchia. Non è una dittatura voluta forzatamente dal dittatore, ma è richiesta dalla maggioranza, perché è una richiesta per la presenza di un soggetto.
  • Siamo contro la comprensione anglosassone di ciò che è buono e ciò che è cattivo e ciò che è razionale e ciò che è irrazionale e così via.
  • La Russia oggi è il baluardo che oppone l’identità collettiva alla globalizzazione, che è un’universalizzazione della missione protestante: è la vecchia sfida tra la potenza del mare e la potenza della terra, in un nuovo scenario.
  • [«La Russia ha accettato la dichiarazione universale dei diritti umani»] È stato un errore. Siamo stati obbligati, e ora stiamo cercando di riparare questo danno fatto che risale ai tempi dell’Urss e di Eltsin. Stiamo ritornando al senso identitario, dopo essere stati obbligati a difenderlo in modo indiretto.
  • Putin non è un essere "estraneo" che serviremo supinamente. Lui è noi stessi. Agisce per il nostro interesse. Fa esattamente ciò che siamo disposti a fare noi. Per noi non è una entità separata. È questo il concetto profondo del re sacro.
  • Per me, Putin è solo un attore che interpreta il ruolo di Zar. Non credo in Putin, ma nello zar eterno che ha molti nomi e molte forme. Potrebbe chiamarsi Presidente, leader, zar, re, imperatore. La verità è che essere zar è una funzione. Putin ha svolto questa funzione molto meglio di Eltsin e Gorbaciov. Ma è in ritardo ancora su molti aspetti. E questo non è realismo, come pensa lui, ma codardia.
  • Putin ha frenato la spaccatura e la caduta della Federazione Russa. Ha iniziato a ricostruire passo dopo passo. È molto più vicino allo zar di quanto lo fossero Eltsin e Gorbaciov per questa e molte altre ragioni.
  • Putin ha frenato la caduta, non ci ha ridestati. Questo trascende i suoi limiti. Lui non è un salvatore. Ha solo intenzione di riparare. È un manager, blocca la crisi. E lo sta facendo in modo eccellente, ma ha dei limiti. Agisce come se fosse eterno, non crede in qualcosa che esiste dopo la sua fine: non ha una chiave per il futuro. Questo è un vero problema.
  • [Su Vladimir Putin] Non ha fatto nulla nell’educazione, che è rimasta metà sovietica, metà liberale, copiata dall’Occidente. Un miscuglio di incoerenza. Lo stesso vale per la nostra cultura. La nostra cultura è un’imitazione della cultura occidentale e liberale con un frammento di pura propaganda politica, mal fatta. Questa è solo un simulacro, non una preparazione per il regno dello zar. Così non si ritorna alla nostra identità. Si ragiona troppo pragmaticamente e si pensa troppo poco al sacro. Putin rimane nella sua posizione, non sacrifica abbastanza attenzione, tempo e la sua forza vitale per questo problema.
  • [«Quali dovrebbero essere i confini della Russia?»] Dovrebbero crescere, continuare a crescere. [...] Dovrebbero continuare a crescere fino al momento in cui non possono più espandersi. Abbiamo conosciuto momenti in cui non siamo riusciti a crescere, siamo caduti, e poi, ogni volta, cresciuti di più. Il nostro Impero è un cuore pulsante. Penso che l’Eurasia sia il nostro limite naturale. Non toccheremo l’Inghilterra o l’Europa occidentale.

