Licio Gelli
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Licio Gelli (1919 – 2015), imprenditore e faccendiere italiano.
Citazioni di Licio Gelli
[modifica]- [A proposito dell'organizzazione Gladio] Era un'operazione riservatissima, nata nel 1948. Molti dei partecipanti vennero reclutati tra ex legionari di Spagna e tra i paracadutisti della Folgore. Reclutavano elementi di una certa fede, di destra, che conoscessero il maneggio delle armi. Erano questi i requisiti.[1]
- Ho visto un uomo penzolare dalla croce | sulla vetta di una montagna | e, quando ormai lo credevo sepolto | nella quiete di un chiostro, | l'ho rivisto in un angolo di strada. | Era solo, solo come un barbone, ma non come lui lieto. | Non reggeva un cappello consunto, | non chiedeva le poche lirette da sprecare in un quartino. | Non chiedeva con le parole, | non chiedeva con lo sguardo ansioso, | non chiedeva con le mani tese. | Chiedeva con il sangue: il sangue delle ferite. | ...e visto abbiamo gente squartata grondar sangue! | Piangere sangue | e sangue piovere dalle membra straziate: | troppi salire sul Golgota in un'alba di terrore! | Sussultava quell'uomo sulla croce | ad ogni tocco della campana, | ampliando ogni volta di più le sue ferite. | Ad ogni soffio di vento gridava: "Ho sete", | ma nessuno gli dava ascolto | e mentre tutti i cannoni tuonavano, | "pietà" gridava, ma nessuno udiva la sua voce. | Erano intenti a uccidere e altri a morire. | Troppi abbiamo visto penzolare da una croce, | come i ladroni al suo fianco e lui morire ad ogni morte, | ad ogni anelito perduto nelle tenebre del mondo. | ...ma non siamo ancora stanchi di ucciderlo, | ancora non siamo sazi di quest'orrendo deicidio. | La guerra continua.[2]
- [A proposito del decreto-legge, anche detto decreto Bondi] Il decreto è la strada giusta, è assurdo che i magistrati si permettano il lusso di commentare e giudicare i provvedimenti del governo. Io mi schiero senza esitazione al fianco del governo Berlusconi: gli vogliono mettere i bastoni fra le ruote perché hanno capito che lui può fare qualcosa per rimettere in sesto il paese. Finora l'azione del suo governo è promettente.[3]
- [Sulla P2] Il mio Piano di rinascita? Vedo che vent'anni dopo questa Bicamerale [la Bicamerale D'Alema] lo sta copiando pezzo per pezzo, con la bozza Boato. Meglio tardi che mai. Mi dovrebbero almeno dare il copyright...[4]
- Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei Mass Media.[5]
- Sono fascista e morirò fascista.[6]
Interviste
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Noi con la P2 avevamo l'Italia in mano. Allora c'era l'Esercito, Guardia di Finanza, Polizia: erano nettamente comandate da tutta gente della loggia massonica P2. [...] Noi non abbiamo mai voluto attaccare e non si poteva attaccare, però eravamo una sentinella perché non emergesse il Partito Comunista.[7]
- Giulio Andreotti sarebbe stato il vero "padrone" della Loggia P2? Per carità... io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l'Anello.[8]
Parla, per la prima volta, il «signor P2»
Intervista di Maurizio Costanzo, Corriere della Sera, 5 ottobre 1980.
- Mai come oggi abbiamo ricevuto domande di adesione [alla P2] e sono sempre in aumento. Molte di queste adesioni le dobbiamo proprio alla propaganda indiretta e gratuita di certi giornali che con le loro fantasmagoriche rivelazioni ci hanno attirato stima, rispetto e simpatia.
- [«Quanti sono attualmente gli scritti alla "P2"?»] Le rispondo che sono molti, ma non vedo la ragione per cui dovrei darle il numero definito. Vede, quando si ha a che fare con una bella donna, non mi sembra di buon gusto chiederle, per pura curiosità, quanti anni ha.
