Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord

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Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord

Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord (1754 – 1838), politico e diplomatico francese.

Citazioni di Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord[modifica]

  • In fondo la politica non è altro che un certo modo di agitare il popolo prima dell'uso.[1]
  • Il Signor Tutti che ha più spirito di Voltaire.[2]
  • Per renderti simpatico in società, devi lasciarti insegnare molte cose che già sai.[3]
  • Si conosce, nelle grandi corti, un altro modo di farsi più grandi: curvarsi.[4][5]
  • Voglio che per secoli si continui a discutere di quello che sono stato, di quello che ho pensato, di quello che ho voluto.[6]

Attribuite[modifica]

  • Con le baionette si può fare tutto, tranne che sedercisi sopra.[7]
Attribuita anche a Napoleone Bonaparte.
  • Chi non ha conosciuto l'Ancien Régime, non ha conosciuto il piacere di vivere.[8]
Chi non ha vissuto negli anni prima della Rivoluzione non può capire che cosa sia la dolcezza del vivere.[9]
  • Diffidate del primo impulso; quasi sempre è buono.[10][5]
  • È il principio della fine.[11]
C'est le commencement de la fin.
  • Il caffè dev'essere caldo come l'inferno, nero come il diavolo, puro come un angelo e dolce come l'amore.[12][5]
  • La parola all'uomo è stata data per nascondere il pensiero.[13]
La parole a été donnée à l'homme pour déguiser sa pensée.
[Citazione errata] La citazione viene erroneamente attribuita a Talleyrand e Joseph Fouché. Più probabilmente la citazione appartiene a Voltaire che scrisse nei Dialogues: «Ils [les hommes] ne se servent de la pensée que pour autoriser leurs injustices, et n'emploient les paroles que pour déguiser leurs pensées» («Gli uomini usano il pensiero per giustificare le proprie ingiustizie, e il discorso solo per nascondere i loro pensieri»).[14]
  • [Gli emigrée rientrati in Francia dopo la Restaurazione monarchica] Non hanno imparato nulla, non hanno dimenticato nulla.
[Citazione errata] Frase erroneamente attribuita a Talleyrand, che fu scritta a Londra nel 1796 in una lettera del cav. De Panat, indirizzata a Mallet du Pan, a proposito degli émigrée rifugiatisi in Inghilterra: «Nessuno si è corretto, nessuno ha saputo né dimenticare nulla, né imparare nulla» («Personne n'est corrigé; personne n'a su ni rien oublier, ni rien apprendre»).[15]
  • Soprattutto niente zelo.[16]
  • Un governo che si sostiene è un governo che cade.[17][8]

Citazioni su Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord[modifica]