Da Alexander Dugin, il "Rasputin" di Putin, arriva in Italia

Intervista di Luca Steinmann, Huffingtonpost.it, 22 giugno 2018

  • Non sono un rappresentante di Putin, rappresento invece il popolo, lo Stato e la cultura russa.
  • La filosofia non è possibile senza politica come la politica non è possibile senza filosofia, non si può organizzare una società senza avere idee.
  • Negli anni ottanta ho conosciuto il tradizionalismo e le idee della rivoluzione conservatrice che ho iniziato ad applicare alla geopolitica russa teorizzando il ritorno alla sovranità imperiale. Per questo nell'Unione Sovietica venivo considerato come un dissidente di destra mentre nel decennio di Eltsin venni bandito totalmente dalla vita pubblica per le mie idee. È in questo periodo che ho sviluppato un'idea che è anticomunista ma anche antiliberale.
  • Ai militari spiegavo perché l'Occidente continuasse a fare pressione sulla Russia nonostante la Guerra Fredda fosse finita e perché fosse necessario sviluppare un'idea della geopolitica russa che guardasse all'Eurasia e non fosse appiattita alle scuole di pensiero occidentali ma che anzi ne fosse l'esatto opposto. Così quando Putin è salito al potere, pur essendo politicamente contiguo a Eltsin, è stato influenzato da questo terreno che avevo seminato e ha iniziato ad incarnare la mia visione della geopolitica facendo proprie le mie teorie. Ha iniziato a promuovere l'unione euroasiatica, a difendere la sovranità dei popoli pur non ricadendo in un nazionalismo di stampo ottocentesco, mi ha permesso di tornare ad apparire in televisione e a tenere incontri pubblici. È questa l'influenza che ho su di lui. Un'influenza razionale su un uomo realista quale lui è e che ha capito che le mie teorie sono le più valide per garantire una degna collocazione della Russia nel globo facendo fronte alle pressioni dell'Occidente.
  • Si stava diffondendo nel mondo una mentalità che in Occidente è ancora oggi molto forte e che coniuga le idee di sinistra, mi riferisco al marxismo culturale, con le dottrine economiche liberali di destra. Io ho voluto fare esattamente l'opposto sintetizzando le teorie sociali della sinistra economica con i valori tradizionali.
  • Tutte e tre le ideologie novecentesche [fascismo, comunismo e liberalismo] sono occidentali, eurocentriche e moderne, io voglio invece riscoprire valori premoderni presenti nelle grandi civiltà sia orientali che occidentali. L'applicazione di queste idee alla geopolitica si traduce nella promozione di una visione del mondo multipolare che Putin ha fatto propria.
  • Il populismo mischia la richiesta di giustizia sociale con la domanda per il ritorno a valori conservatori, non è né di destra né di sinistra, semplicemente è antiliberale.
  • [Sul Governo Conte I] L'Italia è oggi l'avanguardia geopolitica portatrice della Quarta Teoria Politica. La formazione di un governo che unisca Lega e Movimento Cinque Stelle è il primo passo storico verso l'affermazione irreversibile del populismo e la transizione verso un mondo multipolare.
  • Trump sta mostrando di come lo Stato profondo americano sia molto più potente di quanto non voglia dare a vedere pubblicamente e che non vuole per esempio disimpegnarsi dalla Siria come era invece stato promesso.
  • Io non amo né il fascismo né il comunismo. Ma l'antifascismo e l'anticomunismo sono addirittura peggio.

Da "Amici della Russia e contro le élite, dall’Italia parte la rivoluzione populista"

Intervista di Matteo Pucciarelli sul governo Conte I, Milano.repubblica.it, 23 giugno 2018

  • [«Cosa pensa quindi di questa alleanza fra Lega e M5S?»] È un fatto che entrerà nei libri di storia come un nuovo inizio. Ci vedo una realizzazione delle mie idee. Un populismo di destra e uno di sinistra che si uniscono, che fanno fronte comune contro le élite mondialiste.
  • [«Ma i globalisti, queste élite di cui parla, chi sono alla fine?»] Chi detiene il potere della grande finanza, famiglie come i Rotschild, speculatori come George Soros, i fautori di capitalismo post-moderno e individualista, il Fmi, le forze atlantiste. Spersonalizzano interi popoli, massificano le culture, puntano alla sparizione dell'individuo. Ma i popoli non si sentono più rappresentati da loro.
  • Trump sta tradendo il suo elettorato, preso ostaggio dai globalisti. Non sta mantenendo la promessa di rompere con l'establishment.
  • La Lega può sembrare di destra ma è pure per la giustizia sociale. Il M5S incarna un populismo di sinistra moderata. Non vedo alcun nazionalismo razzista né alcun stampo totalitario all'opera.