- Ogni uomo deve conoscere i propri limiti, non mi sento perciò di possedere i requisiti per fare il presidente della Repubblica. Ma quando fossi eletto, il mio primo atto sarebbe una completa revisione della Costituzione. Era un abito perfetto quando fu indossato per la prima volta dalla nuova Repubblica, ma oggi è un abito liso e sfibrato e la Repubblica deve stare molto attenta nei suoi movimenti per non rischiare di romperlo definitivamente. È il parto dell'Assemblea Costituente avvenuto in un momento del tutto particolare nella vita della nostra nazione, ma che oggi, a cose assestate, risulta inefficiente ed inadeguato. E, oltre tutto, non è più coerente con lo spirito che l'ha emanata, perché porta tuttora articoli di carattere transitorio.
- [«Ma cos'è per lei la democrazia?»] Le racconterò di un incontro che ebbi con Moro quando era Ministro degli Affari Esteri. Mi disse: "Lei non deve affrettare i tempi, la democrazia è come una pentola di fagioli: perché siano buoni, devono cuocere piano piano". Lo interruppi dicendo: "Stia attento, signor ministro, che i fagioli non restino senza acqua, perché correrebbe il rischio di bruciarli".
- [«Voterebbe per Carter o per Reagan?»] Per Reagan. Secondo certe previsioni credo che sarà lui il presidente degli Stati Uniti.
- Il Sommo Pontefice è sempre il capo della Cristianità ed io, e parlo per me e non per altri, ho sempre avuto per lui il rispetto che gli è dovuto. La mia Organizzazione ha rapporti con tutti. Le posso assicurare che la nostra è l'unica Associazione che ammette soltanto i credenti.
- [Sulla pena di morte] Se lei facesse un sondaggio nei paesi in cui ancora vige la pena capitale, vedrebbe che non vi accade quello che sta succedendo nei paesi che l'hanno abolita. Non più tardi dello scorso anno un giornale ha pubblicato che nell'Unione Sovietica una persona è stata condannata a morte e giustiziata per aver ferito, ripeto ferito, un agente di polizia. Mi risulta che in quello Stato siano rarissimi i furti, le rapine a mano armata, lo spaccio di stupefacenti e che siano del tutto inesistenti i sequestri di persona e gli atti di terrorismo. E dirò di più, nella democraticissima Francia è ancora in vigore la pena di morte.
- [«Alla domanda: cosa vuoi fare da grande? cosa rispondeva?»] Il burattinaio.
Intervista di Gianfrancesco Turano, L'espresso, 18 giugno 2010.
- Ci sono gli stessi uomini di vent'anni fa e non valgono nulla. Sanno solo insultarsi e non capiscono di economia. Tremonti è un tramonto. Il Parlamento è pieno di massaggiatrici, di attacchini di manifesti e di indagati. Chi è sotto inchiesta deve essere cacciato all'istante, al minimo sospetto.
- La Lega per me è un pericolo. Sta espropriando la sostanza economica dell'Italia. Le bizzarrie di Umberto Bossi hanno già diviso il Paese. Bisogna dire basta.
- I partiti non esistono più e i leader attuali passano il Rubicone con tre tessere in tasca. Non bisogna riformare solo la giustizia, ma prima di tutto l'economia e la sanità.
- Io sono per il buon senso. Sono per il benessere al popolo che oggi patisce, non arriva al 20 del mese. Qui siamo oltre i margini della rivolta. Siamo alla Bastiglia.
Intervista di Attilio Ievolella, iltempo.it, 28 gennaio 2011.
- Anche lui, Berlusconi intendo, è venuto meno rispetto a quei principi che noi pensavamo lui avesse... E ricordi che l'ho avuto per sette anni nella loggia, quindi credo di conoscerlo... l'ho anche aiutato, quando ho potuto...
- Ma pensi anche a questo puttanaio delle ultime settimane... Sia chiaro, è vero che può fare ciò che gli pare e piace, come e quanto vuole, ma bisogna anche avere la capacità di "saperlo fare", eppoi esiste pur sempre un limite. Invece lui [Berlusconi] continua... ha prima disfatto la famiglia, ora sta disfacendo l'Italia. Ma nessuno gli dice nulla...
