Alessandra Carlotti di Rudinì

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Alessandra Carlotti di Rudinì o Alessandra di Rudinì Carlotti (1876 – 1931).

Citazioni di Alessandra Carlotti di Rudinì[modifica]

  • Avrei una sola domanda da farvi in risposta alla vostra lettera: perché mi parlate così? Voi "maestro di vita"… siete così inesperto nell'interpretare gli atteggiamenti e i gusti delle donne che incontrate? E allora vi parlerò chiaramente: desidero di essere lasciata alla mia solitudine che mi è cara, che mi è rifugio.
    No, Maestro, non voglio essere il vostro grande amore e non voglio cullare la vostra anima al ritmo musicale del mio canto. Non amo cantare. Amo i cavalli, i cani, la caccia, e tutte le cose che mi mettono in condizione di provare agli uomini che non tutte le donne sono animali da preda. Nella nostra ultima passeggiata mi avete chiamata "Nike", e nella vostra lettera mi chiamate ancora così: Perché? Quale vittoria rappresento io? La Vostra o la mia? Ditemi in che modo avete riportato una vittoria su me; ditemi su chi o su che cosa ho io riportato una vittoria. Ho piuttosto la sensazione di aver subito una sconfitta...[1]
  • Garda sul lago, 5 marzo 1900
    Gentilissimo Don Serenelli,
    Lei si è mostrato così cortese, o meglio, così profondamente buono con noi che forse non Le riusciranno importante alcune notizie sulla salute di mio marito. Purtroppo, dal giorno che Lei fu qui egli non ha fatto che declinare nelle forze, e ha seguitato a peggiorare inesorabilmente, ben più lentamente per altro di quanto fosse preveduto dai medici.
    Ogni sera la temperatura sale a 39,5 e anche più, mentre la mattina si verificano abitualmente delle depressioni anche fino a 35,5. Io ho perso ormai ogni speranza quanto all'esito della terribile malattia, e con indicibile strazio ne seguo i progressi, e vedo avvicinarsi il giorno fatale.
    Quanto alle nostre speranze, che Marcello possa mutar pensiero e avvicinarsi a Dio, devo dirLe che questo cambiamento mi appare sempre inverosimile. Egli dimostra una serenità stoica veramente rarissima.[1]
  • Ho ripreso ora, in questo ambiente tranquillo, i miei soliti studi, aspirando a quella idealità per cui solo la vita merita di essere vissuta.[1]
  • I miei ricordi migliori sono una croce.[1]
  • Il mio desiderio di lasciare il mondo e di entrare nel Carmelo è ogni giorno più vivo, e benché io mi trovi in uno stato di aridità che oso qualificare terribile, non ho mai desiderato come adesso una vita di espiazione e d'amore.[1]
  • Io il destino me lo faccio secondo i miei capricci e i miei desideri, e mi difenderei strenuamente contro la forza che si opponesse alla mia volontà.[1]
  • Lassù nel tuo eremo ho slacciato i sandali del mio spirito: ora riposo nella luce dorata dell'amore che mi hai rivelato. Gabri ti amo! Gabri ti amo! Ti amo con tutto il mio essere, con tutti i miei pensieri. Mi sento morire di pena e mi sento immensamente felice!
    Nike[1]
  • Benché mi trovi, carissimo Don Francesco, dinanzi ad un bel foglio di carta bianca, pure mi par prudente il fare appello sin da ora alla Sua pazienza, perché prevedo, come diceva il povero Renzo dei Promessi Sposi, che metterò molto nero sul bianco. Ma Lei che è stato veramente amico, padre e guida per me nella maggiore evoluzione della mia vita spirituale, vorrà ascoltarmi ancora questa volta con benigno compatimento.[1] (5 ottobre 1903)
  • Temo che diminuisca in me l'intensità della vita morale, del senso del dovere, dell'imperativo categorico, direbbe il Kant. Eppure, se ne ricorda, Don Francesco? Quando, or son quasi due due anni venni al Cristo con grande ardore e speranza di rinnovamento interiore attinto ai nuovi principi vivificatori, compresi come ragione dell'esistenza il proprio perfezionamento morale, solo tributo di verace adorazione a Dio. Or sono, lo ripeto, trascorsi quasi due anni, e riconosco quanto poco profitto io abbia fatto nel bene.[1]

Citazioni su Alessandra Carlotti di Rudinì[modifica]

  • Perché siete fuggita? Nike, non volete essere il mio grande amore? Il solo coraggio vi manca perché non avete mai sentito tutto il mondo dentro di voi, non avete mai appartenuto a voi stessa.
    Così la vostra fanciullezza se ne è andata come una inutile folata di petali in un soffio di malinconia: e la giovinezza vi ha trovata col forziere intatto. Esiste nella vostra anima tutta un'immensa zona di sensibilità inesplorata ed ignota a voi stessa. Chi vi sente la intuisce e talvolta riesce persino a percepirla come un ritmo istintivamente musicale emergente da una cacofonia. Io ho l'orecchio fine, Nike, miracolo biondo: ed ho tanta sete di lasciar cullare la mia anima da quel ritmo. Vi amo. Vi amo. E di questo amore e in questo amore sono folle e smarrito.
    Gabriele. (Gabriele D'Annunzio)

Note[modifica]

  1. a b c d e f g h i Citato in Lucy Napoli Prario, Tre abiti bianchi per Alessandra, Arnoldo Mondadori, Milano, 1966.

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