Da "Tutte le società dovranno riorganizzarsi sulla base della loro storia, libere da ogni dogmatismo"

Intervista di Alessandrino, Mittdolcino.com, 5 agosto 2021

  • Credo che rispetto alla situazione COVID di altri Paesi dell’Europa, la Russia sia, in qualche modo, tranquilla. Ma non possiamo dire che noi Russi abbiamo vinto il COVID. Non è vero.
    Gli unici che hanno vinto davvero sono i Cinesi, che hanno isolato dall’inizio la regione attaccata dal COVID e ne hanno limitato l’accesso. In Russia non abbiamo fatto questo e di conseguenza abbiamo avuto molti contagi, ma i medici hanno lavorato e tuttora lavorano molto bene, eroicamente.
  • L’Unione Sovietica esisteva nel contesto del bipolarismo. Dopo il crollo di questo, si affermò un ordine unipolare che è durato, più o meno, fino al momento attuale.
  • L’Eurasia rappresenta un sistema alternativo all’Ordine mondiale unipolare. E vuole essere autenticamente un sistema multipolare, non di proprietà russa, o cinese: si vuole dare realmente la possibilità ad altri poli di affermarsi. Infatti questa multipolarità non è riservata ai Cinesi o ai Russi, ma si tratta di una visione molto più ampia del mondo, dove possono coesistere altri poli, indipendenti dagli Stati Uniti.
  • Biden, i globalisti, una parte dell’establishment americano hanno dichiarato guerra non solo alla Russia, ma anche a tutte le potenze e a tutti movimenti che sostengono la necessità di un nuovo ordine multipolare.
  • [Su Aleksej Naval'nyj] È un personaggio che non ha nessun appoggio popolare, se si escludono una parte della gioventù e della popolazione delle grandi città che sono a favore dell’Occidente e sono liberali, la cui massa critica dal punto di vista elettorale non è assolutamente percettibile. Questa gente rappresenta più o meno lo zero per cento nelle elezioni. Si tratta di uno zero statistico. Non è paragonabile alla situazione in Armenia dove esiste un’opposizione consistente . In Russia, statisticamente parlando, non c’è opposizione.
  • Se la Russia e la Cina vinceranno contro questo ultimo attacco sferrato dal potere morente atlantista americano occidentalista, rappresentato da Biden, significherà che l’ordine unipolare non esisterà più e che si formerà un nuovo status quo multipolare. Ma la guerra è la guerra e non possiamo sapere chi vincerà. In più gli Stati Uniti sono molto forti, malgrado la conclamata decadenza.
  • La Russia non deve sostituirsi alla dominazione americana, imponendo la propria egemonia, come durante la Guerra Fredda, quando vigeva un ordine bipolare. È molto importante che questo non accada.
  • Dopo la vittoria sul liberalismo, ogni popolo potrà scegliere la propria Teoria Politica, fondata sulla religiosità islamica per il mondo musulmano, sulla tradizione come il mondo cinese o indiano, sulla teoria della sinfonia dei poteri bizantina come nel caso della Russia.

Da "Il Grande Reset è fallito. È l'ora del Grande Risveglio"

Intervista di Jacopo Brogi e Alessandro Fanetti, Comedonchisciotte.com, 27 gennaio 2022