- Guardi che politici validi, come Cossiga e Andreotti, non ci sono più. E un discorso simile vale anche per generali e ufficiali. Ma lei ha presente l'esercito italiano? Anni fa era un esercito per il Paese, non un esercito a cui si chiede di ripulire le città dall'immondizia, mentre i netturbini sono in cassa integrazione. Oggi, invece, mandiamo i soldati in Afghanistan e in Iraq: a noi cosa interessa?
Intervista di Marco Dolcetta, ilfattoquotidiano.it, 23 maggio 2014.
- Lei deve sapere che sono entrato nei Servizi di intelligence dello Stato italiano dopo un incontro con Mussolini che voleva conoscermi. Io, il volontario "Licio Gommina" della guerra civile di Spagna, nella quale aveva perso la vita mio fratello. Il Duce mi chiese quale poteva essere la ricompensa che lo Stato italiano poteva dare alla mia famiglia. In quella occasione, gli dissi che senz'altro mi sarebbe interessato conoscere il mondo dei Servizi segreti… Da allora non ne sono più uscito.
- Renzi è un bambinone, visto il suo comportamento che è pieno di parole e molto ridotto nei fatti: non è destinato a durare a lungo...
- [Renzi] È circondato, però, da mezze tacche: gli ex lacchè di Berlusconi. Fini, che ho conosciuto bene, quando faceva l'attendente ossequioso di Giorgio Almirante cui prestavo denari per il Msi. Soldi sempre resi… quello sì che era uomo di parola. E poi Schifani, Alfano: personaggi non certo di livello. Berlusconi ha sbagliato con le giovani donne, ma soprattutto circondandosi di personaggi di bassa levatura… Penso a Verdini, un mediocre uomo di finanza; è un massone… credo, ma non della nostra squadra.
Citazioni su Licio Gelli
[modifica]- Gelli, a dispetto della sua mancanza di fascino, è stato centrale nella storia italiana dal dopoguerra fino agli anni Ottanta. Non un burattinaio in proprio, ma un volonteroso funzionario della guerra segreta che è stata combattuta in Italia. Nemico dichiarato: il comunismo. Nemico combattuto: la democrazia, le regole, la legalità. (Gianni Barbacetto)
- [I contatti con le imprese che producevano i rifiuti] Li tenevano il marito della nipote di Bidognetti cioè Gaetano Cerci, Pianese, Vassallo e... e qualche politico. Questa roba qui l'avevano fatta sotto sotto assieme a Chianese con l'accordo di Licio Gelli per fare i traffici di tutta questa roba. Licio Gelli, massoneria, con l'avvocato Chianese erano "culo e camicia". E Licio Gelli gestiva, attraverso delle società che stavano a Milano, a Santa Croce sull'Arno, nella zona di Padova, tutto al Nord e Centro-Nord, tutte queste società e cooperative, sia immondizia e sia trasporti, che portavano tutta questa roba tossica e nucleare. (Carmine Schiavone)
- Il riferimento politico di Gelli era Giulio Andreotti. (Claudio Martelli)
- Il vero potere Gelli diceva che lo deteneva chi ha i mezzi di informazione e Berlusconi era la tessera 1816 della P2 di cui Gelli era a capo. E prima di Gelli, se ricordo bene, era un principio espresso dal nazista Goebbels. (Umberto Bossi)