  • Ci siamo spesso domandati quel che sarebbe stato Voltaire di fronte alla Rivoluzione e la questione è stata spesso risolta molto leggermente. Voltaire – ed intendo il Voltaire più vero, il suo pensiero profondo, quanto c'era in lui d'illuminato e di profetico – sarebbe stato per la Rivoluzione, e non credo allontanarmi dal vero rispondendo: Talleyrand all'Assemblea Costituente è per l'appunto Voltaire nell'89, un Voltaire meno irritabile ed impaziente, ma anche privo del fuoco sacro che l'altro possedeva. (Charles Augustin de Sainte-Beuve)
  • Esso, in persona, ha cominciato abate, poi vescovo, ha celebrato ridendo la sua ultima messa nella festa della Federazione Repubblicana, s'è sconsacrato, ha preso moglie, nei tempi peggiori della Repubblica s'è eclissato, è rientrato a tempo per esser Ministro: Giacobino sotto il Direttorio, repubblicano sotto il Consolato, Bonapartista sotto l'Impero, legittimista sotto i Borboni, e come si spiegano tutte queste metamorfosi? In una maniera sola, dice lui, cioè che agli occhi d'un filosofo le forme politiche son forme vuote; che con tale libertà di spirito egli ha visto sempre, prima, meglio e più lontano d'ogni altro, e che mentre gli altri s'attaccavano ad un partito, egli non ha servito mai che la Francia. È una disinvoltura stupefacente, la quintessenza di quell'arcana dottrina del savoire vivre, sotto la quale i Francesi compendiano tante cose, e che il Talleyrand possedeva in grado superlativo. (Ernesto Masi)
  • La venalità è [...] la piaga di Talleyrand, una piaga schifosa, un cancro roditore che invade l'animo. Un uomo pubblico ha i suoi difetti, le sue passioni e anche i suoi vizi come tutti gli uomini, ma bisogna che questi vizi non prendano, come in Talleyrand, tutto il posto e ne occupino la vita fino in fondo. La linea della sua azione ne soffre; nessuna vera grandezza è così possibile e a questo prezzo non si può essere grande politico che a tratti e in rari momenti. Una volta fatto il colpo, si ritorna troppo presto alla segreta abiezione. (Charles Augustin de Sainte-Beuve)
  • Le persone parlano spesso proprio per non dire, per celare la verità. Talleyrand sosteneva che Dio ha dato la parola all'uomo perché nasconda il suo pensiero. (Patrice Chéreau)
  • [Talleyrand negoziatore di trattati] Quando Talleyrand non cospira, traffica. (François-René de Chateaubriand)
  • [In occasione del giuramento di fedeltà prestato da Fouché, dinnanzi a Luigi XVIII di Francia, dopo il secondo rientro a Parigi di quest'ultimo come re di Francia, alla presenza di Talleyrand] Tutt'a un tratto, la porta si apre: entra silenziosamente il vizio appoggiato al braccio del crimine, il signor di Talleyrand che procede sostenuto dal signor Fouché; la visione infernale passa lentamente davanti a me, penetra nell'ufficio del re e dispare. Fouché veniva a giurare fede e rispetto al suo signore [in qualità di nuovo Ministro di polizia]: il fedele regicida, in ginocchio, mise le mani che fecero cadere la testa di Luigi XVI tra le mani del fratello del re martire; il vescovo apostata [Talleyrand, neo Ministro degli esteri, vescovo di Autun dal 1788 al 1791] garantì il giuramento. (François-René de Chateaubriand)

Note[modifica]

  1. Citato in Gino & Michele, Matteo Molinari, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano 1991-2001, Baldini e Castoldi, § 91
  2. Dal discorso alla Camera dei Pari del 24 luglio 1821; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 243.
  3. Citato in Guerrino Oliva, Saggezza antica e moderna, Ponte nuovo, Bologna, 1983, p. 41.
  4. Da Mémoires.
  5. a b c Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  6. Citato in André Castelot, La diplomazia del cinismo: la vita e l'opera di Talleyrand l'inventore della politica degli equilibri dalla Rivoluzione Francese alla Restaurazione, Rizzoli, Milano, 1982, p. 5.
  7. Citato in Piero Pagnotta, I fili di seta della democrazia, Mondoperaio, n. 12/2016, p. 44.
  8. a b Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, Milano, 2013. ISBN 9788858654644
  9. Citato in Prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci.
  10. Attribuito anche al conte Casimir de Montrond.
  11. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 721.
  12. Una frase simile è attribuita anche a Michail Bakunin.
  13. Citato in Barère, Memoirs, 1842, p. 447.
  14. Cfr. in Fumagalli 1921, pp. 526-527 e The Oxford Dictionary of Quotations, a cura di Elizabeth M. Knowles, Oxford University Press, 1999, p. 797.
  15. Cfr. Mallet du Pan, Mémoires, vol. II p. 197; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Milano, Hoepli, 2007, p. 118. ISBN 978-88-203-0092-0
  16. Citato in Guido Almansi, Il filosofo portatile, TEA, Milano, 1991.
  17. Citato in Bernard de Lacombe, La vie privée de Talleyrand.

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