  • Eurasiatismo significa considerare la Russia non come un Paese (europeo o altro) ma come una civiltà a sé stante. Una civiltà che non deve orientarsi verso est o verso ovest perchè essa ha una sua specifica identità. Un’ identità dai tratti sia europei che asiatici: quindi, la Russia è al tempo stesso una sintesi e una cosa a sé stante.
  • Noi siamo eurasiatici e la Russia degli anni ‘90 è stata una deviazione dalla nostra missione.
  • Ora ci stiamo muovendo verso l’Eurasiatismo: da qui nasce il conservatorismo e l’idea del controllo sull’area post sovietica. Anche il ricongiungimento con la Crimea, la questione del Donbass e nel Caucaso.
  • Se prendiamo la cultura contemporanea di massa in questo Paese, essa è russofoba, occidentale e globalista. L’odio per tutto ciò che è russo è un biglietto di ingresso per entrare a far parte dell’élite culturale russa di oggi.
  • Da una parte, la maggior parte degli insegnanti ha avuto una formazione sovietica e dunque anche se non sono più marxisti, sono comunque dei materialisti che non hanno mai dato molto peso ai valori spirituali. Questo materialismo che già dava troppa poca importanza ai valori spirituali, è stato poi peggiorato molto dal liberalismo degli anni ‘90 che ha annientato qualsiasi valore spirituale residuo: quasi tutti i nostri professori e insegnanti è come se fossero diventati dei mostri. Tutti questi professori – essendo stati contagiati dal covid ideologico degli anni ‘90 – non riescono più a trasmettere nessuna ideologia spirituale: i valori che loro propongono sono quelli liberal-capitalisti.
  • Avete mai visto una serie tv russa? Raffigura solo degli sfigati o gente spietata: in sostanza, è solo spazzatura.
  • Uno dei valori che sembra prevalere è quello di restare giovani il più possibile per sempre. E ciò significa rimanere sostanzialmente sempre stupidi (in quanto giovani traviati da modelli errati). Vedi, per esempio, anche le nonne che iniziano a usare Tik Tok.
  • Il Grande Reset arriva dai primi anni 2000, quando i globalisti hanno cominciato a sentire la perdita della loro forza e dunque hanno cercato e cercano in tutti i modi di recuperare una situazione positiva per loro.
  • [Sulla pandemia di COVID-19 in Italia] L’Italia è stata la più sfortunata di tutti perché ha scelto il peggior Presidente possibile. Non immagino nessuno peggio di Draghi.
  • Draghi incarna perfettamente l’èlite liberale.
  • Al Grande Reset, però, si oppone il "Grande Risveglio". E questa fase, iniziata da poco, si sta sviluppando come una guerra tra due visioni contrapposte. In concreto, le popolazioni da un lato e l’élite liberale dall’altro. Questa non sarà una guerra tra nazioni, ma una guerra – in Europa ed in tutto il mondo – tra la popolazione che è per il Grande Risveglio, e le loro élite che sono per il Grande Reset.
  • Per noi ortodossi, il Grande Reset significa il progetto dell’Anticristo. Dunque, tutti quelli che sono davvero contro l’Anticristo sono dei santi. E la Russia di Putin ha quasi preso la posizione di leader in questo circolo dei santi che sono contro l’Anticristo.
  • I segni del fallimento dell’élite globalista li vediamo, ad esempio, nel frenetico ritiro degli Usa dall’Afghanistan, così come dalla Siria. I talebani hanno dato un calcio in culo alle armate invincibili nordamericane che ritirandosi hanno lasciato il caos generale: ovunque esse vanno, infatti, non portano più ordine ma soltanto distruzione.
  • Anche se i globalisti riescono ancora a mantenersi al potere, essi non hanno nessuna idea seducente per le persone; possono usare la paura e spaventare tutti, possono introdurre il Green Pass e mettere le telecamere di sorveglianza ovunque, ma non offrono nessuna idea di futuro.
  • Oggi [...] se non sei un liberale tendi a dover essere cancellato, proprio come un semplice canale eliminato da you tube che viola la loro policy aziendale. Dunque la "Cancel Culture" è una chiara dimostrazione del volto del totalitarismo liberale.
  • Noi proponiamo di risvegliarsi ed utilizzare la Quarta Teoria Politica in tutte le culture. Non esiste quindi un futuro unico per tutto il mondo ma ogni cultura si costruisce il proprio e lo fa grazie alla propria storia, alle proprie tradizioni, alla propria religione.
  • Grazie alla Quarta Teoria Politica, comunque, si risolve l’annoso problema dell’altro che è sbagliato perchè non rispecchia i canoni occidentali; egli è invece da considerarsi semplicemente diverso e, proprio per questo, merita il nostro rispetto.