- Licio Gelli nasce come piccolo carrierista: impiegato nella federazione fascista di Pistoia riesce ad accumulare cariche, anche quella di factotum del gruppo universitario fascista pur non avendo fatto la scuola media. Neppure la guerra gli serve per ottenere un diploma: si presenta a un esame di ragioniere e viene solennemente bocciato. Nasce qui però la sua vocazione di archivista e di ricattatore: il federale di Pistoia lo porta con sé a Cattaro in Montenegro: l'operazione a cui è destinato è di quelle redditizie. Deve far la guardia al tesoro della Banca Nazionale di Jugoslavia. Lo fa così bene che quando esso sarà restituito a Tito si troverà che mancano venti tonnellate d'oro e un milione di sterline. (Giorgio Bocca)
- Licio Gelli ormai appariva un personaggetto da commedia all'italiana, mentre mostrava fiero le due foto appese sopra la sua scrivania: il Duce e Peron. A dispetto della sua storia, non sprigionava alcun carisma, non emanava alcuna aura luciferina. (Gianni Barbacetto)
- Lui aveva letto Educazione siberiana e ha voluto incontrarmi. Io, da scrittore, tendo la mano a ogni mio lettore. Lui è stato un tipo che di sicuro ha combinato dei grossi casini, ma le chiacchierate che mi ha concesso mi hanno spalancato un mondo. [...] mi ha raccontato ad esempio di quando tornava dagli Usa con dei voli privati carichi di dollari in contanti per combattere il comunismo e li dava alla Democrazia Cristiana. (Nicolai Lilin)
- Tutti quei maledetti soldi, cazzo, provengono da ebrei ricchi. Te lo dico, cazzo, questa è una fottuta cospirazione. E la seconda guerra mondiale è stata iniziata dai ricchi, fottuti ebrei, non lo sapevi? Te lo dico esattamente, quelle puttane non hanno risparmiato la loro tribù, e solo per diventare ancora più ricche! [...] Hai sentito parlare di questo club Bilderberg, eh? Porca miseria, il mio amico mi ha spiegato tutto di loro. Amico mio, conosci forse Licio, cazzo, Gelli, P2? Non lo conosci? [...] Quando sono arrivato, sono stato un ignorante, ma lui mi ha aperto gli occhi. (Nicolai Lilin)
Citazioni in ordine temporale.
- De Carolis m'informa che il vero autore della operazione «Corriere» è un certo Gelli, misterioso personaggio massonico, di Arezzo (Fanfani), che vuole incontrarmi per un accordo fra i due giornali.
- Secondo quanto mi era stato raccomandato, dovevo salire direttamente alla camera 219 dell'Excelsior. Ma alla camera 219 non c'era nessuno, e così dovetti chiedere al portiere del signor Gelli. Poi Gelli arrivò, mi condusse furtivamente nel suo appartamento e mi fece un lungo discorso pieno di allusioni, dal quale dovevo comprendere che lui è un pezzo grosso – forse il più grosso – della massoneria (Palazzo Giustiniani), che come tale era stato il vero padrino della operazione Rizzoli, e che in questa operazione potevamo rientrare anche noi. Mi ha detto che quattro ministri dell'attuale governo, otto sottosegretari e centoquaranta parlamentari dipendono da lui. Questi massoni sono tutti uguali: credono che la loro potenza sia direttamente proporzionale al mistero di cui si circondano e prendono per cose fatte quelle per le quali complottano.