Da "Combattiamo insieme, moriamo insieme. E rinasceremo insieme"

Intervista per il canale Tsargrad sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, riportato in Comedonchisciotte.com, 26 febbraio 2022

  • Penso che stiamo parlando della liberazione dell’Ucraina. Interamente. Ecco dove ci fermeremo.
  • Abbiamo dato l’opportunità di parlare la lingua della pace, abbiamo dato all’Occidente e a Kiev l’opportunità di parlare la lingua della diplomazia. Tutte le nostre proposte sono state respinte. Non c’era altra alternativa.
  • Penso che finirà con l’unificazione degli slavi orientali in queste aree, l’unificazione dei tre rami degli slavi orientali – Novorussi, Bielorossi e Velikorussi – in un’unione, in un’unica configurazione come parte dell’Unione Eurasiatica.
  • Quanto all’Ucraina, non sono affatto propenso a demonizzare lo Stato ucraino, perché quella parte degli Slavi Orientali che vengono chiamati i Piccoli Russi si è storicamente dimostrata del tutto incapace di costruire uno Stato. Ogni volta che hanno avuto la possibilità storica di costruire uno Stato, hanno fallito. Non sanno come farlo. Penso che non dovremmo biasimarli: sono nostri fratelli, è tempo che tornino nella Patria unita degli slavi orientali.
  • L’Ucraina ha iniziato a disintegrarsi nel 2014, disintegrandosi attivamente. E scegliere un pazzo in un momento del genere… Per divertimento? Bene, andiamo avanti. Appartengono al mondo della cultura virtuale.
  • Lo Stato ucraino sta per finire sotto i nostri occhi, non esiste più. Lo Stato implica una sorta di sovranità militare. Non c’è sovranità militare, non c’è Stato. Parleremo con un leader legale e legittimo dell’Ucraina – parleremo con lui di unità, relazioni fraterne, garanzie, confini. Ma non con i clown.

Da "La Nato e gli Usa non entrino in campo o useremo l'atomica"

Intervista di Luigi Mascheroni sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, Ilgiornale.it, 14 marzo 2022

  • La popolazione appoggia completamente Putin. Non c'è una vera opposizione. E non tanto perché c'è una censura contro chi critica le operazioni militari in Ucraina, ma perché il popolo russo è davvero solidale con il Presidente.
  • La percezione di una protesta interna è frutto della disinformazione dei media occidentali.
  • Attenzione: l'operazione militare in corso non è una guerra contro la Nato. Ma una operazione per difendere una zona di interesse vitale per la Russia, la quale zona a lungo è stata indirettamente occupata dal potere occidentale durante un momento di debolezza di Mosca.
  • Nessuno qui credeva in una vittoria breve. Intanto la Russia però ha il controllo totale dei cieli. La guerra durerà ancora un mese, o più, ma l'esercito russo vincerà. Non c'è alcun elemento inaspettato in questa guerra per Putin.
  • Se Washington si limita alle sanzioni, alle pressioni politiche e agli appoggi economici all'Ucraina, insomma se l'Occidente sosterrà indirettamente Kiev tutte azioni legittime non succederà nulla. Se però ci sarà un attacco diretto della Nato, allora la Russia risponderà con mezzi simmetrici. Se ci sentiremo minacciati sul nostro territorio, useremo le armi nucleari.