- L'avevo visto una volta e questo [...] rendeva ancora più grande la mia sorpresa. Io avevo un giornale, il Giornale, che non aveva patroni, non aveva pubblicità, che quindi aveva delle grosse difficoltà di tirare avanti. [...]. A un certo momento il capo del nostro ufficio romano, Trionfera [...] mi disse «Senti, vieni a Roma perché so che c'è un signore che sta diventando il padrone della stampa italiana». Dico «Come? Il padrone della stampa italiana?» «Sì, c'è un signore che, a quanto pare, ha assunto un potere straordinario nel mondo dell’editoria e forse lui può anche aiutarci». [...] Andai a Roma e allora [Renzo Trionfera] mi disse che lui aveva appuntamento con questo signor Gelli, di cui io sentivo il nome per la prima volta [...] Andammo [...] e così vidi Gelli per la prima e unica volta. Gli esposi la situazione e lui mi disse: «Ma questi sono dettagli, queste sono piccolezze, non sono problemi gravi perché qui, oramai, bisogna procedere a ben altro. Bisogna chiamare a raccolta tutta questa stampa italiana che è litigiosa, che è settaria. Bisogna darle un indirizzo unico». Allora io lì lo fermai. Dissi: «Come fa a darle un indirizzo unico? La stampa segue criteri diversi, i giornalisti...». «Macché giornalisti – disse lui – qui ci vuole un padrone della stampa!». Dico «Ma non esiste un padrone della stampa, a meno che non rifacciamo il Minculpop fascista, allora c'era un padrone perché c'era un regime che faceva il padrone». [...] Il discorso andò avanti su questi binari, quando uscimmo io dissi a Trionfera: «Senti, ma questo qui è il più grosso farabolano con cui abbiamo avuto a che fare, uno che si immagina di comprare tutta la stampa e di ridurla ai suoi ordini, va be', o è un matto, o è un matto, oppure è proprio un piazzista, un fregnacciaro qualsiasi insomma». Questo fu l'unico incontro. [...] Uno che faceva questi discorsi naturalmente mi sembrava inutile continuare a frequentarlo. Di lì a poco venne fuori la lista degli iscritti alla P2 e venne fuori l'identificazione di Gelli col Grande Vecchio, col famoso Grande Vecchio. [...] Finalmente si era trovato il Grande Vecchio autore di tutte le stragi, le cose..., [...] il bieco Grande Vecchio. Naturalmente non credetti nemmeno a questo.
- Per istinto, e per come avevo visto e conosciuto Gelli, io sono convinto che [la Loggia P2] era una cricca di affaristi e basta. Era una cricca di affaristi condotta da un uomo che, evidentemente, come intrallazzatore doveva essere geniale. Era un pataccaro, indiscutibilmente era un pataccaro, ma che a tutto pensava fuorché a un golpe. Non ci pensava nemmeno. Lui procurava affari e soprattutto fomentava carriere. Lui aveva capito qual è la struttura del potere in Italia, sempre, non soltanto allora, sempre: è una struttura mafiosa. Bisogna far parte di una cricca, di una conventicola in cui ognuno aiuta l'altro, e questo era la P2. [...] Ma che interesse poteva avere Gelli a rovesciare un sistema che gli consentiva di influire sino a quel punto? Quale interesse poteva avere? E poi, Gelli era un farabolano ma non doveva essere del tutto sprovveduto, doveva sapere che l'Italia non è terra da golpe. Ma chi lo fa il golpe? E anche se qualcuno lo fa, come fa a resistere? Che cos'ha dalla sua per fare il golpe? Non ho mai creduto al golpismo di Gelli.
Note
[modifica]- ↑ Citato in Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, BUR, 2012, p. 78. ISBN 88-586-2805-5
- ↑ Chiedeva con il sangue; in Aa.Vv., Acqua di vita in gocce di poesia, Helèna Solaris, Caronno Pertusella, 1996, p. 161. ISBN 88-86436-19-X
- ↑ Citato in Marco Travaglio, Ad personam, Chiarelettere, Milano, 2010, p. 57. ISBN 978-88-6190-104-9.
- ↑ Da Il Borghese, aprile 1997; citato in Marco Travaglio, Ad personam, Chiarelettere, Milano, 2010, pp. 119-120. ISBN 978-88-6190-104-9
- ↑ Citato in Mario Guarino e Fedora Raugei, Gli anni del disonore, Dedalo, Bari, 2006, p. 35. ISBN 9788822053602
- ↑ Durante la presentazione del programma televisivo Venerabile Italia, Firenze, 31 ottobre 2008; citato in Licio Gelli sbarca in tv ed è bufera nel mondo politico, rainews24.it, 2 novembre 2008.
- ↑ Dall'intervista di Klaus Davi, 4 dicembre 2008; video disponibile su youtube.com.
- ↑ Dall'intervista Licio Gelli: "Berlusconi un debole, Andreotti a capo dell'Anello e Fini è senza carattere", oggi.it, 15 febbraio 2011.
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