Citazioni su Aleksandr Gel'evič Dugin[modifica]

  • Il fatto che tutti lo considerino l’ideologo più ascoltato dal leader del Cremlino e l’aver da poco perduto la figlia in un attentato lo hanno spinto ad andare «oltre» e a dover fare rapidamente marcia indietro cancellando la provocazione. Ma questo è Aleksandr Dugin, fonte inesauribile di teorie più o meno deliranti, tutte volte a legittimare e a «santificare» l’intervento militare in Ucraina. Più duro dei duri come Kadyrov o Prigozhin, il cuoco di Putin, giustifica la sua posizione con la «visione» di quello che Mosca è destinata inevitabilmente a diventare: la Terza Roma (dopo la Città Eterna e Costantinopoli). (Fabrizio Dragosei)
  • Le idee sulla superiorità morale della Russia, sulla necessità di rifondare un impero per contrastare i mali che arrivavano dall’Europa, lo hanno portato a essere notato da Vladimir Vladimirovich, anche se per il filosofo non c’è un ruolo ufficiale. Ma si sa che il presidente lo stima molto e apprezza le sue tesi sulla nascita di un grande impero euroasiatico in grado di contrastare i valori di democrazia e di libertà che vengono da Ovest e che sono visti come dannosissimi per la Russia e per il mondo intero. (Fabrizio Dragosei)

Maša Gessen[modifica]

  • Dugin voleva che Putin invadesse l'Ucraina esplicitamente, ricorrendo all'esercito regolare e prefiggendosi una vittoria gloriosa che avrebbe allargato i confini della Russia. Anzi, sarebbe stato solo l'inizio dell'espansione russa. Ma quando ciò non accadde, Dugin conosceva già il motivo: Putin era frenato dai suoi consiglieri, moderati e fondamentalmente filooccidentali. Coniò un termine nuovo di zecca per definirli: «sesta colonna». Se la «quinta colonna» era rappresentata da gente come Nemcov, che a giudizio di Dugin lavorava a soldo degli Stati Uniti, allora la «sesta colonna» era fatta da coloro che tradivano la propria civiltà, non il proprio paese. Si nascondevano in piena vista: al Cremlino.
  • Il concetto che Dugin stava cercando di spiegare da anni era che l'idea stessa di universalità dei valori umani fosse fuorviante: l'idea occidentale di diritti umani, per esempio, non doveva ritenersi applicabile a una «civiltà fondata sui valori tradizionali». Una delle definizioni più calzanti ed eloquenti di Dugin era: «Non vi è nulla di universale nell'universalità dei diritti umani».
  • Nel 2009, Dugin aveva preconizzato la divisione dell'Ucraina in due Stati separati: la parte orientale si sarebbe alleata con la Russia e quella occidentale avrebbe guardato sempre all'Europa. Per Dugin l'Ucraina era abitata da due popoli distinti – gli ucraini occidentali, che parlavano ucraino, e la popolazione dell'est, una nazionalità che includeva genti di etnia sia russa che ucraina, ma entrambe russe per lingua e cultura. I due popoli, a suo modo di vedere, avevano orientamenti geopolitici fondamentalmente differenti. Ciò significava che l'Ucraina non era uno Stato-nazione. Significava altresì che il suo smembramento era inevitabile – l'unico dubbio era se si sarebbe svolto in modo pacifico. Una guerra era nell'ordine delle cose, aveva messo in guardia all'epoca.

Paolo Guzzanti[modifica]

  • Alexander è un sessantenne ben educato nell'Istituto di Aeronautica di Mosca e da giovane fu un dissidente perché non tollerava le gerarchie militaresche. Ma i suoi eroi erano Josef Stalin e il filosofo tedesco un po' esistenzialista e un po' nazista Martin Heidegger, debitore sia di Jean Paul Sartre che di Nietzsche non estraneo alla politica di annientamento degli ebrei malgrado la sua controversa storia con la giovanissima Hanna Arendt, ebrea.
  • Dugin ha messo insieme una miscela già usata: un connubio fra nazionalismo sfrenato e bolscevismo, convinto che la Russia sia destinata ad annichilire l'Occidente, sterco del diavolo, e l'America casa di Satana. Un linguaggio non troppo diverso da quello degli Ayatollah iraniani. Il suo immaginario attinge alle numerose fasi in cui tedeschi e russi si sono trovati sullo stesso destriero, salvo trafiggersi a morte.
  • Dugin non ha dubbi sul fatto che la Russia debba usare la forza militare per riprendessi ciò che considera suo e cioè non solo la Russia propriamente detta ma l'intera Eurasia contesa alla Russia dall'Occidente che va combattuto con le armi, senza farsi impressionare dalle emozioni della guerra nucleare.

Timothy Snyder[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Dugin, nato nel 1962 (mezzo secolo dopo Gumilëv), non era un seguace degli eurasiatisti originali né uno studente di Gumilëv; semplicemente, usava i termini «Eurasia» ed «eurasiatismo» per dare un suono più russo alle proprie idee naziste. Nell'Unione Sovietica degli anni Settanta e Ottanta, Dugin era un ragazzo anti-establishment che suonava la chitarra cantando canzoni sull'uccisione di milioni di persone nei forni crematoi. Il suo scopo nella vita era quello di portare il fascismo in Russia.
  • Dugin considerava Il'in come un filosofo di second'ordine che non aveva nient'altro che una «funzione tecnica» nel regime di Putin; ciononostante, gran parte dei suoi scritti sembrano di fatto una parodia di Il'in. «L'Occidente» dichiarava Dugin in una delle sue tipiche invettive «è il luogo dove Lucifero è caduto. È il centro della piovra del capitalismo globale.» L'Occidente, proseguiva, «è la matrice del marciume della perversione culturale e della malvagità, dell'inganno e del cinismo, della violenza e dell'ipocrisia». Anche se la sua decadenza era tale che sarebbe potuto crollare da un momento all'altro, costituiva comunque una minaccia costante. La democrazia non rappresentava il suo rinnovamento, ma era il segno di un imminente cataclisma.
  • Nella Russia del 21° secolo, "l'antifascismo" è semplicemente diventato il diritto di un leader russo di definire i nemici nazionali. I veri fascisti russi, come Aleksandr Dugin e Aleksandr Prokhanov, hanno avuto molto spazio nei mass media.

Andreas Umland[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Le sue opinioni politiche spaziano dalla teoria della civiltà di Samuel Huntington al satanismo di Aleister Crowley, dal sindacalismo di estrema sinistra al tradizionalismo di estrema destra, dai principi arci-reazionari alle idee radicali anticonformiste.
  • Negli anni '90, Dugin si è presentato apertamente come fascista, ripetutamente elogiando i rappresentanti del nazionalsocialismo tedesco e dei suoi alleati. Recentemente, tuttavia, Dugin si è astenuto dall’esprimere pubblicamente simpatia per il fascismo storico europeo, presentandosi, invece, come "antifascista".
  • In realtà, le affermazioni filosofiche e le idee politiche di Dugin non sono altro che traduzioni o riformulazioni russe di vari discorsi filosofici anti-razionali e anti-individualisti che non fanno parte della tradizione russa. [...] I destinatari che non hanno familiarità con i concetti esaltati dei modelli di ruolo di Dugin del periodo pre, inter e post-bellico potrebbero percepirlo come un filosofo russo originale ma ciò che egli proclama come la sua teoria "neo-eurasiatica" o "quarta" non è altro che il frutto di alcuni teorici e filosofi controversi e marginali dell’odiato Occidente.
  • Dugin e i suoi seguaci hanno contribuito ad avvelenare sempre più il discorso pubblico e intellettuale russo con idee manichee, cospirologiche ed escatologiche: le loro storie sulla secolare inimicizia dell'Occidente contro la Russia, sull'inevitabile battaglia finale tra le potenze tradizionali terrestri e quelle liberali marittime, sull'infiltrazione della società russa da parte di potenze straniere e affini, hanno contribuito alla radicalizzazione del regime e delle politiche di Putin. In questo, Dugin e i suoi seguaci sono stati sostenuti da decine di altri scrittori e commentatori russi reazionari, fascisti, razzisti e ultranazionalisti.

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]